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Autore: jo_gio17    03/06/2013    0 recensioni
Perchè Dollhouse?? Ho visto il telefilm e me ne sono completamente innamorata. Ho iniziato a scrivere la mia storia per far rivivere i personaggi che ho amato con "qualche" tocco personale. Spero di avervi incuriosito ma se non bastano le mie parole eccovi un piccolissimo assaggio!
"Un’altra giornata inizia, lei ora è la numero uno. Lei è speciale. Lei è Echo."
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Echo, Paul Ballard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2
Due giorni di silenzio

Echo passò i due giorni successivi a vivere la vita di Kendra che tutte le sere fingeva di essere Kitty. Boyd si ritrovò a pensare a Topher, aveva davvero superato se stesso, una doll che crede di essere una persona che interpreta un’altra persona senza mai perdere coscienza di sè. Inoltre approfittò di quei due giorni per riposare, si era talmente abituato ai ritmi della House che si era dimenticato quanto fosse bello dormire in un vero letto ma sapeva anche che il momento tranquillo non sarebbero durato molto. Già dalla sera dopo il primo incontro con Kendra, sorprese Ballard aggirarsi fuori dal “Pink Panther”, era solo questione di tempo, prima o poi sarebbe entrato e così facendo avrebbe dato inizio al vero gioco, per utilizzare le parole della ragazza.
Nel frattempo Kendra si stava preparando per il suo show, Sexy Kitty, avere quel lavoro senza domande e documenti era stato fin troppo facile ma soprattutto lo trovava estremamente divertente. Per quanto il club fosse l’essenza della decadenza c’era una netta distinzione tra “ballerine” e “nudiste”, ovvero le ballerine si limitano agli show e vengono pagate solo per ballare, le nudiste invece sono le regine indiscusse dei privè. Se tutto fosse andato secondo i piani non avrebbe dovuto lavorare lì ancora per molto, il suo cavaliere personale l’avrebbe salvata dalle mani dei mostri cattivi.

- K. Un minuto e si va in scena! Forza che stai aspettando!?! – La chiamò Jasmine. Una ragazza minuta, decisamente priva di intelligenza pensò Kendra. La prima volta che si parlarono fu agghiacciante...Kendra si era presentata con il suo nome più il nome di scena, la testolina bionda le rispose “mi spiace ti chiamerò solo K. tesoro, non posso mica ricordarmi due nomi!”

- Sono pronta arrivo! – rispose Kendra intenta a fissare gli ultimi ciuffi ribelli nell’acconciatura.

Il buio regnava sul palco, la musica anni ’20 già le risuonava nelle orecchie insieme agli schiamazzi degli uomini del locale. Il suo show non era spettacolare ma risultava molto erotico ballare dentro un enorme coppa da champagne ricoperta quasi solo da perle. “Si balla anche questa sera” penso Kendra con un sorriso mentre scivolava all’interno della coppa.
I primi fari cominciavano ad illuminarle le gambe, il volume della musica sovrastò il chiacchiericcio o semplicemente si zittirono tutti. Lei era lo spettacolo di punta della serata e questo non faceva che inalzare il suo ego in modo estremamente pericoloso. Il suo istruttore in Egitto le aveva detto “امرأةمتأكدجداإذاكانامرأةميتةالمشي” ovvero “una donna troppo sicura di se, è una donna morta che cammina” e Kendra cercava di ricordarselo, ogni tanto.

Non c’erano visi mentre ballava, non c’erano voci nè apprezzamenti. C’era lei, la musica e.... dopo meno di un minuto lo sguardo di Paul Ballard incollato al palco. “Perfetto” si disse mentalmente “il gioco comincia!” .

Per l’intera esibizione Kendra ricambiò gli sguardi di Paul che da bravo poliziotto si era seduto in ad un tavolino non lontano dal palco ma addossato al muro in compagnia solo del suo bicchiere. L’esibizione finisce di colpo insieme alla musica come da copione, sono concessi a Kitty ancora venti secondi di luce per uscire dal calice prima che il tecnico spenga le luci del palco per preparare gli ospiti al seguito dello show. Successe tutto in quel brevissimo lasso di tempo. Mentre Kendra si issava su un lato del calice, un uomo dal pubblico si avventò su di lei bramoso rigettandola violentemente nell’acqua. Il ragazzo con un balzo atletico la raggiunse anche nel calice, dato lo spazio decisamente ristretto, le atterrò sopra schiacciandola sul fondo del vasca in vetro. Un silenzio glaciale avvolse il locale. Uno dei buttafuori accorse immediatamente ma fu preceduto da Ballard che raggiunse il palco appena i suoi occhi realizzarono Kendra in pericolo. Senza pensare afferrò il ragazzo e lo gettò con estrema violenza a terra, tanto da lasciarlo tramortito per qualche secondo. Non appena cercò di alzarsi gli fu addosso il mastodontico buttafuori che lo inchiodò di nuovo al pavimento. Nel frattempo Paul tirò fuori Kendra dall’acqua ormai svenuta. Anche Boyd irruppe nel club estremamente preoccupato dai picchi di emozioni dati dal monitorato cervello di Echo. Non appena vide la scena il suo corpo si irrigidì. Questo incidente non rientrava minimamente nei piani di Kendra ed assolutamente non rientrava nei piani della Dollhouse. La DeWitt li avrebbe uccisi tutti, compreso lui o peggio li avrebbe spediti tutti in Soffitta senza troppi complimenti. Il filo dei suoi pensieri fu interrotto grazie allo spintone dei paramedici che probabilmente furono chiamati dal proprietario di quella bettola. Paul teneva ancora stretta Kendra e l’aveva coperta come meglio poteva con il suo giacchetto di pelle nera. In quel momento di semi-calma i pensieri di Ballard ricominciarono a fluire, “perchè mi sono messo in questo casino per te, in fondo sei una sconosciuta, molto bella ma comunque una sconosciuta” si diceva mentre la guardava, “una bellissima e problematica sconosciuta che mi è piombata tra le braccia”. I paramedici caricarono la ragazza su una barella mentre Paul li seguiva come un automa ancora immerso nei propri ragionamenti.
Nel mentre la mente di Boyd riuscì ad elaborare un piano salva-vita, se possibile definire così un piano assolutamente disperato. Si avvicinò sicuro al palco e al buttafuori che ancora teneva l’assalitore schiacciato a terra.

- Sono il detective John Franco, sto correndo dietro a questo tizio da mesi! – si presentò Boyd.

L’uomo lo guardò storto – Non mi piacciono i poliziotti – affermò con gli occhi sbarrati verso Boyd – soprattutto quelli amichevoli – continuò con aria truce l’uomo.

Senza battere ciglio Boyd rispose – Senti... io non voglio crearvi problemi. Mi serve solo il ragazzo e mi serve intero per il processo. –

- Bene – disse tirando su per la maglietta il piccolo uomo ormai sobrio e spaventato – Tutto tuo ora levatevi velocemente dalla palle! Chiaro? – finendo la frase con una specie di grugnito.

Boyd annuì prima di strattonare il ragazzo fuori dal locale. Appena usciti lo stordì e lo trascinò dentro al furgone. Prima di tutto doveva occuparsi di Echo, accese il localizzatore e lo seguì.

  
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