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Autore: Sbadiglio    03/06/2013    4 recensioni
Il mito dei tappo di lattina è una delle leggende "metropolitane" che tutte le ragazze conoscono. E tutte le ragazze, anche le più scettiche, prima o poi si trovano a doverci fare i conti.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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                                                                                                    Tappi di Lattina

In generale gli adolescenti, soprattutto quelli di mia conoscenza, non sono molto intelligenti.
Tranne quei pochi che si salvano. Quelli sono l'eccezione che conferma la regola.
Nonostante non siano quindi così intelligenti, con tutta la loro voglia di fare pazzie e diventare i padroni del mondo, non credevo fossero così ingenui da credere alla storia dei tappi di lattine. Insomma, come ci può dire uno stupido tappo di lattina quale è l'iniziale del nome della nostra anima gemella? Come può uno stupido pezzo di latta avere il potere di darci risposte?

Come faccio io a dirlo? Semplicemente il mio quoziente intellettivo è più alto rispetto a quello di alcune povere giovani e ingenue donzelle con tante speranze e tanti sogni legati al suddetto tappo di lattina. Perché diciamocelo, delle ragazze che si mettono a frignare perché staccando quello stupido coso non è capitata l'iniziale del ragazzo su cui volevano fare colpo non sono normali.
Quasi mi dispiaceva vederle disperare per un motivo così futile. Quasi
E, dulcius in fundo, in quel momento io, povera anima, mi stavo sorbendo una di loro. Jessica, mia migliore amica da tempo immemore e compagna di tante avventure che adesso non starò ad indicare, era una di quelle giovani disperate. 
Come posso essere sua amica? Me lo sto chiedendo anche io.
Chiariamoci, non era sempre stata così. Infatti, prima di abbandonare la retta via per il lato oscuro, poteva dirsi una ragazza abbastanza normale. Prima di incontrare Francesco.

Eravamo sul marciapiede sul punto di entrare a scuola quando Jessica era inciampata in un sampietrino. Si sarebbe sfracellata per terra se non fosse stato per un paio di braccia che l'avevano afferrata al volo e le avevano evitato un incontro ravvicinato con l'asfalto.

In quel momento, nel bar vicino alla scuola, Jessica mi stava raccontando della sua ultima uscita con Francesco. E io stavo li, con la testa poggiata sulla spalla, cercando di farmi coraggio da sola.
Non è tutto perduto. Spero.
Mentre lei continuava a parlare di non-so-cosa e io perdevo l'ultimo briciolo di speranza che mi rimaneva, notai un ragazzo passarmi accanto in compagina di un amico per poi andare a sedersi nel tavolo accanto al nostro.
Lorenzo, del nostro stesso anno. Capelli marroni, occhi verdi, non troppo alto. Non esattamente un latin lover, ma un ragazzo piacente, con un aspetto fisico idoneo al modello di ragazzo che potrebbe lontanamente piacermi.
No ok, diciamo pure che avevo un debole per lui dal primo anno delle medie, quindi da quando ho iniziato a ritenere il genere maschile una possibile fonte di interesse e non una specie anomala.
Ogni tanto mi chiedeva qualcosa riguardo ai compiti e magari, se ci incrociavamo nei corridoi, mi rivolgeva uno dei suoi bei sorrisi. Potevo definirci conoscenti, insomma.
Quando mi accorsi che Jessica non stava più parlando, mi voltai a guardarla.
Occhi ridotti a due fessure, labbra strette a formare un'inquietante linea retta e guance più rosse del normale. 
Forse era arrabbiata.
-Hai sentito cosa ti ho detto negli ultimi quindici minuti?- disse, con un tono che mi lasciava intendere che sapeva benissimo la risposta.
-Certo che ti ho sentito-. Diciami piuttosto che non ti ho ascoltato, ma questo evitai di dirlo.
-Non capisco come ho fatto a sopportarti per tutti questi anni. Mi spieghi che razza di amica è una che non ti ascolta e non ti comprende, non condividendo con te la felicità che si prova nell'essere felicemente fidanzata?-
Ecco che partiva in quarta, la sentimentalista. No cara, non mi farai venire i sensi di colpa.
Vedendo che non la stavo degnando di uno sguardo, troppo presa ad osservare i capelli ricci di Lorenzo dondolargli davanti agli occhi mentre si chinava a raccogliere il casco del motorino, decise di rinunciare nell'intento di farmi evaporare la materia grigia che mi vantavo di avere con la sua filippica su come l'amore sia un sentimento nobile e indispensabile. 
Mentre mi alzavo per andare a comprare una lattina di Coca Cola, in ogni caso, non mi risparmiò un bello sgambetto. Infame di una migliore amica.
Prima di fine spalmata per terra una mano mi afferrò  per il braccio per poi riportarmi dritta. Quando poi mi trovai davanti un paio di occhi verdi preoccupati il mio povero cuore, che accelerato i battiti per il quasi-spappolamento, quella volta decise di fermarsi. Anche io salvata da una morte veloce e indolore. Cos'è, un complotto?
Probabilmente sbiancai, perché Lorenzo, con un'espressione abbastanza preoccupata, mi aiutò a sedermi.

Sono consapevole del mio essere leggermente lunatica. Forse è anche per quello che quando Lorenzo mi ha chiesto come stessi, io mi sono alzata e sono corsa dentro al bar.

Dio, che figura.

Dopo essermi data una bella sciacquata in bagno, decisi che forse era meglio uscire per far vedere che per lo meno non ero caduta nel lavandino.
Prima di tornare a sedermi decisi di comprarmi comunque qualcosa da bere, tanto per ritardare la mia alquanto imbarazzante entrata in scena.
Quando, dopo aver preso un bel respiro, mi decisi a varcare la soglia del bar, mi accorsi che il tavolo accanto al nostro era vuoto e che la mia adorabile migliore amica mi stava aspettando mentre scriveva qualcosa sul telefono. Sentii salirmi nello stomaco una spiacevole sensazione. Delusione.
Quando mi sedetti sulla sedia, assicurandomi di assestarle un bel calcio, Jessica si degnò di alzare gli occhi sulla mia figura incavolata. Oh, altroché se ero incavolata.
-Andiamo, mi dispiace! Mi sono fatta prendere dalla rabbia ma ti assicuro che non volevo farti male. E poi guarda, ti ho anche fatto rimediare il numero di telefono di Lorenzo- disse, porgendomi un pezzetto di carta stropicciata.
-Me lo ha dato appena te ne sei andata e mi ha chiesto di dartelo. Dillo che sono la migliore!-
-Si, decisamente la migliore- dissi, calcando sull'ultima parola con il pungente sarcasmo che mi accompagnava da una vita.
Lo so, il mio spirito da zitella acida si faceva sentire spesso, ma a mia discolpa posso affermare che a mali estremi occorrono estremi rimedi.
Sul bigliettino erano appuntati dei numeri e sotto invece c'era scritto con una calligrafia un po' disordinata "Sono contento di aver salvato quel bel faccino, hai dei gran begli occhi. Fatti sentire".
Mentre la mia faccia assumeva varie sfumature di rosso presi la mia Coca Cola con tutta l'intenzione di berla. E lo avrei anche fatto se non fosse stato per quella pazza che mi sedeva di fronte.
Respira e non perdere la speranza.
-Dai Iole, prova a vedere quale lettera ti esce!-
Forse per la poca pazienza di cui ancora disponevo o forse per la paura di un altro sgambetto ben assestato -non si sa mai, quella pazza era imprevedibile- decisi di alzare e abbassare quel dannato tappo di lattina.
Quando sentii il rumore metallico che mi annunciava che il pezzo di latta si era staccato, rimasi piacevolmente stupita. L. Era uscita la L.

Magari questa cosa del tappo di lattina non è poi così male.



Angolino-ino-ino per moi: 

Salute a voi, impavide lettrici! 
Cosa posso dire, questa cosa mi è venuta in mente proprio mentre una mia amica mi costringeva a staccare il tappo della lattina. Peccato che a me è uscita la H e sono quasi sicura di non conoscere nessun ragazzo con il nome che inizia con la lettera muta   -.-"
Spero vi sia piaciuta quanto è piaciuto a me scriverla.
Un bacio e alla prossima :*
Maya

  
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