Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Kavanaugh    01/06/2013    2 recensioni
Quattro occasioni in cui Rachel ha ricordato a Quinn quanto sia bella, e una in cui le viene restituito il favore. Faberry, canon fino alla fine della terza stagione.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Purtroppo, non possiedo Glee né i suoi personaggi, altrimenti ogni episodio sarebbe un Faberry Heaven uinn e Racee i metro pass non sarebbero caduti nel dimenticatoio dopo l’episodio del Ringraziamento.

 

You’re beautiful, you know that?

 

 

Belief

“I thought we were close enough

to be honest with each other.”

 

La prima volta in cui Quinn capisce davvero di essere qualcosa in più di una bella faccia, lei e Rachel sono nei bagni della palestra del McKinley, ed è appena scoppiato il disastro del ballo della scuola. Kurt ha vinto il titolo di Reginetta – il suo titolo, quello per cui lei si prepara da anni –, Finn è stato sbattuto fuori dalla festa e l’ha lasciata senza cavaliere, e, come se non bastasse, è tutta colpa della stramaledetta Rachel Berry, che ha pensato bene di seguirla, anziché sparire il più lontano possibile.

La diva le sta chiedendo di calmarsi, e Quinn sente l’ira crescere ancora di più, attraversandole il corpo come una scarica di adrenalina. Era davvero tanto desiderare una maledetta serata in cui avesse potuto sentirsi come una regina? Stava chiedendo troppo nel voler essere per una volta di nuovo felice?

“È tutta colpa tua!” Esplode, voltandosi di scatto, la rabbia che le esplode nello sguardo. “Nessuno avrebbe mai votato per me perché sanno che preferirebbe stare con te.” Come potrebbero votare una reginetta che non è nemmeno in grado di tenersi stretto il proprio stupido ragazzo? Come diamine ha fatto a ridursi in questo modo?

Rachel nega, cerca di calmarla, e Quinn vede letteralmente rosso. Lo schiaffo che sferra alla diva sorprende lei più di quanto non stupisca l’altra; per alcuni secondi, Rachel si limita a guardarla con gli occhi spalancati e un’espressione sbigottita, mentre Quinn si rende conto della gravità della sua azione. “Mi dispiace tanto.” Sussurra, la voce tremante.

“Non… non fa nulla.” Risponde Rachel. Il suo sguardo trabocca di un’incredibile gentilezza, e Quinn si trova impossibilitata a incrociarlo senza scoppiare in lacrime. “No, Quinn, non piangere. Ti prego…” Rachel fa un passo verso di lei, accarezzandole un braccio, ma la bionda arretra di un passo. Non può tollerare il fatto che la diva si stia mostrando tanto gentile e comprensiva con lei. Non merita tutto questo, soprattutto non da una persona che ha torturato per anni.

“Non esiste che rimanga in questa scuola. Mi trasferirò.” Afferma lei, la voce spezzata.

Inaspettatamente, Rachel ride piano, gli occhi che la guardano con amichevole divertimento. “Quinn, è solo una coroncina di plastica e uno stupido titolo. Non c’è bisogno di cambiare scuola per questo, e tantomeno perché quei due idioti si sono presi a cazzotti.” Quinn non dice nulla, limitandosi a osservare il proprio riflesso allo specchio, così Rachel si volta con un sospiro, controllandosi la guancia sinistra. “So che dovrei essere arrabbiata per aver preso uno schiaffo in faccia, ma... in certo senso apprezzo la drammaticità del gesto.”

Quinn deve trattenere uno sbuffo. Solo Rachel Berry potrebbe apprezzare la teatralità di uno schiaffo; o forse, pensa la bionda, sta solo cercando di non farla sentire troppo in colpa. A volte vorrebbe poter essere come lei, così pronta al perdono e con un’autostima alta quanto il monte Everest. “So che pensi che sia difficile essere te, Rachel. Ma almeno non sei costretta a sentirti sempre terrorizzata.”

“Di cosa hai così tanta paura?” Replica lei, porgendole una salviettina che ha appena inumidito. Quinn sente il groppo in gola farsi più grosso, minacciando di non lasciarla parlare; abbozza un sorriso, cercando di esprimere finalmente le insicurezze che la attanagliano.

“Del futuro. Quando il mio aspetto non sarà più questo.” Indica vagamente il proprio viso, prima di tamponarsi gli occhi con la salvietta. Il trucco è andato, e sa che tutti si accorgeranno che ha pianto, ma al momento è l’ultimo dei suoi pensieri.

“Senti, tu non hai nulla di cui avere paura.” Si trattiene a stento dallo scuotere la testa, perché Rachel davvero non può capire. Lei ha talento, più di tutto il Glee Club messo assieme, e riuscirà sicuramente ad andarsene da Lima; Quinn invece rimarrà per tutta la vita in quel buco infernale, e non appena la sua bellezza sarà svanita non le rimarrà davvero nulla.

“Sei davvero una bella ragazza, Quinn.” La bionda incrocia per un istante lo sguardo di Rachel, e si trova di nuovo incapace di sostenerlo, incapace di tollerare la gentilezza negli occhi dell’altra. “La più bella che io abbia mai conosciuto. Ma sei molto più di questo.”

E per un istante Quinn si permette di crederle. Di credere che non sia il suo aspetto l’unica cosa che conta di lei, ma che esiste qualcosa, oltre ad un bel viso da perfetta Barbie. Di pensare che, forse, potrebbe non unirsi all’esercito dei perdenti di Lima. Perché quando Rachel Barbra Berry ti dice che vali qualcosa, non può non essere vero.

Quinn tira su con il naso, e lascia che le ultime lacrime le righino le guance; non ha il coraggio di chiedere altre spiegazioni, e si limita a lasciare che la diva le tamponi il viso con una salvietta, cercando di sistemare il mascara sbavato. Rimangono per qualche minuto così, in un silenzio che non ha nulla di scomodo, e pian piano la giovane Fabray si rilassa, smettendo di pensare a Finn, alla corona, al ballo, e anche al suo incerto futuro.

“Vuoi tornare dentro?” Domanda alla fine Rachel in tono gentile. Quinn scrolla appena le spalle, evitando lo sguardo dell’altra.

“Non credo. Finn è andato via, e non voglio fare una scenata davanti a tutti. Forse dovrei tornare a casa.” Mormora per tutta risposta.

“Sciocchezze!” Proclama Rachel, con un sorriso enorme, e le afferra il braccio destro. “È il ballo della scuola, Quinn. Dobbiamo divertirci.” La bionda fa per parlare, pronta a ribattere, ma la diva la zittisce con un’occhiata perentoria. “Kurt avrà bisogno del nostro supporto. Non riesco a credere che abbiano potuto fargli una cosa simile.”

Quinn sente le proprie guance arrossarsi per l’imbarazzo, e per qualche secondo si vergogna della piazzata di poco prima. Rachel sembra percepire immediatamente il suo disagio, e le stringe appena la mano destra con un gesto affettuoso. “Non ti serve Finn per divertirti. Ballerò io con te.” La giovane sbuffa, alzando gli occhi al cielo con aria esasperata. “Oh, dai. Tra qualche anno potrai vantarti di aver ballato della scuola con Rachel Berry, stella di Broadway, cantante eccezionale, vincitrice di…”

“Va bene, va bene.” La interrompe Quinn, senza riuscire a trattenere un sospiro divertito. “Immagino sarebbe inutile dirti di no, vero?”

Rachel sorride ancora, e dopo averle stretto la mano inizia ad avviarsi fuori dal bagno. “Assolutamente inutile, Quinn.”

 

Bitterness

“You don’t belong here Rachel, and you can’t

hate me for helping to send you on your way.”

 

Quinn sta provando il suo abito da damigella, quello per il matrimonio di Rachel, e deve trattenersi per non far uscire lacrime di rabbia dai suoi occhi. Non sa nemmeno lei perché la decisione della diva l’abbia sconvolta così, ma è sicura di una cosa: Rachel non può sposare Finn. Quinn non può permettere che lei sprechi il suo talento legandosi per il resto della vita a un uomo che rimarrà per sempre a Lima, probabilmente a lavorare nell’officina di Burt. Si rifiuta di pensare che l’amica stia mettendo in pericolo il suo futuro a Broadway per lui, eppure non riesce a trovare un modo per bloccare quello stramaledetto matrimonio. Ha pensato di chiedere a Santana di sequestrare Rachel finché la diva non abbia recuperato la sanità mentale, ma sembra che lei sia l’unica disposta a fermare la cerimonia.

Quinn sospira irritata, e per un attimo accantona i suoi piani di sabotaggio. Non andrà al matrimonio – Rachel è stata piuttosto chiara su questo punto – quindi può anche togliersi il vestito, che tanto non le piace per nulla. Lo specchio le restituisce il suo riflesso, e la ragazza si stupisce appena nel vedere la preoccupazione troppo evidente che emanano i suoi occhi. Ma ciò che la stupisce ancora di più è vedere Rachel Berry poco dietro di lei, il volto corrucciato in un’espressione tesa.

“Berry.” La voce di Quinn è indifferente, e maschera bene il suo nervosismo. Rachel sospira, portandosi accanto a lei, e sfiora la sua spalla con una mano, facendola quasi rabbrividire al contatto.

“Sei bellissima.” Dice piano, lo sguardo fissato sul riflesso del viso della bionda. Quinn serra la mascella rabbiosamente, e non dice nulla. Dopo qualche secondo Rachel si allontana, e i suoi occhi incrociano quelli nocciola dell’altra. “Hai per caso… cambiato idea?”

Le è difficile ignorare il dolore nello sguardo dell’amica, ma riesce comunque a farlo. È una maestra nel fingere, ormai lo fa da talmente tanti anni da non ricordare nemmeno più quale sia la vera Quinn, o che fine abbia fatto Lucy. “No, Rachel. Non verrò a vederti mentre ti rovini la vita.” La sua voce si spezza appena, e la giovane Fabray si affretta a rompere il contatto visivo tra loro.

Rachel rimane in silenzio per un paio di minuti, forse sperando che lei aggiunga qualcosa, ma la bionda si rifiuta categoricamente di pronunciare un’altra parola. “Perché, Quinn?” Mormora alla fine, la frustrazione evidente nella voce. “È perché si tratta di Finn? Io non… non riesco a capire. Non metterò in pericolo i miei sogni sposando il ragazzo che amo.” Quinn non è sicura di quale delle sue parole le stia spezzando più il cuore, ma riesce a mantenere la sua espressione impassibile.

“Non è vero, e lo sai meglio di me.” La sua voce è dura e severa, e Quinn vede con la coda dell’occhio che Rachel si è ritratta appena. “Tu sei destinata per qualcosa di molto più grande che essere la moglie di Finn Hudson e vivere a Lima per il resto della vita, Rachel. E stai solo ingannando te stessa se credi che non sarà così. Farai quel che ha fatto il signor Shue. College qui in Ohio, qualche piccolo ruolo in produzioni insignificanti… dopo di che tornerai in questo buco dimenticato dal mondo, e inizierai a insegnare al McKinley, magari conducendo il Glee Club. Vedrai ogni giorno una ragazzina talentuosa e irritante che ti ricorderà dei sogni che hai abbandonato, e non avrai altro che rimpianti.” Quinn si volta verso la diva, e stavolta c’è una vera disperazione nel suo sguardo. “Se non vuoi farlo per me, almeno fallo per te stessa. Dì a Finn che non ti senti pronta. Ti prego.”

Il silenzio che segue è quasi opprimente, e a Quinn basta un’occhiata al volto di Rachel per capire di aver fallito. Lei scuote la testa, lasciandole una breve carezza sulla guancia, e si muove verso l’uscita. “Se dovessi cambiare idea, Quinn, sappi che sarai sempre la benvenuta. Il mio matrimonio non sarebbe lo stesso senza di te.”

Quinn non può fare altro che abbassare la testa, mentre assaggia il sapore amaro della sconfitta. Due giorni dopo, con un sorriso finto e la morte nel cuore, le dice che verrà comunque alle nozze.

 

Altruism

“We’re kind of friends, huh?”

“Kind of.”

 

Contrariamente a ciò che si potrebbe credere, Quinn Fabray non è una persona veramente egoista. O meglio, un pochino lo è, ma quando si tratta di persone a cui tiene davvero riesce a comportarsi in maniera piuttosto altruista. Ed è per questo che, quando finisce di contare i voti per l’elezione della Reginetta del ballo, non può fare a meno di riflettere sulla situazione.

“Ho vinto per un solo voto.” Dice a Santana, senza provare alcuna emozione. Ha vinto, eppure si sente assolutamente vuota. Ha passato così tanto tempo a desiderare quel titolo, e ora che lo ha ottenuto non prova nulla. È davvero strano.

Mentre Santana, sbuffando, segna il risultato sulla lavagna, Quinn si concede qualche altro secondo per pensare. Un. Solo. Voto. Potrebbe essere stato il voto di chiunque, persino il suo, ma dentro di sé la ragazza sa chi è stato a sancire la vittoria.

“E vorrei anche che sapessi che ho votato te come Reginetta del ballo. Penso che lo meriti davvero.” La voce di Rachel le torna in mente, accompagnata dal sorriso che le ha rivolto. Come al solito, tutto si riconduce a lei.

“Ho vinto.” Ripete, sperando di provare qualcosa, un’emozione, una scintilla di gioia. Nulla. Si sente quasi appesantita, in realtà. Sa che Finn non dirà nulla per rovinare la serata, non la umilierebbe in questo modo – Rachel non glielo perdonerebbe mai – ma l’idea di uscire e farsi incoronare Reginetta quasi la disgusta. “È quello che ho sempre desiderato e non mi sento per niente diversa.” Ammette poi, quasi disillusa.

“Interessante.” Il tono sarcastico di Santana tradisce una punta d’invidia da parte dell’altra. “Immagino che meriti di vincere, no? Pur stando sulla sedia a rotelle e tutto il resto.”

La latina si fa scappare una risata amara, mentre Quinn ripensa agli anni di liceo. “Sai, abbiamo sempre avuto i nostri sogni riguardo la nostra carriera scolastica. Essere super popolari, fare qualsiasi cosa volessimo. Ed essere chiunque volessimo.” E lo avevano fatto, oh sì. Avevano regnato sulla scuola con un pugno di ferro, punendo a colpi di granita gli studenti impopolari, senza dover mai subire alcuna conseguenza. Era stata la vita a castigarle – con una gravidanza che aveva portato Quinn dalle stelle alle stalle, e un coming out forzato che aveva quasi distrutto Santana – ma almeno avevano avuto qualche anno in cui il loro sogno si era pienamente realizzato.

Rachel, invece… non solo Quinn si era impegnata a torturarla mentre era capitano delle cheerleader, ma le aveva anche rovinato l’ultimo ballo della scuola, fregandole Finn solo per avere migliori possibilità di vincere le elezioni e diventare Reginetta. Proprio nel momento in cui la diva avrebbe avuto bisogno di un po’ di supporto morale, visto il suo fallimento nell’audizione della Nyada. Ma Rachel non aveva avuto alcuna possibilità contro di lei, come sempre. Perché Quinn era una Fabray, e i Fabray ottengono sempre ciò che vogliono. “Sai, non sono per niente sorpresa che noi fossimo le due migliori candidate.”

Il che, almeno per lei, prova quando siano incostanti gli studenti del McKinley. Durante la sua gravidanza, nessuno le era rimasto accanto a parte il Glee Club, e lo stesso era accaduto durante il coming out di Santana. Avevano comunque votato in massa due persone che avevano disprezzato, o quantomeno ignorato. “Già. Beh, sarebbe stato tutto più noioso, se non fossimo state così belle.”

Non sente davvero la risposta di Santana, troppo occupata con il piano che si sta formando nella sua mente. “Non vuoi lasciare questo posto con la consapevolezza di aver fatto la differenza?” Domanda, finalmente sicura. La latina solleva un sopracciglio, invitandola a spiegarsi, e Quinn sorride. “A me non importa di vincere, e a te nemmeno. Quindi, nominiamo noi la Reginetta.”

Santana la guarda sbalordita, e la bionda deve trattenersi per non scoppiarle a ridere in faccia. “E chi?”

Il sorriso di Quinn diventa ancora più ampio. Hobbit, Manhands, RuPaul, i disegni pornografici in bagno, le granite in faccia, le pubbliche umiliazioni… Sa di avere troppo da farsi perdonare, ma forse questo potrebbe essere un primo passo. “Rachel. Voglio che sia Rachel a vincere.”

 

Un’ora dopo, Quinn osserva Rachel ballare un lento assieme a Finn, con un sorriso felice sul volto. La bionda sospira appena, lo sguardo che si sofferma per qualche secondo sulla corona sulla testa dell’amica, ma non rimpiange minimamente la sua decisione. “Pensi di dirglielo che sei stata te?” Mormora Santana accanto a lei.

Quinn scuote il capo. “No. Se lo sapesse non sarebbe lo stesso.”

La latina scrolla le spalle, senza capire davvero la sua decisione. “Come vuoi, Tubbers.”

Lei sorride ancora, incurante dell’insulto. “Quando ci siamo conosciute, tu eri tutto quello che io avrei voluto essere. Eri bella, popolare e avevi Finn.” Le parole di Rachel le tornano in mente in un istante, con una facilità quasi sorprendente. “Quando ripenserò al mio percorso scolastico l'unica cosa di cui sarò davvero fiera è il fatto di aver trovato il modo di essere tua amica.”

E una vera amica, si dice Quinn, deve sapere quando rinunciare a qualcosa per una persona a cui tiene. Che sia Finn, una stupida coroncina, o anche un sogno adolescenziale.

 

Gratitude

“You’re a lot better than you know.”

 

Sono passati quattro anni dal loro ultimo ballo della scuola, e ripensandoci Quinn nota che in quel momento il suo rapporto con Rachel ha avuto una specie di svolta. In positivo, per fortuna. Rachel è andata alla Nyada dopo essere stata lasciata da Finn, mentre Quinn è diventata una studentessa di Yale – sì, proprio lei, la cheerleader che doveva restare tutta la vita a Lima a fare l’agente immobiliare – e tra due ore sarà laureata. È eccitata e terrorizzante allo stesso tempo, soprattutto se paragonato alle aspettative che aveva della sua esistenza a diciassette anni.

Ha avuto molto tempo per maturare durante il college, ed ha smesso di sopprimere la sua vera personalità; ha fatto riemergere la dolcezza di Lucy, nascosta un decennio prima per difendersi da un mondo troppo duro, unito alla perseveranza di Quinn. Non ha più paura di mostrarsi per la persona che è, e ha imparato davvero a non farsi definire dagli uomini che frequenta. Anche se, al momento, l’unico uomo che frequenta è Kurt, visto che devono essere almeno quattro mesi che non esce con alcun ragazzo. A detta di Rachel si sta solo preparando per lasciare Yale, e non vuole avere alcun legame che le impedisca di realizzarsi appieno.

In realtà, Quinn sa che, in un momento non troppo definito lungo i quattro anni di college, lei e Rachel hanno iniziato a camminare su una linea sottile tra amicizia e… qualcos’altro, ecco, qualcosa che nemmeno lei si sente in grado di definire. Sa che è un’emozione che le fa battere il cuore, che la fa sospirare con aria nostalgica – o idiota, a detta della sua compagna di stanza – ma che, soprattutto, ogni due weekend la fa salire su un treno diretto a New York, dove l’attende il sorriso di una brunetta dalla voce splendida. E no, la ragazza in questione non è Santana.

Rachel e lei ogni tanto si sfottono reciprocamente, ricordandosi che passano davvero troppo tempo assieme. Negli ultimi tempi Kurt ha preso a ridacchiare durante i loro battibecchi, scambiandosi qualche occhiata di sottecchi con Blaine, e l’ex cheerleader si trova ad arrossire più spesso del dovuto. Proprio com’è successo poco prima, quando Quinn ha annunciato di doversi andare a preparare per la cerimonia di laurea e Rachel l’ha seguita in automatico nella sua stanza, sotto lo sguardo divertito dei loro amici; una battuta particolarmente volgare di Santana l’ha fatta arrossire come un peperone, ma a parte questo, non ci sono stati incidenti. Nessuna delle due ha menzionato la loro apparente simbiosi, nemmeno adesso che sono nel dormitorio e la giovane Fabray si sta preparando per le celebrazioni.

“Potevo fare anche da sola, sai?” Bofonchia Quinn, facendo un po’ la sostenuta. È seduta davanti al suo specchio, e sta finendo di truccarsi; le trema appena la mano, segno dell’agitazione che prova. Rachel le sorride, senza offendersi, e continua a guardarla con un’espressione affettuosa.

“Oh, ne sono assolutamente certa. Tuttavia, poiché mi hai incaricata dell’organizzazione dei festeggiamenti e del tuo successivo trasloco, ho pensato che potesse servirti un aiuto nel completamento dei preparativi e…”

“Raaachel!” Quinn sbuffa, scoccando all’amica un’occhiataccia. “Non sei cambiata per niente, continui a parlare troppo.”

La diva si limita a rispondere con una risata, e Quinn non può fare a meno di sorridere. Qualche anno prima non avrebbe mai immaginato di poter scherzare in quel modo con Rachel Berry, figuriamoci esserne la migliore amica. La vita era proprio strana. “Okay, sono pronta.”

Si alza, lanciando un’ultima occhiata verso lo specchio per controllarsi. Tutto a posto. Rachel la squadra da capo a piedi, con uno sguardo che si direbbe quasi fiero. “Sei così bella, Quinn.” Sussurra con un sorriso quasi tremulo, mentre lei si sistema la toga.

“Rach, sembro uscita da Hogwarts.” Scherza la laureanda, venendo gratificata da una risata dell’altra.

“Allora faresti morire d’invidia anche Emma Watson. Potresti essere una Veela.” La bionda scoppia a ridere, poi afferra il tocco e se lo sistema sulla testa. Manca poco più di un’ora alla sua laurea, e inizia a sentire un certo panico. “Quinn, c’è una cosa che dovrei dirti.”

Oddio. Si è rimessa con Finn, è incinta, molla la Nyada… Quinn boccheggia, il panico che si trasforma rapidamente in terrore, e lancia uno sguardo sgomento verso l’altra. “Cosa, Rachel?” Replica con un sorriso forzato, e un tono di voce un po’ più alto del necessario.

“Grazie.” Risponde semplicemente lei, con inusuale concisione. Quinn solleva un sopracciglio, invitandola a spiegarsi meglio. “È grazie a te e ai tuoi pass se siamo riuscite a mantenere la nostra amicizia, anziché perderci di vista com’è successo con gli altri. E sono davvero felice di essere ancora tua amica, perché è da quando ci siamo conosciute che cerco di trovare un modo per avvicinarmi a te e avrei odiato perdere il nostro rapporto solo per via della distanza e…”

“Rach.” Quinn interviene, bloccando il suo discorso con un sorriso quieto. “Forse tu non te ne rendi conto, ma tutto questo…” Agita una mano, indicando vagamente la propria toga. “Sta succedendo grazie a te.”

La diva aggrotta la fronte senza capire. “In che senso?”

Lei ride, divertita dallo sguardo confuso dell’amica. “Non te lo ricordi più? ‘Sei davvero una bella ragazza, Quinn. La più bella che io abbia mai conosciuto. Ma sei molto più di questo’.” Imita il tono usato qualche anno prima da Rachel, in un amichevole sfottò all’altra, per poi passare a uno del tutto affettuoso. “Sei stata la prima a credere in me, Rach, e non ho alcuna intenzione di dimenticarlo. Quei pass sono stati una specie di modo per ringraziarti.”

La diva risponde con un sorriso enorme, e un attimo dopo Quinn si ritrova nel suo abbraccio. Sbuffa, fingendosi contrariata, ma Rachel non si fa ingannare e la stritola ancora di più, finché la laureanda non ricambia la stretta. “Sei una piaga, Berry.”

“E tu sei una pessima attrice. Meno male che ti sei buttata sulla scrittura.” Replica lei. Rimangono abbracciate per qualche secondo, poi Quinn si allontana, prima che rischi sul serio di commuoversi e rovinarsi il trucco.

“Andiamo, non voglio fare tardi alla mia laurea.” Dice in tono leggermente burbero, scrollando le braccia per far scendere le pieghe della toga. Rachel ridacchia, lanciandole un ultimo sguardo affettuoso.

“Te l’ho già detto che stai benissimo?” Quinn sbuffa, afferrandola per un braccio e spingendola fuori dal dormitorio.

“Piantala, Casanova.” La ammonisce scherzosamente, appena prima di lanciarsi verso un nuovo capitolo della sua vita.

 

Happiness

“Women are finding themselves in their thirties now.

We hardly know what we’re gonna want in fifteen years.”

 

 

Rachel e Quinn si conoscono ormai da dodici anni, e finalmente arriva il momento in cui è la bionda a farsi avanti. Non avviene alla prima di Wicked, nonostante l’interpretazione di Rachel l’abbia lasciata senza fiato – l’ex Cheerio non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma durante Defying Gravity si è commossa – e nemmeno alla festa per la pubblicazione del romanzo d’esordio di Quinn, che loro hanno passato chiacchierando assieme per quasi tutto il tempo. Succede a Central Park, in una giornata uggiosa di fine settembre, una delle ultime con un bel sole. Non fa caldissimo, e per terra ci sono già alcune foglie giallastre, ma Rachel sta canticchiando distrattamente Big Girls Don’t Cry, e Quinn è troppo presa da lei per accorgersi di ciò che la circonda.

È un po’ agitata, e il frequente contatto tra il suo braccio e quello della diva la innervosisce ancora ulteriormente. Vivono tutte e due a New York adesso, e si frequentano molto più rispetto ai tempi del college; sono entrambe donne in carriera e di successo nei rispettivi ambiti, e, soprattutto, irrimediabilmente single. Non è sicura del motivo per cui Rachel rifiuti sempre le avances dei suoi ammiratori, preferendo passare le sue serate con lei a guardare film e cantare al karaoke, ma ne è felice. Per una volta, tra loro non ci sono Finn, Brody, Jesse St. James e vari.

“… And big girls don’t cry.” Conclude Rachel con un sorriso, distogliendo la bionda dalle proprie riflessioni. “Hai la testa tra le nuvole, Quinn.”

Lei arrossisce appena, ed evita di risponderle. Negli ultimi tempi è diventato difficile ignorare quel groviglio di sentimenti che prova quando sta con Rachel, per non parlare delle farfalle allo stomaco che sente ogni volta che la ragazza le sorride. È finalmente riuscita ad ammettere a se stessa di essere innamorata della sua migliore amica, ma non ha ancora avuto il coraggio di confessare i propri sentimenti alla diretta interessata. “Scusa. Ero troppo occupata ad ascoltarti cantare.”

Rachel sorride alla sua risposta diplomatica, spintonandola con una spalla, e Quinn risponde con un ghigno divertito. È diventata brava a flirtare con Rachel così, in maniera quasi casuale, e spesso le sembra che la diva stia al gioco. Ogni tanto vorrebbe poterle leggere la mente e capire cosa provi davvero per lei, invece di basarsi solo sulle opinioni non richieste di Santana e le frecciatine ironiche di Kurt.

Questo potrebbe essere un buon momento per parlare, riflette Quinn. Sa che prima o poi dovrà affrontare il discorso – ci sono già troppe voci su una loro possibile relazione, e l’agente pubblicitario di Rachel è stufo di dover smentire ogni tre giorni i pettegolezzi che le coinvolgono – ma si sente sempre trattenere dalla paura di vedersi rifiutare, e di perdere l’amicizia della ragazza. Il problema è che Quinn non vuole più accontentarsi. Vuole di più, e lo vuole adesso. È per questo che, mentre Rachel prende a canticchiare distrattamente un’altra canzone, Quinn decide di buttarsi.

“Rach?” La diva si volta verso di lei, scoccandole uno sguardo incuriosito, e Quinn tira un respiro profondo. “Ti ho mai detto che sei bellissima?”

Rachel arrossisce non poco, e si ferma nel bel mezzo del viale; Quinn fa lo stesso, abbassando il proprio sguardo a terra con aria imbarazzata. In quella frase c’è molto più di quanto possa sembrare, ed entrambe lo sanno bene. “Lo pensi davvero?” Sussurra dopo un po’.

“Sì.” Replica lei senza alcuna esitazione. Ha la sensazione che il suo stomaco le sia finito in gola, e il suo cervello le urla di scappare da lì, ma nonostante il terrore la giovane scrittrice rimane piantata al suo posto, nel bel mezzo di Central Park, davanti ad una sorridente Rachel Berry. “E, uh… credo di essermi innamorata di te.”

Quinn non si aspetta davvero di vederla sorridere in quel modo, non con un’espressione gioiosa da ho-vinto-il-mio-primo-Tony, ma quella che sembra riservare solo a lei, e che le manda in palla ogni neurone. Prima che possa ricambiare il sorriso, comunque, Rachel si sporge verso di lei, alzandosi appena sulle punte dei piedi, e la bacia. Per diversi secondi, Quinn smette letteralmente di pensare, limitandosi a godersi la sensazione delle labbra della diva sulle proprie, finché non è costretta ad allontanarsi per riprendere fiato.

“Wow.” Si lascia scappare un verso di apprezzamento, e Rachel scoppia a ridere, con un’espressione appena maliziosa. Altro che farfalle nello stomaco, pensa Quinn. Le sembra di volare.

“Ce ne hai messo di tempo, Quinn.” Mormora la diva, il volto a un palmo da quello della bionda, che si fa scappare il sorriso più grosso che abbia mai fatto.

“Avresti potuto fare tu la prima mossa.” La stuzzica leggermente, piantandole un altro bacio sulle labbra. Dubita che potrà mai smettere di farlo, a questo punto.

Rachel interrompe il contatto tra loro dopo pochi secondi, guardandola con un broncio che Quinn reputa adorabile. Oddio, le viene il voltastomaco al solo pensiero di quanto sia sdolcinata. Santana la sfotterà a vita. “Continuavi a ignorare tutti i miei segnali, Fabray. Sarai anche la ragazza più bella che conosca, ma a volta sei un po’ tonta.”

“Oh, ma piantala.” Quinn la zittisce con l’ennesimo bacio, e, per una volta, Rachel non trova nulla con cui ribattere.

 

Note dell’autrice

Uh… non so tanto bene come mi sia uscita questa cosa. Era un po’ che volevo scrivere una Faberry, e mi ero data come tema la frase “you’re beautiful”, ma… non so come, mi è un po’ sfuggita di mano. Si è pure decisa dei prompt diversi da quello che avevo deciso .-. comunque, non so, alla fine non mi spiace. È pur sempre la mia prima Quinn/Rachel, un pairing che ho preso davvero ad adorare negli ultimi mesi <3

Qualche spiegazione… Per quel che riguarda “Belief” ho usato la scena del Prom della seconda stagione, aggiungendo alcuni dialoghi per coprire i buchi nella conversazione. “Bitterness” è ovviamente inventata, e prende spunto dalla famosa scena della prova dei vestiti da damigelle poi tagliata dai RIB (grazie tante, duh). “Altruism” è presa in parte dal Prom della terza stagione, in cui per quel che mi riguarda Quinn fa un vero e proprio gesto d’amore nei confronti di Rachel: rinuncia a qualcosa che cerca di ottenere da anni, solo per ridarle la fiducia di cui aveva bisogno. “Gratitude” è in un futuro che penso non vedremo mai, visto che dubito rivedremo Dianna Agron in Glee, il che è una tragedia, figuriamoci la laurea di Quinn. Stesso discorso vale per “Happiness”. Ma, come già la grande J. K. Rowling ha detto, “it could have gone that way”, sarebbe potuta andare anche così, se magari i RIB avessero compreso appieno la bellezza del Faberry :’) certi soprannomi (Tubbers, Manhands ecc) non sono tradotti in italiano, perché seguo la programmazione americana di Glee e lo vedo in lingua originale. Non so perché l’abbia scritta al presente, non mi era mai capitato.

Beh, spero vi sia piaciuta, che siate riusciti tutti ad arrivare fino in fondo (lo so, 14 pagine di word non son poche), e che magari mi lascerete un commentino. See ya soon!

K.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Kavanaugh