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Autore: timeoff98    04/06/2013    1 recensioni
-Ci stiamo per uccidere a vicenda, miseria! Ti sembra divertente? Ti sembra davvero divertente, a quanto pare!- sbotto d’improvviso contro il mio mentore. Mi guarda un po’ stralunato, poi ritorna serio. Comincia a parlare. Le parole mi si avvolgono intorno ed io cado nella momentanea incoscienza di quello che accadrà.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se ci sono errori, non ho avuto molto tempo di controllarla. Se ci sono grossi errori, vi prego di farmeli notare. Consiglio di leggerla con http://www.youtube.com/watch?v=F-4wUfZD6oc :)


-Non sei eccitata? Sarai su tutti gli schermi di Panem.-

Si certo, eccitata. Eccitata da morire, è il termine giusto.
Sto morendo, ora di paura e ansia, più tardi morirò davvero.
E nel mentre morirò al mio interno.
Morirà tutto quello che prima ero. Cosa ero? Non un granchè, certo. Ma pur sempre qualcosa.
Io amavo, io amo ancora.
Chi posso amare nell’arena? Forse chi deciderà di non uccidermi subito per farlo dopo con maggiori torture?
Siamo qui per ucciderci l’un l’altro. Per cosa poi? Per cosa perdere la vita? Per stupidi, stupidi giochi. Giochi incomprensibili, inutili, orribili, terrificanti. Ma pur sempre giochi. E’ con questi giochi che crescono i bambini di Capitol?

-Tu hai una chance. Cioè, se pensi di poterla avere, allora hai una chance.-
 
Non è possibile. Nessuno comprende. Nessuno può comprendere davvero.
 
-Ci stiamo per uccidere a vicenda, miseria! Ti sembra divertente? Ti sembra davvero divertente, a quanto pare!- sbotto d’improvviso contro il mio mentore. Mi guarda un po’ stralunato, ritorna serio. Comincia a parlare. Le parole mi si avvolgono intorno e mi trasportano via, come un sogno che non procede per il verso giusto. Non ho più la forza di essere consapevole di quello che sta accadendo. Visto dall’esterno, sembrava così lineare. Ora mi sento sospesa dalla realtà. E’ tutto un incubo, presto finirà. Finirà tutto. Ma so che sto solo cercando di consolarmi. Finirà tutto, prima o poi. Si, e io nel frattempo sarò forse impazzita. Se non morta.
Guardo le labbra del mio mentore muoversi, so che sta dicendo qualcosa, forse farei meglio ad ascoltarlo. Ma non riesco ad uscire da questo torpore. E’ così consolante, non chiedersi cosa accadrà. Rimanere nell’ignoranza. Ma d’improvviso, terribile, la verità, la consapevolezza, si fa strada in me, stracciando i brandelli di speranza che erano ancora ancorati al mio corpo. Mi distrugge internamente, mi attraversa. Io non sono più io. Io non tornerò mai la stessa, non tornerò mai. Vedrò ragazzi morire, morire sotto i miei occhi, senza un perchè. Saprò che la gente a casa si divertirà, riderà, per tutte le morti, anche la mia. Non dispiacerà mai davvero a nessuno. Saremo soltanto ragazzi morti, come centinaia di altri fino ad ora. Non ci distinguerà più nessuno, una volta sotto terra.
Le lacrime mi solcano il volto, inesorabili.
Non posso sopportarlo. Basta, voglio che finisca. Voglio porre fine a tutto questo orrore. Voglio porre fine al mio orrore.
Mi alzo, tremo, cammino lentamente verso il finestrino. Continuo a piangere, lievemente. Come se servisse a qualcosa.
 Quale terrificante avvenimento fermerò con le mie lacrime?
La voglio finire, non ce la faccio più. La mia mente non ce la fa.
Accarezzo il vetro. Vorrei che si aprisse. Sembrerebbe tutto più facile, così. Tutto finirebbe prima di iniziare. Sentirei l’aria sfiorarmi il volto prima di porre fine alla mia inutile esistenza. A cosa servirò, nelle prossime settimane? A uccidere qualche innocente. Preferisco morire io, ma con le mie stesse mani. Senza torture di sorta. Il mio viso è bagnato.
La mia mente confusa, immersa in un oceano. Batto il pugno sul vetro, non ne posso più.

-Aprite.- cerco di dire con voce più calma possibile. –Aprite.-
 
-Senti, non so perché devi aprire, ma il treno si sta muovendo, quin…- il mentore si blocca. Certo, non penso abbia voglia di continuare a parlare con un coltello alla gola. –Aprite! Aprite, vi prego. Vi prego!- le lacrime scendono ininterrotte. Mi accascio a terra, il coltello scivola dalle mie mani e si schianta poco più in là. Mi prendo la testa tra le mani. Sto forse impazzendo? O solo sognando? Sembra tutto così terribile e reale che non può essere che un incubo.

Morire per tornare a casa, per finirla.
Uccidere per tornare a casa, per vivere.

Devo solo scegliere.
E’ facile.
  
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