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Autore: redeagle86    12/12/2007    1 recensioni
Due dolori diversi...due dolori che si cercano...forse solo la morte può appianare ogni cosa e cancellare il passato...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. II. Bianco come la neve

 

Le campane del monastero avevano suonato a morto per tutto il giorno come aveva ordinato. E per tutto il giorno le avevano accompagnate, alternandosi, quelle delle chiese di San Pietroburgo.

Rinchiuso nella sua stanza, Yuri Ivanov stava finendo di preparare la valigia: quella sera stessa sarebbe partito con il primo volo per il Giappone.

Kei…ancora non riusciva a crederci. Si erano sentiti solo pochi giorni prima per scambiarsi gli auguri di Natale…

 

-Yuri…Yuri…apri, ti prego!

Il capitano della Neo Borg socchiuse gli occhi, gettandoli sulla sveglia: le 5.00! Nemmeno il sole in Russia si svegliava a quell’ora: perché avrebbe dovuto farlo lui?!

Sperava solo che Boris avesse un valido motivo per giustificare quel risveglio… Si alzò, avviandosi a passi incerti verso la porta, la voce ancora impastata di sonno.

-Arrivo, Boris…- Cercò a tentoni la maniglia, continuando a sbadigliare. Ma il volto che si trovò di fronte fece sparire in lui ogni traccia di sonnolenza: gli occhi gonfi e rossi, lo sguardo stravolto. Cos’era successo di così grave?

-Yuri…è morto…- Il blader non capiva. Prendendolo per le spalle, lo costrinse a guardarlo in faccia e a dargli una spiegazione.

-Chi, Boris? Chi è morto?

Per qualche inspiegabile ragione, l’ansia aveva cominciato a farsi strada. Temeva la risposta dell’amico, la temeva come non aveva mai temuto nient’altro nella sua vita.

-Kei…

Non fu più di un sussurro, ma a Yuri parve una scossa. Staccò le mani da Boris, lasciandosi poi cadere sfatto sul letto. Non era possibile…si erano sentiti da poco…come poteva essere morto?

-Come…

-Un’auto…l’ha investito…ieri sera…- balbettò l’altro tra i singhiozzi.

-Fai suonare le campane. Voglio sentirle per tutto il giorno.

Boris uscì, sia per eseguire l’ordine che per permettergli di sfogare il suo dolore.

 

A diciotto ore di distanza non aveva ancora esaurito le sue lacrime. Aveva prenotato il volo, fatto la valigia e telefonato a Takao: una voce rotta dal pianto gli aveva risposto all’altro capo del filo, una voce che non pareva nemmeno quella del campione del mondo. La morte di Kei aveva appianato tutto: qualsiasi contrasto o divergenza ci potessero essere stati, scomparvero in quei pochi minuti di conversazione.

Il giovane Hiwatari non era stato un modello di onestà, simpatia o solarità, ma era stato il suo compagno: insieme a lui avevano scalato le classifiche dei tornei russi, insieme a lui aveva partecipato al campionato.

Non meritava una fine del genere.

Sentendo bussare alla porta, si asciugò gli occhi con la manica della giacca.

-Avanti.

-Yuri…- Anche Sergey era distrutto: lui e il giapponese non erano mai riusciti ad andare d’accordo, ma quella notizia lo aveva sconvolto. –Io, Boris ed Ivan…vorremmo venire con te…Kei era anche…uno di noi.

-Va bene. Siete già pronti?

-Si.

-Allora andiamo.

Quando aprirono le porte, si trovarono ai piedi dei mazzi di fiori: ancora gigli, rose, crisantemi. Tutti bianchi come neve. I ragazzi ne avevano portati dentro a decine durante tutto il giorno: era l’ultimo saluto della Russia al suo campione.

-Mi scusi, signor Ivanov.

Yuri si volse verso un ragazzetto, avvolto in un cappotto enorme.

-Le volevo chiedere se poteva portare anche le nostre condoglianze.

Un sorriso triste comparve sulle labbra del blader, che abbassò lo sguardo accarezzando la testa del bambino.

-Lo farò, non preoccuparti. Non dimenticherò il lutto del mio paese.

Il piccolo accennò un saluto, avviandosi poi verso casa. Yuri lo seguì con gli occhi, finché non scomparve nella nebbia.

Per molti quello non sarebbe stato un felice Natale.

  
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