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Autore: Melany23    29/05/2013    0 recensioni
Dalla storia:
Tutti stanno cantando e ballando davanti a me, anche Reyn, che pare il depresso del gruppo. Ma sono tutti impegnati a scatenarsi seguendo una cosa che non delude mai: la musica.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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Sono una stronza.



< Ma tu sai cantare? >
Scatto spaventata, girandomi verso la voce.
Jessy.
< Scusa, non volevo spaventarti… > mi dice, arrossendo.
Sospiro.
Che ragazzo dolce che è. Non mi va di mentirgli, ma devo farlo. Anche se di lui, pur non conoscendolo, sono sicura che potrei fidarmi. Ma non sono disposta a dare fiducia a nessuno. Non ancora.
< No. > rispondo, secca, decisa, fredda.
Spunta una nota di delusione sul suo volto paffutello, ma scompare subito. < Ah… capisco. >
Chiudo l’armadietto, frustata. < Tu invece? > gli chiedo, per spostare l’attenzione su di lui.
Mi guarda, quasi offeso. < Certo, che domande! >
Soffoco una risata. < Lo sapevo! >
< Sennò perché farei parte del glee club. Mica sono un tappa buchi come te! >
< E’ stato il professore a costringermi. >
< Non credo proprio! > ribatte lui.
Lo osservo. È un ragazzo davvero dolce, non capisco come si fa a prenderlo in giro. Ha un viso tondo, con qualche lentiggine sulle guance. Un naso a patata e una piccola bocca rosa. È molto robusto, non grasso, ma è anche basso, quindi sembra quasi che abbia qualche chilo di troppo.
< Perché? >
< Perché il professor Host non costringe nessuno. Il glee è un club che accoglie chiunque voglia entrare, e non è obbligatorio restare. E qui entri in gioco tu. >
< Ah si? > chiedo, perplessa.
< Si. L’anno scorso eravamo diciassette in tutto, ma la maggior parte si è laureato. Rimanemmo in dodici, e il numero era perfetto. Ma Mila se ne andò in un’altra scuola. >
Mi blocco. Conosco quel nome.
< Mila… ? >
< Si. Mila Kent > mi informa Jessy. < Era una cantante fantastica, una bellissima capo cheerleader e una ballerina fantastica. Era come se fosse il capitano della squadra, abbiamo vinto le regionali grazie a lei! >
< E poi cos’è successo? > chiedo, anche se so già la risposta.
< Se n’è andata. Ha conosciuto una ragazza che è diventata la sua migliore amica. Questa ragazza, da quello che ho capito, aveva bisogno di aiuto, così Mila si è unita al glee club della sua scuola. >
Deglutisco.
< Ci ha battuto alle Nazionali, l’anno scorso. Ha copiato la nostra scaletta e ha fatto in modo di esibirsi prima di noi. Ovviamente siamo passati per copioni. Ci ha traditi, ha riso di noi. È stato orribile. > afferma Jessy, rabbuiandosi.
Mi avvio verso il cortile, dove mangio sempre da sola.
< E io cosa centro in tutto questo? >
< Mila era cattiva, una vera stronza. Ma aveva talento, e in più era popolare. Tramite quello, ci ha fatto sentire meno sfigati di quello che siamo in realtà. Quando abbiamo vinto le regionali, la scuola ci amava. Sapevamo che ci ammiravano perché Mila era con noi, ma non aveva importanza. Sono al quarto anno, eppure non ricordo un periodo più felice di quello. >
< Bene. Ma continuo a non capire. > mi siedo sul tronco di una magnolia, ormai abituata a vedermi.
Sospira, sedendosi accanto a me. < Quando se n’è andata, siamo caduti di nuovo in basso. L’assemblea ne è una dimostrazione. Nessuno ci considera, siamo tornati all’era pre-Mila , quel periodo in cui le granite erano assicurate, gli insulti erano nella routine, e le sconfitte anche. Avevamo perso la fiducia in noi stessi. >
So che non ha finito di parlare, quindi aspetto che continui.
Jessy prende in mano i suoi occhiali, tira fuori un fazzoletto da una tasca e li pulisce.
< Sai… prima di esibirci all’assemblea, molti di noi (compreso io ) avevamo deciso di lasciare il glee. Ma poi tu hai applaudito. Ti abbiamo stimato come non mai, hai applaudito senza badare a ciò che gli altri avrebbero pensato o fatto. È questo che a noi manca: la fiducia e il rispetto per noi stessi. >
Lo guardo. < Mi stai dicendo che, soltanto con un applauso, vi ho convinto a restare nel club? >
< Si. >
Sono sorpresa.
Jessy guarda il suo orologio poi, indossando di nuovo gli occhiali e alzandosi, mi guarda. < Senti, ora devo andare. Ah! Mi faresti un favore? >
Annuisco.
< L’altro giorno ho visto in auditorium una ragazza che cantava. Non sono riuscito a vederla o a riconoscerla, ma sicuramente non ritornerà più in auditorium. Ci sarà andata di nascosto per un motivo e, quando ha capito che l’abbiamo scoperta, non ci è più tornata. Puoi tenere gli occhi aperti, nel caso tu la vedessi? Ti assomiglia molto, quindi sarà facile! Ora vado, ci si vede dopo! >
Mentre si allontana, mi passa la voglia di mangiare.
Sono una stronza, più di Mila.

  
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