Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: nightswimming    30/05/2013    5 recensioni
He couldn't cope with an unfinished melody.
(death!fic) (main character death)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: pas miens, pas vrai. E non ci guadagno un soldo bucato.
Vi avverto, è angst perfino rispetto ai miei soliti canoni. Mi scuso in anticipo. ç_ç
 
 
 
 
 
 
Questa volta non lo vede.
Si chiede se la vera tragedia non sia chiedersi se sia stato meglio o peggio così.
 
*
 
John si dice che l’ha fatto perché, da maledetto testardo presuntuoso che era, doveva dimostrare di riuscire a fare tutto al meglio. Fino in fondo.
La prima volta non era stata che una recita. Un falso. Un imbroglio.
E Sherlock Holmes –  John l’ha sempre saputo – non è mai stato un imbroglione.
 
*
 
Quando un uomo si sottrae alla vita, sottrae molte cose alla vita delle persone che l’hanno conosciuto.
Il suono del violino, ad esempio. John non riesce più a sentirlo. Le rare volte che Sherlock si metteva in testa di suonare per bene, John si estasiava della musica che riusciva a ricavare.
Si estasiava di quasi tutto quello che Sherlock riusciva a ricavare. Con la sua mente geniale, con la sua energia incrollabile, con la sua semplice, altera presenza.
Da questo dolore, tuttavia, anche se diventato sordo e sotterraneo con il passare del tempo, John non riesce a ricavare niente se non altro dolore.
 
*
 
John ha pensato spesso che si sarebbe di nuovo risolto tutto. Come la prima volta.
Si sarebbe certamente risolto tutto, e quando Sherlock si fosse fatto rivedere di nuovo, lui non sarebbe stato buono come un tempo e l’avrebbe davvero ammazzato. Di botte. Definitivamente.
Oh, sì, quell’immagine era dolce. Lo aiutava a tirare avanti.
 
*
 
Ha aspettato che lui tornasse, giorno dopo giorno, animato da una speranza cieca e insensata.
Ha aspettato per tutta la durata del suo matrimonio, degli ultimi anni della sua giovinezza e dei primi della sua vecchiaia, della sua carriera come medico. Ha aspettato, rabbiosamente fiducioso.
Ma nessuno, questa volta, è arrivato.
John si è convinto di non crederci più, ma purtroppo, contro la sua stessa volontà, una parte di sé aspetta ancora. E lui ne è perfettamente cosciente.
 
*
 
Era stato Mycroft a trovarlo.
Overdose di sonniferi, gli aveva detto con voce risolutamente ferma, incolore.
John sulle prime non gli aveva creduto.
Andiamo, Sherlock non vuole mai dormire, aveva ribattuto con una risatina, stringendo senza accorgersene i pugni lungo i fianchi fino a farsi sanguinare i palmi delle mani. Sherlock detesta dormire, figuriamoci se avrebbe mai voluto dormire per sempre, così, senza alcun motivo.
E aveva riso ancora, la vista che aveva cominciato a confondersi, il panico che gli stava succhiando via l’aria dai polmoni.
Mycroft l’aveva stretto in un abbraccio soffocante quando lui gli era crollato addosso singhiozzando. John, pur devastato dalla disperazione, ne era rimasto sorpreso.
Poi aveva capito.
Mycroft era rimasto davvero solo, ora. Senza possibilità d’appello. Esattamente come lui.
 
*
 
John si era ripetuto così tante volte la parola perché che questa aveva finito col perdere di significato, diventando una parola come tante altre, ad esempio dichiarazione dei redditi e bicchiere e acciaio.
 
 
*
 
Ella lo incoraggia a parlarne, come la prima volta.
John, come la prima volta, non dice mai una sola parola.
 
*
 
Non scrive più. Nulla.
Mette in fila una parola dietro l’altra solo per compilare le ricette mediche.
 
*
 
A posteriori, la sua morte ha acquistato senso.
Veloce. Efficiente. Misteriosa. Sarcastica.
Come lui.
 
*
 
Come la gente si affanna spesso a dire quando parla di un suicidio, non se l’aspettava nessuno.
In questo modo ci si sgrava di ogni responsabilità e si usa una frase abusata, dolcemente famigliare: si sta tranquilli due volte.
Nessuno si aspettava che Sherlock si uccidesse, non veramente, non senza qualche altro dei suoi piani diabolici dietro. No. Eppure la gente (ovvero gli amici come i perfetti sconosciuti per strada che lo riconoscevano dalle foto sui giornali, impastati insieme per pigrizia) lo guardava sempre con un’aria strana.
Un’aria di inquietante, odiosa arroganza mista a pietà che significava: davvero non l’avevi capito?
 
*
 
Al liceo John era molto amico di un ragazzo e di una ragazza. Formavano un bel gruppo, erano uniti, erano affiatati.
Un giorno la ragazza aveva tentato di uccidersi ingerendo in quantità letali gli anti-depressivi che assumeva sua madre. L’avevano presa per i capelli, all’ultimo.
John e l’altro ragazzo erano andati a trovarla subito in ospedale. Lei li aspettava stesa su un letto, con un libro in grembo, un sorriso timido sulle labbra e il viso perfettamente truccato.
Era bella, così bella che a John ne era rimasto impressionato.
Mentre il suo amico si stava fumando una sigaretta nel cortile dell’ospedale, John gliel’aveva detto: che era così bella e la cosa non aveva senso. Come poteva esserlo? Nessuno si era mai accorto di quanto stesse male (nemmeno loro, i suoi amici), e come se non bastasse lei aveva cercato di morire e aveva fallito. John riusciva a malapena a immaginare quanto dovesse sentirsi infelice, la vergogna che aveva dovuto provare a mostrarsi agli occhi del mondo, dopo tutto quello che - eppure…
“Così bella,” aveva ripetuto incredulo. “Com’è possibile?”
Il suo amico gli aveva rivolto una lunga occhiata, triste e penetrante.
“Senso del pudore,” aveva sussurrato schiacciando la sigaretta sotto la suola della scarpa. “Tentare di mascherare quanto puoi. Fare finta che non sia successo niente – o almeno, non far vedere le conseguenze di quello che è successo agli altri. Penso che a un certo punto sia l’unica cosa che ti resta.”
 
*
 
John ricorda ancora che aspetto aveva il giorno del suo matrimonio.
Se l’era spiegato col fatto che era così felice che tutto doveva sembrargli assurdamente bello, perché Sherlock era abbagliante. Per l’occasione aveva persino indossato una cravatta; il tight gli stava a meraviglia; i suoi occhi azzurri erano così azzurri, e i suoi ricci neri così neri, e il suo sorriso, quel sorriso minuscolo e stanco (le occasioni sociali lo spossavano) così incantevole.
John si ricorda ancora di essersi sentito fiero di lui.
Perché  era geniale, straordinario e bellissimo; e per il semplice fatto che era il suo migliore amico.
 
*
 
Ovviamente, Sherlock non c’è più per aiutarlo a capire, e così John tenta faticosamente di rimettere insieme i pezzi da solo.
I suoi, e quelli della sua morte.

 
*
 
Ricorda, senza nessun particolare ordine:
 
- Lo stupore ogni volta che scopriva un suo neo precedentemente passato inosservato, ogni volta in una parte del corpo diversa.
- Il modo in cui aveva annuito, solenne e stranamente silenzioso, quando lui gli aveva orgogliosamente detto: “Sherlock, ti presento Mary.”
- “Ho bisogno di tornare a casa. Con te.”
- I suoi piedi nudi, lunghi, bianchi, dall’apparenza fragile, che scendevano e salivano le scale che portavano in camera sua.
- La sua mano che si bagnava, l’imbarazzo di non volersi ricordare a chi stava pensando mentre si toccava con la luce spenta.
- Gli sguardi orgogliosi di Lestrade subito rimpiazzati da un’espressione insofferente non appena Sherlock si voltava verso di lui.
- “Tu lo sai cosa mi hai fatto, vero? Tu lo sai come mi sono sentito, credendo che tu fossi morto? Rispondi, maledizione!"”
- Una stanza buia. Due palpebre chiuse, senza movimento al di sotto. Una boccetta aperta e mai richiusa sul comodino. L’immobilità gelida e pesante di un corpo che all’apparenza sembrava solo immerso nel sonno.
 
Quest’ultima cosa John non se la ricorda davvero, ma quello che ti ritrovi a ricordare non è sempre solo quello di cui sei stato testimone.*
 
*
 
John non si sofferma mai a pensare se sia mai stato innamorato di Sherlock.
John non si sofferma mai a pensare a che tipo di amore provasse per lui.
John non si sofferma mai a pensare se qualcosa è sempre rimasto taciuto, incompiuto, fra di loro. Non l'ha fatto la prima volta e non lo farà di certo ora.
D’altronde, ormai ha ben poca importanza.
 
*
 
Dopo anni passati a tentare di avere bambini, fanno finalmente i test.
Mary è perfetta. Lui è sterile.
E’ l’unica nota dolente di un matrimonio sereno, tranquillo, senza scossoni. Quel che chiamano un matrimonio ben riuscito.
John non se ne sorprende più di tanto e l’umiliazione brucia solo per qualche istante.
Gli sembra perfettamente logico di non aver nessuna vita da dare, nelle sue condizioni.
 
*
 
John non si permette mai di unire le due cose. Mai. Perché non avrebbe senso, non nella mente di Sherlock.
Sentimenti, era solito dire con aria sprezzante, quasi disgustata, come se quella nauseante parola la stesse sputando.
No. Dev’essere una coincidenza.
Perché mai Sherlock avrebbe deciso di uccidersi il giorno del suo anniversario di nozze, altrimenti?
 
*
 
John ce la fa. Regge il colpo. Infine, ci scende a patti. Per la seconda volta.
Si sveglia, beve il caffè, bacia Mary, cammina canticchiando verso la clinica, lavora per circa tre ore, mangia, lavora per circa altre tre ore, esce, cammina canticchiando verso casa, mangia, bacia Mary, si addormenta.
John ce la fa di nuovo. Ma non è la storia di un eroico successo.
E’ davvero tutto qui.
 
*
 
Lo sogna spesso.
Corre davanti a lui, agile, vivo, determinato, voltandosi solo per rivolgergli un sorriso colmo di complicità ed eccitazione.
Anche John corre.
Corre, corre, corre, ma non lo raggiunge mai.
 
 
 


 
 
 
*Ispirato, e tratto in parte, da “The sense of an Ending” di Julian Barnes.
Note dell’autrice: scusate se vi sto floodando la homepage, ma come capita ogni volta che mi trovo in periodo esami, dedico quasi ogni momento libero a tentare di distrarmi scrivendo.
Ehm, non so bene cosa dire… Mi dispiace, forse? XD Non so da dove sia venuta fuori, ma si è scritta praticamente da sola. Credo, semplicemente, di aver un bisogno fisiologico della s3, come un po’ tutti d’altronde.
Spero vi sia piaciuta. :*

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: nightswimming