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Autore: countrygirl_90    29/05/2013    22 recensioni
"Vuoi che ti tratti da figlio, Trunks? Bene, benvenuto in famiglia! Come vedi, l'agonia è una malattia ereditaria".
Bello, fiero, intelligente... assolutamente detestabile, Vegeta prova ad aiutare suo figlio nell'unico modo che conosce.
"...quel ragazzo non la diceva tutta. E Vegeta gliel'avrebbe fatta sputare."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:
The following is a non-profit fan-based fiction. Dragonball, Dragonball Z and Dragonball GT and their characters are all owned by FUNimation, Toei Animation, Fuji TV and Akira Toriyama.
Please support the official release.
"Welcome to the family" is owned by Avenged Sevenfold.
E' vietata la citazione anche parziale di quanto segue senza un'autorizzazione scritta dell'autrice.





WELCOME TO THE FAMILY




"E come sono da giovane, eh? Mica male, vero?".
Si ravvivò i lunghi capelli turchini con il dorso della mano.
"Mamma!".
"Beh, non è che fossi molto più grande di te all'epoca, sai?".
Gli occhi divenuti frizzanti, per un attimo, si erano presto sgasati.
"E tuo padre? L'hai incontrato?"
.


Da quanto tempo erano lì dentro?
Due ore. Erano passate appena due ore. Centoventi minuti dacché avevano fatto il loro ingresso.
Gli altri erano appena dietro l'uscio. Sarebbe bastato spingere la maniglia verso il basso per uscire.
Due mesi. Erano passati già due mesi. Sessanta giorni dacché lui e suo padre erano rinchiusi in quella stanza.
Vegeta era lì, con lui. Ma non per lui. E non sembravano esserci congegni per aprirlo.
Da quanto tempo non si rivolgevano la parola?
Scazzottate, quelle sì. E tante.
"Alzati da quel letto. Hai riposato a sufficienza".
"Siete fortunato, voi, ad aver trovato ristoro nel sonno".
Un sorriso di scherno comparve sul volto del saiyan. "Dormito male, eh?".
L'ennesima umiliazione, un'altra, ancora. Mai una parola di conforto era uscita dalle sue labbra.


"Buongiorno tesoro!"
"Buongiorno mamma... ahi, la testa..."
La fronte corrucciata. "Ti senti male caro?"
"Non è nulla di che...". Un sorriso mal riuscito, volto solo a non provocare ulteriori dispiaceri alla povera Bulma.
Tutto sommato, un sorriso che funzionava per nascondere la vera eziologia dell'emicrania.
Le rughe più distese, un malizioso sorrisetto indagatore. "Non ti ho sentito rientrare ieri notte... Fatto baldoria, eh?"
"Mamma!". Le gote violentemente accese. 
"Beh, non c'è nulla di male se mi dici che tu e la tua...".
"Ma che vai a pensare? Smettila, mi fai diventare rosso...".



Lo guardò dritto negli occhi. "Cos'è? Incubi?".
Un interessamento sincero delle sue condizioni? Sperava tanto fosse così.
Poi il suo sguardo cadde ironico sui boxer del giovane. "O hai pensato troppo alla tua bella, eh?".
Un altro colpo inferto alla sua dignità. Un altro, ancora. Quanto a lungo sarebbe andato avanti?
Stava per rispondere ma una risata sguaiata lo fermò sul nascere. "Neanche sai fare del sarcasmo. Sei proprio sicuro d'esser figlio mio?".
"Io... io non...".
Gli occhi scuri di nuovo impenetrabili. Un unico cambiamento di armonia al quale non era stato in grado di rispondere, né per le rime né per portare a riva un briciolo di dignità, ormai naufraga nel mare di veleno paterno.
"Quando hai finito di balbettare vèstiti, mangia e vedi di digerire in fretta... Altrimenti la colazione te la faccio vomitare io, a calci".


"Trunks... ascolta bene la mamma ora...". Le lacrime agli occhi.
"Mamma, ti prego, andrà tutto bene".
"As-ascolta Trunks". Gli prese il viso tra le mani. "Tuo... tuo padre era...".
"Calmati, ma'. Tante volte mi hai parlato di papà. Ho capito, siete diversi".
"Lui è... è un uomo molto difficile... non cercare amore nei suoi occhi, Trunks... Bambino mio!"
L'aveva abbracciato, scoppiando a singhiozzare.

"Te ne vuole, te ne vuole tanto Trunks. Credimi. Ma non cercarlo, mai".
Poche notti avevano passato insieme, accendendosi alla svelta e consumandosi nel giro di una mezzora. Era lui a scegliere quando restare su quel letto ad abbracciarla. E solo di quei rari momenti aveva dovuto bearsi: altri non ce ne sarebbero stati. Soprattutto, non su richiesta di lei.
"Altrimenti? Cosa troverei?".
"Solo... solo tanta amarezza. Non devi pretendere, mai".
"Non sarà mica un mostro, mamma...".
"Sii paziente con lui... Sa essere velenoso come una serpe... E non voglio che tu soffra più, mai più!".
"E' ora mamma, devo andare"
. Era presto invece, ma voleva divincolarsi da quell'abbraccio così stretto da stritolargli il cuore.


Non riuscì a schivare una gomitata diretta allo zigomo destro, né tanto meno ad incassare il pugno in pieno stomaco che l'aveva seguita.
"Sei lento, ragazzo!".
Sputò sangue e saliva. "Ve l'ho detto, padre...".
"Padre, padre... Taci!". Con un calcio lo scaraventò a terra.
Si avvicinò al giovane con passo cadenzato, deciso a continuare l'aggressione.
"Ve l'ho detto, non ho potuto riposarmi a dovere".
"Ah no, eh? Quanto mi dispiace!". Il piede di lui gli premeva forte sulle costole, impedendogli di sollevarsi da terra.
"Vuoi tornare a piangere dalla mamma? O forse a casa tua ora si sta un filino peggio, eh?".
"Voi... voi non sapete nulla di come io e mia madre abbiamo potuto sopravvivere fino ad ora!".
Lo prese per il bavero sollevandolo da terra e portandoselo faccia a faccia.
"Stammi bene a sentire, Trunks: se credi che io non sappia nulla, ti sbagli di grosso. Conosco quegli occhi. Non mi è difficile indovinare quello che non dici".
Come si getta l'immondizia nel cassonetto, Vegeta lo scaraventò di nuovo a terra.



Hey kid!
Do I have your attention?
I know the way you've been living.
Life so reckless, tragedy endless.
Welcome to the family!



"Non lo credo affatto: se voi sapeste cos'ho vissuto, non mi trattereste certo così".
Da alcuni giorni il suo compagno non si stava impegnando a dovere e il saiyan non poteva raggiungere i risultati tanto agognati senza un partner alla propria altezza.
Si era seduto di fronte a lui, le gambe incrociate, deciso per una volta a risolvere la questione.
"E come dovrei comportarmi con te? Sentiamo".
"Se voi conosceste il mio passato, mi dareste l'affetto che si conviene ad un figlio".
Affetto - figlio - saiyan. Come suonavano male quelle tre parole poste l'una accanto all'altra!
"Non è certo colpa mia se tua madre era altamente scopabile".
Parlare con suo padre era una tragedia senza fine. Quella convivenza con lui era un cappio che gli si stringeva alla gola giorno dopo giorno.


Hey!
There's something missing.
Only time will alter your vision.
Never in question, lethal injection.
Welcome to the family!



Si coprì gli occhi per ricacciare indietro le lacrime e i suoi polmoni provarono ad assorbire quanto più ossigeno fosse loro possibile.
"Non è... non è bella la vita, da dove vengo io. E' difficile, è una prova continua. Per sopravvivere bisogna essere o molto forti o molto spericolati, come la mamma. Sono quasi tutti morti, anche voi. Io non vi ho mai conosciuto. E Gohan, il mio maestro... anch'egli non è più in questa vita. L'ho visto spirare con i miei stessi occhi, avendolo trovato a capo chino in una pozza, per la strada. Quei mostri, loro non...".
"Hai finito?"
Silenzio. Non si aspettava quella brusca interruzione. Non sapeva, ancora una volta, come ribattere.
"Vogliamo fare a chi ha visto più morti, Trunks? Credi di starmi dicendo qualcosa di nuovo? Qualcosa che non abbia mai patito anch'io?".
"Io... io so solo che ho sofferto molto e che...".
"Credi abbia gioito quando il mio pianeta è esploso, insieme con mia madre e i miei compagni? Pensi abbia esultato quando mio padre è stato trucidato? ... O forse pensi che essere venduti a Freezer e fare lo schiavo per più di vent'anni sia una passeggiata? ... E non riuscire a vendicare nemmeno te stesso, com'è? ... E vedere Kakaroth ogni volta un passo avanti? Eh?". Sputò per terra tutto il suo disgusto.
"Padre, io non conoscevo tutti questi dettagli sulla vostra vita... mia madre mi ha parlato solo del periodo che avete passato con lei sulla Terra e...".
"Vuoi che ti tratti da figlio, Trunks? Bene, benvenuto in famiglia! Come vedi, l'agonia è una malattia ereditaria".


"...Ed era tanto bello, sai? Come te. Aveva... aveva i tuoi stessi occhi, però neri".
Sorrideva al suo bambino, accarezzandogli dolcemente i capelli, con gli occhi doloranti per quelle lacrime prigioniere che tentavano di evadere dal carcere delle sue lunghe ciglia.
"Non mi ha mai rivelato molto sul suo passato... so che veniva da un posto molto, molto lontano da qui... e che era un principe..."
Sdraiato nel lettone, il piccolo teneva stretta la mano della mamma sotto la sua guanciotta, esternando una cascata di interrogativi circa colui che non era più nella loro vita.
"Forse era timido...?".
"No tesoro, papà non aveva paura di parlare. Non lo faceva spesso, ma quando lo faceva era chiaro come il sole. Gli bastavano poche parole, sai?"
"Devo parlare di meno allora".
"Non dire sciocchezze Trunks... tu hai tante cose belle da raccontarmi... e me le devi dire tutte, tutte tutte tutte!". Aveva preso a fargli il solletico, per poi accoccolarsi con lui stretto tra le braccia. Morfeo reclamava i suoi diritti e le palpebre del piccolo non reggevano ormai più. Gli posò un bacio in fronte. "Dormi bene".
Era difficile per Bulma raccontare la verità al suo bambino. Spesso gli narrava di quanto suo padre fosse bello, forte, coraggioso. Un eroe. Lo descriveva nei minimi dettagli, i suoi polpastrelli sembravano aver conservato la memoria di ogni singola cicatrice sul suo torace. Cosa suo padre avesse detto in quegli anni, era difficile da riportare. Mai un "grazie", altezzoso e superbo com'era.
Come spiegargli che lui, nel suo silenzio, diceva tutto?
Non aveva niente da riferire, niente di bello da condividere: con la scelta più che azzeccata delle labbra serrate, raccontava una favola fatta di niente. Una decisione che non poteva essere messa in discussione, mai. Sempre aveva avuto rispetto di questo suo mutismo selettivo, nella segreta speranza che forse un giorno sarebbe stato lui a confidarsi.
Dal canto suo, Vegeta aveva ben capito che se avesse aperto bocca avrebbe innescato cariche esplosive poste sotto la diga che arginava quel niente di ricordi, un fiume in piena che avrebbe travolto quella sciocca, dolce, fragile... sua, terrestre. Forse un giorno le avrebbe centellinato goccia a goccia il suo passato, ma non in quel periodo... non all'alba di un'altra guerra da combattere.
"Vegeta...". La guerra c'era ancora, lui non c'era più.
Si permise di piangere solo quando fu certa che Trunks si fosse completamente addormentato.
  

Si rendeva perfettamente conto di aver travolto il ragazzo addossandogli anche il suo passato.
Aveva voluto che fosse un'iniezione letale, così da sopprimere in lui qualunque altra indecisione potesse sorgere nel suo animo di guerriero.
Se si diceva saiyan, avrebbe dovuto sapere che piangersi addosso non sarebbe servito a nulla.
Se si diceva figlio del Principe, avrebbe avuto la grinta per reagire.
Se si diceva figlio di Bulma Brief, avrebbe trovato l'escamotage per uscire dal pantano dei suoi arrovellamenti mentali.
Eppure il tarlo del dubbio iniziava a pasteggiare allegramente nella sua testa. Alcuni dettagli erano lasciati volutamente offuscati: quel ragazzo non la diceva tutta.
E Vegeta gliel'avrebbe fatta sputare.
"Perché sei venuto qui?".


Not long ago you'd find the answers were so crystal clear;
within a day you find yourself living in constant fear.
Can you look at yourself now?
Can you look at yourself?
You can't win this fight.



"Come?...". Non capiva la domanda del padre. Era certo di aver narrato i fatti ai compagni in modo chiaro.
"Pensavo foste ormai a conoscenza dai fatti, padre: la mamma ha costruito la macchina del tempo così da permettermi di...".
"Tua madre è una grande egoista". Il giovane si irrigidì all'affermazione del padre. La sua mamma era tutt'altro che egoista: nonostante gli eventi peggiorassero di giorno in giorno, non gli aveva mai fatto mancare nulla.
Socchiudendo gli occhi, il saiyan ghignò divertito al pensiero che quella terrestre, testarda peggio di un mulo, persino dal futuro stesse tentando il tutto per tutto pur di riportarselo sotto le lenzuola.
Poi il suo sguardo si rabbuiò nuovamente.
"Perchè sei venuto qui?".
"Ma cosa...? Ve l'ho detto! Per salvare voi, la mamma, Goku, Gohan e tutti gli altri...". Il ragazzo iniziava ad indietreggiare di qualche passo.
"Ti ho chiesto: perché - sei - venuto - qui?". Digrignò i denti nel pronunciare la sua domanda un'altra volta.
"Ma padre! Perché altrimenti quei cyborgs...".
"Tu! Tu Trunks! Maledizione!".
Si ritrovò con un ginocchio nello stomaco. Suo padre iniziava ad essere una sagoma scura su uno sfondo nero: i succhi gastrici gli arsero la gola, l'aria non voleva più saperne di entrare.
"Nessuno fa niente per niente, Trunks". Furono le ultime parole che sentì, prima di accasciarsi a terra privo di forze.


Ancora non aveva avvitato un bullone, stava tutto sulla carta, nero su bianco.
"Tu... tu te la sentiresti di partire?". Lo vide annuire e farsi però subito pensieroso.
"Mamma, è un'invenzione geniale la tua, ma... non capisco, perché avvisarli del pericolo? Non potremmo... che so... andare indietro di una ventina d'anni e rifugiarci in una regione del pianeta che non sia questa? Tu non incontreresti te stessa ed io avrei modo di allenarmi e prepararmi alla minaccia in arrivo".
"No Trunks, non è quello che desidero...".
"Allora perché non tornare indietro e uccidere quello scienziato pazzo? Così sarebbero tutti salvi senza correre rischi!".
"No Trunks, non... io e tuo padre... vedi...". Combatteva inutilmente per mascherare le sue reali intenzioni.
"Non capisco".
"Lui... scalpitava per ripartire al più presto e tornare fra le stelle... Credo non desiderasse questa vita qui, con me... Io non ho avuto abbastanza tempo, purtroppo, per dimostrargli che avrei... che avremmo potuto, io e te,
renderlo felice".


"Sei il fantoccio di quell'oca di tua madre? E' stata così infida da plagiarti in questo modo?".
Trascinò per parecchi metri il ragazzo svenuto e lo lanciò sul letto.
"No... anche tu hai sangue saiyan nelle vene, non ti saresti mai piegato al volere altrui".
Il piglio del volto mutò in un sorriso sarcastico.
"Ahahahah! Io ho fatto sì quel che non volevo, eccome, ma avevo davanti Freezer, caro mio, non Bulma! ...".
Subito si ricompose, incrociando le braccia al petto e piegando il volto da un lato.
"Non che tu non voglia essere d'aiuto a questo branco di imbecilli, purtroppo... Hai ereditato un po' di malsana benevolenza terrestre... Salvare il culo a quei poveri fessi... Cosa che io non avrei mai fatto, stanne certo. Sono qui solo per mettermi nuovamente alla prova. Per potenziarmi. Per battere Kakaroth. Per essere il migliore. Ma tu... Perché hai accettato? ... Nessuno fa niente per niente, te l'ho già detto...".
Il sopracciglio corvino iniziò involontariamente a vibrare.
"Tu, stupido moccioso mezzosangue, continui a rigirar la frittata adducendo motivazioni non tue per giustificare le tue scelte. E mi hai veramente stancato".
Il giovane privo di sensi si rigirò da un lato, emettendo un lamento strozzato.
"Quando ti sarai svegliato, vedi di venirmi a raccontare ancora la stessa favoletta e ti mando dritto all'altro mondo... Non è possibile che tu non abbia qualcosa dentro, qualcosa di unicamente tuo, che ti abbia spinto a fare quel che hai fatto. O sei un cyborg anche tu, eh?... Non mi stai confessando le tue motivazioni più profonde, Trunks... E io ti spremerò come un limone, a costo di massacrarti di botte qui dentro".
"Mamma...".
"Ecco, bravo... Corri dalla mamma. Che delusione, tra tutti e due... Mi avete solo complicato l'esistenza.".


"Perché non proporgli di utilizzarla per venire qui?" .
"Non essere sciocco, non lo farebbe mai".
"Perché no? Non credi che anche lui voglia rivederti?".
"Rivedere una vecchia quando ha la giovane a disposizione?...". Scosse il capo sorridendo triste. "Papà mi manca tanto, ma io non manco a lui".
"Ma se ti vuole bene... noi tre saremmo felici qui, no? Potremmo vincere quei mostri e...".
"Ora basta. Non voglio alimentare le tue false speranze, Trunks. Discorso chiuso".
Era vero. Suo padre era a posto così. Aveva una bambola da portarsi a letto e un bellissimo bambino al quale avrebbe potuto fare da maestro, se solo avesse voluto.
Non lo avrebbe mai avuto per sé.
E non trovava pace.


Il suo respiro si era fatto già più regolare.
"Non è dormendo che sconfiggeremo Cell".
Spalancò gli occhi e incrociò quelli del padre, che lo fissava seduto a terra con una gamba al petto e l'altra distesa. Subito distolse lo sguardo.
Offeso, con un balzo invisibile il saiyan gli piombò addosso e lo afferrò per il collo, schiacciandolo contro il cuscino.
"Abbiamo un discorso in sospeso, no?".
Sentiva gli occhi schizzare fuori dalle orbite, il cuore a palla, i polmoni che si contraevano in spasmi involontari alla ricerca dell'ossigeno di cui erano stati privati.
Paura. Suo padre ora lo stava terrorizzando.
"Perché mi fai questo, papà? Perché? Che cosa vuoi da me? Cosa ti ho fatto di male?". Rapidi pensieri che non trovarono modo di tradursi in sillabe.



And in a way it seems there's no one to call
when our thoughts are so numb and our feelings unsure.
We all have emptiness inside,
we all have answers to find.
But you can't win this fight.



Un lampo lo trapassò da tempia a tempia, giusto in tempo per allentare la morsa mortale con cui soffocava suo figlio.
Ecco cosa voleva quel bastardo. Ecco perché aveva accettato di compiere quel viaggio a ritroso nel tempo.
Si diede dello sciocco per non esserci arrivato prima.
"Non mi trascinerai con te!". Glielo sussurrò in un sibilo. "Mai!". Glielo urlò in faccia.
Gli occhi del padre, iniettati di sangue vivo, erano a pochi centimetri dai suoi, che invece avevano iniziato a riempirsi di lacrime.
Come avesse fatto suo padre a capire i suoi reali intenti, non lo avrebbe forse mai indovinato.
Faceva paura ed era tremendamente intuitivo. E un avversario perspicace è doppiamente temibile.


"Perché piangi, mamma?". Si era svegliato nel cuore della notte e aveva sentito la madre singhiozzare.
"T-Trunks... Non è niente... Su piccolo, torna a letto".
"No... mi devi dire cosa ti ha fatto piangere...".
"Ho un dolore qui, forte forte". Aveva preso la sua manina e l'aveva poggiata sul proprio seno.
"Dentro nel cuore?".
"Sì... e anche uno qui, nella testa".
Bulma gli sorrise. "A volte i grandi hanno dei pensieri... che sono un po' confusi... a volte cercano di trovare delle risposte ... e nel petto hanno come un buco vuoto...".
Il bimbo era seriamente allarmato. "Chiamo il dottore?".
"L'unico dottore capace di curarmi era papà... ma non possiamo più chiamarlo".
"Allora te lo curo io il dolore...". La stritolò in un abbraccio.
La donna si commosse. Non aveva nominato quella parola, ma suo figlio aveva capito di cosa si trattasse. Soffriva, tanto. E papà non c'era.
"Ci curiamo insieme, io e te, Trunks!".



"E smettila di parlare come un deficiente!". Non lo sopportava davvero più.
Gli diede le spalle e fece per andarsene. "Mia madre...". Ancora ansimava per la stretta.
Torse leggermente il busto guardando di sbieco il ragazzo ancora allettato.
"Mia madre... mi ha detto... mi ha detto che vi si deve portare rispetto...".
Ci pensò su, poi trasse rapido la sua conclusione. "Anch'io ero costretto a dare del voi a mio padre, il grande Vegeta, il Re dei saiyan... Ma come vedi...".
Un ghigno diabolico gli deformò il volto già irato. "Io non sono tuo padre, quindi puoi darmi del tu".
Ancora un'umiliazione, un'altra. E non accennava a fermarsi.



Hey kid!
I have to question:
what's with the violent aggression?
Details blurry, lost him too early.
Welcome to the family!



Era stato tremendamente astuto.
Era riuscito a scrollarsi di dosso le opprimenti menate adolescenziali del ragazzo e aveva trovato anche un modo per intavolare una sorta di relazione... Potenzialmente distruttiva per l'autostima di lui, ma più che mai proficua per entrambi, almeno sul campo di battaglia. Trunks non l'aveva capito: andando avanti di questo passo, suo padre l'avrebbe fatto letteralmente esplodere di rabbia... Nel bene e nel male.
"Avanti, abbiamo perso la mattinata per colpa dei tuoi giochetti. Ora torniamo a lavorare sul serio. Il tempo è inesorabile anche qui dentro".
Con le gambe a penzoloni, non accennava a scendere dalla branda. "Io non mi sento forte".
Lo guardò con disgusto e sputò per terra.
"Tu devi sentirti forte, non hai altra scelta. Se non ti sta bene, quella è la porta".
"Non mi sento forte dentro... dentro mi... mi manca qualcosa".
"Tra poco supererai il limite del super saiyan; ora scendi di lì e datti da fare".
"Io credo che la vostra... che la tua assenza nella mia vita, mi abbia causato gravi scompensi affettivi. Persino la mamma alcune volte fatica a ricordare il tuo volto".
"Noi saiyan veniamo su bene anche nelle situazioni più dure. Quello che non ci ammazza, ci fortifica".
Acconsentì a scendere dal letto e si recò con il padre nel luogo prescelto per l'allenamento quotidiano.
"Che tu non ci stia molto con la testa ormai è palese. Bah, pensi troppo per i miei gusti".
"Avrei voluto che tu ci fossi stato".
Assunse la posizione di difesa. "Fatti sotto!".



Hey!
Why won't you listen?
Can't help the people you're missing.
It's been done, a casualty re-run.
Welcome to the family!

 

"Io avevo bisogno di un padre!".
Gli sferrò una raffica di pugni, che Vegeta parò senza problemi. Si trovarono testa a testa.
"Male! A cosa ti sarebbe servito, eh? Credi che ti avrei fatto fare cavalluccio sulle mie ginocchia come quel deficiente di tuo nonno?... Tu sei un saiyan, non hai bisogno di nessuno!".
"Ma io...".
Con un violento aumento di potenza lo allontanò da sé.
"Quand'ero piccolo feci il tuo stesso errore e credetti che l'assenza di mio padre fosse qualcosa di terribile. Poi imparai presto a farne a meno. Sei fortunato, tu, a non avermi nemmeno conosciuto. Non hai nemmeno dovuto perdermi, di che ti lamenti?".
"Mi stai dicendo che secondo te è meglio non aver amato affatto che aver amato e perso?".
Un sorriso ironicamente compiaciuto gli adornò il volto. 
Con un guizzo si allontanò dal giovane e si portò in quota.
"Io ho bisogno di te!".
"Sbrigati a rimettere insieme i pezzi della tua esistenza ... il mio bambino è quello che si tiene al collo quella sgualdrina di tua madre, non tu!
E mettici più grinta quando attacchi, sembri una femminuccia!".

I try and help you with the things that can't be justified;
I need to warn you that there is no way to rationalize.
So have you figured it out now?
So have you figured it out?
You can't win this fight.



"Non puoi salvare nessuno, Trunks.
Sei circondato da fantasmi in carne ed ossa. Che qui io sopravviva o soccomba, non fa alcuna differenza: quando tornerai a casa tua, io non ci sarò comunque".
Vegeta iniziava ad avere ragione, tremendamente ragione.
"Hai capito? E' una battaglia che non puoi vincere, rassegnati!".
No, non si sarebbe arreso tanto facilmente.
"Io non ti seguirò. E che non ti salti in mente di restare in questa dimensione: vuoi forse abbandonare tua madre al suo destino?"
No, non avrebbe mai abbandonato Bulma a se stessa. Perdere Vegeta era stato una tortura, ma il mancato ritorno di suo figlio... quel cuore già vuoto che da piccolo voleva curarle, avrebbe inevitabilmente cessato di battere.
"Non c'è nulla di razionale, ragazzo. Non è nemmeno razionale che tu sia qui".
Iniziava a sentire la testa girare forte.
"Arrenditi, è così. Solo il tempo ti farà cambiare idea. Imparerai a fare a meno di me e di chiunque altro".



Gunning for you and all mankind
I've lost my mind.
Psychotic rabid dementia.
I won't be fine.



"Mi... mi gira la testa, papà...".
Fu come una foglia d'autunno scossa da un alito di vento: precipitò al suolo e si attorcigliò su se stesso come un lombrico esposto al cocente sole d'estate.
Vegeta era lì, in piedi, a fissarlo in attesa che si tirasse su.
"Aiutami, papà...". Protese la mano verso di lui, cercando lo strattone che l'avrebbe risollevato.
Lo vide sogghignare. "Sai cos'è successo all'ultimo che ha teso la mano cercando il mio aiuto?... Ahahah! Povero Napa!". Si ricompose. "Ma sì, tu nemmeno sai chi era quell'energumeno senza cervello".
"Papà...".
"Papà, papà... eh, papà... Vuoi che ti dia una mano? Questa mano? Così, sporca del sangue di miliardi di innocenti? Sai a quanti bambini ho spezzato il collo? Papà, papà... oh, anche loro ripetevano la tua stessa invocazione...".
La testa di Trunks vorticava intorno confondendo suoni e immagini. Le parole del padre gli stavano regalando intensi conati di vomito. Rabbrividiva, come in preda alla peggiore delle febbri.
"Per odiare bisogna essere molto ambiziosi. Tu non sai arrabbiarti abbastanza. L'amore è per i disillusi, Trunks. Amando, ti stai riducendo da solo in questo stato riprovevole: come vedi, non ti ho nemmeno sfiorato. Io voglio essere il migliore, e posso ottenere questo traguardo solo odiando te, tua madre, Kakaroth e compagnia bella. Tu? cosa vuoi per te?".
"Io... io non so più cosa pensare". Aveva fatto leva sui gomiti e aveva raddrizzato il busto.
"Le tue domande ... sto perdendo la ragione... Le tue domande non hanno alcun senso". In piedi, aveva piantato le iridi azzurre in quelle del padre.
"Tu... sei tu a non avere un senso qui... Non riesco a capacitarmi di come quell'innocente di mia madre possa essersi innamorata di uno come te...
Di uno che...".



I see you're a king who's been dethroned
cast out in a world you've never known.
Stand down, place your weapons by your side.
It's our war, in the end we'll surely lose but that's alright.



"Sputami in faccia il tuo disprezzo, moccioso! ... Non aspetto altro...".
"Tu dici di essere un Principe... ma guardati: non hai un trono né un popolo e per di più... sei perso, completamente smarrito in un mondo che non ti appartiene, che non hai mai conosciuto...".
I capelli del giovane si tinsero d'oro.
"Smettila di combattere contro chi non ti odia... contro chi vuole soltanto il tuo bene... Dici di essere stato schiavo e di aver conquistato a costo della vita la tua libertà... la stessa libertà che ora usi per fasciarti i polsi con le tue assurde convinzioni...".
Vegeta percepì un incredibile aumento dell'aura del ragazzo.
"Io non ti potrò portare con me, ma va bene lo stesso perché il tuo bambino sarà felice... E' la nostra battaglia, papà! Alla fine perderemo di sicuro perché io dovrò tornarmene a casa... ma avremo vinto entrambi. Voglio vincere questa battaglia senza odiarti, posso essere estremamente ambizioso anche senza odio! E te lo dimostrerò!"
Sentendo una potenza immane dentro di sé, si scagliò fulmineo contro il padre, che non fece in tempo a schivare i micidiali colpi del figlio.
Fu investito da una violenta onda d'energia in pieno petto, e cadde a terra privo di conoscenza.
Prontamente Trunks lo soccorse. Si inginocchiò di fianco a lui, gli sorresse la testa e il busto.
Ora che lo vedeva così, spento e scevro di quell'astio che il sonno teneva prigioniero, non seppe esimersi dall'accarezzargli la guancia livida.
"Bulma...". Un sussurro che mai avrebbe percepito se non gli fosse stato così prossimo.
Sorrise. Allora, forse, gliene fregava qualcosa di loro due. "Quante sciocchezze ti racconti, papà".



So have you figured it out now?
So have you figured it out?


"Bene, è ora di andare".
Dinanzi alla porta, Trunks aspettava che fosse il padre a varcare la soglia per primo.
Questi invece spalancò l'uscio e distese il braccio in segno di precedenza. Sorrise.
"Testa alta... e ricordati di chi sei figlio".

Deep inside where nothing's fine
I've lost my mind.
You're not invited, so step aside
I've lost my...

 

Il sole era appena sorto quando Bulma, serena per la minaccia mondiale ormai alle spalle, lo vide.
Seduto al tavolo della cucina, con un gomito puntato si copriva entrambi gli occhi con la mano. Ormai non la sentiva neanche più arrivare.
"Tutto bene?".
Dischiuse le dita quel poco necessario perché il suo sguardo irato la trafiggesse.
Depose il piccolo Trunks sul seggiolone e gli porse il suo biberon.
L'odore del latte non fece altro che acuirgli la nausea.
"Ti preparo qualcosa?". Silenzio. Era certa che il saiyan respirasse ancora?
"Vegeta... è da sei giorni che non mangi...".
Per tutta risposta, incrociò le braccia sul tavolo e vi lasciò cadere la testa, divenuta anch'essa un carico troppo grave da reggere.
"Fa' come credi". La donna si recò al bagno, lasciandoli soli.
Il bimbo, con il bel visino paffutello, lo fissava preoccupato. Colui che gli veniva indicato come "papà" non si muoveva più.
Allungandosi al limite delle sue possibilità, cercando di divincolarsi in quella trappola di legno e plastica che lo rendeva commensale alla pari, gli sfiorò il braccio con il ditino.
Piegò il viso da un lato, senza comandare ai muscoli del collo di far leva contro la gravità che lo opprimeva. Aprì gli occhi arrossati, lucidi, stanchi, e fissò il suo cucciolo.
"Sarai contento ora, ragazzo... Hai vinto la tua battaglia... Hai anche pensato bene di crepare pur di imprigionarmi in questa casa... E io non ho saputo vendicarti... Non ho mai saputo vendicarmi di niente... Non mio padre, non me stesso, non te...".
"Pa-pa... Pa-pa...". I suoi occhietti si riempirono di lacrime.
Un conato di vomito lo costrinse ad interrompere il suo monologo.
"Guarda come mi hai ridotto... Stammi lontano... Non toccarmi".


"Ehi, Trunks! Ma che fracasso! Non posso lavorare in queste condizioni!".
"Scusa ma', ora abbasso il volume...".
"E poi, che roba è? Mai sentita prima... sembra un testo così violento... e triste".
"Sì...". Sorrise. "Forse".

 




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FREE TALK
Questa one shot nasce per rispondere al seguente interrogativo:
cosa hanno fatto Vegeta e Trunks in quell'anno trascorso insieme nella Stanza dello Spirito e del Tempo?
Il tentativo è stato quello di descrivere come l'affetto per il figlio non sia nato né dal nulla né dalla vista della sua morte prematura per mano di Cell, ma sia germogliato lentamente facendosi strada in un cuore di pietra.
Bello, fiero, intelligente... assolutamente detestabile, Vegeta prova ad aiutare suo figlio nell'unico modo che conosce.

La canzone che ho scelto come sottofondo a questo mio lavoro è "Welcome to the family" degli Avenged Sevenfold.
Se non la conoscete, mi permetto di suggerirvi come spendere bene quattro minuti della vostra giornata.

W i lettori attivi... aspetto le vostre opinioni!
Countrygirl_90

  
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