Stupidi pantaloni...

Stupidi pantaloni che si fanno più stretti ogni volta che mi si avvicina...

Probabilmente è colpa vostra se ogni volta che lo vedo comincia a girarmi la testa.

Lo guardo in tutta la sua altezza e mi vergogno della mia.

Gli altri hanno ragione, sono un nanetto da giardino.

Mentre lui è alto, robusto, tutto il contrario di me.

Ha gli occhi da predatore, mi ricordano sempre il sole, mentre i miei sembrano solo l’oceano.

Che cos’è l’oceano in confronto al sole?

Assolutamente niente.

Proprio come io al suo confronto.

Solo uno stupido ragazzino a cui si stringono i pantaloni quando vedo la sua chioma argentea ondeggiare al vento, quando sento la sua voce profonda che comanda me e gli altri.

Lui è sempre il numero uno, in qualsiasi cosa.

Lui non ha problemi a battersi, tanto sa che è invincibile.

Intoccabile, irraggiungibile per quelli come me che lo sfidano.

Ma io non oso vederlo come rivale, non posso rivaleggiare con colui che secondo la mia visione sfiora il divino.

Lui è troppo per chiunque, specialmente per me.

Mentre io evito il confronto, soprattutto fisico, lui è sempre pronto a fare da scudo agli altri.

E’ semplicemente un capo, ma contemporaneamente molto di più.

E’ il nostro dio, colui che ci guiderà, nel bene e nel male, attraverso gli anni.

Ma guardatemi!

Ienzo, l’inutile numero sei.

E guardate lui.

Guardate i suoi movimenti sinuosi, la sua pelle scura, i suoi occhi ambrati, i capelli di argento.

Ascoltate la sua voce ed emozionatevi.

E’ quello che posso fare, solo questo.

Guardarlo, ascoltarlo e emozionarmi.

E, se ho fortuna, farmi inghiottire da quello sguardo inquietante ed attraente.

Xehanort, l’origine di tutti i nostri esperimenti, l’origine dei nostri problemi.

L’origine dei miei pantaloni stretti.

*

< Xemnas...>

Ora riesco a pronunciare il suo nome senza tremare, solo per il fatto che non ricordo come provare paura.

Però almeno la sensazione è sempre quella, quando mi inghiotte con quello sguardo immutato da tutti i cambiamenti.

< Zexion, hai finito la tua ricerca?>

La sua voce si è fatta più profonda, più bella.

Più intrigante.

< Appena finita, sono 395 pagine di appunti.>

Si passa distrattamente un dito sulle labbra.

Ha adottato questo vizio da quando ha perso il cuore e, nonostante a rigor di logica mi dovrebbe essere impossibile, lo trovo ancora più sexy del solito.

< Non male, è da due mesi che continui questa ricerca.>

< Posso dirmi soddisfatto, ma la parte più complicata deve ancora venire e temo che avrò bisogno di un assistente.>

Inclina leggermente il capo, spostandosi per un attimo la frangia.

Prima non ce l’aveva, ma gli sta molto bene.

Qualsiasi cosa starebbe bene su di lui, ma la frangia argentata gli sta davvero bene.

< Vedrò di accontentarti, ti troverò un assistente per questo periodo.>

< Vorrei qualcuno di cui potermi fidare ciecamente, è una cosa molto importante, non posso affidarla a chiunque.>

< Vuoi un Fondatore?>

< Sarebbe meglio, non mi fido dei nuovi.>

Di nuovo quel dito lungo le labbra, deglutisco.

Non si accorge di quanto è meraviglioso?

Incredibile, le persone con doti eccezionali non si accorgono mai di esserne in possesso.

< Gli altri Fondatori sono tutti occupati, quindi ti assisterò io.>

Il vuoto nel petto si fa più pesante, mi brucia.

Se adesso avessi un cuore, potrei vivere questa emozione in modo completo, ma non posso e mi rimane nel petto quella sensazione di incompletezza.

Come quando bevi qualcosa di buono, ma quando senti che te ne basterebbe solo un altro goccio per essere felice, scopri che la bottiglia è finita.

E’ come dare un bacio senza sentire bene il sapore dell’altro sulle labbra.

Come mangiare le Fonzies senza leccarsi le dita.

< Grazie mille, Capo.>

< Ah, non chiamarmi Capo.>

Se lo chiamo così mi sento meglio.

Sento che non sto mostrando arroganza al mio tormento.

Come un ragazzino che chiama il suo insegnante “Professore” e non “Prof”.

Quando senti che una persona ti è superiore, non puoi che rispettarla il più possibile.

Lui mi si avvicina, vedendomi perso nei miei pensieri.

< Sai perché non voglio che tu mi chiami Capo?>

Trattengo il fiato mentre mi si avvicina ancora un po’.

Se avessi il mio famigerato cuore, adesso sarei morto d’infarto.

Se fossi ancora Ienzo e non più Zexion, i pantaloni mi avrebbero già distrutto.

Ma anche per un Nobody questa vicinanza può essere pericolosa.

Scuoto un attimo la testa.

< No...>

Lui sorride.

Quando sorride è semplicemente angelico.

Riesce a mescolare desiderio e paura in un mix irresistibile, anche se le mie sensazioni sono solo ricordi.

Ma che siano ricordi o no, ora le sto provando e mi basta questo per farmi correre un brivido di piacere lungo la schiena.

< Perché il mio nome quando lo pronunci tu mi piace cento volte di più.>

Le sue labbra si appoggiano sulle mie.

Fredde, inumane.

Fantastiche.

Irresistibili.

Sono troppi gli aggettivi per descriverle e nessuno rende loro merito quanto dovrebbe.

Si stacca da me e mi sorride ancora, poi con i suoi movimenti aggraziati mi supera, diretto alla porta, fermandosi sulla soglia.

< Spero di non deluderti come assistente, Zexion.>

No, io non pretendo niente da lui.

Non posso richiedergli qualcosa, non a lui.

Mi sfioro le labbra con una mano tremante.

Una manciata di secondi prima mi stava baciando.

Mi pare ancora impossibile.

Mi appoggio alla libreria dietro di me.

< Grazie... Xemnas...>