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Autore: Lux_daisy    04/06/2013    4 recensioni
"Lanciarmi oggetti addosso, picchiarmi, minacciarmi di morte e darmi ordini assurdi non è un modo di comandare, è un modo per farmi diventare pazzo! A causa tua finirò al manicomio un giorno di questi… ma non capisco neanche perché te sto parlando, tanto a te frega solo di stesso. Sei un fottuto egoista bastardo!"
Eccomi tornata con una nuova XS perchè di loro due non ne ho mai abbastanza ^^ e dato il periodo stressante causa esami, sentivo il bisogno di una storia leggera e senza pretese. In contesti diversi dal solito, Xanxus e Squalo si troveranno di fronte alla verità sul loro rapporto: riusciranno a chiarirsi? Leggete e scopritelo ;)
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Belphagor, Fran, Lussuria, Superbi Squalo, Xanxus
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciaossu a tutti! ^^ questa storia è stata lo strano parto di una notte insonne e non so bene neanch'io cosa ne sia venuto fuori, ma spero comunque che possa interessarvi <3 ci tengo inoltre a fare due piccole premesse: la prima è che il titolo è una canzone di Simon Curtis e il titolo di ogni capitolo sarà un verso (non so bene perchè ma dalla prima volta che ho sentito questo pezzo, ho sempre pensato a Xanxus e Squalo - vi consiglio di ascoltarla, perchè è davvero una bella canzone ^^)
la seconda è che forse i personaggi potranno sembrarvi OOC, ma in realtà non lo sono (almeno dal mio punto di vista): il mio intento era proprio quello di farli comportare in modo diverso, ma sono sempre loro u.u
Dopo avervi annoiati, vi lascio alla lettura ;)





Oggi la feccia è strana. Xanxus lo sa, lo intuisce. Conosce Squalo da una vita – purtroppo, a suo dire – e per quanto non voglia ammetterlo, riesce sempre a capire se qualcosa non va. Sempre. E quel giorno non fa eccezione. Innanzitutto non l’ha svegliato con uno dei suoi soliti VOI spaccatimpani che fanno venire al Boss la voglia di lanciargli addosso la sveglia con tutto il comodino e magari soffocarlo con il cuscino.

“Almeno smetterebbe di urlare come un assatanato di prima mattina”. Che poi la prima mattina di Xanxus si assesti alle undici è un altro paio di maniche. Invece di sfondare la porta della sua camera con un calcio e urlare come se non ci fosse un domani, Squalo era entrato normalmente – e già questo dovrebbe far suonare un campanello d’allarme – e aveva svegliato il suo Boss scuotendolo ripetutamente per le spalle. Aperti gli occhi, Xanxus si era quasi aspettato un VOI in ritardo, ma il suo vice gli aveva dato il buongiorno con tono scazzato e prima di uscire, gli aveva ricordato che quel pomeriggio aveva un incontro con il Boss della famiglia Mancuso. “Perché devo andarci io? Dovrebbe occuparsi il vecchio di queste cose…” aveva pensato irritato, mentre si rigirava nel letto, affondando ancora di più il volto nel cuscino. Subito dopo aveva sentito Squalo uscire senza sbattere la porta – altro campanello d’allarme – e l’aveva rivisto solo quando gli aveva portato il pranzo in ufficio come al solito.
Ancora una volta la feccia si era comportata in modo strano. Era silenziosa e se si conosce bene Squalo, si sa che l’aggettivo silenzioso non fa certo parte del suo vocabolario.

E adesso che si ritrovano uno davanti all’altro, Xanxus sente l’irritazione salire sempre più e il fatto di non capire perché prova quest’irritazione lo fa incavolare ancora di più. Ha decisamente voglia di afferrarlo per i capelli e tirargli un cazzotto, giusto per scuoterlo un po’, ma chissà per quale mistero della fede e della psicologia, il Boss fa un respiro e cerca di calmarsi. Squalo è di fronte a lui e lo sta aiutando a completare il suo look per l’incontro con Mancuso, sistemandogli la cravatta. Tiene gli occhi bassi, sforzandosi di trovare incredibilmente interessante il nodo della suddetta cravatta e sembra fare di tutto per evitare di guardare l’altro negli occhi. Xanxus non vuole crederci; non riesce a sopportare che proprio lui, tra tutti, non abbia il coraggio di sostenere il suo sguardo. Ci sono già così tante fecce terrorizzate ai suoi ordini che non hanno le palle di guardarlo, figuriamoci di rivolgergli la parola, ma degli altri a Xanxus non frega niente. Possono pure farsela addosso per quanto lo riguarda, ma l’idea che Squalo si comporti in modo diverso lo fa andare fuori dai gangheri. Quella feccia silenziosa, schiva e senza palle non è la sua feccia.

<< Ho finito >> annuncia d’un tratto lo spadaccino con tono neutro allontanandosi dal Boss.
Senza neanche osservarsi, Xanxus afferra il nodo della cravatta e lo allenta senza tanti complimenti, gli occhi piantati sul suo vice che si limita a sbuffare infastidito.
<< L’incontro è tra venti minuti, vedi di essere pronto >> si limita a dire Squalo, facendo per andarsene. Il boss afferra il bicchiere di tequila mezzo pieno che aveva lasciato sul tavolino e lo lancia contro Squalo, centrandolo in testa. Xanxus è sicuro di sentire il solito VOI in risposta, accompagnato da insulti e lamenti vari, ma l’altro si volta lanciandogli una breve occhiata inferocita e… niente. Non reagisce e il Boss sente la rabbia montare.

Prima che Squalo raggiunga la porta, il moro lo raggiunge in due falcate e, dopo averlo afferrato per le spalle, lo costringe a voltarsi, fissandolo con occhi di brace.
<< Si può sapere che cazzo ti prende oggi? >>.
Lo spadaccino distoglie lo sguardo. << Non so di cosa stai parlando >>.
“Se vuole farmi incazzare, ci sta riuscendo benissimo” pensa Xanxus mentre usa una mano per afferrargli il volto e obbligarlo a guardarlo.
<< Pensi davvero di potermi mentire, feccia? Sputa il rospo o te lo faccio sputare io con la forza >> lo minaccia il moro, la voce ridotta a un ringhio minaccioso.
Finalmente Squalo si decide a ricambiare lo sguardo. << Da quando ti importa qualcosa che non riguardi te, la tua stupida tequila o la tua dannata poltrona? >>. La sua voce è nervosa e Xanxus giurerebbe che si stia sforzando di trattenere i decibel.
<< Se il mio vice si comporta come un cacasotto, mi costringe a chiedermi che diavolo gli succede! >>.
Squalo sgrana gli occhi per un istante, perplesso. << Cacasotto? >>.
<< Hai evitato il mio sguardo per tutto il giorno, non hai urlato, sbraitato o replicato neanche una volta. Prima ti ho lanciato addosso un bicchiere e non hai aperto bocca. Questo per me è comportarsi da cacasotto >> risponde Xanxus col tono di uno che sta facendo uno sforzo titanico per trattenersi dall’uso della violenza. Non sa nemmeno lui il perché.
<< Magari volevo evitare di essere picchiato, vessato e umiliato come al solito >> replica l’altro con un tono tanto acido che avrebbe sciolto una parete di acciaio.
Il Boss inarca il sopracciglio, chiedendosi come fossero arrivati a quella discussione. << Da quando il mio modo di comandare ti dà problemi? >>.
Squalo scoppia in una breve risata che di allegro non ha niente. << Questa è davvero divertente, Xanxus. Lanciarmi oggetti addosso, picchiarmi, minacciarmi di morte e darmi ordini assurdi non è un modo di comandare, è un modo per farmi diventare pazzo! A causa tua finirò al manicomio un giorno di questi… ma non capisco neanche perché te sto parlando, tanto a te frega solo di stesso. Sei un fottuto egoista bastardo >>. Gli occhi grigi del capitano sono piantati in quelli rossi del Boss, determinati, fieri, ma allo stesso tempo…. feriti? Sofferenti? Il moro non sa dirlo con certezza, ma di sicuro non ha mai visto Squalo in quel modo e per la prima volta in vita sua non sa come comportarsi.
<< Adesso, se non ti dispiace, ho del lavoro da fare >> dichiara lo spadaccino, scostandosi da Xanxus e dirigendosi verso la porta. Una parte di lui vorrebbe che l’altro lo fermasse, lo baciasse e facesse suo come se ci fossero solo loro due sull’intero pianeta, ma l’altra parte sa che il Boss non è tipo da dimostrare i suoi sentimenti, ammesso che ne abbia davvero.

E quanto volte Squalo si è domandato se Xanxus provi davvero qualcosa per lui… così tante da essersi fatto venire l’ulcera, senza giungere però a una conclusione. Tutte le notti passate insieme erano solo sesso o c’era qualcosa di più? Il modo in cui l’altro lo guardava mentre i loro corpi sudati si cercavano sotto le coperte gli aveva più volte fatto pensare di scorgere qualcosa oltre quella barriera di rabbia e pessime maniere che tutti potevano vedere. Qualcosa che era per lui e lui soltanto, che nessun altro avrebbe mai avuto il privilegio di osservare, ma poi, durante il giorno, Xanxus lo trattava di merda come sempre, quasi come se tutto quello che avevano condiviso non valesse niente e allora Squalo si adeguava e gli urlava contro, lo insultava, sperando che il Boss non si accorgesse che ogni parola che gli rivolgeva, anche se un insulto, era intrisa dei suoi sentimenti. E a detta di Squalo, Xanxus non se n’era mai accorto e lo spadaccino continuava a fingere che non ci fosse niente che non andava, giurando a se stesso che non avrebbe mai più fatto l’errore di andarci a letto. Ma come i buoni propositi per l’anno nuovo, anche quella promessa finiva dritta dritta nel cesso, con buona pace dell’orgoglio di Squalo. Perché ogni volta che il Boss entrava nella sua stanza e lo baciava con la passione quasi animalesca che lo contraddistingueva, Squalo non poteva far altro che lasciarsi andare, chiedendo sempre di più. Del resto, come puoi negarti alla persona che ami più di te stesso, più di qualsiasi altra cosa al mondo, per la quale sacrificheresti volentieri la tua vita se servisse a far vivere l’altro anche un solo giorno in più? Non c’era modo che Squalo riuscisse a dirgli di no, pur sapendo che quello a rimetterci di più sarebbe sempre e solo stato lui.

Per questo aveva deciso, andando contro la sua stessa natura, di comportarsi diversamente, in modo da non dare a Xanxus la possibilità di sfogarsi su di lui, ma, a discapito delle sue previsioni, il suo piano si era appena rivelato un gigantesco buco nell’acqua.

Quando si sente afferrare per un braccio, si convince di aver avuto un’allucinazione dovuta ai suoi desideri inconsci, ma giratosi, i suoi occhi incrociano quelli del Boss e il cuore inizia a martellargli nel petto.
<< Non mi sembra di averti dato il permesso di andartene >> gli fa notare il moro con tono infastidito.
<< Non ho altro da fare qui >> replica Squalo, fissandolo con astio. Senza allentare la presa sul braccio, Xanxus lo attira a sé e con l’altra mano gli afferra il volto. << Lascialo decidere a me >>. La sua voce è roca e sensuale, mentre i suoi occhi sembrano voler divorare Squalo che deglutisce, la gola d’un tratto secca. Prima di dargli il tempo di rispondere, il moro azzera la distanza tra di loro e lo bacia con trasporto e passione, spingendolo contro il muro. Squalo sente la mente svuotarsi, le ginocchia deboli e il cuore che sembra sul punto di scoppiare mentre la lingua di Xanxus si infila con prepotenza dentro la sua bocca. Appena sente la mano dell’altro farsi strada sotto la giacca della divisa, il capitano trova, non sa neanche lui dove, la forza di reagire e spinge via il Boss.
<< Non sono la tua puttana! Se vuoi divertirti, trovati qualcun altro >> sbotta Squalo e si dà saggiamente alla fuga, uscendo dalla stanza come una furia. Xanxus rimane alcuni secondi immobile come una statua a fissare la porta chiusa della sua camera prima di dare sfogo alla sua ira. Afferra un comodino e lo scaglia contro la parete, provocandone la completa distruzione ma non ancora soddisfatto fa a pezzi il tavolo che aveva resistito a ben quattro boss dei Varia prima di lui.
<< Fanculo! >> impreca una volta finita la sua opera di ristrutturazione forzata della stanza.
 
 
L’uomo seduto davanti a lui, Sergio Mancuso, boss dell’omonima Famiglia, sta parlando da ben dieci minuti, ma Xanxus non ha sentito praticamente nulla, troppo distratto per riuscire a prestare attenzione. Se ne sta seduto su una poltrona, le gambe accavallate e la testa poggiata su una mano, lo sguardo fisso sull’ospite, ma la mente altrove. Seduto accanto a Mancuso, il suo braccio destro si guarda attentamente intorno, come se da un momento all’altro dovesse spuntare chissà quale pericolo.
“Siete a casa mia, se avessi voluto uccidervi sareste già morti” si ritrova a pensare Xanxus in uno dei rari momenti di attenzione. Accanto a lui, in piedi, le mani dietro la schiena, Squalo se ne sta fermo, lo sguardo fisso davanti a sé. Al posto dell’uniforme dei Varia, indossa un completo scuro con camicia bianca, perfettamente in ordine a differenza di quello nero del Boss, giacca sbottonata, cravatta allentata e primi bottoni della camicia slacciati. Ogni tanto il moro lancia occhiate al suo vice, sperando si cogliere il suo sguardo, ma invano: Squalo è immobile come una guardia di Buckingham Palace e Xanxus sente la rabbia aumentare sempre di più. Infischiandone degli ospiti, vorrebbe picchiarlo fino a farlo reagire, ma dimostrando una padronanza di sé che ha del miracoloso, decide di rimandare la faccenda a dopo.

“Se pensi che abbia finito con te, feccia, ti sbagli di grosso”.




Squalo non è proprio in sè, non sembra neanche lui :3 devo dire che mi sono quasi mancati i suoi VOOI, ma la storia continua e Xanxus è davvero pronto a risolvere la faccenda... come sempre, se vorrete lasciarmi un commento x sapere cosa ne pensate mi farebbe molto piacere ^^ al prossimo capitolo!

  
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