27/05/2013
3 recensioni► Nobody said it was easy. No one ever said it would be this hard.
Andandotene mi hai lasciato l'insegnamento più importante: continuare a vivere, continuare a sperare, a dare il massimo.
Ho guardato un'altra volta la mia vita: un'unica linea del tempo sulla quale sbuca sempre il tuo nome: "Hangeng".
Anche il più stupido essere potrebbe comprendere l'importanza della tua figura nella mia vita.
Come potrebbe capire il fatto che non ci sei più. Non ci sei più da quel giorno in cui le nostre strade si sono divise.
Hai per caso qualche ricordo di noi? Di quello che siamo stati? Della forza che avevamo?
Io non ho più cassetti da riempire, sono tutti colmi di quel passato intriso di difficoltà, di luci soffuse sui difetti, sulle titubanze 'della prima volta sul palco’, sui giochi di colore delle nostre emozioni, sull'orgoglio e la gioia che provavamo, in quel passato così vicino da sentirne ancora il dolore, quel passato che riporta alla mente i ricordi migliori, ma allo stesso tempo i più difficili da affrontare.
Quei tuoi mille difetti e quella tua fragile consapevolezza di essere fantastico, che io vedevo ogni giorno come la mia forza. Eri tu la mia forza, infatti. Il mio coraggio, il mio mettermi in gioco, la mia supremazia sulle delusioni, la mia voglia di lottare ancora un po'. Tutto grazie a te, mi sembra impossibile.
I tuoi pregi, le tue passioni sfrenate per lo stare bene e l'amare senza chiedere nulla in cambio. Lezioni di vita, ogni giorno. Mi nutrivo di queste sensazioni che mi davi, questo senso di pienezza, di imparare qualcosa, sempre.
Eri la mia scuola nella quale imparavo i trucchi del mestiere, del lavoro di vivere.
Non so, ripeto, se tu hai qualche vago ricordo di me. Dei miei occhi così forti verso di te, del mio cuore fragile e impossibile da stabilizzare, della mia voglia assurdamente reale di farmi male per capire cosa si prova quando non si hanno più forze.
Eri, sei, sarai.
Quale dovrei usare per designare al mondo che un amico come te è un dono senza il quale non si può vivere?
Perché tu eri ciò che si può definire l'involucro esterno della mia vita, la proteggevi, la rendevi tua con un solo sorriso.
Tu sei con me, ogni giorno, ogni notte, nei sogni, nei desideri più grandi, nelle sofferenze più atroci, nelle invenzioni che faccio per sopportare la tua assenza.
Sarai la parte più grande, più intensa, più profonda dentro al mio cuore. Sarai semplicemente tu, un ricordo che ha il libero arbitrio dentro di me, un gioco fra gioia e dolore, fra le emozioni che mi procuravi, fra i sentimenti che persistono e persisteranno sempre sopra il tuo nome.
Posso continuare a raccontare alla gente di te, o meglio, di com'ero io al tuo fianco. Posso continuare ad illudere me stesso con la storia del 'un giorno ci ritroveremo e sarà come la prima volta', posso infliggere contro la vita un'ennesima freccia.
Ma la realtà resta, irremovibile, unica, forte.
Quella di sempre.
Ovvero che un giorno, prima o poi, bisognerà che mi abitui alla mancanza come ad un'amica con la quale convivere, imparando a sentirne ogni sussurro e ogni consiglio.
Forse perché certe mancanze sono destinate a perire nel tuo cuore, come certi buchi non si richiuderanno mai, e certi amori non finiranno mai.
Forse restano in vita grazie ai fotogrammi dei ricordi, forse con gli odori intrisi nel tessuto, forse con le sensazioni nelle mani, ma rimangono in vita; nonostante le distanze, nonostante le aspirazioni morte e le barriere in faccia.