“No, no e ancora no.”
La voce di Sebastian era asciutta e autoritaria come sempre quando era in totale disaccordo con qualcuno.
Blaine lo fissò, mordendosi il labbro, poi gli sventolò i due biglietti davanti con aria supplichevole, in una muta richiesta.
“Non sto scherzando, io San Valentino non lo passo a Disneyland.”
“Ma perchè?” piagnucolò il moro.
“Perché io, a differenza tua, ho smesso di essere un bambino a otto anni.” sbuffò il più alto.
Eresia!
Il suo ragazzo lo fissò a bocca spalancata.
Oltraggio!
Sporse il labbro inferiore in avanti e corrugò le sopracciglia, incrociando le braccia.
Bestemmia!
Sebastian sospirò rumorosamente, chiuse lo schermo del portatile, e fissò l’altro.
“Quanto tempo esattamente? Voglio sapere quando durerebbe  questo supplizio.”
“Due giorni, Bas, è poco, tipregotipregotiprego!” rispose Blaine battendo il piede a terra e guardandolo con  i suoi dolci occhi da cucciolo. Il francesino ridacchiò e si avvicinò a lui, strappandogli i biglietti di mano e stringendolo con un braccio per avvicinarlo a sè.
“Facciamo i capricci, Anderson?” mormorò.
“Se rifiuti, scoppio a piangere.” rispose l’altro con un sorriso furbo ma dolce al tempo stesso.
Sebastian si riallontanò da lui ed esaminò meglio i biglietti, assicurandosi che sopra non vi fosse una clausola che vendesse l’anima del possessore al diavolo una volta timbrati. Le sue labbra si incresparono, mentre dentro di sè malediceva la propria incapacità di resistere a quell’uomo, poi sospirò: “Solo perchè sei tu.”
Blaine batté le mani come un bambino entusiasta e abbracciò il suo fidanzato, poi premette le proprie labbra su quelle dell’altro come segno di ringraziamento.
“Ma non illuderti che un simile capriccio resti impunito.” sorrise malizioso il castano.
“Non ci ho sperato neanche per un secondo.” sussurrò il riccio, poi baciò con passione crescente l’altro.
Quando le loro bocche si staccarono, Blaine fissò Sebastian con aria dubbiosa, portando di nuovo le braccia al petto.
“Cosa c’è ora?!” mugolò l’altro.
“Ti chiami come un personaggio Disney.” osservò quello, alzando le buffe sopracciglia triangolari.
Il francese sbuffò roteando gli occhi, poi aggiunse: “Non me lo ricordare.”
Blaine si morse l’interno della guancia, tentando di soffocare le parole che stavano per uscirgli dalla gola, ma il buon senso perse anche quella battaglia: “Le alghe del tuo vicino...”.
Sebastian lo fulminò con lo sguardo.
“Ti sembran più verdi sai! Vorresti andar sulla terra...” continuò a canticchiare imperterrito l’altro.
“Non sai che gran sbaglio fai!” gli urlò quasi contro il più alto, scattando per afferrarlo e impedirgli in un modo o nell’altro di continuare ad umiliarlo in quella maniera.
Il suo ragazzo però riuscì a sfuggirgli e prese a correre per l’appartamento, quello dove si erano trasferiti da pochi mesi.
Fecero il giro della cucina, rischiando di rompere una serie di oggetti, mentre Blaine continuava a canticchiare allegramente, percorsero il corridoio, raggiunsero la loro camera e finalmente Sebastian riuscì a fermare l’altro buttandolo sul letto.
“Se all'uomo verrà un po' fame il pesce si papperà.” sussurrò malizioso mettendosi a cavalcioni di quello che era il suo fidanzato da tre anni.
“Questa frase viene dopo, adesso dovevi dire...” cominciò il moro, fermandosi quando capì cosa intendeva l’altro.
“Ma sei tremendo!” gli disse incredulo: “Non puoi rendere ambigua una canzone del genere!!!”
“Sono Sebastian Smythe, rendere le cose ambigue mi riesce particolarmente bene. Dovresti saperlo.” rispose quello, chinandosi su di lui per baciarlo.