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Autore: La Mutaforma    28/05/2013    2 recensioni
"Sono tutti qui, Tazim, ricordo l’ordine in cui sono stati seppelliti. Tuo padre, mio figlio. Mia moglie.. sono qui da troppo tempo. Non ho potuto nemmeno farli seppellire entro le mura della rocca. Per molti, sono ancora dei traditori. Sono anime a cui non ho saputo rendere giustizia"
A che vale ormai questo viver mio? Non meritavate questa sorte ingiusta, non meritavate questa sepoltura indegna, di polvere e ingiurie.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel ricordo di tutto il dolore di quel giorno in cui abbiamo giocato insieme a Revelations e abbiamo scoperto tutta la tristezza della vita di questi personaggi.
Illacrimabile fanciulla, ti dedico questo mio pensiero, per tutte le lacrime che non sappiamo piangere. 
Ti voglio bene. 




Altair lo accompagnò fuori dalle mura di Masyaf.
Il vecchio mentore era silenzioso, più del solito. Il passo lento ma deciso, come se lo scorrere del tempo non avesse avuto il potere di indebolire né la sua forza né la sua volontà.
Costui non è un uomo. È una leggenda.
“E’ qui, Tazim, dove ti dicevo”
Tazim era solo un ragazzo, e aveva quasi timore, la vergogna di accostarsi a quell’uomo che conservava la sua determinazione, la sua forza d’animo tradita solo dallo sguardo perso in quegli occhi che sembravano poter vedere ogni cosa, oltre ogni limite.
Che in quella vita avevano visto troppo. E che tuttavia sapevano non piangere lì, sulla collina fuori da Masyaf.
“Come ti ho detto, qui è dove è stato seppellito tuo padre”
Tazim lo guardò con un debole sorriso. “Mio padre?”
“Malik Al Sayf. Un uomo degno, ligio al dovere, ammirevole. Una persona buona. E un mio amico”
La sua voce era perentoria, ferma. Mascherava un forte malessere.
Tazim si inginocchiò e accarezzò la terra davanti a lui. “Mi sono sempre vergognato di non aver conosciuto io padre” sospirò “…Sono stato allontanato da Masyaf e sono tornato solo per sapere di te, padre mio. E mi hanno solo detto che eri un traditore e un assassino”
Rivolse il suo sguardo al mentore. “Non ci ho creduto mai, nemmeno una volta”
“Menzogne, null’altro che menzogne. Io conoscevo tuo padre. L’accusa rivoltagli era una menzogna, quello che hanno raccontato a te era una menzogna. Menzogne, nient’altro”
Si perse un altro sospiro nel vento. Tazim non avrebbe saputo dire se suo o del mentore.
“Sono tutti qui, Tazim, ricordo l’ordine in cui sono stati seppelliti. Tuo padre, mio figlio. Mia moglie.. sono qui da troppo tempo. Non ho potuto nemmeno farli seppellire entro le mura della rocca. Per molti, sono ancora dei traditori. Sono anime a cui non ho saputo rendere giustizia. Non passa giorno in cui il loro ricordo non torni alla mia mente”
Tazim chinò la testa e baciò la fredda terra sconsacrata che accoglieva il corpo di quel padre sconosciuto e di quella carne strappata ingiustamente alla vita.
Sentì un pianto vecchio di anni salirgli alle palpebre e bagnargli le ciglia. Altair lo aiutò ad alzarsi e sorrise; un sorriso stanco, non vecchio, non rassegnato. Solo stanco.
“Non vergognarti, Tazim. Tuo padre era quel genere di uomo che merita le lacrime del figlio. Sii sempre orgoglioso del nome che porti”
Si incamminarono di nuovo verso la rocca sulla montagna.
Prima di andar via, Altair rivolse insistente lo sguardo alle tre tombe, aspettando di trovare un motivo per restare a contemplare quel tempo ormai lontano.
Ormai perduto.
Si allontanarono insieme, senza più parlare.
 
 
A che vale ormai questo viver mio?
Aspetto solo di fare qualcosa, un’ultima volta, per questa gente mia.
Non meritavate questa sorte ingiusta, non meritavate questa sepoltura indegna, di polvere e ingiurie.
Vedo ancora il tuo sorriso, Maria, amore mio, mentre mi stringi la mano.
Il destino è stata ingiusto con noi. Per questa invendicabile tragedia lunga tutta una vita.
Manco solo io. Non per molto, ormai.
Vedo te, Malik, che mi porgi la piuma, e mi indichi la mia ultima missione.
 
Mai più addio.  

 
 
 
   
 
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