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Autore: _Atlas_    02/06/2013    8 recensioni
- 8 e 30 - annunciò Tony dopo un lungo silenzio.
- Cosa?
- L’orario della partenza. Partiamo domani mattina alle 8 e 30. Si vesta leggera, in Thailandia ci sono 40 gradi a Natale.

[Pre-Pepperony / Iron Man 2]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pepperony Holidays'
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Di litigi, di fughe e di omelette riuscite





Alle otto del mattino del giorno seguente la pioggia continuava a scendere imperterrita dal cielo e picchiettava sul legno solido del terrazzo.
Pepper si era appena svegliata e ancora avvolta nelle lenzuola bianche, ascoltava il rumore delle gocce d’acqua sul vetro delle imposte.
Quella notte aveva dormito poco, si era girata e rigirata nel letto senza chiudere occhio per ore, fino a quando, verso le quattro e mezza del mattino, era riuscita infine ad addormentarsi.
Il bacio che le aveva regalato Tony la sera prima era stato un bacio perfetto, un bacio che entrambi sapevano che prima o poi si sarebbero scambiati, perché nel bene e nel male il loro rapporto non era mai stato il solito rapporto che coinvolge un capo e la sua assistente.
Forse non erano mai stati veramente solo un capo e un’assistente.

Pepper adesso riconosceva di essere profondamente innamorata di lui, il messaggio le appariva chiaro e distinto nella sua mente e nel corso delle quattro ore insonni aveva provato più e più volte a cancellarlo, senza mai riuscirci.
Conosceva Tony, conosceva il suo rapporto con le donne, conosceva il rapporto che li legava, eppure quel bacio era stato fatale.
Pepper ci aveva visto desiderio, coinvolgimento, entusiasmo e una punta sottile, ma penetrante, di disperazione. C’era qualcosa che turbava profondamente Tony, anche se lui non lo dava molto a vedere e quel gesto dolce le era sembrato tanto una richiesta implicita di aiuto, un aiuto che quando aveva provato a dare, era stato bruscamente respinto e rifiutato.
Adesso non le andava più bene, non poteva più annuire e pensare che anche quella volta lui se la sarebbe cavata da solo, non voleva più rimanere al suo posto e aspettare.
Voleva sapere.

Quando il rumore della pioggia si fece più intenso e le impedì definitivamente di riprendere sonno, decise di alzarsi e di andare a fare colazione, allontanando per qualche istante quel flusso di pensieri.
Dopo essersi data una sistemata si diresse in cucina convinta di trovare Tony appollaiato sul tavolo a sorseggiare caffè, ma si dovette ricredere appena varcò la soglia del balcone e lo vide seduto sul divanetto in vimini con ancora addosso i vestiti della sera precedente.

"Cosa ci fa qui? Sta diluviando…" gli fece notare.

Quello non sembrò molto sorpreso di vederla e le sorrise: "Ehi, credo di essermi addormentato qui ieri sera. E’ destino che io non debba dormire in quella vasca a quanto pare…" scherzò.

"Se continuerà a dormire su divani di legno finirà per spaccarsi la schiena" gli disse lei con una punta di rimprovero. Aveva la voce incrinata e non riuscì a nasconderla.
"Io vado a farmi un caffè" aggiunse poi, sperando per il meglio.

Tony sbadigliò sonoramente e la osservò perplesso mentre si dirigeva in cucina, qualcosa non andava, era palese.
"Che si fa oggi?" le chiese con le migliori intenzioni.

"Non credo ci sia molto da fare" rispose Pepper alludendo al maltempo.

"Possiamo inventarci qualcosa…sa, infondo ieri mi sono divertito a cucinare" disse sperando di strapparle almeno un sorriso.

" Purtroppo non ci sono abbastanza ingredienti nel frigo, riusciremmo a fare al massimo un piatto di pasta" tagliò corto.

"Beh, dovremo pur mangiare" disse ancora Tony vedendola annuire.

"Mh-mh...qualcosa ci inventeremo".

"Certo. Perché è così scostante?" chiese alla fine Tony, stanco di quella conversazione vuota.
Tony Stark non era un tipo schietto, o almeno non lo era se le cose riguardavano l’ambito sentimentale, perché se doveva spegnere qualcuno con una battuta poco gradevole lo faceva all'istante.
Quella volta capì che Pepper era turbata per qualcosa che sicuramente aveva a che fare con il bacio e così decise di chiederglielo, tanto perché la sua tensione era almeno ai livelli di quella di lei.

La giovane d’altro canto rimase un po’ impacciata di fronte a quella domanda e negò l'evidenza "Io non sono scostante" disse infatti.

"Sì, invece".

"No, invece. Sono normalissima."

"Lei è scostante. Non mi parla, non mi guarda. Mi sta evitando" concluse lui con ovvietà.

"Io non…non la sto evitando!" protestò spostandosi nervosamente la frangetta da una parte all’altra.

"Non adesso, prima" chiarì Tony.

"E poi…santo cielo, sì, credo di avere tutto il diritto di essere scostante al momento!" sbottò infine.

Tony aggrottò le sopracciglia e cercò di rimanere calmo "E perché?" chiese "E’ per il bacio, non è verp? aggiunse infine spalancando le braccia, incredulo.

Pepper rimase zitta per qualche istante e si limitò ad annuire.
A quel punto la mente di Tony iniziò a produrre frasi sconnesse e pensieri senza senso, si passò le dita sulle palpebre cercando un po’ di sollievo, che per fortuna arrivò e riuscì a farlo tornare lucido per qualche momento.
"Io credevo che…pensavo che lei…" balbettò e in effetti non sapeva esattamente cosa dire.
Aveva sempre pensato, con una punta di orgoglio, che Pepper provasse qualcosa per lui, o almeno era quello che gli aveva fatto intuire durante la cena di beneficienza di qualche mese prima dove erano andati molto vicini al bacio.
Da quel momento anche lui aveva iniziato a rendersi conto che la giovane rappresentasse qualcosa di più, ma non aveva mai voluto approfondire, forse per paura, forse per mancanza di coraggio.
Il bacio sul terrazzo l’aveva desiderato con tutto se stesso, era stato un gesto disperato ma voluto, anche se in quel momento per Pepper rappresentava solo un grande, enorme punto interrogativo.
"Lasci stare…" si arrese tuttavia.

"Qualunque cosa avesse pensato, ha pensato bene" sussurrò Pepper con il cuore che minacciava di esploderle nel petto "Solo che adesso non si parla di me, ma di lei" trovò la forza di dire.

"Di me?"

"Lei ha qualcosa che non va, Tony…"

"… perché dovrei avere qualcosa che non va?" chiese allarmato.

"Lo ha detto lei stesso che le è successo qualcosa..."

"… sì, è vero, ma non c’entra nulla con quello che è..."

"… e che non ne vuole parlare..."
"
… esatto, infatti non capisco come mai lo stiamo facendo adesso" disse stizzito.
"Cosa?!" sbottò Pepper "Lei forse non si rende conto di quello che sto provando in questo momento!"

"E perché lei lo sa cosa sto provando io? Io non credo che lei sappia come mi sento!" replicò lui alterandosi.

"Certo che non lo so, lei non me lo dice! Sono stata in disparte per tutto questo tempo cercando di lasciarla con i suoi pensieri, non le ho mai fatto domande troppo personali, come crede possa sapere cosa sta passando?!"

Tony sospirò agitato, si sentiva in trappola: "Io non riesco a capire come questa cosa possa essere collegata al bacio, non ha senso!"

"Ha senso eccome, Tony! Lei ha fatto tutto questo…"disse indicando con le mani l’interno della villa.

"Cosa, Pepper?!"

"La vacanza, lo yacht, il voler allontanarsi a tutti i costi da casa sua…e poi il bacio!"

"Le viene così difficile pensare che l’abbia fatto per lei?!" confessò.
A quelle parole Pepper si ammutolì, abbassando la testa.

"Nel momento in cui cerco finalmente di combinare qualcosa di buono, di positivo nella mia vita, mi sento dire che ho qualcosa che non va!"

"E’ evidente che c’è un problema che ti blocca, Tony" disse Pepper più calma, decidendo questa volta di passare a un registro meno formale "Io non posso starti accanto, non posso aiutarti senza sapere quello che ti sta succedendo. Non dopo ieri sera".

Tony la guardò con sguardo teso e rassegnato "Non posso nemmeno io" mormorò.

"Come?" chiese lei non capendo cosa intendesse.

"Non posso dirtelo"

Pepper annuì con gli occhi gonfi di lacrime e si strinse nelle braccia.
"D’accordo" mormorò.

"D’accordo?"

"Tony…non posso pensare a quello che è successo ieri sera senza tenere conto di quello che stai passando in questo momento. E’ chiaro che sei confuso e io… non voglio costringerti a raccontarmi tutto se non vuoi farlo..."

"…non ho mai detto che tu mi abbia costretto…"

"Perciò rimarrò al mio posto, come sempre".

"Pep…dammi solo un po’ di tempo. Posso farcela, ma ti voglio accanto a.."

"Lo so che puoi farcela" gli lei disse interrompendolo in un sospiro, prima che quelle parole finissero per smontare tutta la discussione precedente e rendere tutto più difficile "Qualunque cosa sia" aggiunse accennando un sorriso.

Tony realizzò che in quel momento non ci fosse altro da dire, Pepper come sempre aveva capito tutto e gli stava dando un’ulteriore possibilità per rimediare ai suoi errori.
Quello che però Pepper non sapeva era che per la prima volta non si trattava di uno sbaglio.
Quella volta c’era un problema ben più grave, qualcosa che l’avrebbe fatta preoccupare, qualcosa che l’avrebbe fatta soffrire se l’avesse saputo e lui in quel momento si sentiva abbastanza forte per soffrire per entrambi, non era necessario coinvolgere anche lei.
Questi erano stati i suoi piani sin dall’inizio, Pepper non avrebbe mai saputo niente del suo problema con il reattore e tutto sarebbe filato liscio.
Tony però non aveva calcolato l’astuzia della giovane e aveva sperato fino alla fine che lei non si accorgesse di niente, ora invece era troppo tardi sia per giustificarsi, sia per raccontare la verità.

"Va bene" acconsentì quindi e guardando Pepper un’ultima volta si avviò verso l’uscita della villa, lasciando la ragazza sola in cucina, con una tazza di caffè fra le mani.
 



Erano le tre del pomeriggio quando Pepper si accomodò su divano del terrazzo, la pioggia continuava a scendere e il vento stava piano piano andando a calmarsi.
Tony non era più tornato a casa dopo la discussione che avevano avuto durante la mattinata e la giovane pensò che avesse soltanto bisogno di stare un po’ con se stesso, del resto era quasi una settimana che entrambi vivevano a stretto contatto l’uno con l’altra e avevano avuto poche occasioni per riflettere e per stare con i loro pensieri.
Pepper sentiva un groppo alla gola per le parole che aveva detto a Tony, per come lo aveva rifiutato e per come lo aveva respinto, anche se in cuor suo sapeva che aveva fatto bene e che era stata una decisione giusta da prendere.
Non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione da parte sua, perché anche se era stata solo accennata, balbettata e pronunciata solo per metà, si trattava di una dichiarazione e quello era un chiaro segnale che Tony stava facendo ordine nella sua mente e fra i suoi sentimenti.
Sebbene da una parte tutta quella situazione le portasse ansia e paura, dall’altra si sentiva fiduciosa e positiva e si permise di pensare che una volta passato quel brutto periodo forse sarebbe riuscita a legarsi a lui una volta per tutte.

Ben presto però quei pensieri ottimisti vennero spazzati via quando Pepper si accorse che erano ormai sei ore che Tony mancava da casa.
Non le aveva detto dove era diretto, non era tornato per il pranzo e ne tantomeno le aveva lasciato un messaggio per avvisarla del suo ritardo.
Provò a telefonarlo e per i primi dieci tentativi il cellulare risultò staccato, quando poi mezz’ora dopo provò di nuovo a telefonarlo, si sentì squillare a vuoto.
Uno sbuffo uscì dalle sue labbra e ancora una volta decise di rassegnarsi e crogiolarsi nella sua preoccupazione, mentre agitava nervosa le gambe sul pavimento del terrazzo.




"Signore, devo rammentarle che è pericoloso volare con l’armatura mentre è in corso un violento temporale. Le suggerisco di tornare a terra" la voce di Jarvis risuonò nella testa di Tony che, versione Iron Man, solcava il cielo grigio della Thailandia.

"Non ricordavo di averti programmato così premuroso Jarvis, pensa ad aumentare la velocità" ribattè.

"Signore, le suggerisco di atterrare il prima possibile. I fulmini potrebbero compromettere il sistema di volo".

"Basta, Jarvis".
Era già abbastanza irritato per i fatti suoi, non poteva subire anche la predica del maggiordomo virtuale; aveva solo bisogno di scaricare la tensione e nulla in quel momento lo avrebbe fatto sentire meglio di una sfrecciata nei cieli con l’armatura.
Era stato piuttosto brusco con Pepper quel giorno, doveva ammetterlo, ma solo perchè aveva visto andare in frantumi quelli che erano stati i suoi buoni propositi.
Nella vita non era mai stato pienamente soddisfatto di qualcosa e la situazione era iniziata a cambiare dopo il suo ritorno dall’Afghanistan, quando aveva deciso di chiudere con la fabbricazione di armi per costruirne una in grado di proteggere e tenere al sicuro le persone.
Iron Man era l’unica cosa di cui poteva andare fiero in quel momento, ma chissà per quale motivo adesso non gli bastava più e ciò che gli faceva più male era pensare che la persona di cui aveva veramente bisogno lo aveva rifiutato e ora se ne stava sola fra le pareti di una villa dispersa in Thailandia.

"Signore, le ricordo che sono le venti e che è da esattamente nove ore e quindici minuti che vola senza sosta. Dovrebbe tornare a casa".

"Mi dici che ti è preso ultimamente? Mi sembra di parlare con mia madre" sbuffò ironico Tony, ma sapeva bene che Jarvis aveva ragione e così, dopo altri dieci minuti passati fra le nuvole, decise di tornare a casa.

Quando mise piede sul terrazzo della villa notò subito Pepper seduta sul divano che agitava nervosamente le gambe e appena le andò incontro la vide balzare in piedi con le mani incrociate sotto il petto.
"Ciao" le disse, ma il rumore della pioggia era fortissimo e non fu sicuro che lei lo avesse sentito.
La vide entrare dentro senza dire nulla, a testa bassa e decise di seguirla.
Quando raggiunse la cucina vide un piatto vuoto nel lavello e un bicchiere "Ha già mangiato" le disse cordiale "Ha fatto bene".
fu allora che lo notò, il suo viso teso e gli occhi gonfi di lacrime.
"Tutto…bene?" chiese incerto.

Lei deglutì e lo fissò nei suoi grandi occhi nocciola "Non lo faccia mai più…" sussurrò.

"Che cosa?"

"…sparire in quel modo. Mi ha spaventata, credevo le fosse successo qualcosa…"
Non era la prima volta che accadeva, Pepper era abituata a quei scappa e fuggi, ma non in un posto che nessuno dei due conosceva, non quando lui era ossessionato da un problema che si ostinava a non voler confessare, non quando si trovava potenzialmente in pericolo e non dopo un’accesa discussione.

"D’accordo. Mi dispiace..." rispose quindi sincero.

Pepper annuì, dopodiché andò a prendere posto sul divano del soggiorno rimanendo in silenzio, mentre Tony si guardò intorno, incerto su cosa fare. Non aveva pensato che Pepper potesse preoccuparsi tanto e rielaborando velocemente i pensieri, capì di aver commesso un errore. Di nuovo.
Si diresse verso la cucina e iniziò a trafficare con mobili, padelle e gas, sperando con tutto se stesso di non far esplodere la cucina, lo doveva a Pepper.
La giovane di tanto in tanto lo sentiva imprecare e maledire qualcosa e malgrado fosse ancora molto tesa e nervosa per quello che era successo, un sorriso comprensivo le apparve sul volto, un sorriso che, mezz’ora dopo, si fece spazio fra le sue guance accompagnato da due occhi azzurri lucidi e spalancati.

"Questa volta non è bruciata" disse Tony porgendole un piatto e prendendo posto accanto a lei.

"Ancora omelette, eh?"

"Credo sia diventata una mia specialità, soprattutto quando ho qualcosa da farmi perdonare".

Pepper assaggiò un boccone della frittata e assaporò con attenzione "Devo dire che è migliorato dall’ultima volta"

"L’altra volta non avevo motivazioni convincenti per non bruciarla…"

Pepper sospirò e continuò a mangiare, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Tony che la osservava con aria soddisfatta.

"Mi dispiace" lo sentì dire "Non dovevo sparire in quel modo" continuò quando si accorse dell’aria interrogativa sul volto della ragazza.

"Non fa niente" rispose lquindi ei con un sorriso poggiando e mettendo da parte il piatto vuoto.

"No, l’ho fatta preoccupare inutilmente…"

"Dov’è andato?"

"Come?" chiese lui sorpreso per quella domanda, anche se la sorpresa c’entrava ben poco in quel momento visto che sapeva benissimo chi aveva davanti.
Pepper lo guardò incitandolo a parlare.
"Un giro, sono andato a fare un giro. Avevo bisogno di…."spiegò gesticolando "Ha capito?"

"Sì, ho capito" rispose Pepper ormai abituata a quelle frasi a metà.

"Bene" disse infine Tony accomodandosi meglio sul divano "Le è piaciuta l’omelette?"

"Era…accettabile".

"Ci ho messo meno di tre ore questa volta, un’ora e mezzo, ad essere precisi".

"L’ho notato. Un gran bel traguardo…"

"Volevo solo fare qualcosa di buono, visto che ultimamente..." disse con tono improvvisamente serio, ma lasciando cadere il discorso.

Pepper lo guardò in viso e vi lesse un velo di rammarico "Lei fa tante cose eccezionali, Tony…solo che le fa a modo suo".

"Può darsi. Ma non mi sento mai pienamente realizzato, se capisce cosa intendo…cerco di essere ironico e divertente, mentre per una volta mi piacerebbe sul serio rendermi conto di quello che faccio e a volte vorrei che non ci fosse di mezzo Iron Man".

Pepper rimase a guardarlo per qualche istante, c’era qualcosa di diverso in lui, aveva un aspetto sereno e allo stesso tempo rassegnato, quasi stesse vivendo gli ultimi istanti della sua vita.
"Ci rimangono due giorni di vacanza" mormorò.

"E allora?"

"E allora vorrà dire che prima di ritornare a Malibù le faremo fare qualcosa di realmente buono e autentico" gli rispose sorridendo e osservandolo inarcare le sopracciglia con espressione decisamente attonita.
   
 
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