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Autore: Cheyun    03/06/2013    0 recensioni
Un uomo era salito su un treno. Non sapeva cosa gli sarebbe capitato. Lui voleva solo fuggire...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un uomo. Un passeggero su un treno per destinazione ignota. Non sapeva dove era diretto; aveva acquistato il biglietto, senza nemmeno degnarsi di leggere la meta. Era irrilevante. Non sapeva cosa avrebbe fatto, voleva semplicemente fuggire, ma non sapeva da cosa. Voleva che quel treno lo portasse lontano. Ma lontano da che cosa? Lui non lo sapeva. Il controllore fece il suo giro d'ispezione tra le carrozze, chiedendo con voce burbera: "Biglietto?". Si fermò davanti il passeggero pensieroso, che lo ignorò. Aveva il biglietto in mano, ma era troppo assorto nei suoi pensieri da accorgersi del controllore che, con fare burbero, gli strappò il biglietto di mano e lo timbrò, imprecando. L'uomo era talmente assorto che si addormentò...
Si sentì pungolato su una spalla e si destò. Davanti a lui c'era un cameriere. Non ebbe il tempo di stropicciarsi gli occhi che il cameriere gli aveva messo sul capo un cappello da chef. Non ebbe nemmeno il tempo di proferire parola che il cameriere lo stava tirando di peso da un braccio. Si lasciò trascinare dentro un vagone, in penombra. Con un mestolo in mano, gli venne ordinato di cucinare. La porta del vagone venne chiusa con un chiavistello, ne aveva sentito i cigolii. Senza chiedersi il perché, l'uomo cercò di darsi da fare. In fondo, pensò, lui non aveva uno più scopo nella vita. Si guardò intorno, cercando di abituare gli occhi a quell'oscurità. Era un vagone molto stretto e poco lungo, c'erano solamente un pentolone con dentro del sugo lasciato a bollire e una piccola dispensa con uno sportello. Si allacciò il grembiule dietro la schiena e continuò la preparazione del sugo.
Venne scaraventato per terra. Uno stridere metallico assordante. Gli facevano male le orecchie e provò a coprirle con i palmi delle mani. L'ambiente circostante iniziò a muoversi, come impazzito. Il vagone stava sbandando, il treno deragliando. Era come fare un giro sulle montagne russe. Il suo corpo era in balìa del vagone che sbandava, si sentiva come una palla di gomma che rimbalzava da tutte le parti. Si sentì scaraventare sui fornelli. Fu sbattuto per terra. Il pentolone col sugo bollente cadde e gli si versò addosso. Dolore atroce. Il suo corpo si ricoprì di grosse pustole. Urlò, si rotolò per terra, fu sbattuto sulle pareti del vagone. Scaraventandosi su una parete, lo sportello della dispensa si spalancò, facendo cadere pentole, posate... Un set di coltelli da cucina gli si piantò addosso... Fu un calderone che gli cadde in testa, fracassandogli il cranio, a porre fine alle sue sofferenze. Le pareti erano spruzzate di sangue e materia cerebrale.

Passaggiava per un campo una compagnia di scouts. S'imbatterono in un vagone mezzo distrutto di un treno. Il gruppetto, incuriosito, andò ad ispezionare la carcassa metallica. Non aveva la porta, perciò fu facile addentrarsi. Il puzzo di morte ere terribile. C'era sangue ovunque. Inoltrandosi ancora di più, facendosi luce con una torcia, trovarono una cosa orribile: trovarono l'uomo, ridotto a un grumo di sangue rappreso. Era scorticato, non aveva più la pelle. Muscoli, tendini, venature, tutto visibile. I bulbi oculari facevano capolino da sotto un calderone. Uno dei ragazzi vomitò, un altro svenne, un l'altro ancora urlò, e così via dicendo. Mentre stavano per uscire udirono un sospiro. Ebbero la pelle d'oca. Un altro sospiro. Lentamente si voltarono. Un altro ancora... Non c'erano dubbi, provenivano dai resti di quell'uomo. Sembrava una richiesta di aiuto. Le urla delle ragazze furono agghiaccianti.
Forse era un segno di Dio. Quei ragazzi ritornarono sui loro passi trascinandosi dietro una teca di vetro con quell'ammasso di muscoli dentro. Sostarono in una cittadina. Le gente era esterrefatta, disgustata, agghiacciata, terrorizzata... Quei folli pensavano che se avessero nutrito quel sacco di sangue, magari sarebbe rinvenuto. Entrarono in un bar. Poggiarono la teca su un tavolino. Presero del cibo e imboccarono l'ammasso sanguinolento e respirante. Piano piano venne riacquistata la capacità di parlare, ansimava: "Ancora..." e gli diedero altro cibo. Il corpo cominciava a riacquistare la forma perduta, la pelle a ricrescere, i bulbi oculari tornarono al loro posto nelle cavità oculari; gli spuntarono persino i vestiti. Una ragazza, scioccata, corse in bagno. L'uomo ringraziò i suoi giovani salvatori, ma il "grazie" gli si strozzò in gola. La teca di vetro era ancora chiusa e non c'era ossigeno. L'uomo stramazzò alla base della teca. Ancora sporchi di sangue, gli scouts tirarono fuori dalla collottola della camicia azzurra il rosario che avevano intorno al collo e pregarono il Signore.

  
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