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Autore: Son Manu    30/05/2013    3 recensioni
{HetaOni}
“Ehi Ingh---Arthur…”
“What…”
“Mi crederesti se ti dicessi… che sei stato il mio primo eroe?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Sei solo invidioso perché non ammetti che sono più forte di te!”

“Invidioso?! Invidioso?!?! Ti rendi conto di quanto sei infantile?!”

“Si, lo sei! Altrimenti mi avresti lasciato combattere contro quella Cosa!”

“Allora non hai capito nulla! Non si tratta di forza, I don’t give a damn about it!”

“Sei SEMPRE stato invidioso delle mie capacità perché me la sono sempre cavata benissimo senza di te!”

L’inglese lo prese per il colletto della camicia, sull’orlo dell’esasperazione.

“Bloody hell, America! Smettila di comportarti come un ragazzino! Non siamo in uno dei tuoi stupidi film, le persone non hanno eroi, questa è la vita vera! Tu non sei un eroe, sei solo un idiota!”

“Almeno io non credo alle stupidaggini magiche e tutte le diavolerie che ti inventi! L’infantile tra noi sei tu.”

“Ah, è così?! Per te è tutto un gioco?! Vuoi giocare a fare l’eroe?! Bene, perfetto! Se vuoi morire accomodati pure, ma non ci sarai molto utile una volta morto, caro il mio E R O E.”

“Lasciami andare, Inghilterra! Non dirmi quello che devo fare!”

Arthur lo spinse lontano da sé bruscamente, guardandolo con rabbia: era davvero furioso con lui, stavolta aveva superato ogni limite. Tentò di comporsi, ma tremava ancora dall’ira.

“Volevi farci ammazzare tutti?! Ti avevo detto di restare qui, non mi dovevi seguire.”

“Sei tu a non capire! Smettila di trattarmi ancora come un bambino, volevo solo aiutarti!”

“Non ho bisogno del tuo aiuto! Potevo cavarmela benissimo da solo! Ti sei messo in mezzo e hai rischiato di farci uccidere!”

“No invece, tu avevi bisogno di me! Saresti morto se non fossi arrivato io!”

“Ti avevo detto di non seguirmi! L’hai fatto e guarda cos’è successo: gli altri sono venuti a cercarti e per poco non ci lasciavano le penne!”

“Well, e tu da solo cosa speravi di ottenere?! Saresti morto anche tu. Perché ti importava così tanto, eh?!”

 “Scusami tanto se mi preoccupo per te! Non volevo che ti accadesse qualcosa, ok?! Volevo solo proteggerti, dannato mangia-hambur---!”

S’interruppe, rendendosi conto di quello che aveva detto: Alfred non credette alle sue orecchie e spalancò gli occhi per lo stupore. Arthur preoccupato per lui?

“….Vado a… vado a vedere se hanno bisogno di me in cucina.” Si affrettò a congedare l’altro, cercando di riparare l’ormai irreparabile e fece per voltarsi in direzione della porta, verso l’uscita del bagno.

“No! Aspetta!”

Lo bloccò per un polso, costringendolo a restare esattamente fermo dov’era.

“….credevo mi odiassi.”

“Infatti. N-Non farti strane idee, solo perché non ti sopporto non significa che ti voglia morto.”

“Non hai mai reagito con nessuno così, nemmeno con Francia.”

“Dammit, Alfred, let me go!”

“No finchè non mi dirai la verità! Lo hai fatto davvero per me?”

Il biondo si liberò dalla presa con uno strattone, guardandolo torvo.

“Che ti importa?! Tanto quelle cose sono ancora là fuori.”

“Mi importa perché non voglio che nemmeno tu perda la vita.”

“Wow, incredibile! Stiamo davvero affrontando un discorso serio? Allora ti comporti da persona matura una volta tanto.”

“Non cambiare discorso, Inghilterra. Lo stai facendo apposta adesso.”

“Hmpf. Beh, sinceramente non credevo ti interessasse così tanto da quando hai ottenuto la tua indipendenza. Non ti servivo più, giusto?”

“Non è così! Oh andiamo, ancora con questa storia? Non stiamo parlando di questo. Mi importa eccome di te.”

E calò il silenzio totale: l’inglese non era in grado di aggiungere altro. Era davvero Alfred quello con cui stava parlando? Com’era possibile quell’improvviso cambiamento? Si fissarono in assoluto silenzio, entrambi imbarazzati ma consapevoli dei sentimenti reciproci tenuti all’oscuro per tutto questo tempo.

“Ehi Ingh---Arthur…”

“What…”

“Mi crederesti se ti dicessi… che sei stato il mio primo eroe?”



*

 
 
Si alzò di scatto nel suo letto madido di sudore, nella sua stanza piena di idoli e leggende americane. Si guardò attorno, chiedendosi per un attimo se fosse tutto vero.

Già, era solo un altro sogno.

 Erano passati mesi da quando erano usciti da quella maledetta casa infernale, ma il ricordo di quella scena gli appariva in sogno da diverse notti. Il suo primo pensiero era chiamarlo per raccontargli tutto. Un gesto abituale e piuttosto istintivo. Si voltò in direzione del comodino per prendere il cellulare ma la sua attenzione si spostò inevitabilmente verso quella foto che Alfred conosceva molto bene: Arthur aveva quella sua classica espressione imbronciata mentre l’americano lo soffocava amichevolmente con un braccio attorno alle sue spalle, mostrando allegro il gesto di vittoria. Sorrise appena, ma si spense subito.
Dimenticava... non poteva chiamarlo. Arthur non c’era più. Aveva dato la propria vita in cambio per salvare la sua. E quel sogno che lo tormentava da mesi riportava il loro ultimo dialogo. Un tremendo senso di colpa lo colse all’improvviso, come ogni giorno. Avrebbe potuto fermarlo? Si, probabilmente. Ma non lo fece.
L’americano si prese la testa fra le mani, curvandosi su se stesso, piangendo in silenzio al ricordo della vista del cadavere dell’inglese lungo il freddo pavimento in legno di quella magione, al ricordo di come aveva tentato di salvarli, al loro ultimo sguardo.
Se solo avesse potuto fare qualcosa.




*


“E..Ehi, Alfred… l-lo sai, avevi ragione.”

“Non parlare, risparmia le energie! Tra poco ti porteremo fuori di qui.”

“N..No, non lascerò questo posto e tu lo sai… ma almeno voi siete salvi.”

“S-Smettila! D-Dimmi solo perché l’hai fatto! D-Dovevamo affrontarlo insieme!”

“P..Perché s-sei un eroe, giusto? E l’eroe deve continuare, è..è il finale che si aspettano tutti.”

“A-Arthur questo non è un film, lo dici sempre anche tu, ricordi? N-Non me ne vado senza di te…”

“S..Sei diventato così forte. S..Sei davvero  un eroe, Alfred…..”

“A-Arthur! ARTHUR! ARTHUR NO!!!!!”



*
 


“I-I’m not a Hero! I-I’m sorry, Arthur!”

E rimase così, tra i singhiozzi soffocati e il pianto disperato mentre le immagini e i ricordi gli affollavano la mente, rendendosi conto che questa volta un orologio non lo avrebbe riportato indietro. Perché quella era la vita reale. E quando sbagli, è per sempre.





 
 
 

 

 “P..Please, let me become your HERO, Alfred.” 

 
   
 
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