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Autore: dilpa93    02/06/2013    12 recensioni
Possibile SPOILER 5x24
"Lo aveva sentito bussare imperterrito, urlando quanto gli dispiacesse, che non sarebbe più capitato."
-Aggiunto un secondo e conclusivo capitolo-
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Lo aveva lasciato, perché oramai non c’era nient’altro che potesse fare.
Lui era cambiato, così come lo erano i suoi occhi, il suo sguardo, persino i suoi sentimenti. Viverci era divenuto impossibile.
Erano sempre di più i giorni in cui litigavano, in cui di ritorno a casa lo trovava sbronzo, o in procinto di scolarsi l’ennesimo scotch.
Lei non era tipo che si faceva mettere i piedi in testa, lo fronteggiava a parole, sempre audace e autoritaria, ma nell’ultimo mese era diventato violento.
Tutto era partito con uno schiaffo; la guancia si era arrossata subito. Non aveva proferito parola e si era chiusa in camera. Lo aveva sentito bussare imperterrito, urlando quanto gli dispiacesse, che non sarebbe più capitato. Era stato un raptus, non voleva; l’aveva supplicata, l’aveva pregata di perdonarlo, e lei ci era cascata come una sciocca.
Si era occupata spesso, in passato, di abusi e violenza sulle donne, e le domande che le avevano affollato la testa era certa fossero le stesse che si ponevano tutti.
“Perché non l’ha denunciato, perché ha lasciato che continuasse?”, e poi nella sua mente si era insinuata lentamente, fino a prendere posto, la classica frase che portava inesorabilmente all’auto convincimento “se mi dovesse succedere sicuramente non agirei così. Di certo dopo la prima volta me ne andrei. Non permetterei neanche che si arrivasse alla prima volta”.
Invece adesso quei buoni propositi erano svaniti insieme alla sua forza e alla sua determinazione, mentre le percosse erano continuate.
Il trucco nascondeva i tagli sulle labbra, e ringraziava l’arrivo dell’estate così da poter avere un pretesto per mettere gli occhiali scuri, che riuscivano a nascondere l’esteso ematoma che dall’occhio si estendeva sino allo zigomo.
Delle sere temeva di non farcela. Si sforzava di non perdere i sensi e di riuscire a nascondersi in camera o in bagno. Si rannicchiava dietro la porta, o nella vasca, e aspettava che tutto tacesse.
Poteva farcela, sarebbe riuscita a resistere, continuava a ripeterlo a se stessa come un mantra. Ma quando aveva toccato lei...
Tutto sarebbe dovuto finire.
Non era riuscita ad affrontarlo faccia a faccia, ma non le importava.
Aveva preso un borsone, infilato dentro lo stretto necessario e, presa la bambina, era fuggita, lasciando, prima di salire sul treno diretta a New York, la denuncia.
Faceva pur sempre parte delle forze dell’ordine, anche se nelle ultime settimane sembrava essersene dimenticata. La persona che era, capace ed addestrata anche a fronteggiare situazione ben più pericolose, sembrava sparita inesorabilmente, risucchiata in qualche anfratto della sua anima, lasciando posto dentro di sé ad una donna come tutte la altre.
Sola, impaurita, indifesa.
 
Passeggiava di nuovo per le strade della Grande Mela dopo anni, dopo che la città di Washington era diventata casa sua; il capo chino, mentre stringeva la mano di colei che ora sarebbe stata solo sua figlia.
Si sentiva come se tutti la stessero osservando, come se potesse sentire che nei loro pensieri la stessero additando. Camminava vergognandosi di quei segni sul viso, sentendosi colpevole del segno di quelle dita attorno al braccio minuto della sua bambina.
Alzò lo sguardo dal marciapiede appena prima di attraversare e lo vide dall’altra parte della strada. Il caffè in una mano, il giornale sotto il braccio; si stava intrattenendo con il proprietario del negozio di fiori lì all’angolo.
Non riuscì a non fissarlo. Gli anni erano passati, ma lui non sembrava affatto cambiato, almeno esteriormente. Neanche si accorse quando lui le sorrise dopo un attimo di sconcerto non aspettandosi di vederla a pochi metri da lui.
Si riscosse poco dopo. Lo vide aprire bocca, ma non gli diede il tempo di dire nulla, di lasciare che le parole ‘sei tornata...’ uscissero in chiave di domanda retorica dalle sue labbra appena schiuse e, sentendosi in colpa per come aveva rovinato tutto, alzò timidamente la mano in segno di saluto e tirò dritto.
 
 
Già, era tornata.
Indubbiamente diversa da come la ricordava nell’ultima immagine che aveva di lei, custodita gelosamente come un reperto raro, quanto prezioso e fragile, in una teca di vetro, così che né qualcuno, né il tempo potessero mutarla o rovinarla.
 
 
Avrebbe pazientato, perché nonostante tutto l’amava ancora e, anche se ci sarebbero voluti anni, l’avrebbe ripresa con sé, lei e quella bambina che aveva deciso di avere con un altro e non con lui.
 

 

 
Diletta's coroner:

Specifico un piccolo dettaglio per chi, arrivato a leggere fino alla fine, sia rimasto con qualche dubbio: Kate ha deciso di chiudere con Rick e andarsene a Washington. Si è costruita un famiglia, e quando il suo compagno è diventato violento, è tornata a NY, dove Caste la sta ancora aspettando (in un certo senso).
Non era Castle a picchiarla (non credo potrebbe mai arrivare a farlo).
:D
  
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