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Autore: LilyHome    28/05/2013    1 recensioni
Mia sorella.
Un nome un programma.
Quando l'odio si fonde con l'amore e il legame del sangue supera ogni rancore.
La propria perfetta vita frantumata da un fantasma del passato. Uno spettro seppellito in fondo al cuore. Perché ciò che scorre dentro le vene, ciò che pulsa nel petto è impossibile da ignorare. E una volta aperti gli armadi gli scheletri saltano fuori, sempre.
Mia Sorella è un racconto d'amore travisato e macchiato, un racconto che lascerà il segno.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Katie fece scivolare il rossetto nella borsa Louis Vuitton e raccolse il fascicolo dalla scrivania.
-A domani, Milly- Salutò la sua collega e si avviò con passo svelto fuori dal’’ufficio.
-Ricordati la riunione, Katie- le disse Milly strizzandole l’occhio –Alle nove. Mi raccomando, Sue si aspetta la presentazione completa-
-Sì, sì- Fece Katie.
L’aria fredda di novembre la investì non appena mise un piede fuori dal palazzo.
Piano per la serata: indossare il nuovo completo di Victoria’s Secret, chiamare il ristorante per confermare la prenotazione, assicurarsi che Sam rimanga in ufficio fino alle otto e ricontrollare se l’orologio della Bulgari fosse ancora nel suo pacchetto regalo dentro l’armadietto dei trucchi dove l’aveva lasciato quella mattina prima di andare in ufficio.
Il cellulare le vibrò nella tasca, Katie chiamò un taxi e scivolò dentro prima di controllare il telefono.
Era Polly, la segretaria dello studio di Sam.
 
Ha una riunione con il reparto pubbliche relazioni fino alle sette e mezzo. Ma si dilungherà, queste cose tendono sempre a tardare. Se così non fosse ci penso io a bloccarlo qui con qualche pratica da sbrigare. xoxo
 
Katie si lasciò scappare un sorriso e arrivò nel loro appartamento.
Lei e Sam stavano insieme da quattro anni. Quattro anni fantastici.
Si erano conosciuti dopo l’università, quando Katie si era trasferita a Londra dopo essere scappata da Bath. La sua città natale.
Non che non amasse Bath, era casa sua e tutto il resto, ma voleva mettere un bel po’ di chilometri tra lei e la sua famiglia.
 
Salì le scale fino al secondo piano e aprì la porta dell’appartamento.
Il loro appartamento era quello che Katie aveva sempre sognato. Un salotto che funzionava da camera da pranzo, con i divani di pelle (eco-pelle dell’Ikea) panna e la vecchia dispensa della nonna di Sam. La cucina a giorno con le mattonelle del pavimento gialle. La loro camera da letto e una stanza che aveva un piccolo divanoletto e una scrivania con il computer fisso. Potevano desiderare di meglio?
Comprarlo ecco cosa c’era di meglio. Ma per ora andava bene così, si continuava a dire.
Katie si sfilò i tacchi e aprì il frigo per prendere una Coca Cola. Sull’anta, attaccato ad una calamita presa a Parigi, un messaggio di Sam faceva capolino.
 
I cornetti caldi stamattina avevano il loro perché, grazie. Come prima mattina da ventisettenne mi sento alla grande.
Puoi comprare dell’aspirina quando torni? Non vorrei che rimanessi senza, tra un po’ ci sono i tuoi giorni e…
Ps: Ho aggiustato la lampada nello stanzino.
 
Katie si sedette sulla toeletta in camera da letto e iniziò a prepararsi, quando squillò il telefono.
Afferrò il cordless e controllò il numero sul display –Ciao, mamma-
-Tesoro!- Trillò la donna –Sam è a casa? Volevamo fargli gli auguri io e tuo padre-
-No, ancora no- Finì di applicare il gloss sulle labbra ed aprì l’anta dell’armadio. Un tubino nero con la borsetta di camoscio verde sarebbe dovuta andare bene, sì. –Dovevate chiamare prima che uscisse di casa stamattina-
-Lo so!- Sospirò la madre –Ma non sapevamo se vi avremmo disturbato, cara-
-Vi faccio chiamare io domani, stiamo andando a cena fuori-
-Oh, certo. Come preferisci tu-
La madre di Katie adorava Sam su tutta la linea, non c’era verso di fargli vedere alcun difetto –Senti mamma ora devo lasciarti, prima di andare devo passare in farmacia. Aspirine, non allarmarti-
La sentì buttare via l’aria nella cornetta –Va bene, Katie. Domenica vieni a pranzo da noi, non è così?-
-Sì, come ogni settimana- Si infilò le decolté della Prada e agganciò –Ciao mamma, a domenica-
-Ciao tesoro-
Si chiuse la porta alle spalle e infilò una manica al suo cappotto vintage.
La farmacia era proprio dietro l’angolo, avrebbe impiegato al massimo dieci minuti.
Si mise in coda dietro le tre vecchiette e compose il numero del ristorane per confermare il tavolo.
Non che avesse delle speranze, ovvio.
Non che ci pensasse ogni giorno, ovvio.
Ma da un po’ di tempo Sam era diventato più.. come dire, attento.
E tenero anche.
Non che ci pensasse ogni giorno, ovvio.
Ma la sua amica Ellie lo aveva detto mille volte.
‘Cara la mia Katie, tra un po’ ti chiederà di sposarlo’.
Katie aveva risposto che Sam ti certo non stava pensando a quello, però Ellie le aveva messo la pulce nell’orecchio e Katie non poteva fare a meno di notare il cambiamento lento nel comportamento di Sam.
Sam. Ancora aveva difficoltà a dire che era il suo ragazzo. Che loro convivevano da un anno e mezzo e stavano insieme da quattro.
Sam era diventato con il tempo non solo un dispensatore di orgasmi da favola, ma anche un sicurezza. Una persona su cui contare.
La prima volta che aveva capito esattamente quanto contasse lei per Sam era stato tre anni prima.
Loro due non erano ancora un vera e propria coppia, si vedevano il finesettimana e raramente dormivano insieme dopo un rapporto.
Ma tre anni prima Katie aveva avuto un incidente con la macchina, nulla di serio solo un grande bernoccolo e uno spavento enorme, Sam non appena aveva saputo era corso in ospedale ed era rimasto con lei tutta la notte.
Per Katie quello era stato amore.
Afferrò la busta della farmacia e si avviò per tornare a casa. Mentre saliva le scale fino al secondo piano cercò nella borsa le chiavi della porta.
-Ciao Cath-
Katie sentì una morsa stringerle il petto, sollevò lo sguardo dalla borsa e lo spostò sulla ragazza che era accasciata sulla soglia del suo appartamento.
Aveva i capelli bruni e la frangetta scompigliata che le ricadeva sugli occhi.
Con sé solo una piccola sacca di cotone mezza strappata. Una lunga gonna etnica e un cardigan.
Tremava come una foglia per il freddo autunnale.
Katie fece scorrere lo sguardo sul paio di Superga rovinate e scucite.
Le chiavi le scivolarono dalle mani tintinnando sul marmo del pianerottolo.
Ritornò a guardarle il viso e trovò un paio di occhi gonfi di pianto.
Occhi identici ai suoi.
Le labbra identiche alle sue tremano deboli.
-Maggy- Sussurrò sfinita Katie.
La gemella accennò ad un sorriso tiratissimo –Puoi farmi entrare?-
Katie raccolse veloce le chiavi dal pavimento gelido e si affrettò ad infilarle nella serratura.
-Mags appoggiati a me-
La sorella si attaccò alla spalla di Katie ed entrò nell’appartamento.
-Bella casa, Mags-
-Grazie- Il cuore di Katie batteva fortissimo.
Quattro anni e mezzo per poi presentarsi morente sulla soglia di casa. Quattro anni e mezzo.
-Stai bene?- Le chiese facendola sedere sul divano, le scostò la frangia dalla fronte.
-Fisicamente sto bene, sì-
Katie le strinse le mani. Erano freddissime, Dio.
-Mags, andiamo a farci un bagno caldo, va bene?- Le propose sfilandole le scarpe di tela.
I piedi erano pieni di vesciche. Katie trattenne un gemito.
-Così ti riscaldi un poco, metto su del tè e lo bevi nella vasca. Ti do un pigiama invernale e poi mi dice che succede, okay?-
Non aveva mai visto la sorella in questo stato. Maggy era sempre stata solare e vivace. Ora là, a guardarla quasi malata, faceva una certa impressione.
Katie riempì la vasca di acqua bollente e aiutò Maggy a spogliarsi. Oltre ad essere fredda era anche terribilmente magra. Non il magro delle modelle però, era un magro diverso, insano.
La fece immergere nella vasca e iniziò ad insaponarle la schiena con la spugna.
-Mi dispiace, averti rovinato la serata- Disse Maggy fissandole il tubino nero.
Solo in quel momento Katie si ricordò di Sam –Non scherzare- le disse soffocando l’onda di amarezza.
Maggy aveva sempre avuto un certo tempismo nel rovinarle i bei momenti.
-Vado a prepararti il tè e a prenderti il pigiama-
Tornò poco dopo con la tazza fumante tra le mani e gliela porse.
-Da dove vieni?- azzardò. La fissò bere un sorso bollente e osservò la pelle d’oca sulla schiena scarna.
-Dal Ciad, è in Africa-
-Lo so dov’è il Ciad- Disse Katie riprendendo la spugna e accarezzandole le braccia abbronzate –E prima dov’eri?-
-In Sudan-
-Ed è bello?- Katie notò la propria stupidaggine in quella domanda, ma pur di parlare avrebbe detto qualsiasi cosa.
-Dipende-
-La mamma non ha idea che tu sia viva e vegeta- Katie si morse la lingua, non voleva farsi scappare niente, ancora. Era appena tornata.
-Lo so-
Dopo un paio di minuti in completo silenzio Katie immerse una mano nell’acqua –Si sta raffreddando, Mags- Si alzò in piedi e prese il morbido accappatoio verde pastello –Esci, dai-
La sorella eseguì e si lasciò avvolgere dalla stoffa soffice.
Katie la portò nella stanza da letto e la fece sedere sulla toletta. Prense il phon e  la spazzola e le asciugò i capelli con dei movimenti lenti.
Era stata via tanto tempo, che ora come ora sembra quasi un sogno averla lì tra le braccia, pettinarle i nodi dei capelli.
Da bambina Maggy non piangeva quasi mai. Non era una di quelle mocciosette capricciose che per ottenere quel che volevano o in vena di tristezze scoppiavano in lacrime. Lei era sempre stata la gemella forte, quella che quando il nonno era morto l’aveva abbracciata e le aveva sussurrato ‘il nonno aveva ottantasette anni, Katy. Ha avuto una vita felice, tutto finisce’
Era quasi surreale, stava pettinando i capelli di sua sorella, dopo quattro anni e mezzo che non la vedeva.
Aprì l’anta dell’armadio e tirò fuori un pigiamo caldo. Le stava infilando la maglietta quando sentì la porta di casa aprirsi.
Sam.
-Aspettami un secondo- Le disse.
Corse in salotto e vide Sam che poggiava la valigetta col portatile  –Ciao, Katie-  Sorrise –Ha iniziato a piovere, sono salito solo per prendere un ombrello. Se ti metti le scarpe andiamo, dai-
Katie rimase immobile.
Sam allora corrucciò la fronte –Katie?- Si avvicinò e le avvolse la vita con le braccia –Che succede?-
Katie fissò il suo viso preoccupato –E’ tornata, Sam. Mia sorella è qui-
Sam strabuzzò gli occhi incredulo –Tua sorella?- Chiese –Tua sorella sparita nel nulla?-
Katie annuì –E’ in camera nostra, è distrutta non so cosa sia successo. Non so se chiamare mia madre. Non so se farle delle domande- Prese un respiro e accucciò la testa nel collo del ragazzo  Non so cosa fare, Sam-
Lui sospirò e la strinse a sé –Fai da brava sorella. Io vado a prendere una birra con Jon, va bene? Vi lascio sole-
-E’ anche il tuo compleanno…- Mugugnò Katie.
-Avremmo un sacco di altri compleanni da festeggiare insieme. Non preoccuparti, prenditi cura di lei. Io torno più tardi-
Katie lo baciò –Tanti auguri, Sam-
Lui si sciolse la cravatta e uscì di casa –A dopo-
Katie sentiva le ginocchia tremarle, andò in camera da letto e vide Maggy immobile davanti allo specchio della toletta bianca.
-Eccomi- Disse. Non si era messa i pantaloni del pigiama allora Katie la aiutò ad infilarli. Aprì il letto sistemando le coperte e la fece distendere sul lato dove dormiva lei di solito.
Non seppe bene per quale motivo, ma saperla della sua parte di letto le infuse un senso di sicurezza.
 –Ti preparo qualcosa da mangiare-
-Come vuoi- Fece Maggy senza in realtà dire nulla.
Katie sospirò, doveva mantenere la calma. Lei era tornata. Questo bastava.
Andò in cucina e riscaldò un po’ di zuppa la versò su un piatto e la mise in un vassoio.
Maggy aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Era così strano vederla così.
Si sedette sulla sponda e prese un cucchiaio.
Stava imboccando la sua gemella, la sua gemella autosufficiente ed estremamente indipendente.
Di solito era Maggy ad imboccare le persone nel suo lavoro, che ironia.
Quando scosse la testa alla quarta cucchiaiata Katie posò il piatto sul comodino. Era forse diventata anoressica?
Le toccò la fronte con le labbra –Forse hai un poco di febbre- Constatò –Meglio se dormi un poco-
Maggy annuì e affondò nei cuscini.
Katie stava per alzarsi e portare gli avanzi della cena in cucina quando Maggy la trattenne debolmente per una mano –Non lasciarmi dormire sola, Cath-
Katie allora sorrise timida e si accucciò accanto alla sorella, ancora vestita da sera.
Quando Sam verso l’una tornò  a casa trovò due ragazze uguali abbracciate nel suo letto. Una con i capelli marroni e lunghi che indossava un pigiama e l’altra con la chioma color del miele stretta in uno chignon spettinato che vestiva un tubino nero.
Aggiustò il piumone sopra entrambe e sciolse la pettinatura a Katie prima di baciarla sulla guancia e andare a dormire sul divanoletto della stanza accanto. 
   
 
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