VENT’ANNI DOPO
CAPITOLO 1
UN MONDO DESOLATO
Quando il giovane Cygnus riprese conoscenza, la prima cosa che lo
avvolse fu il silenzio più profondo, un silenzio innaturale per una battaglia.
Dove era finito Camus? Non era possibile che se ne fosse andato così,
lasciandolo lì. No, di sicuro c’era qualcosa che non andava. Aprì lentamente gli
occhi, e s’accorse con orrore di essere ancora nella Casa di Libra, cosa ci
faceva ancora lì? Lui doveva raggiungere la Tredicesima Casa, il Tempio, e
salvare Saori-san, Athena. “Ghh...” con un gemito, il biondo e splendido
cavaliere s’alzò in piedi, e cominciò a camminare faticosamente verso l’uscita,
la testa gli doleva, i muscoli delle gambe opponevano resistenza, ma non voleva
fermarsi, non doveva fermarsi, doveva lottare, e raggiungere gli altri, non
poteva perdere tempo inutilmente. All’improviso, le gambe non lo ressero più, e
lui cadde in ginocchio, ansimando, e gemendo; fu solo in quel momento, che
s’accorse della scomparsa dei cosmi degli altri, e non solo di Seiya, di Shiryu,
di Shun... Ma anche di tutti i Gold Saints, come era possibile? Anche quella
presenza che aleggiava sul Sanctuary, quella del Gran Sacerdote, non c’era più.
Hyoga era stupefatto e allo stesso tempo preoccupato, quale forza poteva aver
spazzato via in un sol colpo i cosmi degli altri? Gli rispose qualcuno giunto
improvvisamente alle sue spalle: “La forza della
Morte.”.
Una voce profonda risuonò alle spalle del giovane Santo di Athena,
una voce stranamente familiare; Hyoga si voltò verso il nuovo arrivato, un
giovane uomo di poco più di 30 anni, i cui capelli di fuoco e i lineamenti
orientali risaltavano maggiormente a mano a mano che si avvicinava: indossava
una tunica violetta, i capelli sbarazzini tenuti lunghi e in libertà, e il suo
cosmo era possente, “La Morte ha portato via tutti, sei rimasto solo tu,
Hyoga-san.” Affermò triste il misterioso uomo. Cygnus lo guardò perplesso, non
riusciva a mettere a fuoco la sua identità, sebbene l’aspetto del giovane Santo,
perchè era senza dubbio alcuno un suo compagno, gli fosse conosciuto. Poi, un
flash, e il visetto sorridente di un bambino di poco meno di nove anni si fece
strada nella sua mente, tra i ricordi, e il suo nome, la sua identità divenne
chiara: “Kiki?”; “Si, sono io, Hyoga-san.” Affermò colui che un tempo era stato
grande amico di tutti i Saints di Athena. Poi, Hyoga non seppe come, si ritrovò
fuori, all’aria aperta, alla fresca aria di Grecia, e ciò che vide lo sconvolse:
era nel cimitero del Sanctuary, e le tombe, alla morente luce sanguigna del
tramonto, rimandavano i riflessi del marmo bianco e freddo, e riempivano di luce
le incisioni, sbiadite e rovinate, dei nomi dei morti. “Aldebaran... Mu...
Kanon... Milo...” mormorò Kiki, invitando il giovane compagno a continuare,
“Shaka... Dokho... Aiolia...”. Poi Kiki condusse Hyoga più su, su di una
collinetta, che dominava l’intero cimitero, dove il ragazzo ebbe la più triste
sorpresa della propria vita: “Hanno vissuto fino all’ultimo, proprio come dei
veri Santi di Athena, Shun è caduto alla Settima, nel tentativo di salvarti
dalla morte, gli altri, hanno avuto una sorte ben peggiore. Hades, ci ha
attaccato, Saori-san ha tentato di fermarlo, ma è stata la prima a cadere, poi
Shiryu e Ikki l’hanno raggiunta negli Elisi, e infine, Seiya e i Gold sono stati
gli ultimi a lasciarci; sono vent’anni che veglio il Sanctuary, aspettavo il tuo
risveglio, ero sicuro che presto saresti tornato tra i vivi. Mi sei mancato,
Hyoga-san.” Affermò Kiki con la voce incrinata dal
pianto.
Prima parte di
una fanfiction in due capitoli dedicata interamente al Cucciolo dei Ghiacci, nel
momento più triste della sua vita. Il momento più
brutto.
Shun