Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: hope says_    27/05/2013    5 recensioni
Niente scuola[...]. I miei aveva organizzato un pic-nic fra amici[...].
SEmbrava una giornata come tante e poi...
[...]
“Come t’invidio Nelly” – ammisi.
“Vorresti essere un cane?!”- udii una voce alle mie spalle, era così soave e di una strana limpidezza. [...]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
One day thou shalt be my wife
 
Niente scuola, stanchezza assurda dopo lo splendido party organizzato da Charlie la sera precedente e, solo una voglia matta di dormire e perdermi nel mio fantastico mondo di sogni: cosa che, però, non poteva essere messa in atto. I miei aveva organizzato un pic-nic fra amici per trascorrere una bellissima giornata di primavera all’aperto. Da come si può immaginare, non ero molto entusiasta all’idea, ma era sempre meglio che restare in casa a oziare e non fare nulla di produttivo l’intero giorno.
Come al solito mia madre era agitata al solo pensiero di lasciare casa perfettamente in ordine, incontrare gli amici e fare bella figura con gli stessi. Dopo vari urli rivolti ad un interlocutore assente, (mio padre, il quale non si decideva a tornare a casa), giunse in camera mia.
Una camera non completamente anonima, con poster di idoli musicali e cinematografici e foto di me e le mie sorelle sparsi sulle pareti; uno specchio ed un porta-gioielli con la stampa della bandiera d’Inghilterra; raccoglitori e quaderni colorati e con qualche schizzo leopardato e tanti, tantissimi libri, di ogni genere, che occupavano le intere colonne della libreria.
Appena varcata la soglia della porta bianca completamente rivestita da disegni e scritte, iniziò ad urlarmi contro frasi del tipo: “ Muovi quel tuo sederino da Madame Butterfly”. 
Quanto odiavo quando mi chiamava in quel modo! Sapevo benissimo che mi facevo il culo e a scuola 
tutti i giorni per migliorarmi  e a casa. Speravo si calmasse facendomi vedere già sveglia, ma nulla da fare;  s’irritò ancor di più vedendomi indossare una tuta azzurra dell’Adidas (molto comoda a mio avviso)  che riteneva troppo da sciattona. Così scelsi un pantalone alla turca con una stampa mimetica  con qualche schizzo  blu e un top bianco semplice ma sexy della Burberry e della Vans bianche classiche.
 “Così va bene?” -le chiesi.
Non mi rispose, fece una specie di segno di approvazione, il solito cenno dopo che le chiedevo di darmi dei consigli su cosa indossare. Ricevevo più risposte dalla mia cagnolina che al vedermi, venne vicino ed incominciò a saltellate in pieno stile canguro della serie   “ in piena crisi esistenziale”. A vederla così pensai subito che mia madre non avrebbe aderito a portarla con noi così evitai proprio l’argomento.
 Dopo aver raccolto i folti capelli mossi in uno splendido chignon, iniziai a mettere in ordine l’enorme bordello della mia camera, o almeno ci provai, perché era davvero un bordello; sembrava uno spogliatoio di venti calciatori dopo una partita di calcio acutissima anziché di due adolescenti. Due adolescenti, sì. Condividevo la mia camera con mia sorella maggiore. L’unica che sapeva come comportarsi con me, l’unica che mi capiva!
Mentre canticchiavo Small Bump di Ed Sheeran, mia madre entrò di soppiatto in camera ed iniziò a blaterare cose del tipo: “Prova ad essere più socievole, altrimenti resta a casa.
Rimasi stupida dalle parole che mia madre aveva appena pronunciato. Ero a conoscenza del fatto  che non ero molto brava a conversare ma non pensavo fosse tanto evidente.
Ma se non conosco nessuno, con chi mai dovrei parlare?” – dissi provando a controbattere, dato anche il fatto che non ero ancora a conoscenza di quali ‘amici’ avrebbero trascorso la giornata con noi.
È una vita che li conosci, non dire cazzate Hope!-fece una pausa e poi aggiunse- forse è meglio che resti a casa!”.
Stetti in silenzio, non sapevo cosa dire e di certo non sapevo di essere una fonte d’imbarazzo per i miei genitori, per mia madre; la donna che mi aveva messa al mondo, la donna che si era sempre vantata della bellezza della propria figlia, la stessa figlia di cui ora si vergognava. Non era una bella sensazione sentirsi dire : "Sei un’asociale,sei solo fonte d’imbarazzo” dalla propria madre - non furono quelle le parole esatte ma il frutto del discorso era quello – così del tutto incosciente le lacrime iniziarono ad attraversare il mio viso in silenzio. Mi sentivo frustrata. Ero frustrata. Una sensazione così strana per una sedicenne, ma così familiare per me.
Udendo dei passi avvicinarsi all’uscio della porta, asciugai le lacrime con il palmo della mano e mi voltai per non far notare il rossore dei miei occhi.
Sbrigati, tuo padre è arrivato. Come al solito sei sempre l’ultima!”- mi disse atona
Non vengo
Mi guardò irritata e disse –“ sbrigati non voglio discutere
“lo hai detto tu: – controbattei – altrimenti resta a casa” – ripetei  le sue esatte parole
Non è vero” – cercò di difendersi
NON VENGO!” – urlai risoluta e piena di rabbia.
Sentii mio padre entrare dal portone.
Mia madre si rivolse a lui irritata e frustrata : “ I tuoi figli sono indisciplinati. Non organizzare più nulla per loro – disse guardandomi come per dire “ continua così e ci rimetteranno anche i tuoi fratelli”– resteranno chiusi in casa a vita – fece una pausa- e che non osi più chiedermi di uscire” concluse riferendosi a me.
Intuii che mio padre stava sbroccando quando un color rosso collera iniziò a formarsi sul suo viso. Per quanto non volessi vedere mio padre in quelle condizioni, non esitai dal dire ciò che mi gironzolava in testa : “ Non lanciare frecciatine, preferisco restare a casa  piuttosto che giocare a fare la famiglia felice con la gente!
 Mia madre si sentì minacciata e cercò di difendersi ma non concluse nulla.
Alla fine mi arresi. Andai a quel maledetto pic-nic solo per mio padre, perché lo aveva organizzato maggiormente per noi e anche perché odiavo che i miei litigassero per l’ennesima volta. Infine convinsi mio padre a portare anche la mia cagnolina Nelly con noi, almeno mi avrebbe fatto compagnia.

 
Il viaggio in auto era straziante, i miei non si decidevano a farmi ascoltare  Little Things alla radio e  la mia testa scoppiava da impazzire.
 
La fine di quel tortuoso viaggio era giunta ma stava per iniziare una nuova tortura : la conversazione forzata con le figlie degli amici dei miei.
Ebbene sì era una tortura. Era una tortura perché non avevamo nulla in comune e le nostre ‘conversazioni’ erano ridotte al :”Come stai?” 
Bene tu?
Bene” – fine conversazione.
Mi sforzai di prolungare le conversazioni il più possibile, ma appena il pranzo finì trovai una scusa per ‘scappare’.


La giornata era meravigliosa: il sole riscaldava anche il cuore più gelido, il cielo era candido con qualche nuvola che assumeva le svariate forme e la brezza piacevole che scrollava di dosso ogni problema.
Passeggiare con Nelly ed ascoltare musica era piacevole, migliorava ogni mia giornata, mi lasciava pensare, pensare a tutto e piangere se era necessario. E quel girono piangere era sin troppo necessario. Scrutai in lontananza un bellissimo prato verde e decisi di raggiungerlo immediatamente. Liberai Nelly dal guinzaglio e mi sedei ad osservarla correre libera  e spensierata.
Come t’invidio Nelly” – ammisi.
Vorresti essere un cane?!”- udii una voce alle mie spalle, era così soave e di una strana limpidezza. Mi voltai e dato il sole alle spalle dell’individuo, non riuscii a decifrare i tratti del viso ma, non appena si sedette accanto a me, rimasi incantata della perfezione di quel volto: occhi azzurro oceano, capelli biondi stile sbarazzino e quegli zigomi così perfetti, per non parlare poi di quelle labbra sottili ed intriganti. L’osservai attentamente: indossava solo un jeans chiaro e un maglione azzurro, forse eccessivamente invernale. Indossava delle Vans bianche con qualche disegno sbiadito. Probabilmente qualche bambino le aveva sporcate con dei pennarelli.
Allora?” – m’incito ad una risposta inclinando la testa per attirare la mia attenzione.
Ritornai alla realtà, sobbalzando.
Ehi, ehi  scusa, non volevo spaventarti” - disse con un accenno d’imbarazzo.
No, non preoccuparti” – ribattei con voce frivola.
E cosi, una ragazza splendida come te, vuole diventare un cagnolino?!” – disse con fare beffardo.
Lo guardai titubante, non capivo a cosa alludesse e accorgendosi della mia espressione interrogativa chiarì : “ Non volendo ho ascoltato la conversazione con il tuo cane, che presumo si chiami Nelly”.
Del tutto imbarazzata cercai di giustificarmi : “Mmh... sì lei, lei è così libera! Guardala si diverte anche da sola ed è sempre coccolata da tutti e ….” mi bloccai osservando un enorme Husky avvicinarsi alla mia piccola cagnolina, mentre stavo per avvicinarmi il ragazzo mi fermò e mi rassicurò dicendo:” Tranquilla, l’Husky è mio – mi mostrò il guinzaglio azzurro –  non morde ed è educatissimo’’ – sorrise e poi aggiunse :“ oh, che maleducato, non mi sono presentato adeguatamente. Piacere io sono Alessandro
Piacere io mi chiamo Hope”- gli sorrisi.
Hope - ripeté – nome originale, sei italiana giusto?” – chiese titubante.
Sorrisi a quella domanda. Non era la prima volt che me lo chiedevano, ma lui aveva un nonsochè di diverso, forse delusione e per cosa? Sarebbe stato a suo vantaggio, avrebbe potuto portarmi a letto per poi scaricarmi senza farsi troppi problemi.
sì ma certo, nelle mie vene scorre puro sangue partenopeo”- ammisi orgogliosa.
Alessandro sorrise mostrandomi quei suoi denti bianchi e perfetti, che potevano far concorrenza agli abiti lavati con Perlana.


***

Era piacevole parlare con lui . Era trascorsa non poco più di una mezz’oretta e già ero completamente a mio agio, sembravo lo conoscessi danni. Parlando del più e del meno, venni a conoscenza del fatto che frequentavamo lo stesso liceo (cosa che mi sconvolse. Possibile che non avevo mai incrociato il suo sguardo??); che era single proprio come me, ma da poco tempo mentre io lo ero da otto mesi; che voleva divertirsi e che desiderava con tutto se stesso viaggiare proprio come me. Avevamo molte cose in comune ma anche molte differenze una delle quali riguardava la nutella, io la adoravo mentre lui la odiava (mi crollò il mondo addosso).
“.. allora perché sei qui?” – fece una pausa in attesa di risposta
Pic-nic con famiglia” – risposi secca.
No, intendevo perché sei venuta in questo prato tutta sola?”- chiarì meglio la domanda
Volevo restare sola, per pensare, o meglio non pensare affatto” – risposi enigmatica.
Alessandro mi guardò perplesso ma non appena vide calare una sorta di tristezza sul mio volto, si avvicinò e mi strinse a sé. Dopo quel piccolissimo gesto scoppiai singhiozzando in lacrime,lacrime che avevano bisogno di nascere fra i miei occhi, attraversare le mie guance e giacere nelle mie labbra. Ed io avevo bisogno di parole rassicuranti, proprio quelle che Alessandro mi stava sussurrando cercando di calmarmi : “ tranquilla – mi ripeteva – sfogati, butta tutto fuori, io ti ascolterò”.
Dopo essermi calmata tra un singhiozzo e l’altro gli raccontai tutto. Non si perse neanche una virgola.
Non avevo mai avuto uno spettatore così attento” – me ne uscii beffarda, cercando di sdrammatizzare la situazione. Alessandro rise un attimo per poi tornare serio ad osservarmi attentamente. Ero perplessa non sapevo cosa volesse dire o fare, era enigmatico, senza espressione. Per un decimo di secondo ebbi il timore di quello sguardo così freddo e distante, ma questa sensazione fu accantonata il secondo successivo pronunciò queste esatti parole : “Ci sono io adesso. Non soffrirai più. Sarò il tuo solo ed unico spettatore” e con quest’ultima affermazione mi rivolse di nuovo il suo magnifico sorriso a trentadue denti e mi strinse a sé.
Non capivo cosa stesse accadendo. Come poteva quel magnifico ragazzo dire delle cose del genere ad una sconosciuta? Non mi diedi alcuna risposta e non intendevo farlo, trovavo conforto in quel ragazzo, avevo sempre voluto tale sicurezza e conforto nella mia vita. Rimanemmo una nella braccia dell’altra a lungo, senza pronunciare parola. Il tempo passava ma era come fermatosi per me. Il  mio centro era lì, rappresentato da un individuo che sembrava conoscere da una vita, uno sconosciuto così familiare.: Alessandro.  Senza accorgermene mi prese il viso, m guardò ed appoggio le sue sottili labbra alle mie in modo così delicato da sfiorarle per poi diventare passionale. Le sue labbra avevano un sapore così piacevole, impossibile da descrivere,  così dannatamente perfette da indurti a morderle. Il morso non tardò ad arrivare, in fondo era il mio marchio. Quando lasciai quelle splendide labbra mi accorsi di essermi fatta prendere troppo dalla foga del momento: sentii uno strano sapore di metallo in bocca; era sangue, il suo sangue. Ridacchiai dall’imbarazzo  e lui mordicchiandosi il labbro inferiore cercando di far smettere ' l'emorragia’, si avvicinò e  mi sussurrò all’orecchio: " sei una cagnolina cattiva, tanto cattiva quanto adorabile”, per poi baciarmi nuovamente aggiungendo un movimento lento e delicato per cingere i miei fianchi ai suoi e per sfiorare di tanto in tanto e stringere nelle sue mani i fianchi lasciati scoperta dal mio top. Purtroppo il fantastico momento passionale dovette finire, data la mancanza di respiro. Le sue labbra lasciarono le mie con riluttanza e con un’estrema lentezza. Subito dopo mi cinse i fianchi e sussurrò delicatamente all’orecchio: “Sai, noi già ci conoscevamo. O meglio io già ti conoscevo – si fermò, io mi alzai  e lo guardai interrogativa, mi osservò e continuò  – qualche anno fa ti chiesi di uscire, ma tu non accettasti perché eri follemente innamorata del tuo ragazzo, uno stronzo di prima categoria dovrei aggiungere
Ehi! – lo interruppi in disaccordo – è stato il mio primo amore
Quel che era, era, rimarrà sempre uno stronzo di prima categoria, so cosa ti ha fatto e non merita nemmeno che tu lo difenda .”  - disse riluttante riferendosi, presumo, al fatto che prima mi fece innamorare, perdere la verginità poi e tradirmi con una sconosciuta infine.
Allora? Continua” – lo incitai.
Da quel giorno sei sempre rimasta nei miei pensieri, non ti ho mai dimenticata e in questi ultimi anni ho osservato ogni tuo movimento, ho interrogato ogni tuo ragazzo fingendo di essere tuo fratello, ho fatto pazzie per conoscere ogni piccolissima cosa di te e tu non mi ha mai degnato di uno sguardo – alzò lo sguardo e continuò – Hope sono innamorato di te da quando mi hai respinto, mi hai attratto sin dal primo istante,  sei speciale, sei unica, sei semplicemente tu ed io ti voglio mia per sempre!” . Affermato ciò mi prese per strinse i fianchi con le sue possenti mani, mi attirò a sé e lasciò uno splendido bacio sul collo, per poi arrivare alla guancia.
Mai nessuno aveva fatto tutto ciò per me e poi  il suo bacio sulla guancia significò più di tutti gli altri monotoni baci.
Come avevo fatto a rinnegarlo in precedenza?” – mi chiedevo
Forse è stato un bene respingerti in passato” – gli dissi beffarda.
Forse si- ammise- mi hai reso una vita un inferno Hope Carthright  ed ora che sei tra le mie braccia non ti lascerò più andare, sei mia e lo sarai per sempre!
A quelle parole arrossii e sorrisi pensando di aver trovato, o meglio, ritrovato un ragazzo spettacolare.

 
Mi distassi per una buona oretta mentre aspettavo le risposte delle analisi, che il dottor Bianchi mi aveva consegnato qualche minuto dopo. Ero incita! Di un maschietto! Il mio bellissimo Alex!
D'un tratto, entrò dalla porta un uomo stupendo con una bellissima bambina arrampicatasi sul suo braccio possente. Era bionda, proprio come lui, occhi verdi, e due guanciotte così carine da prenderle e baciarle. I due si assomigliavano parecchio; e pensare che l’uomo alto, biondo e muscoloso era mio marito, incontrato una decina di anni fa a liceo; e che la bambina che giocava con lui era la nostra splendida Andrea, nata non più di due anni fa, mi rendeva orgogliosa della mia vita e del fatto che con un casuale incontro avevo scoperto la felicità e che presto questa felicità si sarebbe rafforzata con l’arrivo del mio bambino.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: hope says_