"Ora sono qui, su questo letto d'ospedale.

Sola. Senza mia madre.

Con il cuore a pezzi e la dignità calpestata."

Tutto iniziò quel 03 Aprile 2013, ero appena uscita da scuola e per mia sfortuna andai a sbattere contro un ragazzo molto bello.

Alto, moro, occhi blu. Il ragazzo perfetto ma l'apparenza inganna si sa.

Iniziammo a frequentarci e quel ragazzo con il suo fare dolce mi fece innamorare e mi dimostrava ogni giorno che lui ricambiasse il mio amore.

Già, il mio era amore ma per lui era la mia "fine".

Era da molto che la stava programmando.

Quella sera decise di portarmi a cena, credevo volesse chiedermi di essere ufficialmente la sua ragazza.  ma con la scusa di aver dimenticato una cosa a casa mi portò nel suo appartamento.

Era un appartamento grande ma semplice, decorato con quadri e attestati. 

Su ogni attestato c'era il suo nome. Toccavo ogni quadro con le mie fragili mani mentre lo aspettavo.

Neanche cinque minuti ed arrivò con un coltello in mano che puntò sul mio collo, ero spaventata e molto.

Iniziai a piangere.

Lui mi legò e mi disse "Davvero credevi mi fossi innamorato di te?" per poi continuare "Sei solo una bambina capricciosa, ora non piangere e fa quello che ti dico altrimenti finisce male signorina."

Iniziai ad urlare e lì ci fu la mia fine. 

Mi colpì allo stomaco con il suo pugno, urlo di dolore e poi via con il secondo così come con il terzo per poi colpirmi con un calcio e lì svennì.

Mi svegliai dopo ore ed ero lì su quel letto nuda, senza dignità di donna, con il cuore spezzato e le lenzuola sporche di sangue. 

Non potevo crederci, addio verginità.

Accanto a me c'era lui che iniziò ad infilarsi quei luridi box e con il suo fare da bastardo mi diede un pugno e mi disse "Ti è piaciuto signorina (?) Dai non essere timida, lo so che ti è piaciuto"Iniziò la sua risata isterica e continuò "Tranquilla non è finito qui"

Dopo quelle parole entrò un ragazzo biondo con faccia da bastardo peggio di lui.

Abbassò la zip dei suoi pantaloni, li tolse per poi passare ai suoi box e in un secondo era dentro di me.

Per la seconda volta calpestarono la mia dignità.

Appena finì il suo "lavoro" si vestì e insieme a Riccardo, era quello il nome del ragazzo, andò via.

Ero sola. Il mio viso era umido dalle lacrime.

Il mio petto sporco di sangue provocato da quel coltello, le labbra gonfie.Un ultimo urlo e vidi il buio, poi intravidi una luce: mia madre.

Era bella come sempre, con il sorriso stampato sulla faccia, era un falso sorriso.

Era triste per ciò che mi era accaduto.

Mi disse di dover lottare, ero forte e non potevo cadere.

Continuò col dirmi che ero ancora una bambina e non potevo andare via.

Sentì sfiorarmi la mano.

Mi svegliai e due donne vestite di bianco mi chiesero come mi chiamavo.

Risposi "Elisabeth;" e da lì di nuovo il buio.

"Ora sono qui, su questo letto d'ospedale.

Sola. Senza mia madre.

Con il cuore a pezzi e la dignità calpestata."


 

Sono su quel letto, ho sognato ciò che mi è accaduto.
Non era un sogno ma un incubo che purtroppo era anche realtà.
Lacrime salate iniziarono ad inumidire il mio viso.
Le mie labbra le assaporavano e il dolore atroce mi uccideva.
Ora vorrei mia madre. Lei sa il segreto della felicità.
Ma purtroppo mi ha abbandonata. Perchè (?) Perchè l'hai fatto (?)
Eri il mio mondo.
 

Un piccolo angolo per me.
Ho creato questa storia perchè volevo farlo e per farvi capire ciò che accade nella realtà.
Accetto critiche ma non insulti. Sono gradite le recensioni.
Vi ringrazio.