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Autore: Rani_Ai    12/12/2007    6 recensioni
"...Un’ondata di tristezza mi travolge. Sono sempre l’ultima dei suoi pensieri. Un’estranea alla sua vita.Questa è la conclusione a cui sono giunta. Sono estranea in tutto e per tutto. Non ho nulla da spartire con lui. Neanche mio figlio che sta irrimediabilmente seguendo la sua via. I suoi amici invece, sì. Anche Bulma che non combatte appartiene al mondo di Goku. Lei che con la sua genialità riesce a dare una mano e farsi partecipe nella vita di quei combattenti. E io cosa sono?..."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stranger


"Gohan!!Dove vai?" Urlo dalla finestra.
Siamo alle solite, Gohan è scappato quando doveva studiare. Mi ha disobbedito. Non mi ha detto dov'era diretto, quindi posso solo ipotizzare che sia andato da quei pazzi di amici di Goku, o peggio ancora da quel mostro verde di nome Piccolo.
Non ci voglio pensare perciò ritorno a svolgere le mie mansioni abituali. Mio padre mi segue docilmente, evita accuratamente di dire parole su Gohan o dove si sia diretto. Mi teme, lo so.
Mi dirigo in bagno a ritirare il bucato. Non è molto perchè a casa siamo solamente in due e sporchiamo relativamente poco. Esco fuori con la cesta piena.
E' una giornata bella, il cielo è di un azzurro intenso e il sole splende. Respiro l'aria pulita e sorrido.
Sorrido perchè in una giornata così bella non si dovrebbe tenere il broncio e stendo il bucato canticchiando una canzoncina allegra. I miei movimenti sono veloci, quasi meccanici e finisco senza accorgermene.
Mi avvio verso casa e trovo mia padre che sta per andarsene. Lo saluto freddamente, entro e mi chiudo la porta alle spalle. Mi butto sul divano e chiudo gli occhi.
Sono destinata a rimanere sola mi dico. La solitudine è diventata insostenibile da quando Goku ha semplicemente deciso di starsene su qualche sperduto pianeta dell'universo.
Avevo reagito male quando il drago aveva detto che Goku aveva rifiutato di tornare. Il mondo mi era crollato addosso. Non volevo tornare a starmene sola come due anni fa, quando si era lasciato uccidere e si era fatto resuscitare solo un anno dopo.
"Il mondo è in pericolo, Chichi, Goku dovrà allenarsi nell'aldilà." Così mi avevano detto quella volta e io non ne volli sapere. Avevo pianto, rifiutato di mangiare. Ero irragionevole. Mio figlio non era con me per confortarmi perchè era stato rapito da quel mostro verde. Avevo perso tutti.
E' passato un anno e lui non si è ancora fatto vedere. Adesso Gohan è con me, ma sento che fra non molto seguirà pure lui la stessa strada. Sono saiyan. Popolo guerriero proveniente da chissà quale galassia. Il combattimento è la loro vita. Dovrei conformarmi a queste idee ma non ci riesco.
Vorrei una vita normale, accanto a mio marito e mio figlio, ma non mi sembra che ci riuscirò.
Sconfortata, mi alzo con fatica.

Bussano alla porta. E' ormai sera e Gohan non è venuto per il pranzo. Corro e apro la porta con violenza.
"Gohan! Dove accidenti sei stato oggi?" Aggredisco il bambino che sta immobile alla porta. Mi ha fatto preoccupare molto e se continua così morirò per un attacco di cuore. Mio figlio è terrorizzato. Apre la bocca per dire qualcosa ma non dice nulla, china poi la testa sconfitto.
"Ehm...Ciao Chichi." Riconosco subito la voce. Spalanco la bocca incredula. No, non può essere. Qualcuno mi sta sicuramente facendo uno scherzo.
Il mio sguardo si allontana da Gohan per guardare in alto. E' lì in piedi, davanti a me sorridendo imbarazzato. Si tocca la nuca e aspetta che dica qualcosa. Lo guardo stupita. La voglia di prenderlo a pugni è irrefrenabile ma mi costringo a tenere un comportamento contegnoso.
"Ciao." Sussurro.
Ecco perchè mio figlio era scappato di corsa senza dirmi mezza parola.
"Tu lo sapevi e non me l'hai detto?" Chiedo a Gohan. La mia voce è irata. L'interpellato salta indietro impaurito.
"Ti sbagli Chichi...è stata una pura coincidenza...Freezer era ancora vivo ed era arrivato sulla Terra...Gohan e gli altri hanno percepito la sua aura e sono andati ad affrontarlo. Per coincidenza oggi era pure il mio giorno di ri..."
"E' abbastanza" Replico freddamente. Mi scosto dalla porta per lasciar passare padre e figlio.
Sono meravigliati dal mio atteggiamento e lo capisco dagli sguardi che si scambiano.
Quando raggiungo la cucina ho il respiro affannoso.
Ho molte ragioni per essere arrabbiata con Goku e questo non è certo il modo in cui una persona deve presentarsi dopo un anno di assenza. Non dopo aver fatto soffrire la moglie.
Comincio a prendere dal frigorifero del cibo. Sicuramente ha voglia di mangiare. Anzi ne ha sempre voglia. I passi che si avvicinano interrompono i miei pensieri e mi volto.
E’ lui. Lo studio con attenzione. E’ cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto, si è molto irrobustito. Porta una ridicola camicia che non ho mai visto ed è abbastanza inusuale che si sia cambiato d'abito, lui che è così attaccato alla sua tuta arancione…
Non dice nulla e si siede al tavolo e io ritorno al mio lavoro. Passa del tempo in cui nessuno di noi due apre bocca. Io continuo a lavorare, lui a stare zitto.
“Quand’è che sei arrivato?”Rompo quel silenzio che si è protratto a lungo. Non è una domanda con la quale si apre una conversazione tra persone che non si vedevano da tempo. Sembra più una domanda da interrogatorio.
Ma è proprio un interrogatorio il mio.
“Circa a mezzogiorno.” Poco tempo dopo che Gohan era scappato.
“Ah”. Sospiro. “Hai trascorso del bel tempo con i tuoi amici?”
“Oh sì! E’ stato stupendo rivederli dopo tanto tempo, mi erano mancati.” Risponde entusiasta. Ha lo stesso entusiasmo che ha un bambino che racconta come è stata la sua giornata. Mi concentro sul taglio della verdura mentre cerco di trattenere le lacrime che mi pizzicano gli occhi.
“Poi mi sono allenato un po’ con Piccolo, giusto per vedere i miei miglioramenti…”Inizia a chiacchierare speditamente. Non mi interessa quello che dice. Un’ondata di tristezza mi travolge. Sono sempre l’ultima dei suoi pensieri.
Un’estranea alla sua vita.
Questa è la conclusione a cui sono giunta. Sono estranea in tutto e per tutto. Non ho nulla da spartire con lui. Neanche mio figlio che sta irrimediabilmente seguendo la sua via. I suoi amici invece, sì. Anche Bulma che non combatte appartiene al mondo di Goku. Lei che con la sua genialità riesce a dare una mano e farsi partecipe nella vita di quei combattenti. E io cosa sono?
Sono quella donna fuori posto che rovina la quiete di quelle povere persone, urlando e minacciando. Non ho nulla da condividere con loro. Con nessuno che fa parte delle mie conoscenze.
Sento qualcosa bagnarmi la mano. La guardo. E’ sangue. Osservo affascinata quel liquido rosso che sgorga dalla ferita che mi sono procurata. E’ un bel colore il rosso. Così vivo,opposto a me che non sono più vitale.
Il dolore è acuto. Poggio sul tagliere il coltello, lecco la ferita e mi dirigo in bagno per medicarmela.

“Chichi mi lasceresti allenare Gohan per questi tre anni?”
“Che cosa?” Questo è troppo. Non lo posso permettere. “Non ti lascerò allenare nostro figlio. Puoi scordartelo, Goku!” Non posso lasciarlo andare. Non voglio restare da sola. Non voglio sentirmi estranea alla mia famiglia. Non completamente.
“Ma Chichi, sii ragionevole. Noi abbiamo bisogno di Gohan. La Terra ne ha bisogno.”
“Lo studio di Gohan è di gran lunga più importante della Terra. Quindi non voglio che trascuri i suoi doveri.” Rispondo seccamente. Mio marito mi guarda inorridito. “Stai scherzando vero?” Mi rifila una pacchetta amichevole che mi fa sfondare il muro, rompere un albero e mi fa atterrare su un cumulo di macerie. Il suo “scusa” è l’unica cosa che sento prima di perdere i sensi.

Ho la testa e il braccio fasciati. Sento un dolore incredibile e faccio fatica a dormire. Goku si è scusato un’infinità di volte fino a farmi venire i nervi. Bisognava arrivare alla bendatura del mio cranio perché acconsentissi di lasciar allenare il mio figlio!
Le donne esistono perché soffrano per colpa degli uomini ma so che non l’ha fatto apposta a farmi del male. Sono piccoli rischi che si corre quando si vive con l’uomo più forte del pianeta, e per fortuna che io ho la pellaccia dura!

Ho finito il mio lavoro da parecchio tempo e giaccio sul divano annoiata a guardare quegli stupidissimi programmi in tv. E’ quasi il tramonto e fra poco dovrebbero tornare i miei uomini. Mi aspettano ben tre lunghi anni da trascorrere in questa solitudine.
Riesco a sentire le loro urla da lontano. Sono molto felici e invidio la loro felicità. Chiudo gli occhi esasperata per le lacrime che minacciano di scendere e mi rannicchio sul divano. Il campanello suona trapanandomi i timpani e mi alzo di malavoglia per aprire.
Sono sporchi e pieni di lividi. Li guardo e non faccio commenti. So che sarebbe inutile.

Abbattuta mi dirigo in bagno per farmi una doccia sperando di far sparire la stanchezza e anche la tristezza. L’acqua calda dà sollievo ai miei muscoli doloranti e per un attimo i brutti pensieri si dissolvono nell’aria. Mi chiedo quale divinità crudele abbia deciso il mio destino, non penso di aver fatto tanto male durante la mia corta esistenza. Chiudo il rubinetto ed esco dalla doccia.
Avvolgendomi nell'accappatoio mi dirigo silenziosamente in stanza per concedermi il mio meritato riposo. Sono così stanca che potrei dormire in mezzo ad una folla schiamazzante. Mi infilo la camicia da notte ed entro nel letto, il calore delle coperte mi dà un tale senso di sicurezza e mi pare di tornare improvvisamente bambina. Mi rifugio nei vecchi ricordi di una Chichi felice ed innocente che guardava il mondo con un sorriso.
Di quella Chichi, di cui non è rimasto che un vago spettro.
Le palpebre mi si fanno pesanti ma apro gli occhi di scatto. E' Goku che sta rientrando.
Mi giro sull'altro fianco e mi tiro le coperte nascondendo interamente il mio corpo.
Sento le sue braccia stringermi da dietro ma faccio finta di nulla e fingo di dormire. Non voglio parlargli. Sono troppo arrabbiata, confusa e triste per farlo.

"Chichi, lo so che sei sveglia. Non fingere e voltati ti prego." La sua voce ha una nota di durezza ma si nota la sua sfumatura di preoccupazione. Lo ignoro e continuo testardamente con la mia finzione. Non si arrende e mi gira lui stesso. Le sue mani adesso mi stringono i polsi. Tengo gli occhi chiusi.
"Chichi ti prego, smettila di giocare." Sembra una preghiera la sua. Gli obbedisco e apro gli occhi con una lentezza esasperante. Lo guardo. Ha un'espressione preoccupata e io dentro di me provo una sensazione di soddisfazione.
Restiamo a fissarci per dei buoni minuti durante i quali nessuno di noi osa dire qualcosa. Tra noi si è formata una barriera invisibile che non riusciamo a superare e che io vorrei rimanesse. Mi sento già esclusa da tutti che non ha senso provare anche a far finta di far parte del gruppo o addirittura della famiglia, chiudo gli occhi quando sento delle lacrime.
Mi stringe con forza al suo petto e mi accarezza la schiena. Non so se abbia percepito qualcosa del mio sconforto o lo stia facendo per farsi perdonare, ma non mi porta e lo abbraccio anche io.
"Mi dispiace, Chichi." Mormora.
Annuisco contro il suo petto e mi stringo di più a lui.
Lascio scorrere finalmente le mie lacrime a lungo represse e fingo per una volta di essere realmente parte della sua vita.
Perchè essere estranea è il mio destino.

Ringrazio chi leggerà o commenterà! Ai

  
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