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Autore: op_me    03/06/2013    2 recensioni
Era un normale collegio nella periferia di New York. Era.
Perchè, da quando erano arrivati quei tre, nulla era più come gli studenti erano abituati.
Si facevano chiamare Bad Touch Trio: Francis, francese dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, Gilbert, tedesco dai capelli corti color platino e gli occhi rossi e Antonio, spagnolo dai capelli corti marroni e gli occhi verdi... tutte le ragazze del collegio impazzivano per loro e forse era per questo che i fratelli Kirkland, Arthur e James, abituati a una concorrenza scarsa, erano in perenne scontro con il trio.
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Odiava tutti in quella scuola... sembravano tutti così perfetti... mentre lui.. lui agli occhi dei suoi genitori non era nessuno. Suo fratello Feliciano lo superava in qualsiasi cosa.
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Alfred non riusciva a trovare una sola ragione per giustificare quel sentimento così forte davanti a gli occhi dei suoi genitori... la ragazza del suo cuore... non l'avrebbero mai accettata...
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Alzò gli occhi al cielo. Perchè era così difficile accorgersi della sua esistenza?
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"Ludwig Beilschmidt e Kiku Honda, ragazzi seri e diligenti, hanno vinto delle borse di studio fuori città."
Dopo aver letto l'articolo, si sentì quasi mancare... Kiku, il suo migliore amico... e Ludwig...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Bad Friends Trio, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Okay... vediamo... questa è la prima FF che posto qui su EFP... ditemi cosa ne pensate, vanno bene anche giudizi negativi...
*non ci credo che alla fine l'ho postata sul serio..*
Buona lettura!                                                                                                                                                                op_me




Chiuse gli occhi e poggiò la testa sullo schienale del divanetto bianco.
La sala d'attesa dove si trovava era quasi vuota e la ragazza alla reseption lo guardava stranita, in fondo, non doveva essere una cosa da tutti i giorni vedere lui, Gilbert il Magnifico, si disse, e tornò a fissare quel dannato orologio che sembrava volesse prenderlo in giro.
-Possibile che quei due siano sempre in ritardo?-
 
Infilò una moneta nel distributore e si prese una lattina di coca-cola.
-Ehy, ciao Alfred!-
-Ciao Feliciano! Come va?-
-Tutto bene, tu?-
Arthur guardava la scena con i suoi occhi verde scuro. Non riusciva a capire perchè Alfred andasse sempre d'accordo con tutti. Quell'idiota americano.
Sentì una mano sulla spalla e si girò di scatto. -Francis?-
Francis Bonnefoy, diciassettenne dai lunghi capelli dorati chiusi in una morbida coda e due luminescenti occhi blu mare lo fissò scombussolato.
-Francis, sei tra noi?- si passò una mano tra i capelli e spostò un ciuffo biondo dagli occhi- oh, perfect, si è addormentato.-
L'altro sembrò risvegliarsi e sbuffò - oh, mon amì, smettila... vedi? Sono sveglio e pieno di energie... solo per te...-
Al sentire l'ultima frase, il colorito dell'inglese passò dal bianco pallido al nero pece mentre iniziava a insultare il francese.
Oh sì, Francis si divertiva un mondo con lui.
 
Guardò il foglio perfettamente bianco e poi l'orologio.
Era in un ritardo pazzesco all'appuntamento ma il professore di matematica gli aveva messo un pessimo voto ed ora doveva recuperarlo rifacendo il compito.
Scostò i piccoli riccioletti marroni che gli ricadevano sul viso e si concentrò sul foglio.
Da piccolo diceva di saper decifrare i codici alieni ma ora non era molto sicuro di saperlo fare.
Tutti i numeri gli rigiravano per la testa senza un filo logico.
-Antonio...- qualcuno da dietro un banco lo chiamò a bassa voce.- a quale sei?-
Il ragazzo sorrise e, assicuratosi che il prof stesse guardando la sua rivista, si girò. -al primo problema.-
-ancora?!- l'altro spalancò i grandi occhi marrone scuro e si passò una mano tra i capelli ramati mentre Antonio si tratteneva dal ridere e sbatteva più volte gli occhi verde chiaro per cercare di rimanere serio.
-sei una testa di cavolo Tonio. Sapevi che te l'avrebbe fatto rifare, perchè non hai studiato?-
-ma, Romano... io stavo messaggiando con te. -
Romano divenne rosso e girò la testa per non far notare il suo cambio cutaneo. -bastardo.-
 
-Ma si può sapere dove sono? Fare aspettare così il magnifico me!-
Sbuffò e tornò a guardare l'orologio.
Un signore in giacca e cravatta uscì dalla piccola stanzetta lì accanto e lo scrutò dalla testa ai piedi. -Gilbert Beilschmidt?-
-in persona!- sorrise.
-può entrare dopo la signora.-
-va bene.-
L'uomo fece passare una vecchietta vestita di rosso e si richiuse la porta alle spalle lasciando di nuovo solo il ragazzo.
-cavolo.-
 
Feliciano si guardò attorno smarrito. Ma dov'era?
-Veeh, Kiku, hai visto mio fratello?
- no, se lo vedo l’avviso che lo stai cercando...-
- grazie mille!-
- chi cercate?- la voce calma e calda di Francis fece girare i due ragazzi.
- non trovo più Romano!-
-Romano? L'ho visto entrare nella classe di matematica un'ora fa... -
-ma lì non c'è Antonio che rifà il compito?- Ludwig si appoggiò al muro e continuò a guardare gli altri tre ragazzi.
-e tu... - Francis si girò. -come lo sai?-
-dovevo chiedere una cosa al professore e l'ho visto. A proposito di fratelli maggiori scomparsi, avete idea di dove si è cacciato Gilbert? -
Il francese impallidì. -G...Gilbert.. devo andare... a dopo!-
Corse a perdifiato fuori dalla scuola mentre Ludwig lo seguiva con lo sguardo, preoccupato.
 
Come aveva fatto a scordarsene?
Arrivò nella grande hall dell'edificio con il fiatone e lo vide, così si avvicinò.
-Gilbert! Scusa il ritardo!-
- Francis, si può sapere cos'è successo!?-
- Me ne sono completamente scordato! -
- Tzè, idiota! Comunque… dov'è Antonio? -
- il prof l'ha bloccato in classe.-
- ok, almeno sei riuscito ad arrivare. Ora che si fa? -
-entriamo, no?-
- non ho voglia di affrontarlo. Non da solo.-
-non sei solo. Io sono qui.- Francis gli mise una mano sulla spalla.- e tra poco verrà anche Antonio.-
 
Alla fine doveva aspettarselo. Era ovvio che sarebbe finita così. In fondo quegli occhi verdi non andavano molto d'accordo con la matematica.
Antonio finì di copiare le soluzioni passategli da Romano e diede il foglio del compito al professore.
- finito. Posso andare? -
-sì.- l'uomo prese la sua valigetta nera e uscì. -a domani.-
Lo spagnolo tirò un sospiro di sollievo.- Grazie Romano.-
-d..di niente.- L'italiano alzò lo sguardo e immerse i suoi occhi in quelli dell'altro.
Il suo cuore annaspava in quel mare verde chiaro.
-io devo andare. Ci sentiamo... e grazie.-  gli sorrise un'ultima volta e corse via.
 
Arrivato, come Francis, con il fiatone, a passo svelto raggiunse i due amici.
-Tonio!-
-Mon amì!-
-Chicos!- sorrise e diede una pacca sulla spalla di Gilbert.-pronto?-
-ovvio!- L'albino guardò gli altri due amici. -grazie ragazzi.-
 
Aprì lentamente la portiera e scese.
Un vestito viola scuro le fasciava il corpo dal collo alle ginocchia, dove si spaccava in due parti e mostrava la gamba destra.
Una striscia di seta bianca le cingeva i fianchi e i capelli le ricadevano morbidi sulle spalle. I capelli. Non che fossero sporchi o altro ma, per quanto facesse finta di andarne fiera, soffriva terribilmente per il loro colore: platino. Capelli color platino.
 Sospirò, diede una mancia al tassista ed entrò nel grande edificio davanti a lei: “HOTELS F. JONES”.
 
-Un po’ di tè mr. Kirkland?-
-sì, grazie.-
La domestica riempì una tazza e la porse all’inglese, che la afferrò senza smettere di leggere il suo giornale.
-Arthur?-
-sì, papà?- Il ragazzo fece capolino dall’altra stanza.-che succede?-
-ti andrebbe, alla fine di quest’anno scolastico… di venire con me in Inghilterra?-
 
-Im Yang Soo, giusto? Prego, si accomodi.-
La donna lo fece entrare e richiuse la porta.
-Im! Che piacere rivederti! Come va?-
-Bene, tutto a posto… tu come stai Yao? Ti vedo sempre più pallido… dovresti prendere qualcosa…
-nah, sto bene, tranquillo.- Yao sorrise all’amico e lo fece accomodare.-tè?-
-sì. - Lo vide allontanarsi a malapena, cercando di non cadere. Il lavoro lo stava distruggendo ma lui non riusciva a rendersene conto, tanto preso da quella smania di diventare forte e potente.
Insomma, tutti i suoi amici, compreso lui stesso, erano come Yao… ma il cinese si sforzava più di tutti… voleva raggiungere la ricchezza dei Jones o dei Braginski, dei Beilschmidt o dei Kirkland ma non partiva dallo stesso livello e per questo si sfiancava di lavoro.
 
-Gilbert Beilschmidt. Cosa cerchi qui?- L’uomo si sistemò una cravatta e si andò a sedere alla scrivania.
-ecco, io… vorrei vivere in collegio e non più a casa, pap..- l’altro non gli lasciò il tempo di parlare che iniziò a inveire.- eh? Chi ti credi di essere? Ti sembra normale chiedermi una cosa del genere? Mi stai dicendo di fidarmi di te e lasciarti scorrazzare libero per un collegio senza che io possa minimamente controllarti Gilbert?-
-i... io…- il ragazzo guardò i due amici che gli fecero sì con la testa.- sì.-
-stai scherzando spero. Tuo fratello lo manderei… ma te… insomma… tu non sai fare niente Gilbert.-
Si sentì una fitta al cuore. Sarebbe scappato via alla velocità della luce ma i due ragazzi accanto a lui continuavano a fargli segno di non mollare, così si fece un po’ di forza.
-non è vero!- Antonio gli si parò davanti.-lei non sa niente di suo figlio.-
L’altro lo squadrò da capo a piedi.-e tu chi sei?-
-Antonio Fernandez Carriedo, uno dei migliori amici di Gilbert!-
Il tedesco s’incupì e accese il computer sulla scrivania… Fernandez… Fece scorrere diversi file e ne aprì uno.
-sei suo figlio?-
-Juan Fernandez Rayas… sì, è mio padre.-
-oh, bene, Gilbert, allora qualcosa la sai fare…- l’uomo prese Antonio per il colletto.- raccogliere spazzatura!-
  
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