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Autore: Glory and Love    28/05/2013    0 recensioni
Londra, anno 2013 (England).
"Ora mi metto a dormire, prego il Signore di preservare la mia anima. Se dovessi morire prima di svegliarmi, prego il Signore di prendere la mia anima".
Catherine Streisand, "Kate" , è vedova da circa due anni. Suo marito, Matt Montgomery, è morto per una malattia la quale è stato costretto a stare in ospedale fino alla fine dei suoi giorni. A distanza di due anni, però, quando Kate rientra nel suo appartamento trova un' e-mail indirizzata a lei, spedita poche ore fa. E' di Matt. Poche parole ma ben chiare: "Waiting for you..." Nel nostro 'posto speciale', recitava l' e-mail. Kate, dunque, lascia l'Inghilterra per tornare nel loro posto speciale. Lei sa qual'è. Ma non sarà così facile come crede. Un viaggio lungo a sfondo horror psicologico che vedrà protagonista le memorie della giovane, andate perse nel corso del tempo.
"Ora sono qui...nel nostro 'posto speciale' aspettando te..."
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Letter From Silent Heaven


Erano coperte di sangue e ruggine le pareti che ora ricoprivano il Broken Trust Hospital di Centralia. La voce di prima aveva, come dire, aperto il sipario dell'ormai conosciuta versione alternativa della città.
Cos'era la versione alternativa?
Bella domanda. Ancora oggi non so dare una risposta chiara. Nel freddo corridoio dell'ospedale sento come una forza malefica che mi punisce. Una frusta che colpisce la mia carne nuda facendola sanguinare. Il sangue è scuro, quasi nero. Non capisco perchè continuo a sentirmi così ma non è certo una cosa normale. 
Fabio... piccola peste! Chissà dov'era finito adesso... i passi che si allontanavano li avevo sentiti attraverso la porta della stanza. Scendevano le scale. Che Fabio stesse scappando attraverso l'uscita secondaria? Meglio verificare. 
Noto con sorpresa che l'ascensore funziona. Ed è proprio quel "grande mostro di ferro", come lo chiamavo da bambina, ad aprirmi le porte. Entrai con passi lenti, quasi indecisi, toccando il suolo dell'ascensore. C'è una fila di pulsanti... alcuni non funzionano e l'unico che sembra partire è il secondo piano. Lo premo e sento l'ascensore scendere. In quel momento ricordo di Matteo, ancora nella stanza a riposarsi. Sarei dovuta andare a riprenderlo per dirgli che Fabio era scappato, di nuovo. 
L'ascensore si fermò, aprendo le porte. La radio riprese la sua interferenza. Di bene in meglio... mi misi sulla difensiva con il tubbo di ferro, puntando la torcia prima a destra e poi a sinistra. Anche le pareti del secondo piano erano piene di sangue e ruggine. Sembrava quasi una struttura inutilizzabile.
Come pensavo c'erano due infermiere che brandivano ancora le forbici. Prontalmente, io le uccisi tutte e due, prima di dirigermi nella stanza A9, dove avevo lasciato Matteo riposare. Entrai, trovando anche quella stanza del tutto cambiata. Qui, le pareti, erano ricoperte da dei lenzuoli bianchi, sporchi, e si sentiva un respiro affannoso. Come quando rare volte mi ero sentita male. Sul comodino notai le pillole che poco fa Matteo aveva ingerito. Anche ora si sentiva male?
Dovevo trovarlo. Uscii dalla stanza, attraversando il corridoio, ritrovandomi la rampa di scale. Qualcosa attirò la mia attenzione e guardai giù.
Il rumore di una porta che sbatte e proveniva da i sotterranei.
L'ascensore non funzionava... l'unica cosa era scendere le scale. Ad ogni gradino che facevo, i passi sembravano più chiari come se quella persona stesse correndo vicino a me. Era una strana sensazione... quasi brutta. Infatti se guardavo il pavimento, illuminato con la torcia nella mia maglietta, vedevo delle tracce di sangue che prendevano la forma della suola di una scarpa. 
Si fermarono davanti la porta del sotterraneo. Con mano tremante aprii ed entrai. 
Camminai lungo il corridoio, mettendomi sempre sulla difensiva nel caso ci fosse stata qualche infermiera. Avanzai ancora fino a notare una sedia a rotelle per terra. Con una ruota ancora che girava. Da lì partiva un' enorme stiscia di sangue che girava l'angolo. Prima di svoltare a destra del corridoio presi un bel respiro, riprendendo la pistola nella borsa e riponendo il tubo di ferro. 
"Ah, Kate!"
Sentii come in un sussurro quando mi affacciai al continuo del corridoio. Il tono di quella voce era... roco. Mi ricordava tanto la voce che aveva Matt nei nostri rari momenti di passione. Quella voce era come se fosse felice di avermi lì.
Metteva quasi i brividi al solo pensiero di essere osservata da qualcuno. 
Osservai la striscia di sangue, continuava fin dentro l'ascensore e sulle porte di ferro, colorate di un verde scuro e chiaro, notai dei fori. Chiunque era stato lì doveva aver sparato con qualcosa a raffica, riuscendo anche a colpire il suo obbiettivo a giudicare da tutto quel sangue sparso per il corridoio. 
Deglutii. Non era una buona idea aprire l'ascensore per vedere cosa nascondesse. Se da sopra l'ascensore non arrivava un motivo c'era e di certo non volevo scoprirlo ora. 
Stavo per tornare indietro quando sentii dei lamenti. Provenivano nella porta vicino l'ascensore. Alzai la pistola, voltandomi verso quella direzione. Stavolta sembrava più qualcuno che stava soffocando... o meglio che stavano soffocando. Riuscivo a sentire il respiro mancarmi e la forza nelle braccia anche. Strinsi i denti e spalancai la porta, urlando.
Quella strana sensazione sparì non appena illuminai la stanza. Anch'essa malandata ma almeno non c'era sangue ovunque. Iniziai a guardarmi intorno, trovando delle munizioni per mitraglietta e l'arma per l'appunto lì vicino. Chiunque deve averla dimenticata dev'essere stato lo stesso che ha sparato alle porte dell'ascensore. 
"Kate!"
Sentii dietro le mie spalle. Sorrisi, voltandomi, e senza pensarci risposi:
"Matt!"
Ma appena la luce della torcia illuminò il volto di colui che mi aveva chiamata, la mia espressione cambiò. Non era Matt, come avevo soltanto pensato per un attimo che fosse lui?
"Oh... Matteo. Ti stavo cercando, non eri nella tua stanza. Scusa..."
Lui scosse la testa con un' espressione alquanto arrabbiata e delusa. Lo so. Dovevo aspettarlo e girarmi le altre stanze del secondo piano, ma non appena avevo sentito la porta del seminterrato sbattere... avevo pensato fosse Fabio.
"Ma comunque... stai bene, no?!"
Azzardai a dirgli. Pessima mossa. 
Quando Matteo riportò il suo sguardo su di me era furioso. Mentalmente contai fino a tre. Meno 1... 2... 3... infatti esplose:
"Comunque? Che vuol dire Comunque? Non sembri felice di vedermi e... Dio! Non sono mai stato impaurito così tanto in tutta la mia vita. Ci sono mostri orribili lì fuori. Ma tu no. Tu pensi solo a quel tuo marito morto, non è così?!"
Abbassai lo sguardo. Aveva ragione. Dovevo aspettarlo... avevo sbagliato. Mi sentivo, stranamente, in colpa per ciò. In colpa già... ma per cosa? 
Perchè avevo dimenticato Matteo al secondo piano? 
"Tu devi... prenderti cura di me. Così come io di te."
Lo fissai perplessa. Che cosa voleva dire? Che mi avrebbe seguita ovunque sarei andata? E' strano... quando lo guardavo avevo la sensazione di avere tutto ciò che avevo sempre desiderato.
Il mio defunto marito non mi aveva mai detto cose di questo genere. Mi fa pensare più al fatto che lui sia una visione di come lo volevo io Matt. Nomi similissimi, aspetto uguale... quale altre coincidenze possono capitare ancora?
Dun'tratto, Matteo mi abbracciò, stringendomi a se.
"Hai ragione. Scusa."
Mi sentivo così in colpa ma cercai di non pensarci. Lui scosse la testa di nuovo e sciolse l'abbraccio, tornando a guardarmi negli occhi. Ora, la luce della torcia, era puntata nel suo viso e riuscii a vederlo meglio in volto.
"Hai trovato Fabio?"
Mi chiese, guardandosi intorno.
"Si. Ma è scappato."
Notai che nei suoi occhi c'era una strana preoccupazione, come se conoscesse bene quel bambino.
"Lo conosci per caso?"
Chiesi, guardandolo. Matteo si strinse nelle spalle per il freddo che faceva lì sotto.
"No. Ma mi preoccupo. E' così solo in un posto come questo..."
Già. Anche io mi preoccupavo per quella piccola peste, in fondo era solo un bambino. Aveva due guanciotte rosse che avrei stretto volentieri tra le mani e gli avrei fatto le pernacchie sopra. A tale pensiero sorrisi. 
"Hai ragione. Sarebbe bene girarci questa sorta di versione alternativa per trovarlo, no?!"
Lui annuì, e insieme uscimmo da quella lugubre stanza.
Tornati nel corridoio, inziammo a camminare vicini. Quando riattraversai il corridoio con la sedia a rotelle sul pavimento sentii nuovamente quel lamento. Matteo si girò verso di me, avendolo sicuramente sentito anche lui.
"Proviene da lì."
E mi indicò una porta gialla con macchie di sangue e un mezzo vetro rotto al centro. Entrai prima io, venendo seguita subito da Matteo appena dietro di me. 
Era un lungo corridoio con svolti e poche luci accese. Fortuna che la mia torcia era ancora carica. D'improvviso sentii un rumore dietro di noi, come qualcuno che trascina qualcosa di pesante. Improvvisamente ripensai alla testa di piramide degli appartamenti. Diamine!
La conferma la ebbi quando Matteo mi urlò:
"Catherine, corri! C'è qualcuno dietro di noi, corri!"
Iniziammo così a correre, svoltando a destra e sinistra in quella specie di corridoio stretto che sembrava un vicolo. Non so come sarebbe finita ma speravo di trovare una porta alla fine di questa corsa.
Matteo iniziò a respirare a fatica, sintomo che si stava stancando. 
Alla fine del corridoio notai un ascensore a porte aperte. Fortuna, speravo solo che funzionasse. Mi precipitai dentro e guardai Matteo che mi stava raggiungendo. Appena tentò di saltare, però, le porte di ferro si chiusero, incastrando una sua mano. 
"Kate! Kate!"
Urlò lui dall'altro lato delle porte. Cercai di fare pressione sulle porte, facendo aprire ma niente. Erano bloccate. Accidenti! Non potevo mica lasciarlo lì però! 
Sentivo anche da dentro i passi di quella creatura e i suoi lamenti da cane ferito, mentre Matteo continuava ad urlare, terrorizzato.
"Sto cercando di aprire le porte... non ci riesco!"
Urlai io, cercando di farle aprire. Ci fu un ultimo urlo prima che le sue parole vennero spezzate. Da lì, ferma, potevo sentire qualcosa affondare nella carne. La conferma la ebbi quando gli schizzi del suo sangue mi arrivarono fin dentro l'ascensore, macchiando le mie gambe e i vestiti che indossavo. 
Sentivo anche quello spadone rigirarsi nella carne e le parole strozzate di Matteo interrompersi a metà, quasi in un sussurro. La mano si ritrasse e le porte si chiusero. L'ascensore iniziò così a scendere.
Chiusi gli occhi, buttandomi contro la parete e cadendo sempre più giù, al suolo verde chiaro dell'ascensore. Mi morsi le labbra, lasciando cadere alcune lacrime. La colpa era mia. Se avessi aspettato Matteo, se lui fosse entrato per prima...
Oh, Dio! Non ha senso, lo so... Ma è ugualmente la morte di qualcuno. Testa di piramide l'avrebbe pagata anche per questo. Partì il suono di una musica triste, mentre raggiungevo il primo piano. 
Uscii dall'ascensore, ritrovandomi nel corridoio. Niente interferenze e capii che la zona era deserta da mostri e infermiere. Avanzai, continuando ad andare in fondo al corridoio, trovando una porta ridotta in frantumi. Prima non era così. Dev'essere stato quel mostro.
Entrai e, curiosa, iniziai a rovistare in giro. Vidi qualcosa di illuminato da una lampada da scrivania. Era una mappa.. l'altro strato di mappa della città con delle chiavi. Vicino, c'era un biglietto che recitava:
"La morte... è solo il principio. 
Se sei davvero coraggiosa e ami il tuo Matt... allora torna nell'albergo Lakewiew Hotel, dall'altra parte della città. Hai dimenticato una cosa molto importante."

Il biglietto era anonimo. Che l'avesse scritto Fabio? Pensi al diavolo e... spuntano le corna. 
Alzai il viso e vidi la statura bassa di Fabio attraversare il marciapiede sotto l'unico lampione funzionante. Adesso dove stava andando? Presi le chiavi e lessi che sulla targhetta c'era il nome dell'Hotel. Bene. Controllai l'altro strato di mappa... per andare all'Hotel avrei dovuto attraversare il lago di Bridweell con una nave dal porto della società storica di Centralia. E pare che era lì dove Fabio si stava dirigendo...
Presi il tutto ed uscii dalla stanza, raggiungendo la porta d'uscita dell'ospedale. Tutto era ancora buio e dal cielo non cadeva nulla... la nebbia c'era sempre, però. 
E come non potevano mancare cani, infermiere e manichini? Correvo più che potevo, prendendo scorciatoie e addentrandomi dentro ai vicoli della città per raggiungere il St. William's Garden al più presto. 





Note di un'anima Silenziosa:
Ed eccomi nuovamente con il nuovo capitolo!
Dunque... qui Matteo ha fatto una brutta fine... poveretto, un pò mi è dispiaciuto. Ma è una cosa fondamentale che si saprà nel corso della vicenda.
Adesso la nostra protagonista sta raggiungendo il St. William's Garden, quartiere dove si trova la Società Storica di Centralia, dall'ultimo messaggio capiamo che probabilmente Matt si trovi al Lakewiew Hotel, dall'altra parte della città. Quindi per passare di lì dobbiamo passare prima alla società storica.
Chi incontreremo una volta lì? Come si evolverà la vicenda? E quella piccola peste di Fabio? Riusciremo a ritrovarla all'interno della società storica? Tutto nel prossimo capitolo...
Un bacio,

Glory and Love.

  
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