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Autore: Memy17    25/05/2013    0 recensioni
jess, 19enne, pallavolista, il suo mister suo padre.
Dopo il divorzio dei genitori e la morte del suo migliore amico, Jess resterà ad avere una vita tranquilla?
Lucas è lui il ragazzo a cui jess esprime i suoi sentimenti e stati d'animo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Dopo un'anno, cambiamenti
 
Era una di quelle giornate noiose, me ne stavo sul divano a ripetere latino per l'ultima interrogazione dell'anno.
Sono Jessica, Jess, 19 anni, frequento il 4° superiore, bocciata al terzo anno per un'anno passato di merda, avevo perso il mio migliore amico, ero caduta in depressione, non mangiavo più e a scuola non davo alcun risultato.
Passai un'anno infernale, e in più ci mettevano pure le partite di pallavolo delle regionali.
Ero la figlia dell'allenatore della mia squadra ed ero in più il capitano, dopo la morte di Vittorio, decisi di cedere il mio ruolo di capitano alla mia compagna Angelica, la mia migliore amica, una sorella per me, la mia compagna di avventure.
Era passato un'anno dalla morte del mio amico e io ancora non mi rendevo conto di aver perso la persona più importante della mia vita, lui era come un fratello, andavamo a scuola insieme, mi accompagnava in palestra, certe notti, quando litigava col padre per il suo futuro veniva a dormire da me, tutte queste cose mi mancano.
A 3 mesi dalla sua morte mi tatuai una rondine dietro l'orecchio che rappresentava lui, era sempre con me.
Erano le 7 e mi iniziai a preparare mio padre sarebbe passato alle 7 e mezza per andare in palestra fra due giorni avevo una partita importante e dovevo riprendermi dai 6 mesi ferma.
Sentì il cellulare squillare.
Era mio padre.
-Papà dimmi-
-Sto giù io ti aspetto-
-Arrivo-
Mi infilai velocemente i pantaloncini la canotta viola e la felpa, era gennaio ero pazza ad uscire solo con quelle robe, ma avevo preso tutto da mio padre, testardi come una roccia.
-Ma sei pazza che esci così!- esclamò mio padre appena entrai in macchina.
-Ho fatto tardi- dissi ridendo
-Testarda che non sei altra-
 
 
Ero arrivata in palestra e tutte le ragazze avevano iniziato a  riscalrdarsi, andai negli spogliatoi e mi andai a togliere la felpa e mi misi le ginocchiere.
Stavo tornando in palestra quando non andai a sbattere contro qualcuno.
-Ma stai più attenta signorina!-
-Ma fottiti, guarda dove guardi- risposi io acida.
Quando alzai lo sguardo per vedere chi era, rimasi impietrita, un ragazzo moro, occhi verdi e giocava nella squadra maschile sicuro.
-Nervose!- continuò lui sorridendo
-Si e se continui a parlarmi, il mister non mi fa allenare-cavolo quat'ero acida, mi facevo schifo da sola; mio padre però era così severo come mister che non lo sopportavo neanche certe volte lo mandavo pure a quel paese.
-Tanto ci vuole per togliersi una felpa Scheggia!-
-Mi scusi- dissi facendo un sorriso da presa per i fondelli, e incominciai a correre, poi presi il pallone e iniziai a pallegiare contro il muro, continuai con le schiacciate.
Le schiacciate, il mio punto più forte, era un punto che dovevi fissare e poi schiacciare con tutta la rabbia il pallone, lo feci e il pallone andò vicino a un gruppo di ragazzi.
Mio padre non era tipo che faceva allenare i ragazzi con le ragazze.
La palla la prese una ragazzo, era proprio quello di prima.
-Mi ridai la palla?-
-I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere- disse avvicinandosi a me.
Ma guarda questo!Ma chi si pensava di essere.
-I miei genitori mi hanno insegnato ad essere gentili con le persone gentili, tu non sei gentile-
-Perchè non lo sarei?- domandò
-Perchè ti sei scontrato con me mi hai fatto cadere e per di più non mi hai neanche chiesto scusa, i tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere?- dissi
Rimase in silenzio, colpo basso.
-Che succede?- arrivò il mister
-Nulla- disse il ragazzo prendendo la borsa e andandosene sbattendo la porta.
Mah, si era proprio arrabbiato cavolo.
-Tu signorina, oggi non vuoi proprio allenarti eh!-
Feci spalluccie e tornai al mio posto per allenarmi.
L'allenamento finì dopo due ore.
Mio padre aveva l'ultimo allenamento fino alle 11 e mezza, quindi tornai a piedi, visto che avevo rifiutato il passaggio da tutti e poi una camminata mi faceva bene.
Presi il mio I-pod e iniziai a sentire la musica da una cuffia.
Le luci illuminavano il paese in cui ero nata, iniziai a pensare alla mia vita, a mia madre che ha divorziato con mio padre da 7 anni e a lui, un pensiero ogni giorno è sempre rivolto a lui.
-Ciao- disse una voce dietro le mie spalle spaventandomi.
Era quel ragazzo, ora che fa mi segue pure.
-Ciao.....- dissi un pò confusa per sapere il suo nome
-Lucas-
-Ah... Jessica, però facciamo Jess- dissi sorridendo.
L'aria era gelida, noi eravamo gelidi e nessuno parlava, metteva ansia.
-Allora tu sei la figlia del mister!- esclamò, rompendo il ghiaccio.
-Già- dissi abbassando lo sguardo.
-Senti ma come fai a sopportarlo, cioè è cattivo-
-Ahahahhahahahah- iniziai a ridere
-Lui non è cattivo, è una maschera quella che porta, lo fa anche con me quando mi alleno è il suo carattere da mister- continuai.
-E' inquietante lo stesso, ahahhahah- inizò a ridere anche lui.
-Senti ma tu come ti trovi da queste parti?- 
-Sono andato da un mio amico, e ora vado a prendere la moto da un'altro mio amico e torno a casa-
-Ah capisco, la ragazza sta a casa e ora vai a prendere la moto dall'amante, giusto-
-Ed ecco che ritorna l'acida-
-Io non sono acida, e poi non mi conosci non sai nulla di me- lo rinfacciai fermandomi.
-Comuque sei tu la maleducata-
-Perchè dovrei esserlo?- domandai
-Perchè hai toccato un tasto che non dovevi toccarlo e ora devi chiedermi scusa-
-Scusa- dissi alzando le mani
-Senti il mio amico abita qui vicino se vuoi ti dò un passaggio fino a casa!-
-No grazie - dissi sorridendo
-Come vuoi Jes-
Ci salutammo con un ''ciao'' e tornai alla mia camminata, non mancava molto.
Ero davanti al portone di casa, quando squillò il cellulare.
*Papà*
-Dimmi-
-Ehi Jess, io rimango a cena da Piero, farò tardi non aspettarmi in piedi-
-Ok, comunque non permetterti a portarla a casa, ti voglio bene- dissi e riattaccai subito.
Avevo 19 anni e sapevo quando mio padre mi nascondeva qualcosa.
Dopo un pò mi squillò il cellulare non vidi chi era e risposi.
-Si?-
-Dove cavolo sei?- mi domandò Angelica.
-Sono appena arrivata a casa, tu perchè non sei venuta agli allenamenti?-
-Scherzi sai che domani abbiamo l'ultima interrogazione di latino e sai che io almeno una settimana prima devo iniziare per avere un misero sei-
-Giusto-
-Come stai?-
-Mh diciamo, mio padre non torna a casa e io sto sola a casa, due palle-
-Se non dovevo ripetere latino venivo da te a dormire ma, penso di ripetere anche domani mattina alle 5, comunque stacco ci vediamo domani amica mia, ti voglio bene, notte-
-Notte- riattaccai.
Entrai a casa, ed ero sola.
Mi feci una doccia veloce veloce e mi misi sul divano col portatile ascoltando RTL 102.5 alla televisione.
Entrai su facebook, il social più noioso di questo mondo, ebbi 2 richieste di amicizia e 3 notifiche.
A tre persone piace la tua foto di profilo.
Avevo la foto con Angelica e Vittorio, tutte e tre appoggiati sulla moto del mio amico a mangiare un mega gelato.
Mi scappò una lacrima quando si aprì la foto, erano in quei giorni che mi sentivo sola, senza di lui.
Poi dopo un pò passai alle richieste di amicizie, uno era il fratello piccolo di Vittorio, si era appena iscritto sul social e l'altro era Lucas; accettai tutti e due.
Lasciai il pc aperto per andare un secondo in cucina a prendere una mela.
3 notifiche.
A Lucas Sarli piace la tua foto del profilo.
Lucas Sarli piace il tuo link.
Lucas Sarli ti ha scritto in bacheca.
 
*Acidella*
-Guarda questo!- esclamai.
La chat si aprì.
* dai commenta che hai paura?*
* non commento hai tipi maleducati*
* Comunque sei arrivata a casa sana e salva eh!*
* Ovvio*
* Jess*
* Si? *
* Buonanotte*
* Notte*
 Spensi il pc e andai in camera mia, mi addormentai dopo qualche minuti era stravolta.
 
 
  
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