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Autore: Agapanto Blu    04/06/2013    3 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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26. Dietro tutto quanto…

 
Alexandra si tolse il visore e si strappò via i guanti dalle mani mentre saltava in piedi, poi prese a tastarsi la schiena ossessivamente.
Niente. Niente di niente. La maglietta era stracciata sulla schiena come se il pugnale l’avesse raggiunta ma lei non era ferita.
“Alex!” si sentì chiamare.
Allungò le mani davanti a sé e suo zio gliele strinse forte mentre si protendeva a baciarle la fronte continuando a ringraziare il cielo e tutti i santi perché la sua nipotina era viva.
“Cosa…?”
Alexandra non capiva. Cosa stava succedendo? Hyperversum aveva ripreso a funzionare e li aveva catapultati fuori visti gli ordini precedenti?!
“Mamma e papà!” esclamò, sgomenta, “Dove sono?!”
Martin si passò una mano tra i capelli e si asciugò la fronte imperlata dal sudore mentre si lasciava cadere su una sedia.
Alexandra, in piedi davanti a lui, fissava il vuoto con ansia.
“Sono rimasti dentro…” sussurrò Martin, gli occhi lucidi, “Nel gioco… E io non lo controllo più… Nessuno lo controlla più…”
Alex cadde in ginocchio.
“Non è possibile.”
 
***
 
Petra saltò in piedi afferrando un ramo da terra e sollevandolo sopra la testa come una rudimentale arma.
Era spaventata ma pronta a tutto e quando vide un uomo spuntarle da dietro si voltò di scatto e fece per calare il ciocco.
“Petra!”
La ragazza si fermò appena in tempo e il legno si fermò a pochi centimetri dal volto di Geoffrey Martewall.
“Padre!”
La giovane non perse tempo a chiedersi come fossero scappati o come le avessero trovate ma lasciò la propria arma e si gettò fra le braccia del genitore scoppiando a piangere. L’uomo esitò solo per un attimo poi la cinse con le braccia e la strinse a sé.
“È finita, Petra.” le sussurrò all’orecchio con una determinazione che fece parere la frase una promessa, “Sei al sicuro, adesso. Ci sono io con te.”
La baronessa continuò a piangere per ancora pochi istanti ma poi si riprese, nella mente le cose che doveva fare le si ripresentarono in ordine d’urgenza.
“Matilde ha sbattuto la testa!” esclamò staccandosi dal genitore per fissarlo negli occhi, “Credo stia bene ma ha un braccio rotto ed è priva di conoscenza!”
“Shhh!” le sussurrò il padre, “Lo so, guarda.”
Petra si voltò e con stupore riconobbe tutti coloro che credeva prigionieri a Chatel-Argent: gli uomini esaminavano i corpi mentre Donna ed Etienne si stringevano alla figlia e la dama la esaminava. Solo allora Petra si accorse di essere stretta anche dalla madre ma non ci fece caso più di tanto perché i suoi occhi trovarono Sir Daniel, con la moglie in lacrime stretta fra le braccia.
Petra sentì di dover fare qualcosa e si divincolò dalle braccia del padre per andare da loro.
“Alexandra era con noi!” esclamò, di nuovo in lacrime.
Daniel le andò incontro.
“Dov’è ora?!” chiese, ansioso.
“È… Lei è…”
Petra era in difficoltà: non poteva dire a quell’uomo che sua figlia era una strega! Aveva ucciso un uomo per infangare quella verità, anche se non sapeva bene perché. Doveva trovare una scusa, in fretta! Qualcosa che giustificasse anche una sparizione permanente, una morte o almeno che le facesse guadagnare tempo.
“Il suo cavallo…” sussurrò, notando che tutte e tre le cavalcature erano fuggite via, chissà dove, “Si…Si è imbizzarrito e lei…lei è rimasta bloccata sulla sella! Dobbiamo trovarla, potrebbe essere ovunque!”
I nobili le si erano fatti intorno e si sbrigarono ad organizzarsi nell’apprendere la notizia.
“Passa un fiume, qui vicino!” esclamò Marc, ansioso, “Dobbiamo trovarla, se ci scivolasse dentro o il cavallo ci cadesse, lei potrebbe morire!”
Petra si morse la lingua per non scoppiargli a ridere istericamente in faccia e tutti si affrettarono ad organizzare la ricerca.
 
***
 
“Zio, adesso…con calma… Perché il gioco non risponde ai comandi?”
Alexandra era di nuovo in piedi, con una maglietta integra addosso e stava sulla sedia di sua madre, accanto a quella del padre della quale si era appropriato Martin che era davanti al computer.
L’uomo esitò un attimo.
“Credo…che si tratti di un virus.” ammise alla fine per poi decidere di spiegarsi sotto l’espressione sgomenta di Alex, “Non posso esserne certo perché il gioco non risponde in alcun modo e non mi lascia fare una scansione ma sono quasi certo che sia un virus arrivato dalla connessione internet della partita…”
“Ma la partita non era su internet.” considerò Alex aggrottando la fronte, “Dopo quello che è successo con Thierry, papà ha smesso di giocare on-line, no?”
Martin annuì.
“Sì, infatti” ammise, “e la partita non era su internet ma all’improvviso, quasi un’ora fa, il computer ha segnalato il passaggio alla modalità web del gioco e poi…basta! In un attimo non andava più niente!”
Alex era confusa.
“Ma è possibile che abbia fatto da solo?” chiese.
“No, assolutamente!”
“Magari hai toccato qualcosa per sbaglio?”
“Alex!” la riprese Martin, indignato, “So benissimo che rischi si corrono con questo aggeggio: non mi sognerei mai di modificare qualcosa con mio fratello, mia cognata e mia nipote in gioco!”
Alex arrossì e si scusò.
Martin sbuffò e tornò a provare a digitare comandi mentre la ragazza si perdeva nei suoi ragionamenti.
All’improvviso un tintinnio fece sobbalzare entrambi.
Martin imprecò.
“Cos’era?!”
“Il mio cellulare.” replicò Alexandra prendendo l’apparecchio con apatia dalla scrivania dove lo aveva sentito, ancora pensosa, “Segnala la batteria scarica.”
“Ha suonato anche prima, per un bel po’. Non la smetteva più.” ricordò Martin ma era talmente preso dal computer che la sua voce era priva di una qualsivoglia intonazione.
Alex annuì e, meccanicamente, sbloccò la tastiera per sentire chi fosse stato.
Il telefonino la avvisò, con una metallica voce femminile, che aveva una chiamata senza risposta e un nuovo messaggio in segreteria. La ragazza aggrottò la fronte ma premette il tasto centrale.
Hai una chiamata senza risposta da ‘Jas’.
Alex sgranò gli occhi: avevano litigato solo il giorno prima e lui la richiamava già?! Ma se di solito doveva faticare una settimana per ottenere da lui delle scuse, nonostante riprendessero a parlare molto prima! Anche se, per amor di verità, doveva ammettere che di solito la più difficile da piegare era lei, e di solito lui era dalla parte della ragione e lei del torto. Come in quel caso.
Sospirò e ascoltò il messaggio, sperando che almeno quello portasse buone notizie.
La voce gentile del suo insegnante di scrima uscì leggermente distorta dall’apparecchio ma nitida nella sua ferma urgenza.
Ciao, sono io. Ho bisogno del tuo aiuto. Sto bene, non preoccuparti, ma forse ho scoperto qualcosa di strano. Richiamami appena puoi, per favore. … Scusa per ieri, ok? Mi sono comportato come un idiota, lo so, però ti voglio bene. È solo che non voglio che tu stia male… A dopo.
Alex rimase ferma, il bip della fine del messaggio che continuava imperterrito.
Quasi non aveva ascoltato le scuse dell’amico, la sua mente era troppo presa da un ragionare febbrile che escludeva tutto il resto.
Un piccolo, minuscolo, insignificante dettaglio in un racconto. Una cosa tanto scontata da non attirare l’attenzione su di sé. Due cose che combaciavano e lei, idiota, che ci stava in mezzo e non le aveva viste.
“Alex? Alexandra?!” la chiamò Martin, preoccupato.
“Devo richiamarlo.” disse solo la ragazza alzandosi per spostarsi in corridoio mentre continuava a cliccare il tasto ‘Giù’ del cellulare e ascoltava l’apparecchio riferirle i nomi della rubrica sui quali era arrivato.
“Ti prego, ti prego, dimmi che non è come penso!” sussurrò solo una volta poi il telefonino la avvisò di essere su ‘Jas’ e la ragazza premette il centrale.
Nemmeno due squilli –uno e mezzo, forse- e il giovane rispose.
Alex?! Ascoltami, tu non crederai mai a quello che ho trovato nel computer di mio padre!” le disse subito, ansioso.
“Un virus trasmissibile sul forum di un gioco on-line di nome Hyperversum, e un numero di telefono fisso e la password di accensione di un computer, entrambi di casa mia.” elencò lei.
Jas tacque un attimo.
Cosa sta succedendo, Alex?” chiese, serio.
“Qual è il nome di battesimo di tuo padre?” replicò lei.
Lui le rispose.
Perché?” chiese poi.
Alexandra lo ignorò.
“Jas, mi serve un antivirus -o un virus buono o che ne so io!-, ma che sia il più forte che riesci a crearmi in dieci minuti. E che sappia distruggere il virus che tuo padre ha spedito nel computer di casa mia tramite il collegamento alla linea telefonica.”
Caschi bene, tesoro!” replicò lui e la ragazza se lo immaginò ghignare, “Sai che adoro rompere le uova nel paniere a mio padre perciò ci sto lavorando da quando ti ho chiamata: dammi cinque minuti per arrivare a casa tua e avrai il tuo virus-antivirus!
La ragazza si concesse un mezzo sorriso.
“Jas?” lo chiamò.
Sì?
“Avevi ragione, su tutto… Anche ieri… E adesso tu non hai neanche la minima idea di ciò che stai davvero facendo per me. Non posso spiegarti, però…”
Ehi!” la interruppe lui, “Non dirlo nemmeno! Mi spiace, lo sai che avrei preferito sbagliarmi… E niente spiegazioni, se non ti va: questo e altro per la mia piccolina!
Alex chiuse la chiamata tirando un sospiro di sollievo poi corse di nuovo nello studio.
“Il virus è un sabotaggio!” dichiarò, “Derangale e Gant non sono sopravvissuti e quelli che abbiamo visto non sono quelli reali! Sono due sosia, due proiezioni, inseriti dal virus: il gioco è andato in palla e non è più stato in grado di riconoscere un personaggio morto da uno vivo!”
Martin sgranò gli occhi.
“Ne sei sicura?!”
“Al cento per cento!”
“Ma chi…?”
“Conosci il mio insegnante di scrima?” lo interruppe lei.
L’uomo aggrottò la fronte.
“Di vista, forse… Quel ragazzo ti accompagna sempre a casa in macchina, vero? Perché?”
“Perché ha trovato la stringa di programmazione, o come cavolo si chiama, del virus nel computer di suo padre assieme a delle informazioni che bastano, ad un bravo hacker, per inserirsi in un computer qualsiasi dell’intero globo e infilarvi dentro tutto quello che gli pare, che sia una buona o una cattiva cosa.”
Martin sgranò gli occhi.
“Fammi capire: il padre del tuo amico ha infilato nel nostro computer un virus che inibisse le regole del gioco, permettendogli di infilare in partita chi cavolo gli pareva?!” chiese.
Alexandra annuì.
“Ma perché?!” esclamò l’uomo, “Non ha senso! Tutto questo solo per rovinare alla famiglia di un’amica di suo figlio una partita ad un videogioco?!”
“Jas di cognome fa White.”
“E allora?”
“Suo padre si chiama Carl.” specificò la ragazza.
Martin si gelò sul posto.
“Oh mio Dio…” mormorò.
“Sapeva che non era solo una partitella!” considerò la ragazza, “Forse ha aspettato apposta che ci entrassimo tutti o forse doveva racimolare le informazioni! Studiava fisica dei materiali ma ha cambiato Università dopo la prima missione, me l’ha detto papà. Beh, notizia del giorno: si è laureato in ingegneria informatica! Ci sono dieci college diversi solo a Phoenix, papà non poteva saperlo! Carl ha lavorato per anni come programmatore di videogiochi, Jas me ne ha parlato un paio di volte! Deve aver capito che Hyperversum non era replicabile senza papà, probabilmente non ha pensato a Ian, e così ha preparato il suo piano!”
“Vi ha bloccati dentro, ha ricreato le condizioni necessarie e ha immesso i dati di Derangale e Gant così poi il resto è venuto da sé: Ian è stato condannato a morte e tu, Daniel e Jodie sareste dovuti morire nell’attentato sulla strada!” comprese Martin saltando in piedi nella foga della discussione.
“Però poi è passato alla corte di Francia!” continuò Alex, “Perché?! Se gli interessava la vendetta, come mai prendersela con i francesi?!”
“Forse è solo un’idea dei suoi personaggi.” azzardò Martin, “Magari hanno mente loro. E così si spiegherebbero quegli sbalzi di corrente che ci sono stati qui: era Carl che faceva interferenza!”
“E anche per questo Derangale e Gant non erano coerenti e a volte perdevano abilità!” continuò Alex, “Papà ha installato un sacco di antivirus per paura che Hyperversum venisse danneggiato! Probabilmente questi stavano cercando di espellere il file infetto e ogni tanto hanno avuto la meglio, costringendo i due inglesi e indietreggiare.”
“Probabilmente è per questo che sei tornata qui e non sei morta di là!” esclamò Martin, “Il virus ha sconvolto il modo del gioco di considerare la sopravvivenza dei personaggi, non giocanti ma anche attivi…”
“…e come ha dato una seconda vita a Derangle e Gant, così l’ha data a me!” concluse Alex, euforica per quelle scoperte, “Due vite prima del Game Over!”
I due Freeland rimasero immobili per un momento.
“Non si fermerà facilmente, vero?” chiese la ragazza mordendosi il labbro inferiore, “Quando Jas avrà fatto funzionare il suo anti-virus, la minaccia non sarà sventata: potrebbe riprovarci…”
Martin si morse il labbro inferiore.
“Ci penseremo dopo, ok?” stabilì, “Appena avremo risolto il problema del virus, faremo uscire tua madre e tuo padre e io e Daniel andremo a risolvere la situazione…a monte.”
Alex si morse la lingua.
“Jas odia suo padre.” sussurrò, “Fra loro non è mai corso buon sangue: Carl non voleva un figlio e non è mai stato sposato ma il tribunale glielo ha affidato da bambino perché la madre era tossicodipendente, o qualcosa del genere. Lui vi aiuterà anche se poi ci starà male. Lo so, lo conosco. Forse può trovare un modo per risolvere tutto senza clamori.”
Martin esitava. Si fidava del giudizio della nipote e sapeva bene che praticamente a quel ragazzo si doveva la salute mentale di Alex dopo l’incidente però…
“È suo padre comunque, indipendentemente da…” osò dire.
“Stava già creando un programma per fermare il virus.” replicò Alex, seria.
Martin stava per obiettare che un conto era creare un antivirus e un conto era trovare un modo per sbarazzarsi di una persona, ma non fece in tempo perché il campanello suonò.
Alex si alzò, un sorriso speranzoso sulle labbra.
“Spacca il minuto, come sempre!” sussurrò prima di correre giù per le scale per andare ad aprire.
Martin si passò una mano sul viso con un sospiro.
“Peggio di così non potrebbe andare comunque…” si disse, mesto.





Buondì!
Inizio finalmente a darvi qualche rispostina, contenti? ;)
Allora, Jas è l'allenatore e amico di Alex ma è anche il figlio di Carl che è l'uomo dietro allo schermo e il creatore dei nuovi Derangale e Gant... Ora, che si fa?
Mi scuso se sono di fretta e non ho risposto alle ultime recensioni ma sta succedendo di tutto e adesso mi manca proprio il tempo :(
Beh, a presto!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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