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Autore: miseichan    02/06/2013    12 recensioni
Derek era ferito.
Non c'era sangue, però. E questo, più di ogni altra cosa, terrorizzò Stiles.
Perché l'assenza di sangue indicava la presenza di una ferita molto, molto più profonda.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memories'
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        Piccola premessa.
Questa è ambientata verso la fine della prima stagione: non ricordo di preciso se dopo l’ultima o la penultima puntata; in ogni caso appena dopo che quella piccola Argent assatanata si è beata a torturate psicologicamente quel cucciolo di Derek. 

Così, giusto per darvi un minimo di contesto.

 

 

 

 

 

Rumore

 

 

 

I più grandi dolori 

sono quelli di cui noi stessi siamo la causa.

 

 

 

 

“Derek?”
Stiles si chiuse la porta della camera alle spalle, gli occhi fissi sulla figura riversa poco più in là.
Proprio sotto la finestra aperta, ecco dov’era. Immobile, poggiato contro il muro. 

Derek.
Scattò rapido, raggiungendolo in pochi passi e piegandosi su di lui:

“Dove sei ferito?” sussurrò concitato “Che devo fare?”
Stiles lo aveva a mala pena toccato, la confusione che si faceva strada sul suo volto:

“Derek? Derek, così mi spaventi! Non vedo sangue, io...”
Si zittì, prendendo il coraggio a due mani e spalancando la giacca nera dell’altro, ma no: non c’era sangue davvero. Nemmeno una goccia.
Stiles sollevò lo sguardo sul viso di Derek, cercando una qualche spiegazione, disperando un aiuto. Quello, invece, chiuse gli occhi. Lentamente, come se anche quel minimo movimento fosse troppo per lui. Troppo faticoso, troppo doloroso, semplicemente troppo.
Stiles rabbrividì, sconvolto dal vedere il licantropo in quelle condizioni:

“Andiamo da Deaton.” decise, facendo per alzarsi e sollevare l’altro con sé. 

“No.”
Derek non aveva aperto gli occhi, il suo corpo che arretrava leggermente, allontanandosi da Stiles.

“Che significa no?” sbottò il ragazzino “Hai qualcosa che non va, mi sembra evidente!”

“No.”

“Derek.” sibilò Stiles, stringendogli con forza un polso “Cos’è successo?”

“Niente.”

“Derek, dobbiamo proprio...”

“No.”

“Perché fai così?! Perché diavolo non vuoi parlare?!”

 

“Sfortunatamente, Derek, se non vuoi parlare devo proprio ucciderti.”

Stiles era pronto a tutto.
Sapeva che sbraitare contro un lupo mannaro non era esattamente una buona idea e si era anche preparato alle possibili conseguenze che ciò avrebbe portato.
Per quello, però, non era assolutamente pronto.

“Derek tu stai... stai tremando.”
Per tutta risposta il tremore aumentò, scuotendo il corpo dell’uomo.
Stiles scosse la testa, incredulo e totalmente preso alla sprovvista:

“Scherzavo prima.” mormorò, poggiandogli delicatamente le mani sulle spalle “Non devi per forza parlarmene, okay? Sono soltanto preoccupato, lo capisci?”

Cercò di incontrare lo sguardo dell’altro, ma ogni tentativo risultò inutile. 

“Non c’è sangue, Derek. Non so che cosa fare.” gemette Stiles, osservandolo impotente mentre si stringeva le gambe al petto, facendosi sempre più piccolo. 

“Non so come aiutarti, Derek.”

 

“Quindi, saluta tua sorella da parte mia.”

 

“Non l’ho salutata.”
Stiles sussultò, inginocchiandosi davanti a lui:

“Chi non hai salutato?”

 

“Le avevi detto di me, vero? La verità sull’incendio.”

 

“Non le avevo detto niente, Stiles.”
Stiles scosse disperatamente la testa, scuotendolo leggermente:

“Di che stai parlando? Cosa non hai detto?”

 

“Non l’hai fatto?!”

“Non ci sono riuscito.” biascicò Derek, serrando nuovamente gli occhi “Ci ho provato, davvero. Tante volte. Ogni volta però... mi bloccavo.”

Stiles crollò al suo fianco, arrendendosi a quell’orribile stato di impotenza: non poteva capire, ma poteva provare comunque ad aiutarlo. A modo suo. 

Lo guardò con la coda dell’occhio e sospirò, sussurrando insicuro:

“Capita a tutti, lo sai? Di bloccarsi, intendo.”
“Era importante, Stiles.” ribatté Derek “Dovevo dirglielo. Dovevo, dovevo, dovevo e...”

“Non l’hai fatto.”

“Non l’ho fatto.”

 

“Ah, non l’hai detto a nessuno?”

 

“Non l’ho detto a nessuno, Stiles.”

“A me puoi dirlo.”

 

“Oh, tesoro, dev’essere stato proprio un gran peso da sostenere.”

 

“No.”

“Derek, sono il primo a commettere una cazzata dietro l’altra, lo sai benissimo. Puoi dirmi ogni cosa, okay? Puoi dirmi tutto.”

“No.”

“Perché no?”

“E’ un peso, Stiles. E’ stato un peso per anni e anni e io...”

“Non vuoi liberartene?”
Derek poggiò il capo contro il muro, gli occhi ancora serrati e le labbra tese in una smorfia di dolore puro. Strinse i denti, la voce dell’altro che gli scorreva addosso, gentile:

“No. Non con te.”

“Perché?”

“Non te lo meriti, Stiles. Non tu.”

 

“Ma non è colpa tua: sei stato ingannato da un bel faccino!”

 

“Commettiamo tutti degli errori, Derek.”

“No.”

“E’ nella natura umana.”
Il licantropo scattò, piegandosi sul corpo impreparato di Stiles, gli occhi ardenti:

“Io non sono umano, però! Non è un mio diritto sbagliare!”

 

“Capita! Un affascinante lupo mannaro s’innamora per sbaglio di una ragazza super sexy che arriva da una famiglia di cacciatori di lupi mannari.”

 

“Non dovrei sbagliare, non dovrei commettere cazzate!”

“Derek...” sussurrò Stiles, ritraendosi appena.

“Non mi è concesso, lo capisci?”
Stiles scosse appena la testa, gli occhi spalancati e le labbra secche:

“No, non lo capisco.” mormorò, perso “Tutti sbagliamo. Non c’è altro da aggiungere.”

 

“Non è ironico?”

 

“Ci sono sbagli e sbagli, Stiles.”
Derek lo fissò con uno sguardo affranto che l’altro non gli aveva mai visto:

“Gli sbagli con cui puoi convivere e quelli che invece ti divorano vivo. Costantemente. Sono lì, sempre, a ricordarti cosa hai combinato. Giorno dopo giorno e...” si allontanò appena, il tremore che tornava “... è come se qualcosa di incandescente mi scavasse nel petto, Stiles.”

Stiles sbatté le palpebre, reprimendo il solito impulso di rispondere con sarcasmo: era la cosa che gli riusciva più facilmente. Sdrammatizzare. In quel momento, però, non poteva. 

Non poteva ridurre tutto a una semplice battuta.

Non con Derek in quelle condizioni che, chissà perché, aveva deciso di parlare con lui.

“Fa rumore?” chiese allora, la lingua più veloce del cervello.

“Cosa?” 

“Questa... questa cosa che ti scava nel petto.” mormorò il ragazzo “Fa rumore?”
Derek chiuse gli occhi, reclinando il capo all’indietro:

“Che tipo di rumore dovrebbe fare?”

“Non lo so, te lo sto domandando.”

“Stiles...”

“Ascoltami: hai detto che sta scavando, no? E dovrà pur star scavando per un qualche motivo. Poi, se ha addirittura il coraggio di scavare in te, dev’essere un motivo bello grosso.”

 

“Non è ironico che tu mi stia aiutando inavvertitamente a stanare il resto del branco, di nuovo?”

 

“E di solito, fermami se sbaglio, si fa rumore quando si scava.”
Stiles era cosciente di star dicendo una sciocchezza dopo l’altra. Ne era perfettamente consapevole.

Eppure non poteva fermarsi: non mentre lo assaliva il terrore che l’altro stesse per piangere.

No.
Perché Derek, Derek Hale, non piangeva.

“Fa rumore, allora?” 

“Sì.” 

“Visto?” scattò Stiles, poggiandogli una mano sul braccio.

 “E’ un bene?”

“Ceto che sì! E’ importante!”

“Perché?”

“Perché per quello ci sono io.”
Derek lo guardò: con uno sguardo lontano e leggermente umido. Prima non era riuscito a spiegarsi l’impulso di presentarsi a casa sua, adesso iniziava a capirlo. 

“Ci sono io che parlo, no, Derek?”

“Tu parli tanto, sì.” convenne piano, tentando inutilmente di accennare un sorriso.

“Ed è un bene, non lo capisci? Parlo tanto da zittire quel rumore.”

“Non è un rumore che si zittisce, Stiles.”

“Un pochino, solo un pochino.”

 

“Di nuovo.”

 

“Più io parlo più lui si zittisce.”
Derek non disse niente, limitandosi a fissarlo. 

“Non possiamo far rumore in due, ti pare?”
Eccolo. Eccolo il motivo per cui era andato da lui. Per il suo rumore.

“Ti farà male la gola a furia di parlare, Stiles.” 

“Ci sono abituato, nessun problema.”
Derek annuì, spostandosi appena: quel tanto che bastava per poggiare il capo sulla spalla dell’altro.
Stiles rabbrividì, percependo tutte le stonature presenti in quella scena. 

“Continua a far rumore, Stiles.”
Bastò quella piccola richiesta a far tornare tutto a posto. 

Non c’era niente di sbagliato, adesso.
Stiles cominciò a parlare e Derek chiuse gli occhi, il dolore che scemava.

“Non smettere mai.”

 

“Stiles, non smettere mai.”

 

 

§

 

 

 

Ah, se siete arrivati qui avete tutto il diritto di picchiarmi.
E’ una scemenza, vero? Mi è venuta in mente stanotte (l’ispirazione notturna non andrebbe mai seguita, lo so) e l’ho scritta in qualcosa come dieci minuti.

Il che spiega anche tutti gli errori che sicuramente ci sono.

Ad ogni modo, una volta messa nero su bianco non ho avuto il cuore di buttarla nel cestino e quindi eccola qui. 

Volevo dire anche qualcos’altro ma al momento non mi viene cosa... mah.

 

Buona domenica a tutti,

Sara

   
 
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