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Autore: Marcy_    27/05/2013    10 recensioni
Sono quattro anni che custodisco gelosamente il mio segreto. Niente costumi da bagno, niente magliette troppo corte, niente relazioni serie che possano comportare il ficcanasaggio del suddetto ragazzo.
(Dal testo)
‘’Ti va di diventare la mia scopa-amica?’’ la voce di Justin mi coglie alla sprovvista. Avrebbe potuto elencare la lista della spesa con lo stesso tono di voce.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘’Ti va di diventare la mia scopa-amica?’’  la voce di Justin mi coglie alla sprovvista. Avrebbe potuto elencare la lista della spesa con lo stesso tono di voce. Ringrazio Dio del fatto che nessuno nell’aula di ‘detenzione’si sia accorto di quella proposta indecente e lo guardo sbigottito.
‘’Ti pare il momento di chiedermi una cosa simile?’’ domando, digrignando i denti, a voce bassa.
Lui fa spallucce, sorridendo a labbra strette. I jeans scuri gli fasciano completamente le gambe, si vede un gran bel pezzo di mutande rosse e la maglietta bianca a maniche corte fa risaltare tutti i muscoli appena accentuati dell’addome.
‘’Un momento vale l’altro. Il fine giustifica i mezzi e bla bla bla’’ quella sicurezza in sé è qualcosa di disarmante. Ogni suo movimento, sguardo o parola è decisamentetroppo disarmante.
La prof. alla cattedra ci lancia uno sguardo minaccioso, intimandoci di star zitti. Justin fa finta di tapparsi le labbra con una chiave e buttarla via, per poi sorridere alla donnona che ci controlla. Posso giurare di vederla arrossire, sotto quello strato di finta severità. La magia di Justin Bieber.
Non sono mai stata un’amica di Justin. Ci siamo visti un paio di volte a qualche festa, in mensa o durante gli allenamenti di atletica. Ma mai nulla di più.  Mi chiedo ancora perché mi abbia rivolto la parola. Che poi, fosse almeno stato qualcosa di normale!
Invece no, mi ha appena chiesto di diventare la sua tromba amica. Non poteva, che so io, inventarsi almeno una scusa? Non si usa più il classico –ti va di studiare insieme?- ah già, Justin è una secchia a scuola. Ha la media più alta della classe.
Sbuffo, sprofondando più comodamente sulla sedia. Sento gi occhi  di Bieber puntati addosso ma continuo a scarabocchiare sul quaderno, senza concentrarmi su una figura precisa.
In effetti, sono mesi che non vado a letto con nessuno. Questo periodo scolastico mi sta opprimendo, tra esami ed interrogazioni mi ritrovo a studiare a notte fonda e il caffè comincia a non funzionare più contro la sonnolenza che mi assale a tutte le ore del giorno.
Un bello svago anti-sress non sarebbe niente male.
Ora, la domanda è un’altra. Perché proprio me? Cosa lo ha colpito della mia figura anonima? Infondo, può permettersi qualsiasi ragazza dell’istituto. Dalla secchiona alla cheerleader, dalla giocatrice di scacchi alla modella mancata. Cos’ho io? Forse proprio il fatto di essere praticamente invisibile? Qualcuno di cui non ci si interessa molto? Ma allora avrebbe potuto chiedere ad altre decine di ragazze, non sono poi così sfigata, io!
Gli lancio un occhiataccia, notando che non ha smesso un secondo di fissarmi e di sorridere come se sapesse già la mia risposta. Se non fosse che siamo controllati a vista gli avrei già tirato un pugno.
‘’Perché sei in detenzione?’’ sussurro a voce bassa.
Fa spallucce ‘’Mi hanno beccato a farmi una tizia, nei bagni. Ed il bagno era quello femminile’’
Ah.
Finalmente la campanella suona e tutti gli studenti presenti in aula si riversano in corridoio. Faccio lo stesso, stando attenta ad evitare il suo sguardo.
Mi afferra per un polso ‘’Ti aspetto alle sette nella mia camera’’ mi sussurra ad un orecchio, lasciandomi un leggerissimo bacio sulla guancia.
Scommetto le palle di essere diventata bordeaux, cazzo.
 
Alle sette mi ritrovo davanti alla sua camera. Me ne sono pentita subito dopo aver varcato l’uscio della mia. Non so se sia il caso di andare a letto con lui. Una sera tra le sue braccia può mandare alle stelle la tua reputazione come può buttarla nella merda.
Ogni ragazza che è finita tra le sue lenzuola l’ha definita –la migliore notte della sua vita-. Forse è curiosità, forse sono gli ormoni, ma alla fine decido di bussare alla porta. Non sento nessuna risposta provenire dall’interno della camera quindi faccio retro front, intenta a darmi a gambe levate,  quando sento la porta aprirsi con uno scatto della chiave. Mi raggelo sul posto nel vedere Justin con una sola asciugamano attorcigliata alla bell’immeglio attorno alla vita ed il torso nudo. Un sorriso sornione gli compare in volto.
‘’Ma prego’’ dice, aprendo maggiormente la porta.
Sbuffo, incrociando le braccia al petto. Mi faccio strada nella sua camera trovando qualcosa che non mi sarei mai aspettata. La camera è più grande di quelle standard, assolutamente luminosa e con mobili bianchi che la rendono ancora più spaziosa.
Un letto a due piazze padroneggia la stanza e un piccolo divanetto di pelle nera è contro la parete accanto al letto.
‘’Bella camera’’ mormoro, senza inoltrarmi maggiormente nell’antro di quel ragazzo. Da quando frequento il college è la prima camera che visito che non abbia i mobili ‘normali’.
‘’Grazie’’ risponde, mentre si passa una mano tra i capelli castani umidi ancora gocciolanti.
Mi siedo sul divano che si trova  proprio al mio fianco, tenendo ancora le braccia incrociate al petto.
Ma che diavolo mi è saltato in mente? Non che me ne freghi tanto della relazione seria o della storia d’amore alla Romeo e Giulietta ma insomma, conosco ben poco di quel ragazzo (senza contare i pettegolezzi su di lui che girano per i corridoi).
‘’Allora, hai accettato la mia proposta?’’ si è appoggiato con una spalla all’armadio, tenendo le braccia incrociate al petto. Continua a sorridere come se avesse davanti qualcosa di davvero divertente. Come se quella fosse una cosa normale, da tutti i giorni. Perché sai, io chiedo ogni giorno ai ragazzi se vogliono venire a letto con me. Si, come no.
‘’Ad una sola condizione’’
Sembra sorpreso dalle mie parole ma mi fa cenno di continuare. Probabilmente nessuno gli ha mai dato dei vincoli, chi mai rifiuterebbe una proposta del genere?
È da quando sono al college che faccio in modo che nessuno scopra il mio più grande segreto. Niente magliette troppo corte, niente costume da bagno durante le feste in piscina, ho evitato come la peste ogni volta che qualcuno mi invitava a passare un paio di giorni al mare o in piscina, ho rifiutato categoricamente di cambiarmi insieme alle altre ragazze negli spogliatoi ma sempre e solo nei bagni. Mi sono tenuta per quattro anni alla larga da occhi indiscreti e pettegolezzi vari e sicuramente non sarà il primo  ragazzo con un bel faccino a mandare a monte la mia fatica.
Mi alzo dal divano, più sicura di me, e mi avvicino a lui.
Mi sfilo la felpa da sopra la testa e rimango unicamente con la canottiera nera aderente.
Non l’ho mai tolta davanti ad un ragazzo e non ho intenzione di farlo nemmeno con lui.
‘’Questa’’ indico la canotta ‘’mi deve rimanere addosso’’
Mi guarda spaesato, non penso che capisca cosa voglio dire. Alza un sopracciglio ‘’E posso sapere il motivo?’’
Scuoto la testa come risposta. O accetta le mie condizioni o me ne vado, all’istante.
‘’D’accordo’’ sussurra, prendendo il mio viso con una mano, avvicinandolo al suo.
‘’Sei strana’’
‘’Cosa vuoi farci’’ sussurro ironica, facendo spallucce.
‘’Mi piace’’ conclude, con un sorriso insolente stampato in faccia, mentre si passa la lingua fra le labbra rosee.
Preme le sue labbra sulle mie, mordicchiandomi il labbro inferiore, per poi spingermi delicatamente verso il bordo del letto. Sento distintamente il suo corpo premere contro il mio. Il suo bacino contro il mio ventre, la stoffa dell’asciugamani che copre ben poco ciò che lui non si vergogna a nascondere.
Le sue mani scendono lungo le spalle, giocando con la spallina del mio reggiseno che in fretta mi scivola sulla spalla. Passa le mani sue miei fianchi e poi verso i pantaloni.
‘’Almeno queste te le posso sfilare?’’ domanda, ridacchiando.
Alzo gli occhi al cielo mentre lui mi toglie con un gesto svelto i jeans, lanciandoli da qualche parte fuori dal letto. Affondo le mani tra i suoi capelli, avvicinandolo maggiormente al mio viso. Inarco il bacino in modo da aderire perfettamente al suo corpo. È completamente bollente. Ha la pelle in fiamme ed il gusto di menta del suo bagnoschiuma mi fa andare in fibrillazione.
‘’Sicura che non posso…?’’ si stacca da me, ancora affannato, mentre comincia ad accarezzarmi la pelle dello sterno.
Gli mordo la spalla e scuoto la testa ‘’è l’unica condizione’’
Torna a baciarmi, scendendo lungo il mento e sprofondando sul mio collo ‘’Prima o poi, me lo lascerai fare’’ sussurra al mio orecchio. Sorride, ma sembra più una minaccia che una promessa.
 
 
Quando torno nella mia camera sono stranamente in pace con me stessa.
Passo davanti allo specchio a muro notando, con mio grande stupore, di stare sorridendo. Non uno di quei sorrisi a trentadue denti ma uno di quelli a labbra strette. Quel sorriso che si ha quando si è sereni.
Mi piazzo davanti alla superficie riflettente e mi esamino il viso. Ho le gote completamente arrossate ma i muscoli sono rilassati. Faccio un respiro profondo prima di decidermi a togliermi la maglietta, rimanendo solamente in reggiseno.
La luce della camera è fioca, riesco a vedere a malapena i segni biancastri che mi ricoprono completamente la pancia. Tanti piccoli tagli ormai cicatrizzati. La maggior parte non superano i quattro centimetri, tranne un paio più profondi e più lunghi fatti in momenti di piena disperazione. Motivi futili, direbbe una qualsiasi persona normale ma, per me, in quel momento, non erano affatto futili. Era come se il mondo mi stesse per cadere addosso e l’unico modo per rimanere in superficie fosse il dolore fisico. Un dolore in grado di superare quello emotivo, che mi facesse distogliere il pensiero dalla merda che avevo intorno.
Un padre alcolizzato, una madre che vedevo poco e (quando la vedevo) litigava con il marito o riversava il suo odio su di me. Degli amici che mi prendevano in giro e dei nonni troppo occupati del loro orto per accorgersi di quanto mi stessi distruggendo. Nessuno al mio fianco che mi potesse aiutare, nessuno che notasse come mi stavo comportando nei confronti del mio corpo. Non ho mai pensato di suicidarmi o di farmi davvero del male. A distanza di anni ho capito che era solo un modo di chiedere aiuto. Urlare al mondo quanto stessi male, stando in silenzio. Soffocando le lacrime su un cuscino testimone di mille notti passate a piangere.
E poi la vincita di quella borsa di studio. Solo quando ho cominciato ad andare al college ho smesso di farlo. All’improvviso, mi si era aperto un mondo nuovo, un mondo fatto di persone che non conoscevano la mia famiglia. Un mondo in cui potevo cominciare a vivere, di nuovo.  Sono rinata non appena ho messo piede in quell’istituto. Diffidente nei primi tempi, ho cominciato a capire come dovrebbe essere davvero la vita di una qualsiasi adolescente.
Ormai ho smesso, ormai è il passato. Ma non voglio che qualcuno lo sappia, è la mia storia ma me ne vergogno.
Mi sfioro la pancia, le ferite ormai rimarginate sono più lisce del resto della pelle. Risaltano come schegge bianche a causa della mia pelle color bronzo.
Distolgo lo sguardo dalla mia immagine e decido di fiondarmi a fare una doccia bollente, è l’unica cosa che possa farmi dimenticare ogni cosa.
 
Due mesi dopo.
Sbatto la porta della camera di Justin, in modo da fargli capire che sono entrata ma che non sono un ladro.
‘’Brutta giornata?’’ Justin esce dal bagno con lo spazzolino da denti in bocca, il torso nudo e i jeans che gli cadono sulla vita alla perfezione. Quando smetterò di rimanere incantata ogni volta che lo vedo?
Annuisco infastidita ‘’Una merda’’ sbuffo, buttandomi sul divanetto, come se quella fosse la mia camera. In effetti, negli ultimi mesi, quella è sul serio diventata un pò la mia seconda camera. Passo più notti in quella stanza che nella mia. Semplicemente, riesco ad essere me stessa. Non facciamo solo sesso ma guardiamo anche la televisione, parliamo, ceniamo insieme, facciamo i compiti. Oserei quasi dire che siamo diventati qualcosa di più che scopamici, più un amici con alcuni strappi alla regola. Non che fuori di qui ci consideriamo molto. Lui sempre con i suoi amici ed io con i miei. Diciamo che quello è solo il nostro rifugio in cui possiamo essere noi stessi e fregarcene di tutto il resto, tanto che Justin mi ha dato una copia delle chiavi. Lui non vuole una relazione seria di cui tutti i corridoi parlino e io voglio rimanere la ragazza normale che esce al sabato sera senza essere presa di mira dalle sciacquette bionde che cercano di accaparrarsi Bieber. Non che qualche voce di corridoio non giri, anzi. Ne ho sentite delle belle sul perché vado spesso nella sua camera. Una ipotesi più stramba dell’altra, perfino quella in cui ci siamo io e lui che ci buchiamo felicemente e appassionatamente buttati sul letto che, a detta di un tizio il quale l’aveva sentito da un’altra tizia, è sempre sporco di sangue visto che non becchiamo mai le vene giuste. Non possono nemmeno immaginarsi le risate che ci facciamo, sfottendo quelle dicerie assurde.
Justin rientra in bagno, per poi uscirne con la bocca pulita ed avvicinarsi a me. Si butta a peso morto al mio fianco, accendendo la televisione e cingendomi le spalle con un braccio. Appoggio la testa sulla sua spalla e la mano sul suo petto. Visto da fuori sarebbe stata la perfetta scena di due ragazzi innamorati, solo io e lui sapevamo che c’era solamente amicizia, in senso più largo del termine.
‘’Cosa è successo?’’ mi chiede, baciandomi i capelli.
All’improvviso sento la mancanza dell’avere un ragazzo, un ragazzo che è sempre lì per te. Per coccolarti e per consolarti nei momenti in cui i tuoi ormoni stando andando a puttane e tu hai solo voglia di piangere. Non che lui non ci sia stato in questi momenti, anzi, ma è diverso. Non mi comprerà mai fiori, non mi regalerà mai cioccolatini, non mi manderà mai biglietti sdolcinati. E, il fatto che queste siano cose che odio a morte, non fanno che peggiorare la situazione. Perchè, per quanto li detesti, vorrei che lo facesse. Vorrei che Justin lo facesse.
Mi accorgo di star piangendo solo quando una lacrima finisce sul suo petto nudo.
‘’Hei..’’ mi prende il mento fra le dita ‘’Cosa succede?’’ la voce bassa, gli occhi dolci ma preoccupati al tempo stesso gli danno l’aria da vero ragazzo cuccioloso.
‘’Oh, Justin’’ all’improvviso sento tutte le mancanze. Non solo quelle d’affetto da parte di un ragazzo (che non sia solo da scopare) ma anche di una famiglia, di parenti, di amici veri e non solo quelli del sabato sera. Le lacrime cominciano a rigarmi il viso, senza motivo. È confuso, maledettamente confuso. Perché i maschi sono tutti così stupidi? O meglio, perché le ragazze siamo così complicate? Non avrei mai dovuto accettare di diventare quel genere di amica per Justin. Sapevo fin dall’inizio come è fatto, ma anche a me stava bene. Eppure qualcosa è cambiato. Qualcosa è letteralmente andato a puttane.
Mi stringo sul suo petto, senza riuscire a far smettere di lacrimare gli occhi.
‘’Shh’’ mi copre con tutte le braccia, aspettando che quel momento di sclero mi passi. Probabilmente pensa che sia colpa della sindrome premestruale o quella che lui chiama ‘’pazzia mensile’’. Pur parlando tantissimo con Justin non gli ho mai rivelato nulla della mia famiglia, delle mie origini, di tutti i miei problemi e lui, dal canto suo, non ha mai fatto domande inopportune.
Mi asciugo le lacrime con la manica della felpa, tirando su col naso, mentre cerco di stamparmi in faccia l’espressione più determinata possibile.
Mi metto in ginocchio per poi accovacciarmi su di lui. L’ombra di un sorrisetto gli compare in volto ‘’Se volevi me, potevi anche dirmelo subito’’ dice ironico, anche se ancora preoccupato. Gli tiro un pugno sulla spalla  per poi prendere un respiro profondo.
‘’Guardami’’ sussurro, prendendo i lembi della felpa.
Justin capisce ciò che voglio fare, posso vederlo mentre trattiene il fiato. Sfilo con un gesto unico felpa, maglietta e canottiera, rimanendo solamente in reggiseno.
‘’Guardami, è per questo che non volevo toglierla’’ gli occhi mi si stanno riempiendo nuovamente di lacrime. Ora mi caccerà via come se fossi un mostro, ne sono certa. Perché è questo che è il mio corpo, qualcosa di cui avere paura, qualcosa da disprezzare. Il suo sguardo di ferma sulle mie cicatrici solo per un secondo, perché poi torna a fissarmi negli occhi. Non riesco a mantenere il suo sguardo per più che pochi secondi, ma lui mi obbliga a guardarlo, prendendo il mento con due dita ed alzandomi il viso.
‘’Dimmi che hai smesso’’ sussurra, senza mai distogliere lo sguardo.
Annuisco ‘’è il passato’’ sorrido appena ‘’Non l’ho più fatto da quando sono al college’’ continuo, mordendomi il labbro inferiore. Come se fosse quella fosse una vittoria. Perché lo è.
Mi afferra le spalle con un braccio e mi fa ricadere sul su torace, abbracciandomi forte. Finalmente riesco a sentire la mia pelle contro la sua, il mio petto sul suo, i miei seni ancora nel reggiseno schiacciati contro i suoi bicipiti.
‘’Perché non me l’hai detto?’’ rischio seriamente di scoppiare a piangere ma decido di ricacciare giù il groppo alla gola ‘’Perché sono brutte, perché mi vergogno, perché pensavo che saresti scappato via’’
Ride amaramente ‘’Ero convinto che fossi blu, sotto quella maglia’’ ridacchia divertito.
Mi stacco da lui, sorridendo appena.
Torna a fissarmi, per poi posare una mano sul mio ventre, toccando una delle cicatrici più grandi ‘’Perché te la sei fatta?’ chiede indicandone una.
‘’Era Natale, non ricordo bene perché, ricordo solo le urla dei miei genitori’’ ammetto, amaramente.
Si china su di me, lasciando un leggero bacio su quella che prima stava toccando con un dito. Rabbrividisco involontariamente a quel tocco ‘’E questa?’’ chiede, continuando a studiarmi ogni singola ferita, molto puntigliosamente.
‘’Primo giorno di scuola. Un tipo mi aveva chiamata figlia di troia’’ e bè, in effetti non potevo nemmeno dargliene torto.
Bacia nuovamente quella parte di pelle sensibile.
Le ferite più evidenti sono finite, le altre sono tutte piccole e irregolari. Comincia a sfiorarmi tutta la pelle con baci leggeri, come un gatto che vuole leccare delle ferite, sperando che si rimarginino.
All’improvviso alza la testa, per guardami dritta negli occhi ‘’Voglio farla finita’’ dice tutto d’un fiato.
Il mio cuore si ferma, per non so quanto tempo. Non so cosa rispondere. Vuole farla finita? Per quella rivelazione? Non riesce a sopportare che io sia un ex-autolesionista?
Lo guardo stralunata.
Non posso crederci. Mi crolla letteralmente il mondo addosso.
‘’J-Justin…’’ mi manca il fiato. Non capisco. Un attimo prima mi bacia e quello dopo mi guarda sicuro di se mentre mi dice che vuole farla finita.
‘’Voglio farla finita con questa farsa. Mi piaci. Non solo qui dentro, anche fuori. E non me ne frega niente di ciò che pensa la gente. Voglio te. Voglio ogni singolo tu difetto, anche quello di mangiarti le unghie o di lasciare la luce del bagno accesa perché hai paura del buio. Voglio conoscerti. Voglio imparare a conoscerti in ogni singolo aspetto. Voglio che tu sia mia e di nessun altro. La mia ragazza’’
 
 
 
 
 
 
 Spazio autrice

Buongiorno! come state? spero che la storia vi sia piaciuta :D l'ho davvero scritta di getto, nel giro di due sere.
Bè, spero vi sia piaciucchiata(?)

Se volete seguitemi su twitterm ricambio! :) 
Twitter p.s. io non mi taglio, quindi non so cosa si prova ma comunque in un certo senso lo capisco visto che ho parecchie cicatrici sul corpo.

un bacione!
   
 
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