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Autore: martinad    25/05/2013    3 recensioni
Ci sono sbagli che si commettono senza nemmeno rendersene conto. Si dicono parole, si danno sguardi, si fanno carezze che a volte non bastano. E da un giorno all'altro ti ritrovi a fissare il soffitto e ti senti morire, perché quello che credevi un punto fisso della tua vita non c'è più. Già... prima ti completavi con un'altra persona, poi ti ritrovi a doverti completare da solo. Ma non basta mai...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Buona Lettura e visione :)            
                                                                                                                                       Trailer :http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=dv1WNW2kGOM                       
                                                                                      
                                           Un passo indietro


                                            



Una settimana.
Oggi è  una settimana o forse di più… No, i messaggi che in questo momento sto leggendo mi danno la prova che sono passati esattamente sette giorni.
Un tempo esageratamente lungo che ho trascorso come un prigioniero in queste quattro mura della mia camera, dove il mio unico sfogo è rispondere male alla mia famiglia e a tutte le persone che mi stanno vicino.
Strani momenti in cui mi guardo allo specchio e vedo solo l’ombra di me stesso, non mi riconosco e mi do dello stronzo da solo.
Ore e ore in cui mi sento perso e inutile, mi dà noia anche mangiare e dormire.
Minuti interminabili dove il dolore è l’unica cosa che mi fa compagnia.
Una settimana da quando lei non fa più parte della mia vita…
Rido per il nervosismo e poggio di nuovo il telefono sul comodino dopo aver sperato inutilmente in un suo sms. In pratica è come sperare in un miracolo, un qualcosa che avviene molto di rado e infatti non è accaduto nulla.
Ci siamo lasciati – o meglio – lei ha lasciato a me e io che cosa ho fatto? Mi sono arrabbiato e come un bambino imbecille e immaturo ho accettato, senza dire niente, senza fare niente… ma in fondo che dovevo dire? Ormai aveva deciso.
Sono ancora incredulo, stralunato e qualsiasi cosa faccia o veda, me la ricorda. Tutta questa stramaledetta stanza mi ricorda lei, il suo profumo di cioccolato e vaniglia, i suoi capelli morbidi e chiari come il miele, il mio rifugio  dopo fatto l’amore, i suoi occhi grigi che mi trasportavano fra le nuvole di un temporale...
Mi manca tutto di lei eppure mi do dello stupido patentato, perché oltre a starci male me ne sto con le mani in mano senza fare niente. Forse il modo migliore per dimenticare o per non ricordare è uscire. Non me la sento, ma penso che per la mia salute mentale e per quella dei miei che mi vedono e mi sopportano ogni santissimo giorno, è meglio se mi svago.
Sicuramente Alice non è del mio stesso umore, forse a quest’ora sarà con le sue amiche a divertirsi, a ridere e scherzare, parlare.
E io spero solo che qualche stupido ne le si è avvicinato. Solo il pensiero mi procura un nodo allo stomaco e una voglia di spaccare qualsiasi cosa mi capiti sotto mano.
No, devo uscire ho deciso, lo devo a me stesso.Cavolo, ho ventidue anni e me ne sto qui a compiangermi e ad aspettare qualcosa che so non arriverà mai. Lei ha preso la sua decisione, io non  ho fatto nulla per convincerla del contrario e adesso basta. Esco, chiamo Andrea e insieme come ai vecchi tempi andiamo a divertici, è il modo migliore.
Prendo il telefono e compongo il numero, aspetto i due soliti squilli e poi la voce roca e profonda del mio amico risponde.
<< Chi è ? >>, chiede.
<< Andrea, sono Marco >>, non riconosco nemmeno più la mia voce, non sembra la stessa… sembra la voce di un morto.
Oddio come mi sono ridotto. Mi faccio schifo da solo. Tossisco un po’ per impostare meglio la voce.
<<  Marco, sei davvero tu ? Stiamo parlando di Marco Maiello ? >>, dice ironico e sorpreso Andrea. E’ sempre un cretino quel ragazzo. Ma in fondo è il mio migliore amico da tempi memorabili, ci conosciamo dall’asilo e abbiamo fatto di tutto insieme. E’ il fratello che non ho mai avuto.   
<< Ho capito stacco, ciao >>, rispondo subito. Ormai ogni cosa mi fa incazzare, perdo subito il controllo e per qualunque cosa me la prendo.
<< Mamma mia come sei diventato permaloso, non chiudere coglione… che è un miracolo che tu mi abbia chiamato. Tornato dagli inferi ? >>, chiede ancora scherzando. Sono davvero tentato di chiudergli il telefono in faccia e infatti lo faccio.
Nessuno capisce un cazzo di niente, nemmeno lui.
Mi distendo sul letto e mi passo una mano nervosamente tra i capelli mossi; Dio quanto sono diventati lunghi. Percorro con la stessa mano tutta la faccia fino a toccare la parte ispida sulle guance e sul mento. Sono diventato anche un barbone. Faccio schifo, mi sono ridotto male per lei...
Sento lo squillo del mio cellulare… e ora chi cavolo è? Il cuore comincia a battermi forte, come non faceva da tempo, sperando che la persona che sta chiamando sia Alice… invece è solo quel coglione di Andrea.
<< Se devi dire qualche altra stronzata è meglio che non parli >>, rispondo subito. La mia voglia di scherzare è pari a zero.
<< Emh... ma io non dico mai stronzate, questa è una cattiveria >>, afferma offeso il mio amico. Certo come no, lui è il re delle stronzate. Ne spara una dopo l’altra. Come se non lo conoscessi dopo vent’anni.
<< Sei un coglione Andrea >>, affermo.
<< Ok, lo so, ma tu certe cose me le togli dalla bocca. Allora riavvolgiamo il nastro >>, ridacchia al telefono.
<< Ho bisogno di svagarmi... questa casa mi ha rotto >>, gli spiego stufo.
<< Senti, la mia vicina te la dà al volo, basta che le fai due complimenti come ho fatto io, l'altro giorno. Fa dei servizietti niente male >>.
Non rispondo nemmeno. Cavolo, quando dicevo che è un coglione non scherzavo, anzi l’offesa è riduttiva. E poi, non ho proprio intenzione di farmi una ragazza, figuriamoci. Ho altro a cui pensare, ci manca solo procurarmi altri problemi.
 << Intendevi questo vero? O cose come tagliarti le vene, farti un tatuaggio sulla faccia per soffrire? >>, chiede subito dopo Andrea visto che non riceveva risposta.
<< Ubriacarsi basterebbe... ma sto considerando di tagliarmi le vene >>. 
<< Sei patetico! E' una femmina, non fare così. Il mondo è pieno di donzelle. Che cos'aveva quella che le altre non hanno? >>, tossicchia appena, << a parte un bel paio di tette >>, sussurra vago.
<< Sei uno stronzo, e comunque non capiresti mai tu. Non so mia sorella come fa a dire che sei un bel ragazzo. Sei solo un coglione >>, gli dico arrabbiato, evitando di pensare all’ultima frase che ha detto. Solo il pensiero che qualcun altro può fare certi tipi di considerazioni di Alice, di quanto sia bella, simpatica, sexy, meravigliosa… Non devo pensarci!
<< Tua sorella cresce con degli ottimi modelli, ha occhio la ragazza. Comunque ti passo a prendere fra un paio d'ore, okay? >>, scherza Andrea avvertendomi.
In effetti mia sorella Elena è da sempre affascinata da Andrea, ma non è scema e sa come è fatto il mio amico, quindi non perde di certo il suo tempo ad andargli appresso.
 << Certo... basta crederci. Ci vediamo dopo e niente stronzate Andrea, è già abbastanza se esco >>, l’avviso. Non voglio nessunissimo problema, solo svagarmi.
<< Sembra che mi stai facendo un piacere amico! Esci con me e tornerai a casa con l'umore alle stelle >>. Coglione come sempre, ma per lo meno è riuscito a darmi un po’ di allegria.
<< Ciao! A dopo >>, saluto staccando la chiamata.
Guardo di nuovo lo schermo del cellulare, ma di messaggi o chiamate non ce ne sono. Osservo la foto che c’è sullo schermo, io e Alice felici alla festa di un nostro amico. Lei che mi abbraccia sorridendo e io che la guardo innamorato.
Come può cambiare tutto in così poco tempo…

Mi alzo scocciato dal letto e mi tolgo la felpa che ho addosso dirigendomi verso il bagno. Una bella doccia è quello che ci vuole. Mi devo calmare, rilassare i nervi tesi, non pensare. Mi spoglio ed entro nella doccia, l’acqua calda subito mi lambisce e tutta la tensione che ho, comincia a evaporare… ma i pensieri, quelli rimangono a tormentarmi fissi la ragione.                                                            
Alice è più piccola di me di due anni, la conosco da sempre,essendo la migliore amica di mia sorella e in tutti questi anni non l’avevo mai notata davvero. Consideravo lei e Elena piccole e io mi sentivo troppo grande per stare appresso a loro. Poi un sera di due anni fa la vidi baciarsi con un altro ragazzo, uno della nostra stessa scuola e in quel momento mi sentii come un bruciore allo stomaco, come se avessi ingoiato dell’acido. Non mi piaceva vederla in certi atteggiamenti con un ragazzo e non mi piaceva come i ragazzi la guardavano. Pensai che questi pensieri e sentimenti che provavo fossero scaturiti dalla conoscenza, dall’affetto che nutrivo per lei visti gli anni trascorsi sempre in mezzo ai piedi… e invece erano sensazioni che preannunciavano qualcosa di più grosso.
Cominciai a guardarla con occhi diversi, la sua simpatia, l’allegria che trasmetteva sempre agli altri, la sua timidezza, la sua insicurezza ma allo stesso tempo la sicurezza di ciò che voleva… Mi sentivo scombussolato.
Con Alice non sapevi e non sai mai quello che può accadere. Ti aspetti una cosa e poi fa tutt’altra.
Sorrido al ricordo di quando ci siamo baciati la prima volta. E’ stato inaspettato, a quel tempo avevo capito e avevo ammesso a me stesso cosa provavo per lei e una sera mentre ritornavo dalla palestra l’avevo vista camminare per strada. Subito le avevo chiesto se voleva un passaggio visto che pioveva e lei per mia fortuna accettò, la portai a casa e quando ci salutammo e lei mi diede un bacio sulla guancia… capii che dovevo provarci. Presi tutto il coraggio e la baciai.
Io amo Alice, ma forse sono stato troppo sciocco e presuntuoso nel nostro rapporto da non capire che qualcosa si stava spezzando.

Esco dalla doccia e mi guardo allo specchio, direi che farmi la barba è d’obbligo. Mi asciugo i capelli neri mossi e mi copro con un asciugamano. Dio quanto sono dimagrito, prima di uscire mi sa che devo mangiare qualcosa… bere a stomaco vuoto penso sia esagerato. Dopo essermi fatto la barba vado nella mia stanza. Sento rumori provenire dal piano di sotto, sicuramente mamma sarà in cucina a preparare la cena,  sono le sette e mezza.
Decido di vestirmi comodo e mi appoggio sul letto infilandomi il pantalone, le scarpe e poi mi fermo a osservare di nuovo il cellulare sul comodino. Lo prendo sperando che ci sia un suo messaggio, ma niente, come sempre. Questa fissazione nel sperare in un suo messaggio o chiamata è ridicola, lei non lo farà mai.
Sento bussare dalla porta.
<< Avanti >>, dico, continuando a guardare il cellulare.
<< Lacrime di coccodrillo eh? >>.
<< Mmm >>, mi giro verso mia sorella Elena. Poso il cellulare sul comodino e la guardo mentre sta con le braccia incrociate sotto il petto.
<< Tanto è inutile che aspetti. Lei non ti chiamerà >>, mi avverte, avvicinandosi
<< Cosa te lo fa pensare ? >>, chiedo stizzito.
<< E me lo chiedi pure? E' la mia migliore amica, e tu sei stato uno stronzo >>.
Giusto… sicuramente Alice e Elena hanno parlato. Mi sono meravigliato che in questa lunga settimana non mi avesse fatto mai la predica.
<< E' lei che mi ha lasciato Elena... ha fatto tutto lei, cazzo >>, affermo cominciando a innervosirmi.
<< Ma perché non ti chiedi il motivo per cui ti ha lasciato? >>.
<< E perché dovrei ? L'ha fatto è basta... >>.
Afferro la polo blu che sta sul letto e mi infilo le scarpe. Una doccia buttata al vento, sono di nuovo nervoso. Questa è la serata, direi che è iniziata nei migliore dei modi.
<< Sei sempre il solito. Certo è più facile pensare così, ma tu lo sai bene il perché ti ha lasciato, è inutile che fai in finto tonto >>, continua Elena con tono accusatorio.
Invece di difendere il fratello…
<< Uno non lascia la persona che ama solo perché questa alcune volte esce con gli amici >>, sbotto alzandomi e guardando serio mia sorella. Mi sta rovinando la serata, non poteva continuare ad ignorami?
<< Ah vedi! cominciamo a ragionare. Quindi sai che cosa hai fatto, almeno sai qualcosa. Si tratta di tutto il contorno Marco, lo sai. Che senso ha mettersi insieme con questi presupposti, sembrava che Alice fosse un peso per te >>.
<< Alice non è mai stata un peso, Elena... non so come l'ha potuto pensare. Sono due anni che stavamo insieme, mi conosce cavolo >>, affermo furioso, mentre nervosamente mi passo una mano tra i capelli.
<< Evidentemente si è stufata di stare con uno che la calcola una volta sì e dieci no. E fa bene. Tu la trascuravi e io posso ben dirlo, visto che ero sempre con lei >>, trascuravo… eufemismo femminile.
<< La trascuravo... che esagerate >>, ribatto alzando gli occhi.
<< Certo, ma che cosa devi capire tu? Sei un maschio. Comunque guardando il cellulare non risolverai niente, devi usarlo! >>, mi avvisa giocherellando con i lacci della felpa che ha addosso.  
 << Cosa volevi? >>, chiedo cercando di evitare questa conversazione.
<< Scendi a cena? >>, chiede guardandomi con i suoi occhi celeste acqua, uguali ai miei.
<< No, esco >>, dico, prendendo il cellulare e mettendolo in tasca.
<< Esci? E con chi? >>, chiede stupefatta e curiosa.
<< Con Andrea, ho bisogno di svagarmi >>, spiego spruzzandomi un po’ di profumo.
<< Con Andrea? Ah bene guarda, di male in peggio. E questo è l'atteggiamento di uno pentito che ha a cuore la sua ex fidanzata? >>, dice con tono accusatorio.
Non ho più voglia di sentire mia sorella… adesso l’ammazzo davvero.
<< Sicuramente lei starà già da qualche altra parte a divertirsi... visto che mi ha lasciato. E io non posso pensare a lei e non devo dare spiegazioni a te >>, affermo guardandola spavaldo. Devo riprendermi, non posso essere una femminuccia che continua a piangersi addosso.
<< Sei solo un cretino e questo non è modo di pentirsi. Se vuoi una cosa te la devi prendere non aspettare che venga da te >>.
<< Cazzo, ma perché non riesci a capire Elena. Io la amo Alice, ma lei non vuole saperne più niente di me e io devo continuare per la mia strada >>, dico furioso guardandola. Ho gli occhi che mi bruciano. Spaccherei ogni cosa in questo momento. E’ lei che mi ha lasciato e io non sono uno di quelli che va da lei strisciando per terra…
<< Rimboccati le maniche! Non fare la vittima dei miei stivali, la vittima è solo lei. Ora mi hai seccato, parlare con te è come parlare col muro, quindi cià >>, dice per ultimo Elena, che stizzita sbatte la porta andandosene.
<< Ciao >>, affermo arrabbiato anch’io. Di male in peggio.
                                                     
                                                                                                                    ***
<< Un altro schock grazie >>, dico al barista mentre sto appoggiato sul bancone. Mi passo per l’ennesima volta una mano tra i capelli… fra poco per li strappo, sono sicuro.
Sono al quarto bicchiere, ma sembra che l’alcool non voglia fare effetto stanotte. La musica rimbomba forte nelle mie orecchie e la gente balla e si diverte nel locale… cazzo c’è da divertirsi.                                   
Dopo un giro con la macchina, siamo venuti in questa discoteca dove Andrea dice che ci si diverte… ma sinceramente a parte le ottime bevande, non mi sembra niente di nuovo. Ragazzi che ballano, che rimorchiano, che si baciano… come detto, sempre le solite patetiche cose.
Il barista mi porta da bere e io seduto sullo sgabello, afferro il bicchiere girandomi verso la pista. Spero solo che continuando a bere, i pensieri comincino a scomparire… perché fino adesso sono incollati nella mia testa.
<< Ohi amico vieni che ti devo presentare una ragazza >>, mi dice Andrea prendendomi per il braccio.
<<Non ho voglia di conoscere nessuno, te l’ho detto Andrea >>, dico stizzito, mentre ci facciamo largo tra la massa di gente.
<< Sta zitto Leopardi e sorridi… con questa faccia mi rovini la serata >>, mi avvisa ironico, mentre alza la mano per farsi vedere.
Sbuffo.
Arriviamo a un tavolino dove ci sono alcune ragazze e ragazzi… persone mai viste.
<< Andrea amico, come stai? Sempre il solito farfallone >>, saluta un ragazzone dai capelli castani e occhi neri. Sta seduto comodamente tra due ragazze e tiene in una mano un bicchiere. Sembra il re del mondo. Patetico.
<< Giulio, tutto alla grande. Ormai mi conosci, non sono un tipo monologo… cazzo ho ventidue anni >>, dice Andrea ridendo subito dopo, stringendogli la mano. Anche Andrea è patetico, quando metterà la testa a posto e se la metterà, mi farò della grosse risate.
<< Ti voglio presentare il mio amico Marco… Marco questo è Giulio >>, dice Andrea. Afferro la mano del re qui di fronte e saluto cordiale.
<< Se stai cercando Ros sta in giro >>, avverte Giulio. Andrea sorride e poi lo saluta di nuovo prendendomi per la maglietta e camminando. Ma cavolo, non era meglio stare al bancone del bar… Ci inoltriamo tra la gente. La musica è alta e nell’aria si respira l’odore del borotalco e di altre fragranze. Attraversiamo la pista.
<< Ehi Andrea >>, urla da lontano una ragazza dai capelli neri e un vestitino aderente, agitando una mano. Andrea sorride e sussurra: << eccola >>. Ci avviciniamo a lei e ad un’altra ragazza sorridente. Andrea bacia salutando la ragazza dai capelli neri e l’amica e poi passa alle presentazioni.
<< Ros questo è il mio migliore amico Marco, Marco questa è Ros, viene all’università con me >>, dice Andrea.
<< Il famoso Marco, Andrea mi ha parlato tanto di te che mi sembra di conoscerti già >>, afferma sorridente Ros.
Sorrido non sapendo cosa dire. Lascio parlare loro…
Andrea scherza con la ragazza amica di Ros. Andiamo a prendere da bere mentre continuiamo a parlare, in effetti sta parlando più lei che io… ma sembra che vada bene così. Ros si alza e prendendomi per la mano mi dice di andare a ballare, Andrea mi guarda e mi incoraggia e io li assecondo entrambi, contraddicendo me stesso.

Ros e’ una bella ragazza sicuramente,  forse un po’ troppo libertina… ma bella, sa quello che vuole e di certo non ha peli sulla lingua. Conoscendo Andrea sicuramente ci ha già provato. Arriviamo sulla pista, Ros comincia a ballarmi davanti e io ballo normalmente guardandomi di tanto in tanto intorno. La musica d’improvviso si fa più lenta e Ros senza problemi si avvicina a me. Appoggio una mano sul suo fondoschiena e lei sorride soddisfatta. Balliamo insieme guardandoci, ha gli occhi da cerbiatta Ros… le sorrido. Lei si avvicina ancora di più…  ma d’improvviso tutto si ferma. La musica, il ballo, le persone, il mio cuore. Guardo di fronte a me e la vedo. Alice che balla sorridente, che si muove come solo lei sa fare, sensuale, sexy… i capelli biondi che svolazzano. Il respiro mi manca, sposto subito la ragazza appoggiata addosso a me e mi avvicino spedito a lei. Se è qui vuole dire che il destino è clemente con me e vuole darmi una seconda opportunità. Dio quanto mi è mancata… sono stato uno stronzo. La chiamo ma lei non si gira, poi arrivo vicino e lei e … il cuore ritorna a battere e gli occhi ritornano a vedere. Non è Alice. La ragazza mi guarda scandalizzata e io mi do dello stupido da solo. Che figura di merda.

Mi scuso, ma resto fermo. Pensavo che dimenticarla sarebbe stato facile, che uscire mi avrebbe fatto bene, che spassarmela con un’altra ragazza, scherzare, divertimi un po’… mi avrebbe fatto bene. Ma no, per niente. Io non posso dimenticare Alice, anche se so che non è passato molto tempo, questa è una prova… vederla raffigurata in un’altra ragazza, mentre quella che era addosso a me stava per baciarmi, per me è un segnale. Ha ragione Elena devo andare io, devo riconquistarla io, perché so che sarei perso e mi butterei nelle fiamme dell’inferno se la perdessi per sempre. Alice si è sempre messa in gioco per me, è arrivato il momento che lo faccia anch’io. Devo fare un passo indietro, mettere l’orgoglio da parte e andarmi a prendere la persona che amo, adesso.
Corro per il locale spostando tutti quelli che mi stanno davanti. Andrea mi chiama ma io non lo sento, non ora… domani gli spiegherò tutto, ma adesso voglio solo rivedere veramente Alice. Mi fermo quando mi rendo conto che non ho la macchina, ma mi sento toccare da dietro, mi giro.
<< Tieni,  mi faccio dare un passaggio da qualcuno, caso mai chiamo tua sorella >>, dice scherzando Andrea lanciandomi le chiavi. Sorrido e lui mi da una pacca sulla spalla, << vattela a riprendere >>, afferma incoraggiandomi. Ed è proprio quello che voglio fare.
Salgo in macchina, la metto in moto  e con l’adrenalina che scorre nelle vene, attraverso le strade della città. Ho bisogno di lei, devo parlare e scusarmi per essere stato sempre freddo, mai presente quando dovevo… per essere stato un fidanzato stronzo. Deve ascoltarmi e se non lo fa, aspetterò per tutto il tempo che serve sotto casa sua, fin quando non verrà qualcuno a prendermi. La mia vita non può considerarsi tale, senza di lei.

Corro per le strade, stando attento, fin quando non arrivo sotto il suo palazzo. Prendo il cellulare, sperando che risponda. Bussare non mi sembra il caso, sono le undici e mezza della sera, se acchiappo il padre sono fritto. Faccio partire la telefonata, mentre sono affacciato dal finestrino e osservo la finestra dove so c’è la sua stanza. << Dai Alice rispondi >>, affermo, ma niente. Allora decido di mandarle un messaggio, non mi arrenderò stasera.                                                                        
“Sono giù da te, vestiti ti devo parlare. M.”
Vedo la luce della stanza accendersi e la finestra aprirsi. Alice si affaccia e scuotendo la testa mi osserva. Io sorrido, scendendo dalla macchina e facendole segno di scendere. Spero lo faccia. Mi fa segno di aspettare e io sorrido vittorioso. La prima tappa è andata.
Aspetto appoggiato alla macchina, pensando a un posto dove la potrei portare, un posto tranquillo e significativo. La spiaggia dove l’abbiamo fatto la prima volta. Posto perfetto per parlare e chiarirsi. Spero solo non sia troppo tardi. Mi passo una mano tra i capelli e mi metto una mentina in bocca, l’alcool un po’ si sente. Mi stropiccio gli occhi osservando il portone aprirsi. Alice in tutta la sua bellezza semplice e raffinata, attraversa la strada arrivando da me.
Amore quanto mi sei manca.
<< Che ci fai qui ? >>, chiede Alice, guardandomi attentamente. Ed è la stessa cosa che faccio io, la guardo e mi perdo in lei.
<< Ti devo parlare, te l’ho detto >>.
<< E’ troppo tardi >>, ribatte, girandosi verso la strada.
<< Vieni con me, ti prego Ali >>, la imploro.
Alice sembra stia combattendo contro se stessa, ma alla fine fa con la testa cenno di sì e si avvicina alla macchina. Le apro la portiera, con suo stupore e poi mi dirigo anch’io al posto di guida. L’accendo e parto. Spero solo vada tutto bene.
Nel tragitto non parliamo, siamo persi nei pensieri. Vorrei prenderle la mano, ma mi trattengo. Devo prima risolvere tutto. Osservo la sua reazione quando parcheggio e lei capisce dove ci troviamo. Chiudo la macchina, mentre Alice già è sulla sabbia. La raggiungo e insieme arriviamo sul bagnasciuga.                                                                          

Mi fermo per osservarla mentre lei è persa e continua a camminare sulla spiaggia con le scarpe in mano e i piedi immersi nell’acqua. Penso che sia un’immagine che non dimenticherò facilmente. Alice è bella, lo è sempre stata, ma adesso sembra qualcosa di ultraterreno, qualcosa di limpido bello… sono stato davvero un bastardo, figlio di puttana, con tutto rispetto alla mia povera mamma.
La raggiungo passandole davanti e fermandola. Lei alza lo sguardo verso il mio, senza guardarmi negli occhi. D’istinto le sfioro le mani fredde e un brivido mi colpisce lungo la schiena, cosa che sento anche in lei. La continuo a guardare e poi con coraggio prendo quella mano e la stringo alla mia, lei non si ritira, sta ferma immobile osservando tutto tranne che me.
Ho una voglia matta di baciarla, cavolo la sua bocca così succulenta, morbida, mi sono sempre perso nei suoi baci. Forse non dovrei pensarci, forse è già tanto se si fa toccare ancora. Però voglio fare qualcosa, non posso starmene con le mani in mano. Il vento fa agitare il mare provocando le onde e il loro suono riempie l’aria. Questo è l’unico rumore, con quello dei nostri respiri. Il suo odore arriva forte nelle mia narici e io come un drogato lo ispiro. La voglio. Mi avvicino ancora di più tenendo il mio sguardo sempre sul suo, sfioro con la punta del naso il suo viso, poi l’afferro d’improvviso i fianchi e l’avvicino a me. Forse questo è troppo, visto che lei cerca di allontanarsi, ma il mio corpo, il mio cuore reclamano urlando a squarciagola lei.
<< Eddai… >> sussurro.
<< No vattene >>, risponde perentoria, cercando di scansarmi… ma sono più forte di lei.
<< Ma smettila >>, ribatto dolcemente e sorridendo.
 << No, non scherzo vattene >>, continua Alice in tono arrabbiato cercando di prendere le mie mani e spostarle dai suoi fianchi.
<< Mi manchi... >>, affermo d’improvviso. Ed è la più pura verità. Mi manca.                                                                                                                         Alice finalmente alza gli occhi e mi guarda, vedo una scintilla nei suoi occhi, che però subito sparisce e il suo viso si contrae.
<< Ci dovevi pensare prima >>, risponde arrabbiata, mentre io continuo a starle addosso.
<< Lo so... e adesso è troppo tardi ? >>, chiedo con speranza.
<< Sì >>, dice seria e per poco non ci credo, se non per il fatto che abbassa subito la testa senza guardami. Ha paura del mio sguardo. Perché sa che dopo tutto, i suoi occhi non mi possono mentire.
<< No invece, non ti credo >>, dico sicuro.
<< Credimi >>.
<< E allora guardami negli occhi e dimmelo >>, le dico convinto. Gli stringo ancora di più la mano, lei non fa niente per toglierla dalla mia. Alza lo sguardo e adesso posso vedere i suoi occhi fiammeggiare come mai, sono fuoco… ghiaccio e fuoco insieme, mischiati. Non dice niente, non ha la forza e continua a guardarmi sperando che capisca quanto idiota possa essere stato… e lo comprendo.
<< Scusa. Sono un coglione >>, affermo sussurrandolo e appoggiando la mia fronte sulla sua.
<< Già >>.
<< Ho sbagliato >>, continuo serio, stringendola ancora di più  a me. Ho bisogno di lei… adesso più che mai.
<< Tanto >>, afferma Alice, stringendo forte la mia maglietta.
<< E ora voglio rimediare >>.
<< Non ti credo >>, mi guarda triste scuotendo la testa.
<< Un'altra possibilità, una sola >>, la imploro con gli occhi. Ci guardiamo per attimi interminabili, io esprimo tutto il mio dispiacere, lei tutto il suo dolore… ed è così che deve andare, perché a noi non servono tante parole, noi con gli occhi, gli sguardi ci capiamo e comunichiamo come nessun’altro. Noi siamo nati per stare insieme.
Alice sospira. Sorrido interiormente.
<< Sarebbe un sì? >>, accenno sperando.
<< Forse >>, sento nel suo tono di voce un po’ di ironia, non me la vuole dare vinta facilmente. Ed è giusto così. Me lo merito.
<< Beh è già un inizio... >>, sorrido, mi allontano da lei per osservare meglio la sua espressione.
<< Forse... >>, dice trattenendo un sorriso e il mio cuore comincia a battere velocemente e prepotentemente. Sto ritornando a vivere.
<< Mmm la donna dei misteri... >>, affermo ridendo, prendendole le mani che stanno ancora stringendo la mia maglia.
<< Meglio dell'uomo cogli... >>, ma non la faccio finire. C’è un limite a tutto e io sto scoppiando. La bacio, prepotentemente, possessivamente la stringo a me e imprimo le mie labbra sulle sue, che subito ricambiano. È quello che volevo, che desideravo e che mi mancava da una settimana. Quanto tempo era passato dall’ultimo volta che le avevo toccate? Forse troppo. Accarezzo i suoi capelli, mentre sento scorrere delle lacrime sul mio viso e capisco che Alice sta piangendo. Il nostro bacio è dolce, amaro e salato allo stesso tempo…
Come posso vivere senza di lei ? Lei è tutto per me. Vengo sopraffatto dal suo sapore, dalle nostre lingue che giocano e danzano insieme. Le prendo il viso tra le mani e con i pollici gli asciugo le lacrime che copiosamente cadono dal suo delicato viso. Non voglio mai più che soffra, perché vederla così sofferente è come martellarmi il cuore, schiacciarlo a ogni lacrima. Continuiamo a baciarci, a stringerci ad assaporarci.
Poi d’improvviso il freddo e un bruciore sulla guancia. Alice mi ha dato uno schiaffo, ma io non faccio niente. Stringo i denti, cercando di trattenermi dal piangere per la sofferenza che sto causando ad entrambi. Ci guardiamo di nuovo e poi senza pensarci troppo su, la stringo a me e Alice si lascia andare singhiozzando tra le mie braccia. Ci sediamo abbracciati sulla spiaggia. Tengo Alice in braccio e la stringo forte, le accarezzo di capelli e con l’altra mano gli asciugo le lacrime che scendono.
<< Mi dispiace, Ali >>, rispondo sofferente, mentre le bacio la testa, << Ti amo >>, continuo sussurrando.
Alice continua a piangere, perché le sue lacrime scendono ancora sul suo viso, rosso per il pianto. Mi guarda e poi mi prende la testa tra le mani baciandomi. Siamo distesi sulla sabbia, lei sopra di me e la notte e le stelle sono la nostra unica coperta… mentre il suono del mare è la nostra canzone.
<< Fai l’amore con me >>, sussurra Alice guardandomi, come se io potessi mai dirgli di no. Voglio unirmi a lei, in qualunque modo umanamente possibile questa notte.                                                                                                                                                                                   << Ti amo, ti amo, ti amo… >>, le continuo a sussurrare. Cambio i ruoli e adesso sono io sopra di lei, la bacio mentre afferro i lembi della sua maglietta e con delicatezza gliela tolgo. Le bacio il ventre dolcemente, succhiandolo e salendo fino alle sue labbra. Le bacio il viso, gli occhi, il naso, la fronte per poi ritornare sulla sua bocca umida. Adesso tocca ad Alice togliermi la maglietta e lo fa, guardandomi intensamente e poi accarezzandomi delicatamente il petto, la pancia… Brividi freddi si spargono per tutto il mio corpo, mentre mi eccito. Assaggio le sue dolci colline, mentre lei mi stringe a se accarezzandomi i capelli. Il vento forte ci abbraccia, ma non sento freddo, il calore che sento proviene dal mio cuore e dal sangue che velocemente fluisce dentro di esso. Alice passa la punta calda della lingua sulle mie labbra, per poi farsi spazio tra di esse. Senza fretta, solo con molta dolcezza. Le sue mani mi accarezzano la schiena, mi afferra per la vita, stringe i miei capelli, avvicinandomi a sé, sempre di più. Sono suo prigioniero ormai…
Mi sollevo sulle ginocchia,  passo le dita tra i suoi capelli morbidi, respiro il loro odore fruttato. Poi scendo con le mani verso il pantalone che indossa e glielo sbotto, togliendolo subito dopo e buttandolo da qualche parte sulla spiaggia. E’ tardi, le luci sono lontane e noi siamo immersi dal buio, l’unica luce proviene dalla luna che grande ci illumina dall’alto e osserva il nostro amore.   
<< Per sempre noi >>, sussurro mentre continuo a baciarla… Alice ansima, stringendomi a lei possessivamente. Mi toglie il pantalone e poi insieme mentre i nostri occhi sono già gli uni persi negli altri, ci uniamo in una sola ed eterna cosa.
<< Per sempre noi >>, afferma.

 
Questa notte vorrei solo che le tue mani mi accarezzassero il viso mentre chiudo gli occhi e che mi lasciassi un bacio sulla spalla scoperta dal lenzuolo, così semplicemente così . Questa notte vorrei addormentarmi in questo modo.
 

Angolo Autrice :
Ciaooo a tutti lettori che hanno letto questa mia primissima one shot.                                           
Mi è uscita così,  ho preso spunto da cose che veramente capitano nella vita, quella di litigare, lasciarsi… ritornare insieme. Mi ispirava scriverla e l’ho fatto, spero vi sia piaciuta. Che dite Alice ha fatto bene a perdonare Marco ?                                                                       
Io penso che qualsiasi persona deve fare un passo indietro per capire i proprio errori, comprenderli a pieno, mettere da parte l’orgoglio e tutto quello che ci impedisce di chiedere scusa. 
Ringrazio in anticipo chi leggerà questa storia e chi la metterà nei tre gruppi. Spero davvero di avere qualche recensioni, per sapere se vi è piaciuta, dei personaggi, del comportamento… a voi è mai capitato di ritrovarvi nei panni di Marco o Alice ? Sono curiosa di scoprirlo. Forza su non siate timidi, recensiteeeee :)
Un bacione, Marty <3 <3 <3
   
 
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