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Autore: telesette    04/06/2013    0 recensioni
Sori non disse nulla, gli occhi fissi verso il basso e l'espressione assente, tuttavia lo stesso Mitamura non poté fare a meno di notare l'evidente tristezza nel suo sguardo...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Yu Hazuki/Mila Hazuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mitamura rimase a lungo seduto nel suo ufficio a riflettere.
Lo sguardo gli cadde accidentalmente su alcune foto e ritagli di giornale che ingombravano la sua scrivania. Qui vi era ancora la foto di Sori, assieme all'articolo del suo acquisto presso le Seven Fighters, e accanto tutti i resoconti e le valutazioni del presidente della squadra e del consiglio di amministrazione che avevano tanto puntato su di lei per vincere la nuova stagione di campionato.
L'allenatore prese in mano la foto, ignorando l'articolo e osservando l'espressione fiera e sorridente sul volto della ragazza. Pensare che erano passati solo pochi mesi da allora e, per quanto poteva vedere adesso, la sua giocatrice numero 6 era praticamente irriconoscibile.

- Sori - mormorò Mitamura sommessamente. - Che cosa ti sta succedendo, perché non puoi confidarti con me che pure sono il tuo allenatore? Non riesco proprio a capire...

Passandosi una mano sugli occhi e sospirando forte, Mitamura rimise la foto sulla scrivania e rimuginò a lungo in silenzio.
Da che Sori era entrata a far parte della sua squadra, mostrando di avere talento da vendere, grandi capacità tattiche e adattamento ai vari schemi di gioco, non c'era modo di spiegarsi questo suo improvviso calo di prestazioni...
Che cosa mai poteva turbarla?
La domanda era come un chiodo nel cervello per il povero Mitamura, il quale non riusciva proprio a darsi una risposta, eppure non si rassegnava alla decisione necessaria di metterla nel gruppo delle riserve.
Sori era una ragazza straordinaria e una giocatrice eccellente.
Mitamura ricordava ancora con quanta grinta e determinazione lei sapesse giocare, impegnandosi a fondo e senza mai risparmiarsi, perciò non poteva assolutamente vederla in queste condizioni. Per quanto ciascuna giocatrice fosse uguale ai suoi occhi, Sori gli ricordava in un certo senso i suoi trascorsi sul campo: lo stesso sguardo, la stessa tenacia, lo stesso spirito combattivo...
Anche Mila era così ma, considerata la differenza di età tra le due ragazze, Sori era senza dubbio molto più matura di lei. In fin dei conti, Mila era ancora poco più che una ragazzina ( piena di vitalità ed energia, con tanta voglia di vincere, ma anche impaziente e con atteggiamenti un po' troppo infantili ); mentre Sori aveva finito da poco le superiori, peraltro diplomandosi col massimo dei voti, e dunque più matura sia fisicamente che caratterialmente.
Vedendola giocare, Mitamura prese ancora più a cuore il desiderio di allenarla e di trasmetterle tutta la sua esperienza. Aveva grandi progetti per lei, più o meno gli stessi risultati che sperava per Mila; e certo si aspettava una maggiore fiducia, circa i problemi che la affliggevano così tanto.

- Eppure non posso credere di essermi sbagliato così tanto, nella mia capacità di giudizio... Deve esserci una spiegazione molto importante, per questa crisi improvvisa, se solo riuscissi a scoprire di che si tratta!
- E' permesso? - domandò una voce da dietro la porta, subito dopo un leggero bussare.
- Entra pure, Sashita - rispose l'altro.

Il vice-allenatore entrò dunque nell'ufficio e, leggendo chiaramente in volto la sua preoccupazione, Mitamura ne indovinò i pensieri prima ancora che costui aprisse bocca.

- Non pensi di essere stato un po' troppo duro, Dani ?
- Penso di aver fatto l'unica cosa possibile, nell'interesse della squadra - sottolineò Mitamura con voce atona. - Tra meno di una settimana abbiamo la partita con le Orient e la loro schiacciatrice di punta, Monia Takami, è una che non scherza; allo stato attuale, Sori non è assolutamente in grado di ricevere le sue schiacciate e, se non trova anzi il modo di riprendersi alla svelta, sarò costretto ad escluderla da tutte le partite del campionato!
- Speriamo di no - disse subito Sashita, aggiustandosi gli occhiali sul naso. - Lei e Mila sono oggi la nostra offensiva migliore: il loro attacco fintato in coppia e le loro schiacciate individuali possono fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta...
- Appunto - ribadì l'altro. - Mila e Sori insieme sono un'arma formidabile ma, se una delle due non gioca ai massimi livelli, la ricezione subisce un buco notevole... e un'avversaria furba come la Takami non ci metterà molto a capire qual'è il nostro punto debole!
- Dunque non intendi proprio tornare sulla tua decisione?

Per tutta risposta, Mitamura si alzò e andò nel bagno subito accanto l'ufficio. Qui si lavò frettolosamente la faccia, concentrandosi soprattutto sulla sensazione dell'acqua fresca addosso, e rimase a guardarsi nello specchio con espressione fin troppo triste.

- Non è una decisione che ho preso volentieri - spiegò con una punta di rammarico nella voce. - Ma non posso tenere una giocatrice tanto distratta in prima squadra, a rischio di danneggiare le altre, perciò non ho altra scelta!
- E se fosse solo un problema transitorio - ribatté Sashita. - Malgrado ora sia in crisi, può darsi che Sori riesca a recuperare stimoli e concentrazione necessari... Non sei d'accordo?
- Ne dubito - sottolineò l'altro, passandosi l'asciugamano sul volto bagnato. - Ha lo sguardo smarrito, confuso, quasi non riusciva neppure a guardarmi negli occhi; i suoi riflessi sono ottenebrati da qualche pensiero, qualcosa che non può o non vuole rivelare, e in queste condizioni non può scendere in campo... L'annienterebbero, se la facessi giocare adesso!
- E allora cosa suggerisci di fare?

Mitamura socchiuse gli occhi e, prima di rispondere, ripensò alle parole con cui aveva salutato Sori nel suo primo giorno.

- "Mi aspetto grandi cose da te" - le aveva detto allora. - "So che farai onore al tuo numero, giocando col massimo impegno, ma rammenta anche questo: non sarai da sola ad affrontare i problemi, sia io che la squadra saremo sempre presenti, per poterti aiutare in qualsiasi momento"...

Ora era Mitamura a sentirsi quasi in colpa, in un certo senso.
Se Sori non aveva mantenuto la promessa che gli aveva fatto, per un motivo o per l'altro che al momento gli era ignoto, lui certo non aveva certo il diritto di abbandonarla a sé stessa.
Era il suo allenatore e, come tale, doveva fare qualcosa per aiutarla ad uscire dalla sua crisi.

- Vedrò di parlarle, più tardi - esclamò. - Così non può continuare!

 

( continua )

   
 
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