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Autore: NightWatcher96    03/06/2013    2 recensioni
Le conseguenze del passato influiscono sul presente... sempre
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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E' fatta... alla fine, dopo tanti anni, ho capito che la mia vita come ninja avrà sempre delle grandi limitazioni. Mi chiamo Donatello Hamato e ho 16 anni. Sono una tartaruga mutante ninja e amo all'ultimo stadio studiare, creare e inventare.
Sono un modesto ingegnere... ma me la cavo anche in altri campi, uno dei quali, la medicina. Sono il discreto medico della mia famiglia... ma, se posso dirlo, credo che tutti debbano tenere sempre un occhio su di me. 
Perché? Beh... è molto semplice...
Lasciate che ve lo racconti...


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Io e mio fratello Raphie correvamo nelle fogne. Avevamo circa sei anni ciascuno ed io ero perfettamente in salute. Amavo molto essere un ninja pulcino ma la cosa che mi fregava era la timidezza...
Avevo paura di aprirmi agli altri per i loro commenti, preferivo restare in solitudine per sfuggire ai "giochi" con i miei fratelli. Rannicchiato in un'intercapedine di un muro, guardavo sempre le diverse espressioni dei miei fratelli.
Leo era serio la maggior parte delle volte ma quando voleva, era davvero il più attento e disponibile; Raph era prepotente ma teneva tutti d'occhio, affinché si evitassero inutili infortuni. Mikey era l'anima della vivacità... brillante e sorridente.
Io li ammiravo in segreto... sognando di poter condividere qualcosa con loro...
Trascorrevo molto tempo sui libri; ogni tanto con mio padre... parlavamo e, in un certo senso, apprezzavo anche questa mia dote nascosta... l'essere introversi, talvolta, non era così male. Riuscivo a controllare abbastanza bene le mie emozioni...
-Raph!- gridavo titubante: -Dove stiamo andando?-.
Mio fratello era dinanzi a me: nel tunnel della 38esima non vedevamo che tubi di metallo, pareti di rame e lunghe coperte d'acqua stagnante... nauseante!
-A divertirci!- rispose sghignazzante l'altro: -Sei sempre così chiuso... a volte sembra che non ti piaccia stare con noi!-.
-Mmh- risposi arrossendo: -E'... è solo che... mi piace... molto allenare il cervello... che i muscoli... ma ti assicuro che mi piace la vostra compagnia!-.
Raph fissò il percorso da terminare: -Come no, Don! Sei solo troppo timido! Ed è per questo motivo che ho deciso di spronarti a superare le tue barriere!-.
-L... le mie barriere?- chiesi titubante: -T... ti assicuro che non ce ne sono!-.
-Menti!- tagliò corto il cupo Raphie: -Sai bene che non è così. E sono certo che perderai la mia scommessa-.
-Quale scommessa?- chiesi accigliato, inarcando un sopracciglio: -Io non ho paura di niente! Dai, dimmelo!-.
Raph sghignazzò: -Saltare. Tu hai paura delle lunghe distanze, no? Vediamo se sei in grado di superare la tua paura come ha fatto Leo per le altezze!-.
-N... non sarà pericoloso?- mormorai afflitto per la verità: -E... e che dirà il maestro Splinter? Siamo usciti senza il suo permesso!-.
-Lo vedi?- schernì Raphie: -E' questo il tuo problema... ti preoccupi troppo! Se ho scelto di venire con te è proprio per aiutarti, fratellino!-.
-Non ne ho bisogno!- sbottai imbronciato: -Posso cavarmela da solo! E saltare anche le distanze grandi! Non temo niente io!-.
-Certo!- rise Raph, riducendo gli occhi a due fessure: -Questo me lo dimostrai proprio qui, proprio ora!-.
Ci fermammo, dopo una lunga corsa, su un alto gradino di circa sette metri dall'acqua torbida; intuii immediatamente: c'era una distanza per l'altro gradino, di otto metri. Mi avvicinai lentamente al bordo... deglutii un groppo di paura.
-R... Raph... do... dobbiamo... sal... saltarlo?- balbettai tremante: -Perché n... non ce ne andiamo a giocare a... a... palla?-.
Raph grugnì e si mise con le mani sui fianchi: -Hai paura, Don? Dobbiamo solo saltare, dai! Non c'è nulla di cui aver paura. Anzi, lo faremo insieme!-.
I miei occhi lucidi si ampliarono e mi strinsi le mani al petto: -D... davvero?-.
-Contaci! Al mio tre saltiamo come cavallette e vedrai che la tua paura svanirà per magia!- disse mio fratello, incoraggiandomi: -E poi, ho già vinto la mia scommessa-.
-Ma non era qualcosa contrario alle mie aspettative?- chiesi, sollevando un sopracciglio.
Raph mi si avvicinò: -No, cervellone! La mia scommessa era solo aiutarti a superare la paura delle distanze-.
Sorrisi e lo abbraccia felicemente: -Grazie, fratellone! Sei davvero il migliore!-.
-No... non esagerare, adesso!- sorrise Raph, arrossendo vistosamente: -Adesso arriva la parte più divertente!-.
Ci posizionammo proprio sul gradino, guardando una cascata d'acqua in lontananza e il ponte arcuato della galleria, sulle nostre teste. Un salto e avrei superato la mia paura... o almeno, così credevo.
-Ricorda, Don!- mi ripeté un felice Raphie: -Al mio tre!-.
Annuii nervosamente, sforzandomi di vedere il lato positivo della situazione e di raccogliere il mio coraggio. Inspirai profondamente e deglutii nuovamente... dovevo liberare la mente e concentrarmi.
-Tre- iniziò mio fratello, al mio fianco.
Indietreggiai di un passo e scaricai tutto il peso del mio corpo sulle ginocchia.
-Due-.
Riaprii gli occhi e aggrottai la fronte, lasciando vibrare il mio corpo.
-Uno!-.
Ero ormai pronto... ringhiai, pronto per prendere il toro per le corna.
-ANDIAMO!-.
Non badai più a nulla: saltai il più agilmente che potevo e mi sentii... libero. Spalancai le braccia, tenendo fisso lo sguardo sul gradino dinanzi a me... avrei potuto raggiungerlo... Raph era al mio fianco.
-VAI COSI' DONNIE!- m'incitò Raphie.
Girai la testa... spalancai gli occhi. Lui era rimasto fermo dov'era, con le braccia conserte e un sorriso soddisfatto sul volto. La paura gonfiò ogni mia singola vena... il mio cuore batté nella gola e la forza di gravità mi fu nemica.
L'ultima cosa che ricordavo era un tuffo nell'acqua fredda e mio fratello che gridava il mio nome...

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Ero inconscio. Fradicio. Un perdente.
Avevo deluso, poi, le aspettative di mio fratello. Non ero mai stato veramente pronto... e di conseguenza, avevo miseramente fallito. Vagando nel buio del nulla, o forse, della zona sperduta della mia mente annebbiata, potevo liberamente piangere e gridare.
Avevo freddo, ogni mia membra era a rischio di ipotermia... l'acqua era stata di parecchi gradi sotto zero, dato che eravamo in pieno inverno. Essere animali a sangue freddo, talvolta, rappresentava uno svantaggio nel periodo delle temperature in calo.
Il mio corpo sembrava saltellare... troppo stanco per udire delle parole, immaginai solo di essere trasportato sulle spalle di Raphie... mio fratello sembrava proprio singhiozzare e non ne capii il motivo.
Alla tana, tutti erano tranquilli; sia Leo sia Mikey stavano dedicandosi alla lettura, seduti comodamente sul divano. Il maestro Splinter, invece, era in procinto di raggiungere la sua camera per meditare, come suo solito.
-RAGAZZI!- urlò Raphael, ormai sulla soglia della porta della tana.
L'attenzione di tutti ricadde su di lui... o meglio, su di noi.
-Raphael, perché stai gridando?- chiese il maestro, incupendosi nel notarmi: -Che cosa è successo?-.
Raph ansimava, singhiozzando incontrollabilmente: -M... maestro... io e Donnie... nelle fogne... e l'acqua e poi...-.
-Portate Donatello nella sua camera! Raphael, tu nella mia stanza. Adesso!- ordinò rabbiosamente papà, picchiando fortemente il bastone sul pavimento.
Nessuno esitò; Leo e Mikey mi presero per le braccia e le gambe, conducendomi esattamente nel mio lettino. Mi asciugarono e mi sfilarono la bandana; sul mio volto, una macchia sfumata di cremisi aveva già preso forma...
La febbre era già alta, purtroppo.
-Che cosa pensi che sarà accaduto?- chiese Michelangelo, rimboccandomi le coperte sul mio corpo: -E perché papà era così arrabbiato?-.
Leo accese una candela sul comodino: -Qualcosa di non buono... credo. Altrimenti, il maestro non avrebbe reagito in quel modo. Spero solo che le cose si risolvano-.
Mikey annuì e mi strinse la mano...

Nella stanza del sensei, Raph era inginocchiato sul tatami, con lo sguardo basso e le spalle tese; papà, al contrario, gli ronzava lentamente intorno, mantenendo uno sguardo contrariato e... autoritario.
-Maestro... è stato solo un incidente... volevo solo aiutare Don a superare la sua paura delle distanze...- balbettò Raph: -Era solo un gioco...-.
-Un gioco?- ripeté furiosamente il maestro, fermo dinanzi a lui: -Mettere a repentaglio la vita di tuo fratello era un gioco?-.
-Mi dispiace...- sussurrò Raph, avvilito e sconfitto.
-E soprattutto, non ricordo di avervi permesso di lasciare la tana!- continuò il maestro.
Ci fu il silenzio; poi, qualcosa zampillò dritto sul tatami, creando piccole pozze lucide. Raphael stava piangendo... il dolore della colpevolezza delle sue buone azioni era atroce. Ciò colpì papà, il quale si ammorbidì e gli accarezzò la spalla, docilmente.
-Io so perché lo hai fatto- gli sussurrò: -Tu volevi aiutare tuo fratello solo perché, rispetto agli altri, ti sei sempre preso molta cura di lui. E questo è ammirevole-.
Una piccola luce di gioia illuminò gli occhi di mio fratello.
-Tuttavia, devi sapere qualcosa su tuo fratello- proseguì mesto il sensei: -Lui è diverso. Tu e i tuoi due fratelli siete sani, pieni di energia e le vostre ferite guariscono prima di un normale umano-.
Raph spalancò gli occhi, annuendo una sola volta.
-Ma Donatello è malato, debole fisicamente, dal giorno della sua mutazione... la sua energia, purtroppo, continua ad affievolirsi- proseguì papà, fissando il soffitto, avvilito: -Potrebbe facilmente ammalarsi con un semplice ricambio d'aria fredda; avrebbe il mal di stomaco mangiando un cibo più ricco di spezie e una tosse grave se uscirebbe in superficie-.
-E'... è così delicato, padre... mi dispiace...- mormorò Raph, stringendo i pugni sulle cosce.
-Sì, è così. E noi vogliamo proteggerlo, sempre- continuò papà, ormai in ginocchio al fianco di Raphie: -Io credo che tu, ora, abbia capito, Raphal-.
-Sì, sensei!- rispose mio fratello, guardandolo negli occhi.
-Tu vuoi bene a tuo fratello?- chiese, poi, papà: -E sei davvero dispiaciuto da quello che è accaduto? Ora, ho bisogno di te per proteggere Donatello. Me lo prometti, figliolo?-.
Raphie aggrottò la fronte e annuì immediatamente: -Certo, papà! Conta pure su di me!-.
Il maestro gli strinse il mignolo: oramai, la promessa era stata cucita nel cuore...

Ero molto malato. La febbre non accennava a scendere... sudavo e tremavo; totalmente solo, come almeno credevo, Raphie entrò nella mia camera e mi guardò malinconicamente. C'era una sedia e un recipiente con dell'acqua fresca e un asciugamano bianco.
Stavo soffrendo. Avevo la bocca aperta per l'ossigeno che sembrava inesistente; le mie dita stringevano sulle coperte. Raphie mi guardò dolcemente; il suo cuore, in realtà, era in frantumi. Bagnò il panno nell'acqua fresca e me lo porse sulla fronte.
-R... Raphie...- mormorai nel sonno.
Un attimo di meraviglia venne tramutato in un sorriso dolce: -Donnie... ti proteggerò-.
Con i giorni successivi al mio risveglio, Raphie era sempre colui che si prendeva cura per me; mi aiutava a mangiare, bere, lavarmi e mi sosteneva sia moralmente sia fisicamente. Qualsiasi mio bene per lui era una priorità.
E io lo guardavo sorridente, senza neppure il minimo rimpianto per la caduta nell'acqua. Come potevo arrabbiarmi vedendolo tanto indaffarato per me? Per aiutarmi si faceva in quattro; mi curava le slogature, mi applicava i cerotti, mi rimboccava le coperte durante le notti di febbre e mi riportava a letto quando mi addormentavo dinanzi al pc.
Divenne ancora più iperprotettivo negli anni successivi...

****************************************

Avevo superato molto la mia timidezza: trascorrevo molto tempo con i miei fratelli ma con Raphie potevo davvero essere me stesso... sembrava capirmi molto più degli altri. 
-Donnie! E' tempo di alzarsi!- mi chiamò mio fratello Raph.
Erano trascorsi circa dieci anni dalla mia caduta in acqua e in tutto quel tempo, non ero mai uscito una sola volta di casa. Non avevo la più pallida idea di come e cosa fosse la superficie, figuriamoci New York.
"Di nuovo il mal di testa...", pensai, strofinandomi la fronte febbricitante.
Raph, il quale era uscito dalla mia camera, mi avvisò: -Don, l'acqua è pronta!-.
-Ok!- risposi senza il minimo fastidio.
Mi diressi lentamente in bagno, lavandomi i denti... ero molto stanco per via della febbre; a furia di tener lo sguardo fisso sulla mia immagine riflessa nello specchio, caddi addormentato di nuovo, con la testa appoggiata sul bordo del lavandino.
-Coraggio, è ora di svegliarsi del tutto- mi sussurrò mio fratello, strofinandomi dolcemente il viso con un morbido asciugamano.
Come tutte le mattine, mi ritrovai pulito e profumato... e pronto per la colazione. Raph non mi mollava un secondo e mi spingeva dolcemente pur di non farmi addormentare ancora.
-La colazione, Don! Non dormire nel piatto, mi raccomando!- schernì Raphie.
In cucina, mi aiutò anche a sedermi. Purtroppo ero debole anche nelle gambe e a malapena mi reggevo in piedi, senza vacillare. Raph si sedette accanto a me, dove anche tutti erano pronti per il primo pasto mattutino.
Leo, Raph, Mikey e il maestro potevano tranquillamente mangiare dei comuni cereali, del latte, tè, pane tostato... ma io no. Mio fratello Michelangelo mi cucinava sempre un pranzo diverso. 
Sempre qualcosa di leggero, nutriente e proteico. Verdure e carne erano il mio cibo quotidiano... anche se la cucina di mio fratello era insuperabile, volevo qualcosa di diverso, per una volta.
-Sono stanco di mangiare sempre il solito... oltretutto, non sa di nulla!- dissi tristemente.
-Sai quanto ti facciano male il latte e i cereali, Donnie- ribatté morbidamente Raphie, al mio fianco.
-Spiacente, Don- aggiunse Leo, di fronte a me e in possesso di pane tostato: -Ma questo è solo ciò che puoi tranquillamente mangiare-.
-Penso che diventerei pazzo se dovrei mangiare la stessa cosa tutti i giorni!- emise Mikey, alla sua destra, con la lingua di fuori.
Sapevo che, a causa delle mie condizioni, potevo mangiare solo quello speciale pasto preparatomi da Mikey. Nella mia tristezza, Raph mi poggiò una mano sulla spalla sorridendomi; a malincuore, ricambiai ugualmente.
Beh... la mia vita era davvero difficile; anche nell'allenamento. Potevo partecipare alle quotidiane sessioni di pratica due volte alla settimana; meditavo o leggevo guardando i miei fratelli. 
Soprattutto, poi, dovevo prendere le medicine quattro volte al giorno. Anche in questo caso, mi ritrovavo sempre la spalla forte di mio fratello Raph; lo vedevo arrivare in possesso di un bicchiere d'acqua e nel pugno della mano opposta le numerose capsule colorate da ingerire.
Il maestro Splinter non desiderava sottopormi a dei quotidiani stress ogni giorno: così, impiegavo il mio grande tempo libero seduto sul divano, anche la maggior parte della tarda serata.
E la notte, poi... non potevo neppure seguire i miei felici fratelli nelle escursioni notturne. Mi rannicchiavo nel divano, sospirando.
-Donnie!- mi chiamò Raphie: -Noi dobbiamo andare, adesso-.
Annuii e Mikey parlò: -Vuoi che ti portiamo qualcosa?-.
-Solo... come al solito- risposi con un cipiglio di tristezza.
-Ok!- esclamò Michelangelo, con la mano sul fianco: -Libri e oggetti da riparare, giusto?-.
Annuii ancora una volta e li vidi vestiti e armati... pronti per lasciare la tana. Avevano iniziato a scoprire la superficie solo due anni fa. Ma io... ero stato costretto a rimanere nella tana...
Raph mi dette uno sguardo triste; aveva un borsone a tracolla... abbassai lo sguardo, quasi in lacrime per la frustrazione di essere prigioniero nello stesso luogo per 16 anni. Senza neppure accorgemene, un'ondata d'aria mi invase.
Le mie spalle furono dolcemente avvolte nelle braccia di Raphael... sentii tutta la sua malinconia. Sorrisi malinconicamente...
-Torneremo presto, Donnie- mi sussurrò.
Mi lasciò, poi... si diresse alla porta, superando circa tre gradini... rimasi a fissare i loro gusci sino a quando non divennero troppo piccoli e lontani... sapevo che le loro uscite notturne quotidiane non erano per divertimento.
Ma per me. Per le medicine di cui avevo bisogno ogni giorno. 
Mi sedetti sul divano... afferrai diverse pasticche e le ingoiai con l'aiuto di un bicchiere d'acqua. Il mio corpo non sarebbe mai stato bene... sarebbe sempre peggiorato. M'illudevo che in un futuro giorno, sarei stato in grado di seguire i miei fratelli.
Ma speravo solo che quel giorno sarebbe arrivato presto...
 

  
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