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Autore: Moonlight Waltz    03/06/2013    9 recensioni
Cosa faresti se una persona fosse davvero disposta a lottare per te? E se anche tu provassi lo stesso per lei?
Potrebbe il tuo amore essere così sincero da superare ogni paura?
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"Non avrei mai immaginato che il mio ragazzo fosse uno stalker..."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il viaggio più corto

 

Di solito quando la gente parte in cerca di se stesso ci mette molto tempo a tornare.
Sono necessari lunghi viaggi e peripezie varie prima di poter trovare un senso alle proprie domande.
Ecco, diciamo pure che quello non è stato il mio caso.

Il mio nome è Ichigo, frequento il liceo e credo di non essere una persona qualsiasi; almeno non caratterialmente parlando. A me sono bastati pochi minuti -sotto la pioggia, per inciso- per capire cosa volessi realmente, prendere una decisione e andare a suonarle di santa ragione al tipo che mi aveva scombussolato la vita.
Ci vuole carattere, senza dubbio, e forse a voi può sembrare strano, ma io vi ho avvisati: non sono una ragazza qualunque. E questa è la mia storia.

Avevo appena iniziato il secondo anno delle superiori quando incontrai per la prima volta uno spilungone odioso di nome Raito. Non era uno dei tipi più simpatici su cui avrei messo la mano sul fuoco, ma in fin dei conti non mi trovavo male in sua compagnia. All’occorrenza poteva anche diventare gentile e non poche volte mi aveva salvato dal morire linciata a causa del mio temperamento per nulla calmo.

Era il tipico alunno per cui tutte le ragazze svenivano e, purtroppo, anch'io non potei fare a meno di innamorarmi di lui.
Ovviamente contro la mia volontà. Avevo lottato con tutta me stessa per evitare questa situazione, eppure non ero riuscita a resistergli.

Poteva sembrare la solita situazione che tutti descrivono come l’amore impossibile e unilaterale tra due ragazzi totalmente opposti tra loro, ma, a quanto pare, il destino aveva qualcos’altro in mente. Non so come, ma ci ritrovammo a uscire insieme poco dopo esserci conosciuti.

Non sembrava che lui desse particolare peso al tempo che trascorreva insieme a me, probabilmente mi considerava un’amica in più, ma ricordo ancora che i momenti vissuti con quel fantastico quanto insopportabile ragazzo, nonostante fossimo solo amici, furono bellissimi ed indimenticabili. Cercavo di custodirli nella mia mente il più profondamente possibile, per avere qualcosa a cui aggrapparmi il giorno in cui lo avessi perso.

Non mi ero accorta che anche lui aveva iniziato a guardarmi con occhi diversi finché, un maledettissimo giorno di pioggia in cui avevo dimenticato l’ombrello, mi propose di diventare la sua ragazza. In un modo per niente romantico, dal momento che eravamo entrambi bagnati fradici e stavamo correndo sull’asfalto zuppo. Quel gran cretino se lo lasciò lo stesso sfuggire con completa nonchalance, come se stessimo parlando dei nuvoloni grigi che aleggiavano sopra le nostre teste.

E mentre mi poneva la fatidica domanda con noia totale si era fermato di botto, totalmente incurante della possibile, quanto probabile, pneumonia che avremmo potuto beccarci. Gli rifilai un’occhiataccia, ma nel frattempo lui stava già avvicinando il suo viso al mio. Era così vicino che potevo sentire le sue umide e morbide ciocche dorate solleticarmi le guance. Gli occhi gli lucevano di un blu profondo e sembravano voler scavare nel profondo di me stessa.

Non c’è bisogno di dire che la mia reazione fu un misto di shock, sorpresa e mutismo totale. Insomma, era l’occasione della mia vita: finalmente la persona che mi piaceva mi si era dichiarata! Ma, come al solito, non potevo semplicemente dire di sì e baciarlo appassionatamente sotto la luce di mille stelle, no. Dovevano intervenire migliaia di dubbi filosofici a chiedermi se fossi pronta o no per stare con un Brad Pitt agli inizi della sua carriera.

Decisi che avevo bisogno di pensarci e così lo scostai neanche troppo delicatamente con una mano, abbassando la testa per nascondere le mie gote rosse. Gli chiesi timidamente di concedermi un po’ di tempo e m’incamminai verso casa mia. Che imbranata! Avevo appena mandato all’aria un’opportunità d’oro!
In preda all’imbarazzo e allo sconforto più totali, potei sentire il mio cuore frantumarsi in mille pezzi. Mi chiesi tristemente se una simile opportunità mi sarebbe mai ricapitata.

Ormai era inutile rimuginare, ma decisi comunque che gli avrei dato una risposta al più presto possibile, dopo averci riflettuto un po’ su, anche se magari a lui non sarebbe più importato.
Comunque mai avrei immaginato che il mio futuro fidanzato fosse uno stalker! Infatti mi seguì fin dentro il mio appartamento e, comodo e tranquillo come se fosse a casa sua, mi disse che avrebbe aspettato tutto il tempo necessario lì, in quella casa, in quella stanza, seduto sul mio letto.

Sì, proprio sul mio letto. E, colmo dei colmi, dopo avermi fissato un attimo decise che non ero abbastanza interessante e si sdraiò sui miei cuscini, accendendo la tv.
Ero sicura che il mio viso intanto fosse diventato paonazzo dall’indignazione e dalla mia bocca uscì un ringhio sommesso, ma poco rassicurante. L’idiota non si scompose minimamente.
Mi sentii come se fossi invisibile e in preda a un attacco di collera gli gettai contro il mio zaino e gli urlai che avevo bisogno di pensarci, era vero, ma da sola se fosse stato possibile.
Di nuovo lui non si mosse di un millimetro, neanche fosse stato di pietra.

E fu così che, con le orecchie che fumavano dalla rabbia, me ne andai sbattendo la porta, conscia del fatto che mi stavo auto-cacciando dal mio appartamento invece di far valere la mia autorità. Ma guarda te! Era casa mia e adesso dovevo pure andarmene solo perché un ragazzo impazzito aveva deciso di trasferircisi.

Camminai per un bel pezzo, assorta nei miei pensieri, bagnata dalla pioggia torrenziale, e ragionai sulle cose più assurde, cercando di trovare una risposta ad ognuna di esse.
I pesci hanno sete? Se un operatore del 118 si sente male, chi chiama? Come mai Tarzan non aveva la barba? Ma soprattutto- e la domanda ci stava tutta, vista la situazione in cui si trovava- perché tutti i vestiti che si bagnano diventano più scuri se l’acqua è comunque trasparente?
Ci pensai talmente tanto che alla fine il mio cervello sembrò averne abbastanza e andò in tilt. E fu proprio in quel momento che nella mia testa scattò una lampadina, il colpo di luce, la rivelazione all’unico quesito che non mi ero posta e su cui non avevo ragionato affatto: se Raito voleva stare con me e io volevo stare con lui, allora che problema c’era? Anche se quello non era Amore, quello con la A maiuscola, tanto valeva provarci, no? Era assurdo stare lì a pensarci così tanto quando in realtà quella non si poteva neanche considerare una domanda.
E se davvero non avesse funzionato, niente avrebbe potuto toglierci i grandiosi ricordi dei momenti di noi due insieme. Essi sarebbero stati indelebili nella mia memoria come una delle migliori storie d'amore del mondo e sicuramente provare in questa impresa era meglio che buttare all'aria la nostra amicizia, il nostro possibile futuro insieme e, in generale, noi due.

Feci marcia indietro in tempo record e ripercorsi tutto il cammino da cui ero venuta al contrario, eventualmente scivolando e cadendo sulle pozzanghere. Per la prima volta da quando avevo conosciuto quell’insopportabile svampito mi sentivo piena, di una felicità che non conosceva limiti. Avevo voglia di buttarmi tra le sue braccia e di dirgli quanto lo amassi, ma quando osai varcare la soglia della mia camera non potei fare altro che restare a guardarlo con occhi quasi adoranti.

Lui si accorse della mia presenza quasi un minuto più tardi.

<< Ti sono mancato mentre cercavi te stessa là fuori? >> sogghignò, sfoderando il suo sorriso più sghembo e seduttore.

Al che non resistetti e mi buttai su di lui, ansiosa di assaggiare le sue labbra. Ci separammo solo quando la necessità di respirare ormai si era fatta insopportabile.

Rimanemmo a guardarci, talmente vicini che i nostri respiri si fondevano, e tra ansimi lui mi sorrise di nuovo. Quell’ultimo gesto pose fine a tutto il mio discutibile autocontrollo e lo abbracciai di scatto, nascondendo la testa nell’incavo della sua spalla e inalando il suo odore a muschio, virile e fresco allo stesso tempo.

Lui contraccambiò l’abbraccio e restammo in quella posizione per un tempo che parve infinito, consapevoli solo del fatto che eravamo insieme ed era l’unica cosa che importava.

  
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