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Autore: smile8    01/06/2013    2 recensioni
Mai fidarsi quando una cosa incredibilmente bella accade all'improvviso... e avere paura è fondamentale. La paura è quella che ci fa sudare freddo, ma che ci tiene anche al sicuro. Quando decidiamo di non ascoltare la paura, di sfidare noi stessi, possiamo perderci, e non ritrovarci più... Una porta. Uno specchio.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“È una notizia magnifica” esclamai !
Così risposi quando i miei genitori mi dissero che ci saremmo trasferiti in un’immensa villa nel pieno centro della città di ***. I miei genitori, soprattutto mio padre, frenarono subito il mio entusiasmo: “Ok, ok ora calmati però. Io e tua madre per ora vogliamo tenere questa piccola faccenda solo per noi va bene?”, ed io: “Piccola faccenda? È semplicemente un miracolo che finalmente vi siate decisi a portarmi via da questa catapecchia costruita nel nulla, per poi trasferirci in un attico! In pieno centro! È una notizia sensazionale, devo subito chiamare Lily e Joan per dirglielo!”. Stavo già correndo verso il telefono quando mio padre mi prese saldamente per un polso e con un grugnito a fior di labbra mi disse: “NON devi dirlo a nessuno, è chiaro? Altrimenti puoi ben scordarti la villa”. Allora io, colpita come da una doccia di acqua fredda per quella reazione, mi chiusi in camera mia e mi rifiutai di andare a cena. Intanto riflettevo: “ E’ una notizia davvero straordinaria non vedo l’ora di …” ma poi presi a pensare altro: “Ma dove hanno preso tutti questi soldi? Una villa in centro costerà milioni di euro che noi non abbiamo. E perché papà era così agitato? E anche mamma come mai non gli ha detto nulla quando mi ha parlato in quel modo? Qui c’è qualcosa di strano”. Mi addormentai con quei pensieri.
La mattina dopo, appena svegliata, l’atmosfera di tensione fortunatamente si era allentata. Le valigie erano già tutte pronte, questo lo vidi quando entrai in cucina (ormai completamente spoglia) dove mio padre (per farsi perdonare) aveva cucinato i suoi mitici croissant e dove mi accolse con un bacio. Così partimmo, ci vollero ben 3 ore per raggiungere *** e un’ altra oretta per raggiungere la nostra nuova dimora. Quando la vidi fu letteralmente amore a prima vista. Era davvero immensa, con dedali di stanze e corridoi ovunque, certo era ancora un po’ dismessa, con polvere ovunque, ragnatele e finestre incrostate, ma ero certa che saremmo riusciti a sistemarla per il meglio. Subito mi lanciai nell’esplorazione. Nel giro di 5 minuti mi ero già persa. Mentre cercavo di far riaffiorare la strada percorsa nella mia mente: “Una svolta a sinistra, due a destra, poi una specie di rotonda …” mi guardai intorno. Ero capitata in una stanza buia, circolare e proprio di fronte a me vi era una piccola porticina. Subito mi avvicinai incuriosita, sentivo un leggero rumore, come un brusio, un sussurro. Stavo per aprirla. Poi notai che non era una semplice porta. Vi erano incise sopra come delle immagini, dei simboli che non riuscivo a distinguere. Stavo per toccarla, per togliere quel grosso strato di polvere ma si apri di colpo. Rovinai a terra, sbucciandomi un gomito. Oramai padrona della mia sola paura (non sono mai stata una ragazza coraggiosa) mi misi a urlare vedendo davanti a me spuntare una figura raccapricciante: era una donna con la pelle raggrinzita, con impressa sul volto un espressione di puro terrore, di abominio, con i denti davanti tutti spezzati, come se glieli avessero spaccati con un martelletto. I miei genitori mi sentirono e corsero verso di me. Tuttavia la donna ebbe il tempo di dirmi, sempre con quell’espressione stampata sul volto, con un sussurro che pareva demoniaco: “Non toccarla mai, bambina, mai e soprattutto non aprirla perché tu non sai, non sai – e man mano che parlava il tono di voce saliva e la faccia mutava e tramutava -  che cosa vi si cela dietro!!”. Finalmente i miei genitori arrivarono prima che quell’orrenda creatura mi toccasse con le sue mani nere. Anche loro erano molto spaventati ma si calmarono quando videro qual era l’origine della mia paura. Mamma disse: “ Tesoro, questa è la nostra nuova cameriera, Esmeralda, ha sempre lavorato in questa casa e, in fondo, tornerà utile anche a noi, quindi abbiamo deciso di farla restare”. Io guardavo in faccia mia madre con espressione stupita, chiedendomi come lei non avesse detto nulla sul modo di vestire e di … “essere” di Esmeralda. Ma quando le volsi il mio sguardo la vidi: ora aveva un bel viso pulito, capelli pettinati e un sorriso a 32 denti!.  Poi la giornata trascorse, tra svuotare scatoloni e spolverare, ma io mi interrogavo ancora su quello che era successo.
Venne la notte, e ovviamente come una bambina stupida, piena di una frenetica curiosità, andai in cerca di quella oscura e macabra porticina. E pensare che, nei pochissimi film horror visti con le miei amiche, in segreto dai miei genitori, avevo sempre preso in giro i protagonisti che andavano in cerca di ciò che incuteva  terrore, invece di rannicchiarsi nel letto dei genitori o chiamare la polizia. Non sapevo ancora come l’avrei raggiunta dato che non conoscevo la strada. Mi basai però sempre su quel bisbiglio che aumentava man mano che mi avvicinavo. Oramai mi sembrava quasi che mi conoscesse, che mi chiamasse per nome. Il mio cuore batteva molto veloce, avevo 10 anni, un immensa immaginazione e nel mio sangue scorreva più adrenalina che paura. Finalmente raggiunsi la stanza. Mi fermai in preda a un subbuglio di emozioni. Aprirla o non aprirla? Poi sentii qualcosa dietro di me, uno scricchiolio, poi un altro e poi una presenza, come sei ci fosse qualcuno. Intanto sentivo ripetermi in continuazione: “Aprimi, tu VUOI sapere cosa c’è dietro di me, tu DEVI aprirmi. Ascoltami”. Ma decisi fermamente che sarei tornata indietro, e di corsa, mi sarei rannicchiata nel letto dei miei genitori e avrei raccontato loro tutto, sperando nella loro fiducia in me. Ma … la mia parte razionale continuava a dirmi di aprire la porta perché sapevo bene che tutto quello che stava succedendo non era reale. I sussurri, le sensazioni non erano altro che il frutto della mia fervida immaginazione. Mentre pensavo tutte queste cose non so come il mio corpo si era terribilmente avvicinato alla porta e … L’aveva TOCCATA! Per un momento persi coscienza di me. Sentii una scossa in tutto il corpo. Poi corsi via e tornai nel mio letto, tormentata da quella vocina. La mattina seguente, dopo una notte insonne decisi di guardarmi allo specchio, per vedere in che stato mi trovavo. Mi alzai e mi avvicinai allo specchio e … “ grgngnrgn” fu tutto quello che uscì dalla mia bocca … o meglio … dalla SUA bocca! Perché allo specchio non c’era più la solita ragazza capelli neri e occhi castani ma un abominevole mostro con piccolissimi denti aguzzi gialli, un naso porcino e occhi rossi. Urlavo, urlavo ma solo nella mia testa! Che fare? Non ebbi il tempo di pensarci perché quella orrenda visione sparì in fretta e tornò la ragazza che ero stata fin dalla nascita. Ero indecisa: comportarmi come se niente fosse e credere che fosse tutto nella mia testa o fare qualcosa?. Ma non potevo più aspettare. Corsi in giro per la casa chiamando Esmeralda perdendomi e ritrovandomi ma mi tenni bene alla larga dalla inquieta vocina e dalla macabra porta. Finalmente la trovai. La pregai di ascoltarmi: “Esmeralda cosa mi succede? Dimmelo! Non posso più sopportare tutto questo … lo so sono stata cattiva, ho sbagliato, ho toccato quella maledettissima porta ma ti prego aiutami io ho paura …!” Si voltò, e non mi apparve il mostro che avevo veduto il giorno prima ma la cameriera pulita e pettinata. Mi disse: “Cara di cosa parli ? Quale porta ? Davvero non capisco … Può darsi che sia per la stanchezza, mi sembri esausta, perché non vai a riposare ?”. Allora la presi di peso e la portai verso quella porta e man mano che ci avvicinavamo lei mutava, la voce le diventava più roca e profonda e perdeva coscienza di sé … “NO ! – disse – ANDIAMO VIA ! Questa non è una cosa che ti …” ma l’espressione sul suo volto mutò radicalmente e si mise a parlare con qualcuno o qualcosa che io non vedevo e non sentivo … “NO ! Ma come potresti lei è così piccola, non posso permett … AH! – per un momento mi sembrò che fosse stata colpita come da una scarica elettrica – va bene sì sì sì non le dirò nulla lo giuro sì sì …!” Intanto, misteriosamente, la notte era già calata. Non capivo, stavo impazzendo, ma anche io perdevo coscienza di me e di nuovo mi catturò quella assurda frenesia di aprire la porta, di toccarla, mentre anche il mio corpo mutava. Mi voltai per vedere se ci fosse qualche traccia di Esmeralda, ma era sparita. Sulla porta apparve uno specchio, non capivo se quello che vedevo, ovvero un essere orrendo, l’essere più mostruoso e crudele che IO  avessi mai visto, fosse la mia immagine riflessa o quella di qualcun altro. Non riuscivo a raccapezzarmi, mi sembrava di perdere ogni controllo. Provai con uno sforzo vano a chiamare i miei genitori o chiunque ci fosse in quella casa stregata. Poi l’ Essere nello specchio mi disse: “Oramai non puoi più tornare indietro, sei come me, sei sotto il mio controllo – “NO, NO!” pensavo dentro la mia testa – non c’è via di scampo, sarai così per il resto della tua vita, quindi arrenditi perché d’ora in poi non sarai capace di parlare, di respirare o di vivere la tua misera vita stando lontana da me, via da questa porta!”.
Nonostante fossi ancora tormentata, il mio corpo, volente o nolente, si avvicinava a quella astiosa, oscura porta. La toccai nuovamente. Avevo la mano sulla maniglia, ero sul punto di premerla e di far scattare il meccanismo che l’avrebbe aperta. Poi mi ricordai dello specchio, non volevo certo avvicinarmi ma …. .
 
Aprii la porta e … quello che vidi fu sbalorditivo ! Dopo tutto quello che era successo mi aspettavo di trovarci una specie di buco ove stavano brandelli di carne umana, sangue e dove si annidava il mostro che avevo visto nello specchio invece … quello che vidi fu la camera di una bambina. Al centro si trovava un letto, con delle belle coperte rosa e lilla e sugli scaffali bambole, un’ enorme quantità di bambole. Sorrisi divertita. Forse tutto quell’incubo era stato veramente frutto della mia immaginazione. Forse non esisteva nessun mostro, forse lì viveva in segreto una bambina della mia età con cui avrei potuto giocare e scherzare. Decisi di chiamare Esmeralda. Lei di sicuro mi avrebbe dato delle risposte. Quando arrivò e vide la porta aperta il suo viso impallidì sino a diventare cereo e le labbra le divennero viola. “Che cosa hai fatto ! – Mi disse – Come hai osato ! Lei si arrabbierà, oh se si arrabbierà, e per te e i tuoi genitori sarà la fine!”. Io la guardavo senza capire. Poi al centro della stanza apparve uno specchio, un immenso specchio, lo stesso, forse, nel quale mi ero specchiata questa mattina. Era davvero bellissimo: aveva una cornice in oro tutta ornata di fregi e la sua superficie emanava una luce candida e eterea. Mi avvicinai incuriosita, convinta ormai che tutto fosse un gioco, che tutto sarebbe finito per il meglio. Ma mi sbagliavo. Dapprima sullo specchio apparve il mio riflesso, poi però la mia immagine si deformò e apparve quel mostro che mi disse. “Finalmente faccia a faccia, sono proprio felice di poterti incontrare; sei così bella, graziosa e … appetitosa. Anche io molto tempo fa ero così sai? Ma oramai è tutto finito”. Di scatto mi prese per un braccio e mi avvicino pericolosamente allo specchio. Mi accorsi che non era solido, sopra c’era una specie di patina che si poteva oltrepassare. Oramai ero a pochi centimetri dal suo volto, potevo sentire il suo alito nauseante, e vedere quei denti aguzzi e giallognoli in ogni particolare. Intanto Esmeralda cercava di fuggire, ma con un braccio innaturalmente lungo, la creatura dentro lo specchio la prese e la tenne vicino a sé, ormai aveva deciso che sarebbe stata la sua cena. “Ho deciso che non ti farò del male – mi disse – dato che sei come me sarebbe bello avere una compagna di giochi e divertirsi insieme. Non ho più bisogno di lei ora – e sputò nella direzione di Esmeralda che la pregava di lasciarla andare – ormai siamo un’unica cosa …”.
 
Di colpo mi alzai dal letto, grazie al cielo quell’incubo spaventoso era finito. Non avevo mai fatto un sogno del genere. Era stato tutto così reale, nitido. Ma realizzai che era stato un semplice sogno. Nella mia stanza in quel momento stava sorgendo il sole, tutto era ricoperto da un sottile strato di luce. Poi notai un flebile luccichio, che proveniva dall’altra parte della stanza. “Cosa potrà mai essere?” mi chiesi. Così mi alzai per andare a vedere. E più mi avvicinavo e più mi ripetevo “NO! No non posso crederci, sto ancora sognando …!” perché proprio davanti a me c’era l’oggetto di tutto il mio incubo. L’oggetto che mi aveva terrorizzata!. Non poteva essere possibile … eppure … proprio di fronte a me … c’era una porticina, piccola, in legno, e davanti c’era uno specchio.


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Bonjour! Eccomi di nuovo qui, cimentatami in un horror, genere che devo dire non sembra appartenermi più di tanto... io non so se c'è qualcuno che legge ciò che pubblico, nonostante le visite comunque siano abbastanza frequenti, ma se leggete, vi prego, ve lo chiedo mucho gentilemente, lasciatemi un commento! anche due righe! potete scrivermi anche solo 'fa schifo', sarei disposta ad accettarlo, ma sarebbe pur sempre un commento :s altrimenti mi addepresso :c ... comunque ringrazio già in anticipo tutti (?), e spero vi farò venire i brividi *non crede in quello che dice* :3 ... ciao ciao!
  
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