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Autore: Veruska Marija    25/05/2013    1 recensioni
Era innomarata di lui, ma lui non c'era. Le lacrime non facevano che rigarle il volto e l'unica via di scampo da quella triste realtà era la fantasia. Si rifugiava nella propria mente per averlo ancora al proprio fianco sperando, però, che prima o poi tornasse.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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VERDE

L’acqua della doccia l’accarezzava e la coccolava dolcemente. Si stava beando di quel contatto, ma decise di uscire e asciugarsi perché non voleva che le lacrime salate che iniziavano a rigarle il volto andassero a mescolarsi con quell’acqua benefica. Con solo l’asciugamano addosso salì le scale per andare in camera. Si massaggiò il corpo con la crema dal profumo così intenso che le ricordava le sere d’estate, si vestì lentamente e, senza preoccuparsi del trucco sbavato e dei capelli raccolti alla meno peggio, uscìsul terrazzo. Inspirò profondamente e poi espirò. Si sentiva già meglio. Guardò davanti a sé e rimase incantata ad osservare gli innumerevoli piccoli fiori che da qualche giorno formavano tante macchie azzurre sul prato verde. Verde. Verde come il colore dei suoi occhi. Doveva smettere di pensare a lui, ricordare faceva così male, ma la sua mente non voleva fermarsi. Andò a prendere l’iPod e tornò all’esterno sperando che la musica l’aiutasse. Tutte le loro canzoni, le canzoni di quella band che avevano visto insieme, in qualche modo, però, con le loro parole glielo ricordavano. Alcune le sembravano addirittura ispirate alla loro “non storia”. Tra loro, infatti, non c’era mai stato niente, solo baci, carezze, dolcezza mal interpretata e, dopo un anno di infiniti silenzi, per poco più di un’ora c’era stata anche la passione. Poi più nulla, era sparito per l’ennesima volta. Aveva cercato di farlo riavvicinare, aveva provato in tutti i modi a fargli capire che le bastava la sua presenza, ma sembrava non recepirlo realmente.
Sospirò, appoggiò le mani sulla ringhiera metallica e fredda e sperò. Sperò che, riaperti gli occhi, lui fosse stato lì. Se lo immaginava imboccare la strada di casa sua con la macchina, parcheggiare in fretta e correre a suonare il campanello. Magari in una giornata di pioggia, sarebbe stato tutto più romantico, quasi una scena da film. Lei si sarebbe precipitata ad aprirgli il cancello e non l’avrebbe aspettato dalla porta, no, gli sarebbe corsa incontro e l’avrebbe abbracciato come se fosse passata un’eternità. Gli sarebbe letteralmente saltata addosso. Lui le avrebbe chiesto scusa, si sarebbe scusato perché l’aveva fatta soffrire e non l’aveva trattata come avrebbe dovuto. Lei, però, gli avrebbe preso il volto tra le mani e gli avrebbe risposto che non importava. Non le importava del dolore perché, nonostante tutto, l’aveva fatta stare bene, l’aveva fatta sorridere come nessun altro era stato capace, le aveva insegnato a piacersi e ad apprezzare cose che potevano apparire insignificanti. Dopo quelle parole quasi inutili gli avrebbe sorriso perché lui le diceva sempre di farlo e si sarebbe persa nei suoi occhi verdi. Lì, davanti a lui, avrebbe aspettato, aspettato che unisse le loro labbra. Era lui a doverlo fare perché, fino a quell’istante, non era mai stata lei a compiere quel gesto per prima e, in quel momento, di certo, prendere l’iniziativa non spettava a lei. In pochi secondi, però, il suo desiderio si sarebbe realizzato e sarebbero stati là, in giardino, a baciarsi per un tempo che sarebbe sembrato infinito, osservati dagli occhi curiosi dei vicini. Finito quel contatto sarebbero entrati in casa e avrebbero riso e scherzato. Lei, poi, per una sciocchezza detta, avrebbe messo il broncio così lui le avrebbe fatto il solletico per farla ridere. Lo soffriva terribilmente, si sarebbe dibattuta inutilmente finché lui non si fosse trovato disteso sopra di lei come era già accaduto. A quel punto i loro corpi sarebbero stati due calamite dai poli opposti, si sarebbero attratti e niente avrebbe potuto ostacolarli. Le mani, velocemente, li avrebbero liberati dell’ingombro causato vestiti e poi sarebbero passate a toccare ogni centimetro delle loro pelli bollenti che al contatto sarebbero state scosse dai fremiti. Ad ogni tocco i loro respiri sarebbero diventati sempre più pesanti. Una cosa sola, uniti nuovamente. Ecco cosa sarebbe successo.
Aprì gli occhi. Non si ricordava precisamente com’era finita a letto, sapeva, però, che non era stata tutta una sua fantasia. Un profumo dolce aleggiava nella stanza. Un braccio forte le cingeva i fianchi. Un respiro caldo le solleticava la spalla. Una presenza dietro di lei la attraeva a sé e sembrava volerla proteggere, sembrava non volerla lasciare.
Era felice. Lui era lì.



Salve a tutti, spero che questa storia vi sia piaciuta. Grazie per averla letta, mi farebbe davvero piacere una recensione, anche piccolina, giusto per sapere cosa ne pensate.

Veruska Marija

   
 
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