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Autore: Super Husbands    03/06/2013    3 recensioni
Raccolta di one-shot scritte a quattro mani per la Seblaine Week 2013. ♥
Temi della Seblaine week, che usciranno uno per ogni giorno della settimana:
- College.
- TV shows.
- Living Together.
- Free Day.
- McKinley.
- Being Famous.
- Dalton.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: 
Salve a tutti! Abbiamo deciso di scrivere queste one shot a quattro mani per la Seblaine week, a cui teniamo tantissimo ♥.
Purtroppo questo primo capitolo è stato scritto di fretta, in quanto quasi terminato il giorno uno. Comunque, speriamo davvero che vi piaccia.
Che altro dire? Ah, sì. Che la Seblaine sia con voi, sempre e comunque ♥


Quando Blaine aprì la porta, capì subito che era una di quelle giornate.
Senza fare troppo rumore percorse il corridoio in silenzio, infilandosi nella sua stanza.
Quei momenti non facevano male solo a Sebastian, ma anche a Blaine. Si sentiva inutile.
- Blaine, sei tornato? – sentì domandare. La voce graffiata tipica di quelle situazioni, che ormai conosceva troppo bene.
Lo distruggeva sentirlo così.
Il ragazzo si decise ad aprire la porta della sua stanza, trovandoselo faccia a faccia; i suoi capelli erano spettinati, come se ci avesse passato diverse volte le mani in mezzo, e l’aria chiaramente a pezzi.
- Scusa se non ho… -
- No, non fa niente. – si bloccò, con l’intenzione di dire qualcosa di sensato, ma l’unica domanda che gli balenò sulla punta della lingua era la più sbagliata, inadeguata e molesta che potesse fargli. Però vederlo così gli distruggeva i freni inibitori.
- Avete litigato di nuovo, non è vero? –
Sebastian lo guardò con una punta di disprezzo; per qualche secondo Blaine temette che fosse rivolta a lui e fu grato di scoprire che non era così.
- Mi fa impazzire. Dio, non lo sopporto più. – Blaine spalancò di più la porta della stanza.
- Vuoi parlarne? – lo invitò ad entrare, andandosi a sedere a gambe incrociate sul proprio letto.
Ormai il loro era una specie di rito. Sebastian e Francois litigavano, lui andava a parlarne con Blaine, si riappacificavano di nuovo e poi il circolo ricominciava.
- Ha detto che non ci sono abbastanza, che non sono più io da quando è iniziato quest’anno… mi spieghi che stronzata sarebbe questa? –
- Non gliel’hai chiesto? –
- Ha detto che ho smesso di frequentare la gente che frequentavo prima, ha detto che sono diverso… -
- Sei cambiato, ma in meglio. Cioè, ormai sono diversi mesi che state insieme, e per te è una cosa… nuova, no? –
Sebastian puntò gli occhi verdi in quelli dell’altro, lo sguardo che era a metà tra l’infuriato e il disperato.
- E allora dovrebbe solo apprezzare. E poi, scusa eh, ma quelli che frequentavi prima erano davvero degli imbecilli. –
Sul viso di Sebastian si delineo un sorriso – o per meglio dire – un perfetto ghigno divertito.
- Ti stai includendo tra le conoscenze migliori, Anderson? –
- Non proprio, io faccio parte del vecchio circolo. Ricordi? – domandò, indicandosi l’occhio che tre anni prima era stato ferito da una granita.
- Ancora con questa storia? Per quanto mi farai sentire in colpa? –
- Per il giusto. Comunque spiegagli che per te non è un momento facile. Capirà. – era sicuro che non l’avrebbe fatto. Francois stava con Sebastian per due motivi. Il primo, era per la sua popolarità smisurata, che si era mantenuta – quasi – invariata dal liceo fino al college.
Il secondo, be’, era per l’indubbia bellezza del ragazzo, che non lasciava indifferente assolutamente nessuno.
Nemmeno Blaine, che stava lì di fronte ad incoraggiare quella relazione sadica e senza senso, solo perché sapeva che lo rendeva felice.
Francois era l’esatto opposto di quello che era Blaine. Uno di quelli da vestiti appariscenti, che spesso lasciano in vista più pelle del dovuto. Era un ragazzo, anzi, un uomo pronto a calpestare diverse persone per raggiungere i suoi obbiettivi, insomma, uno stronzo. Una specie di altro Sebastian, solo che senza sentimenti di sorta.
- Hai ragione. Solo che sto iniziando ad avere dubbi… merda, B, che ore sono? – imprecò, scattando in piedi.
- Sono le cinque. –
- Io ho… -
- Sì, vai a prepararti. –
Sebastian si avviò alla porta, ma una volta arrivato a questa si voltò indietro, con un cenno di ringraziamento silenzioso.
Immaginava quanto fosse difficile per lui anche parlare di queste cose.
L’amore e Sebastian avevano sempre vissuto in due universi differenti, e  parlarne con qualcuno gli sembrava probabilmente assurdo. Si riteneva ridicolo, mentre Blaine non poteva fare a meno di trovarlo adorabile.
Ma non gliel’avrebbe detto, per non ferire il suo orgoglio maschile, che altri non era che testardaggine mascherata.
Blaine lo sapeva bene, che prima o poi anche le montagne crollavano, ed era esattamente quello che stava accedendo al suo coinquilino.
-Ehi, vieni anche tu? – gli chiese, affacciandosi di nuovo alla sua porta, mentre armeggiava con le chiavi di casa.
Blaine scrollò le spalle – Te l’avevo promesso. -.
- Lo sapevo che avresti detto di sì. – gli lanciò il giacchetto che fino a quell’istante era stato nascosto alla sua vista, e i due uscirono di casa.
 
- Non ti sembra una coincidenza assurda, però? – chiese Sebastian, mente con il fiato corto e le gambe pesanti si sedeva accanto a lui, spostando una ciocca di capelli sudati via dal proprio volto.
- Che cosa? Bel primo tempo, capitano. – aggiunse, guardando verso il campo.
- Grazie, e… dai, abbiamo fatto lo stesso liceo. In anni diversi, però ci siamo incontrati… -
- Scontrati. – rettificò Blaine.
- Come ti pare, ci siamo scontrati lo stesso. –
- E poi? –
- E poi niente, ci siamo ritrovati alla stessa università, ti rendi conto? La stessa. Ma la cosa più sorprendente è… -
- La stessa casa? –
- Sì, ecco. E il fatto che tu mi abbia perdonato dopo quella roba… - di solito Sebastian tendeva a seppellire quel discorso. Aveva sbagliato, aveva fallito e ora se ne vergognava. Era – probabilmente – la sua prima vera e totale sconfitta su tutti i fronti.
- E prima eri tu quello che aveva un ragazzo, e ora invece… -
- Eravamo d’accordo sul non tirare in ballo Kurt! –
- Sì, la principessa dei poveri. –
- Sebastian! –
Sebastian concluse con un’alzata di spalle.
- Torna a giocare il secondo tempo, e magari questa volta pensa a quello che stai facendo. – gli consigliò Blaine. Ricevette solo un’occhiata divertita.
 
- Ehi Bastian! Andiamo insieme, stamani? –
Sebastian se ne stava seduto al tavolo della cucina, lo sguardo perso in una tazza di latte e i capelli perfettamente in ordine.
Come quelli di Blaine, d’altronde, che con tutto quel gel potevano solo stare immobili.
- Oh. In realtà io e Fran ieri abbiamo fatto pace. Cioè, una specie. Stamani mi ha chiesto di andare con lui… facciamo un’altra volta? –
Blaine, che aveva fatto colazione in precedenza, afferrò la borsa di cuoio che conteneva i libri i quaderni per gli appunti, e annuì con un sorriso forzato. Lo salutò, scendendo poi tutte le scale del condominio.
Perché ultimamente la sua vita sembrava andare a rotoli sotto il suo naso? Il suo vecchio ragazzo aveva trovato una sistemazione più comoda tra le braccia di un altro, facendogli capire che alla fine non gli era mai veramente importato così tanto. Era stanco dei montati, di uomini che avevano fame di gloria.
Nel mentre, aiutava il ragazzo del quale si era innamorato a mantenere una relazione con un imbecille.
Il momento in cui lo pensò, fermò la sua discesa.
Non poteva davvero aver perso la testa per Sebastian. Si voltò, verso le scale che aveva ormai percorso.
Forse avrebbe dovuto tornare su  a dirglielo? L’avrebbe fatto, ma in quel preciso momento il portone si aprì, rivelando la figura di Francois.
- Ehi, Blake! –
- Blaine. –
- Oh, giusto. Blaine. – il suo sorriso era estremamente irritante, come il modo in cui pronunciava il suo nome, del resto.
- Be’, buona giornata. Ah, credo che Bastian stamani non verrà. Devo farmi perdonare. –
Blaine non disse niente, ma girò sui tacchi e tornò praticamente correndo verso il portone.
Dio, come faceva a stare con uno come quello? A sopportarlo, a sentirlo parlare? Si vedeva chiaramente che lo stava usando.
E lui, il povero ragazzo che per Sebastian c’era sempre, che passava le serate a tirarlo su dopo che proprio Francois l’aveva fatto arrabbiare, lui, che lo incoraggiava, che andava ai suoi allenamenti di Lacrosse, che la sera prima dei suoi esami passava le notti in bianco per dargli una mano. Lui, che ormai sapeva quali fossero i suoi cibi preferiti e i film che gli piacevano di più, che conosceva l’interno di ogni suo cd e del suo intero ipod. Che si lasciava convincere ad uscire il sabato sera e che spesso lo riportava a casa ubriaco, e passava la notte ad assicurarsi che stesse bene.
Era lui, che se ne stava andando, lasciando il posto ad uno che non era niente. Lasciando la causa del suo umore nelle sue mani.
 
Il letto scricchiolava ad ogni suo movimento, lasciandogli odiare ancora di più quella rete fastidiosa. Di solito la trovava familiare, lo confortava quel cigolio costante, ma quella sera con il libro di storia dell’arte sotto il naso, gli sembrava un odioso rumore sinistro che lo scherniva e impediva la sua concentrazione. Tra meno di un mese avrebbe avuto l’esame, e aveva bisogno di concentrazione.
Sentì bussare, appena due colpi lievi.
- Posso? –
- Certo, entra. –
Alzò gli occhi su Sebastian, vestito di tutto punto con un completo elegante.
I capelli erano tirati indietro, più in ordine del solito.
- Sei ancora così? –
- Come dovrei essere, scusa? –
- Be’, stasera c’è la festa del college. Quella sulla spiaggia. Ti eri dimenticato? –
- No, lo sapevo benissimo, però devo studiare questa roba. – tirò su un lembo del libro per mostrarglielo.
- Hai ancora mezzo mese per quello, e comunque lo sai a memoria. –
- No, non mi ricordo un sacco di cose, invece. –
- Ma per una sera… -
- Te la caverai benissimo senza di me. E poi hai Francois. – il suo sorriso gli si congelò in volto.
Conosceva quello sguardo.
- Che è successo? –
- E’ andato a letto con un mio compagno di Lacrosse. –
Blaine quasi non volle crederci. Si tirò a sedere dalla posizione in cui si trovava, piegando la testa di lato.
- Dio, Sebastian, mi dispiace. –
- Non fa niente. Sto molto meglio senza un idiota del genere. – la convinzione e la freddezza con cui pronunciò la frase lo lasciò allibito. Sapeva perfettamente che non era quello che stava pensando.
- Perciò non vieni? –
Blaine lo guardò, gli occhi pieni di scuse. Se avesse deciso di venire proprio ora non avrebbe fatto altro che essere la sua ruota di scorta, dopotutto.
 
Sebastian se ne stava seduto su un tronco, accanto al falò. Una sua compagna di corso stava farneticando qualcosa, ma lui non aveva capito una mezza parola. A quanto pareva, a lei bastava che gli annuisse di tanto in tanto per continuare il suo discors, e alternasse una serie di ‘sì’ e di ‘no’, tanto per sembrare più convinto e più convincente.
Con un occhio osservava il suo ormai ex ragazzo. Ballava con Eric, intrecciava le mani dietro al suo collo e di tanto in tanto, quando era sicuro che Sebastian stesse osservando, lo baciava.
La parte divertente della faccenda era che proprio quello che doveva essere l’interessato, non sentiva niente. Ne’ rabbia, né odio.
Avrebbe solo voluto che Blaine fosse lì. Ormai era da un po’ che lo pensava, che Francois non era quello giusto. Era sempre stato Blaine, sempre. E lui non avrebbe mai avuto il coraggio di dirglielo, perché era sicuro che con lui sarebbe stata una cosa seria, una cosa dalla quale non poteva tirarsi fuori con un addio qualsiasi. Sapeva che si sarebbe innamorato di quel moretto dall’aria decisamente troppo sognante. Dei suoi modi ingenui di affrontare il mondo, le persone.
Lo sapeva perché ne era già innamorato.
Poi, dall’altra parte della spiaggia, sentì urlare un – Ehi, Anderson! –
Si girò, ritrovandosi a fissare l’oggetto dei suoi pensieri. Aveva lasciato i capelli liberi dai chili di gel, cosa straordinaria, e aveva indossato uno dei vestiti che teneva per le occasioni importanti.
- Blaine… - si alzò, mollando la ragazza nel mezzo del suo discorso, che fu in grado di rivolgergli solamente un’occhiata stupita.
- Ehi – lo salutò l’altro, avvicinandosi.
- Sei venuto. Come mai questo cambiamento? –
- Perché… per mesi ho cercato una cosa, e credevo di poterla ritrovare solo qui. Sono stato un idiota, e lo sono tutt’ora. Ma potrei morire se non te lo dicessi, e non riuscirei più a concentrarmi su storia dell’arte. – aggiunse per sdrammatizzare. Poi riprese il discorso.
- Amo quando ti svegli la mattina e hai i capelli totalmente in disordine, e amo anche quando ti offri di aiutarmi con la cena.
O quando monopolizzi lo stereo con la tua musica assurda. O ancora, amo guardare quei film dell’orrore con te, anche se l’unico che si diverte sei proprio tu. E sono qui per dirti che non sei una montagna, che ci sono delle cose che non puoi portare da solo sulle tue spalle, devi… devi lasciarti aiutare. Voglio aiutarti. Non che da solo non saresti capace, sia chiaro. E’ solo che voglio farlo, perché ti amo. –
Le parole suonarono tremendamente semplici, forse troppo.
Ma le labbra di Sebastian sulle sue, be’, quelle erano decisamente un’altra storia.
  
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