Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: blonde_hoping    28/05/2013    0 recensioni
…“Sappi che per me, da ora, sei morto”
E con queste parole mio padre mi lasciò solo su una panchina di un parco in una zona malfamata della città, per lui ero morto… per lui non contavo più nulla.. ma perché?! Perché avevo deciso di non frequentare l’università come era nei suoi piani? Perché non gli andavano a genio le persone c he frequentavo? Perché non ero il figlio che lui sperava che fossi?
...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PADRE E FIGLIO

…“Sappi che per me, da ora, sei morto”
E con queste parole mio padre mi lasciò solo su una panchina di un parco in una zona malfamata della città, per lui ero morto… per lui non contavo più nulla.. ma perché?! Perché avevo deciso di non frequentare l’università come  era nei suoi piani? Perché non gli andavano a genio le persone c he frequentavo?  Perché non ero il figlio che lui sperava che fossi?

Beh sono fatto così e non  c’ è molto che posso cambiare di me stesso, questo sono io!

Io e mio padre non siamo mai andati d’accordo, lui un uomo distinto e molto serio, io amo la vita di strada e il divertimento, e  non sempre quello legale.
Quella sera litigammo peggio delle solite e ricorrenti discussioni, naturalmente mi  rinfacciò la mia scelta di non frequentare l’università o di trovarmi un lavoro.
Ed eccomi qui due anni dopo a rifletterci ancora sopra, seduto sullo sgabello di un bar, il peggiore della città

E davanti a me, posati sul bancone una serie di bicchieri di birra ormai vuoti e un paio di scotch mi sembra di ricordare, perché in tutto questo tempo l’alcool mi ha aiutato, per quanto ne possa essere dipendente, allontana il dolore e mi fa provare un po’ di felicità, è ormai mattina e decido che è ora di tornare a casa, quella che divido con altri amici, in un vecchio condominio nella periferia. Mi alzo un po’ traballante per tutto l’alcool e inizio a camminare verso la porta dopo aver pagato,  per poi uscire.

Sento l’aria fresca del mattino sul volto e inspiro profondamente, infilo le mani nelle tasche della felpa e mi avvio  verso casa. La città è ancora avvolta dal buio e dal silenzio più totale.

Sono a pochi metri da casa quando decido di attraversare per raggiungere il portone, senza curarmi di niente metto un piede sull’asfalto e girando distrattamente la testa verso sinistra vedo una luce bianca fortissima, e poi il buio più totale.

Non so quanto tempo sia passato ma sto ricominciando a sentire alcune voci intorno a me ma non riesco ad aprire gli occhi, credo di essere svenuto, vorrei  alzarmi ma non ci riesco.
Tra tutte le voci confuse ne riconosco una, quella di mia madre e il mio cuore perde un battito: quella voce che ho rivissuto solo nei sogni per due lunghi anni ora è a pochi metri da me, o forse è tutto un sogno. Una voce sconosciuta a certo punto dice: “bhe vi lascio un po’ da soli, tra poco ritornerò”
Sono solo in una stanza con mia madre? Quanto mi è mancata, e anche mio padre, perché per quanto ci possa aver litigato è mio padre e gli voglio bene, mi ha fatto crescere e c’è sempre stato quando avevo bisogno di lui.
Un secondo dopo posso sentire il profumo di mia madre e sento qualcuno che mi bacia la fronte.

“Potresti lasciarci soli un momento?” era la voce di mio padre, sembrava malinconica, un secondo dopo sento una porta che si chiude e mio padre che sospira…

“Ehi ragazzo come va? Non te la passi tanto bene eh! Sai dicono che mi puoi sentire se ti parlo anche se sei in coma –Cosa in coma? E come ci ero finito in coma?!- quindi ascoltami perché ho alcune cose da dirti..”

“ forse non sai cosa ti è capitato, beh a quanto pare eri ubriaco e sei… stato investito mentre tornavi  a casa, e ecco ci hanno chiamati dall’ospedale e puoi immaginare la reazione di tua madre, era disperata e anche io”
e sento la sua voce spezzata ogni tanto da quelli che sembrano singhiozzi  

“sai devo dirti una cosa e spero mi capirai, quando te la dico vorrei tenerti la mano ma so che non potrai stringerla … ma sai i medici dicono che presto ti risveglierai e che è solo questione di tempo…  sai quando, due anni fa, abbiamo litigato io quelle cose che ti ho detto non le pensavo davvero, quando ti ho detto che non ti consideravo più mio figlio non parlavo sul serio, era colpa del mio orgoglio, sai come sono fatto e beh.. mi dispiace”
 con la voce rotta dai singhiozzi, credo di non aver mai sentito mio padre scusarsi, vorrei potergli dire quanto mi è mancato e abbracciarlo ma non ci riesco, vorrei piangere, ma non riesco a fare nemmeno questo

 “ tu sei e sarai sempre il mio ragazzo, per sempre, e io ti voglio bene, nonostante tutte le  volte che abbiamo litigato, per tutto ciò che ti ho detto perdonami ti prego”
 dovevo parlargli, dovevo dirgli che lo avevo perdonato già da molto tempo

“ti ricordi quando eri piccolo e ti dicevo che eri il figlio peggiore del mondo? Beh non ci credere, sei stato il miglior figlio del mondo, quello sbagliato sono io, con le mie manie e il mio voler essere perfetto, ma da quando te ne sei andato o meglio da quando ti ho cacciato… è cambiato tutto e mi dispiace non essermi scusato prima, prima di tutto questo”

potevo immaginare il suo volto triste e contratto in una smorfia, un secondo dopo sento la sua mano tenere la mia, e vorrei di nuovo piangere, ma c’è qualcosa che me lo impedisce , sento la sua mano stringere la mia sempre di più lo sento… piangere.  Sento un peso sullo stomaco e decido che devo fare qualcosa, devo svegliarmi, devo parlargli, lui deve sapere che ho sentito!

Con tutta la forza che ho riesco finalmente a stringere la sua mano che allenta la presa forse per la sorpresa, apro pian piano gli occhi e mi vuole qualche secondo per vedere in modo nitido.

Giro la testa e finalmente lo vedo, mio padre, di fianco a me, con le lacrime agli, con i cappelli un po’ più di grigi di quanto ricordassi ma con la stessa espressione di sempre

Con una forza sovraumana alzo entrambe le braccia e le avvolgo attorno al suo collo, poggiando il mento sulla sua spalla mentre lo sento piangere e sfogarsi sulla mia maglia, ma non mi importa, ho finalmente ritrovato mio padre, e non servono dire nulla, questo è uno di quei casi in cui i gesti dimostrano più delle parole. Lo stringo forte perché è l’unica cosa che mi serve, l’unica che aspetto da due anni, e so che ora non lo lascerò più andare, qualunque cosa succeda.


*angolo autrice*
Okay salve a tutti:
1) perdonate questo schifo che sto pubblicando, non so neanche perchè lo sto pubblicando
2)lo so fa tanto schifo
3) .. mi sono dimenticata il punto tre... -.-
4)perdonate gli errori ma non ho riletto
5)lasciatemi una recensione in cui mi potrete dire se vi ha fatto schifo, tanto schifo, o vi ha fatto letteralmente vomitare (spero di no lol)
Ah e dato che io scrivo con la musica di sottofondo potete ascoltare I wanna hold your hand la versione di Glee *-*
Okay devo andare a studiare greco, latino, inglese e epica quindi evaporo e vi lascio con questo schifo
Vi amo tanto
Francesca
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: blonde_hoping