Capitolo Primo
Calciava
prepotentemente una bottiglia vuota, che si ritrovava davanti ogni
minuto.
Pensava a ciò che aveva appena visto: un’ennesima
banda di ragazzini che ne
picchiava un altro, solo. E lui che aveva fatto? Era sopraggiunto sul
luogo e
aveva urlato a squarciagola di lasciarlo in pace, fingendosi suo
fratello. Mai scelta fu peggiore! Quel
bambino gli
camminava dietro da un’ora bella e buona, chiamandolo
continuamente “Nii-San”.
Ma chi era quel moccioso? Cosa voleva da lui?
«Nii-san,
dove andiamo?» chiese, il piccolo bambino biondo, dagli occhi
del medesimo
colore, a quello che l’aveva appena salvato. E lo guardava
sorridendo, felice e
allegro. Vedendo che l’altro non lo ascoltava, gli corse
incontro e gli afferrò
prepotentemente una manica, tirandolo verso di se. «Nii-san,
dove andiamo?»
fece ancora. L’altro lo guardò male. Ma non tanto
per gli occhi dall’insolito
colore che si ritrovava (che, per la cronaca, erano lenti a contatto),
ma
proprio perché lo stava guardando malissimo. Quasi irato: ma
che c’è
d’arrabbiarsi tanto con un bambino piccolo come quello che lo
stava
importunando?
«Insomma,
mi lasci in pace?!» gli aveva detto, scorbutico, liberando la
manica dalla
presa del bambino «Non sono tuo fratello, e non ti sto
portando proprio da
nessuna parte!» ma il bambino non si diede per niente per
vinto: con un salto
raggiunse i suoi capelli e vi si attaccò, trascinando il
moro alla sua altezza.
«Ma che fai, shorty?!
Lasciami!» lo
rimproverò. Il bambino fissò interessato i
capelli del più grande: erano neri,
è vero, ma avevano anche bizzarri riflessi verdognoli. Ma
non verde normale:
verde sporco, verde muschio secco.. verde acido andato a male. Il
ragazzo tentò
di divincolarsi dalla presa del più piccolo, ma invano.
«Stai
fermo!» ordinò il bambino. Dimostrava appena sei,
sette anni: non di più, non
di meno. Sembrava piuttosto affascinato alla vista di quei capelli
così tanto
bizzarri, che rimase a fissarli per un po’, costringendo il
più grande a stare
in una posizione alquanto scomoda. «Oooh… ma sono
così di natura?» chiede il
bambino, lasciandolo, osservandolo poi negli occhi, fisso. Adesso
sembra
piuttosto rapito dal colore insolito di essi. E stava aprendo la bocca
per
chiedere qualcos’altro, quando lui lo precedette.
«No.
Sono tinti.» disse il più grande, dandosi una
sistemata. «Adesso lasciami in
pace, voglio tornarmene a casa mia.» e si voltò,
riprendendo la sua strada. Ma
il bambino non mollava: era sempre dietro di lui che camminava, che lo
seguiva.
Il tutto almeno finchè non accelerò il passo e lo
fiancheggiò. Tese la mano
verso quella del più grande, e
l’afferrò, camminando di fianco a lui. Il
ragazzo lo osservò, e sospirò «Uff.. e
va bene, ti accompagno a casa tua!»
fece, sbuffando. «Dov’è che
abiti?» chiese, osservandolo dall’alto. Il bambino
era spensierato.
«Non
abito.» disse, stringendo la mano del più grande,
un po’ più forte.
«Che
vuol dire?» chiese l’altro inarcando un
sopracciglio «Non può essere che “non
abiti”!» sbottò, poi.
Sbuffò,
alzandolo per la mano e prendendo il braccio il marmocchio: era
leggerissimo, e
vestiva con abiti alquanto stracci. «Dove vivono i tuoi
genitori?» insistette.
«Non
abito perché non ho mamma e papà!» e
gonfiò le guance, imbronciando poco il
viso. L’altro fermò il passo, e lo
fissò. «E tu hai detto di essere mio
fratello, quindi lo sei!» decretò, annuendo.
«Non
hai..?» cominciò. E si interruppe. Fissava il
bambino con sguardo vuoto: ma sì,
perché non accontentarlo? «E va bene.»
decise «Ti porterò con me.» e se lo
caricò in spalla, facendolo ridere. Il bambino
cominciò a dondolare, muovendo
le braccine avanti e indietro, mentre il ragazzo lo teneva fermo per le
gambe.
«Ieeeeee!!
A casa col nii-saaaaan!!» e ondeggiava ancora, e ancora, e
ancora. E il suo
“Nii-San” rideva, contribuendo a farlo ondeggiare.
Ma in fondo.. forse,
l’averlo salvato da quei bambini non era stata proprio una
cattiva idea..
Era stato chiuso a chiave nella
sua stanza, per l’ennesima volta. Ma cosa si era meritato per
finire in castigo
a quel modo? Oh, bhè, semplice: aveva continuato a studiare
quell’arte che in
quella casa era stata categoricamente vietata come fuori da essa;
Alchimia, la
chiamavano. La Grande Arte, la Rentan, la Grande Opera. Qualcosa di
proibito,
un tabù. E suo fratello maggiore detestava
quando lui infrangeva le regole. E perché? Perché
c’andava di mezzo lui che era
il suo tutore!
«Che
ti serva da lezione, adesso! Così impari a studiare
quell’arte!» gli aveva
ripetuto. Ma lui aveva ormai quattordici anni e doveva, anzi, pretendeva di badar a se stesso.
«Ma
taci, Envy!» gli aveva urlato contro da dietro la porta
«Non sei tu a decidere
cosa posso o non posso fare!» e strinse i denti, furioso,
battendo i pugni sul
legno della porta. E poi, come ogni volta, si voltò verso la
finestra e la
aprì, sorridendo: avrebbe portato la Grande Arte con se fino
all’inferno! Prima
di uscire, però, tornò verso la scrivania, dove
teneva i suoi appunti segreti
in quaderni, scritti in codici che Envy neanche osava immaginare. Prese
una
sacca, e vi ripose il tutto dentro, più qualche penna di
ricambio. Si vestì,
prese qualcosa dalle provviste del cibo (rigorosamente nascoste nel
doppiofondo
dell’armadio), la infilò anch’essa sella
sacca e, sistematosi i capelli biondi
in una treccia, si fiondò fuori casa, passando dalla
finestra. Vestiva di nero,
come sempre, e sulle spalle indossava una mantella rossa, ma era
piuttosto
piegata, perché rappresentava un simbolo che caratterizzava
tutti gli
alchimisti: la croce col serpente.
Quindi
si diresse a passo svelto lontano dalla propria abitazione, lontano dal
proprio
fratello adottivo: aveva imparato a scappare di casa ormai da qualche
anno, e
non gli importava niente di quello che diceva la gente. Ma non tutti si
rivolgevano a lui con sorriso spento o non sentito, odiandolo e magari
maledicendolo, essendo il fratello di un teppista. Alcuni si
rivolgevano a lui
con sorrisi sinceri, volendogli bene, magari dandogli un po’
di pane, sapendo
comunque com’era la situazione in casa loro. Il cognome?
Perso nel tempo.
«Buongiorno,
Edward!» fece il fornaio, quando Edward vi passò
accanto. E lui sorrise,
ricambiando il saluto con un cenno della testa. E l’uomo gli
porgeva sempre un
pezzo di pane, da portare nel viaggio in giro per la città
che faceva ogni
giorno, per essere sicuro che l’esercito non lo prendesse.
Perché
l’esercito lo cercava, dite? Perché studiava
l’Alchimia, ovvio. Ma c’era sempre
qualcuno che la faceva franca e che, anzi, riusciva a studiare molto di
più di
quanto si potesse apprendere in quei quattro libri sputati che si
trovavano
nelle biblioteche sottoforma di libri di cucina o di appunti di viaggio
fantastici, a volte anche sottoforma di appuntamenti con donne.. forse
fin
troppo dettagliati!
«Ha
trovato niente oggi, signor Frank?» fece Edward, rivolto al
panettiere che
collaborava con lui all’apprendimento
dell’Alchimia. Quello scosse la testa,
sospirando.
«Purtroppo
no. Solo che c’è una novità, e devi
stare attento!» Edward inarcò un
sopracciglio, non capendo quasi cosa voleva dire «Si dice che
l’esercito abbia
aumentato le guardie che popolano la città, e tutto per
trovare dei
cospiratori!»
«Cospiratori?
Che cospiratori?» fece Edward, avvicinandosi
all’uomo robusto e biondiccio che
si trovava davanti.
«Noi,
Edward. Noi che studiamo l’Alchimia per loro siamo
cospiratori! Mi sa che
dobbiamo ridurre le visite alla biblioteca centrale!»
confidò l’uomo. Edward
scosse frenetico la testa.
«No,
non mi interessa.» rispose, secco e sicuro. Frank quasi non
ci credeva «Amo
troppo l’Alchimia, e di certo non mi farò
scoraggiare da quattro guardie in
più!» e sorrise, tranquillo.
«Sei
davvero strano, Edward.» annuì Frank «Ma
mi piaci. E ti sosterrò finchè non
sarai diventato un perfetto Alchimista!» e gli tese la mano.
Edward l’afferrò
convinto e la strinse.
«Sì!
Grazie, Frank!»
«Grazie
a te che mi stai ridando la speranza di un futuro più
radioso di questo.»
rispose Frank. Edward sorrise. Perché un futuro
più radioso di quello? Perché
il periodo che stavano vivendo era difficile. E, per difficile, intendo
una
nuova guerra civile alle porte del futuro che s’apprestavano
a percorrere.
Envy_Love:Il primo capitolo è andato! Fatemi sapere cosa ne pensate!