Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: gattapelosa    04/06/2013    6 recensioni
— Sai chi è lui?— domandò a gran voce quello che ancora mi reggeva per il braccio. Io annuii.
— Chi è?
— È Thresh.
Quello con la frusta fece scoccare ancora un colpo.
— E sai che cosa ha fatto?— feci segno di no col capo.— No? Glielo vuoi dire tu, Thresh?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rue
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 


                                        Rue, ripaghe il mio debito




Passi, brusii, singhiozzi, madre che grida, scocco, pianto. Sapevo cosa stesse a significare. Certi rumori li senti e li comprendi, inconfondibili, non li dimentichi più.
Perché passi e brusii e singhiozzi e pianti vogliono dire frustate in pubblica piazza, e questo io lo sapevo.
Il primo ad accorgersene fu Timothy, aveva un buon udito e non saliva mai troppo in alto sui rami: lo vidi drizzare le orecchie e fare segno di sotto.
— Sta succedendo qualcosa— disse. Io e gli altri balzammo giù dagli ultimi rami, scivolando tra le gambe dei passanti, con quel brutto presentimento a dire “non andare, che te ne pentirai”. Come se qualcuno ascoltasse mai i brutti presentimenti.
Avevamo una grande piazza, ci si tenevano mercato e cerimonie, messa lì in zona centrale, bella spaziosa. Nonostante tutto, il distretto 11 vantava un gran bel numero di abitanti, e per starci tutti dovevamo ammassarci tra le vie laterali e sui tetti delle case.
Quella volta non c’era spazio nemmeno per respirare: i tetti erano pieni di persone, molti dei quali si sporgevano pericolosamente oltre il bordo, le vie bloccate da uomini in punta di piedi, e il centro piazza quasi scomparso sotto il peso degli abitanti.
— Che succede?— sentivamo chiedere, e nessuno che rispondesse.
Tante persone ad assistere alle frustate era cosa rara: forse se vittima fosse stato un bambino, o un noto rivoluzionario, o qualche capo politico, o un pacificatore, anche anche poteva starci. Non era tanto strano che picchiassero qualcuno, qui.
Ci facemmo largo a suon di spintoni, gattonando tra gambe e borse, come cani o bisce. Persi gli altri molto presto, e lentamente cercai di riemerge dal muro di gambe; quando però finalmente riuscii a sporgermi da sotto il corpo di un omone statuario, ecco che riconobbi il torturato. 
Thresh Orlain, del quartiere sud. Né bambino, né noto rivoluzionario, né capo politico o pacificatore. Thresh Orlain lavorava tra i campi in sacrale silenzio, aveva perso i suoi genitori durante un incendio e con il fratello era andato a vivere dalla nonna. Non pensavo d’averlo mai visto sorridere.
Il quel momento era legato contro un palo e preso a frustate sotto lo sguardo stupito dell’intero Distretto. Cosa avrebbe mai potuto fare uno come Thresh per suscitare tanta curiosità?
E il pacificatore che lo stava frustando metteva rabbia nei suoi colpi, come impazzito lo colpiva ancora e ancora e ancora, e Thresh contraeva il viso nel sentire il cuoio penetrare la carne. Vedevo il sangue imbrattargli la schiena.
— Ehi tu!— mi sentii tirare su dall’uomo dietro cui stavo guardando. — Non è cosa che una bambina debba vedere!
— Mi lasci!— gridai, divincolandomi. Quelli attorno a noi si fecero un po’ di lato, e un paio di pacificatori puntarono minacciosi i loro fucili.
— Che succede? Qualcuno vuole assaggiare la nostra frusta?
L’uomo mi lasciò cadere di botto, indietreggiando. Prima che potessi fare leva per rimettermi in piedi, uno dei pacificatori era già a pochi passi da me, con il fucile puntato. Mi guardava minaccioso, come se stesse per sparare.
— Allora? Vuoi unirti a lui?— chiese e io feci segno di no col capo, spaventata. Il pacificatore mi si portò alle spalle, e prendendomi per il braccio mi mise in piedi. Poi mi portò forzatamente davanti a Thresh, che smise d’essere frustato. Sentivo lo sguardo di tutti su di me.
— Sai chi è lui?— domandò a gran voce quello che ancora mi reggeva per il braccio. Io annuii.
— Chi è?
— È Thresh.
Quello con la frusta fece scoccare ancora un colpo.
— E sai che cosa ha fatto?— feci segno di no.— No? Glielo vuoi dire tu, Thresh?
Il volto di Tresh era livido, bagnato di sangue e lacrime, come fosse stato appena preso a pugni. Un occhio ormai aveva preso a gonfiarsi tanto da non aprirsi più bene, l’altro luccicava di dolore e impotenza.
Quando il silenzio si protrasse troppo a lungo, quello dietro di me fece segno al frustatore per colpire ancora.
— Allora, non glielo vuoi dire?
Thresh contrasse il volto e abbassò lo sguardo.
— Perché ho ucciso un pacificatore.
— Più forte!— frustata.
— Perché ho ucciso un pacificatore!
Non volava più una mosca. Thresh Orlain aveva ucciso un pacificatore? Lo ricordavo come uno tranquillo, grosso com’era poteva anche fare paura, ma Thresh sapeva essere un bravo ragazzo.
— Perché?— chiesi, a bassa voce.
— Sì, perché?— ripeté ancora il pacificatore.
Ancora una volta, Thresh tenne lo sguardo basso.
— Perché lui ha ucciso mio fratello. Mio fratello si era tenuto gli occhiali con i visori notturni e lui l’ha ucciso.
— Meritava di morire, era un furto!— gridò ancora il pacificatore, prima di frustarlo.
Thresh non disse più niente, tenendo il capo chino e subendo le frustate.
— No che non lo era!— gridai allora io. E potei sentire il tempo fermarsi, gli altri spalancare gli occhi e trattenere il fiato, i pacificatori aprire la bocca, il mio cuore accelerare e quello di Thresh fermarsi.
— No che non lo era.— dissi ancora, a voce più bassa.— Vince non stava bene, la sua mente non funzionava bene. Prendeva le cose senza rendersi conto di cosa volesse dire. Non potete uccidere qualcuno solo perché è…
Non terminai neanche la frase, che il pacificatore dietro di me mi colpì duramente alla nuca, facendomi cadere a terra.
— Legate anche lei!— disse, rivolto ad altri tre. Mi sentii trascinare contro lo stesso palo di Thresh e stringere i polsi con due lacci di cuoio.
— Portate un’altra frusta! Voglio mostrare a tutti cosa vuol dire mettersi contro Capitol City.
Neanche il tempo di tirarla fuori, questa frusta, che un’altra voce si alzò dalla folla.
— È solo una bambina!— sentii gridare. Qualcuno, là dentro, faceva il tifo per me.
Il pacificatore si voltò stupito, minacciando col fucile chiunque abbia parlato. Quando ordinò a questo di farsi avanti, però, nessuno si presentò.
— Non potete farlo!— gridò qualcun altro, da lontano, su per qualche tetto. I pacificatori alzarono la testa, ma ancora nessuno da incolpare.
— È un’ingiustizia!— un altro ancora, più vicino, e forse avrebbero anche capito chi se non avesse seguito subito un’altra voce.
— Lasciatela andare, subito!— altri ancora fecero eco, e da ogni angolo della piazza sempre più persone chiedevano che venissi rimessa in libertà.
Si alzò per la piazza un tale fermento che nessuno capiva più chi dicesse cosa: persone che alzavano in aria le mani, gridando e minacciando, spingendosi in avanti e brandendo mazze.
I pacificatori fecero un passo indietro, quelli col fucile minacciarono ancora, ma era inutile. Non potevano sterminare un distretto.
Quando ormai sembrava che l’intera popolazione fosse sul punto di scaraventarsi contro di loro e pestarli a sangue, un nuovo pacificatore s’avvicinò contro quello di prima e gli parlò all’orecchio. Colsi solo poche parole di quel che dissero, ma sembrava che qualcuno di potente avesse dato ordini che loro avrebbero evitato. Nonostante tutto, il pacificatore fece segno a un paio di compagni di venire a liberare sia me sia Thresh.
Quando finalmente potemmo rimetterci in piedi dalla folla si alzò un boato e io stessa ero lì ad accarezzarmi i polsi senza poter credere di essere davvero libera.
— Hai visto?— chiesi a Thresh.— Siamo liberi!
Dall’emozione lo abbracciai, facendo gemere lui di dolore e sporcando me di sangue.
— Stai male! Devi farti curare!
— Basta!— gridò il pacificatore.— O giuro che sparo a chiunque osi ancora emettere suono!
Le voci si placarono solo quando lanciò un colpo a vuoto.
— Questa volta li lasceremo andare. Solo perché sono così giovani, ma la prossima volta non esiterò ad ucciderli entrambi.— disse.— Thresh Orlain, tu e la tua famiglia verrete trasferiti dall’altro capo del Distretto, lavorerai ad altri campi e non ti farai più vedere né da me, né dai miei colleghi. Per quanto riguarda te, invece— disse, guardandomi negli occhi.— sei troppo piccola per essere frustata e sperare di uscirne viva. Qual è il tuo nome?
— Rue Livereel.
— Rue Livereel— gridò ancora a gran voce.— non verrà frustata. Potete riprendervela, ma la sua famiglia dovrà pagare tasse aggiuntive e le verranno raddoppiate le nomine per la mietitura. E questo è quanto. E ora tutti a lavoro, subito!
I pacificatori si allontanarono per primi, poi lentamente la folla di dileguò. Qualcuno venne ad aiutare Thresh per condurlo in ospedale, stendendolo su una specie di barella.
— Guarisci in fretta.— gli dissi, facendo per allontanarmi.
— Aspetta!— mi richiamò. Quando mi ci avvicinai, aveva ancora le lacrime agli occhi.— Riuscirò a sdebitarmi— disse.
— E di cosa?
— Di tutto questo. La morte di un pacificatore vuol dire automaticamente anche la morte del suo assassino, se sono ancora vivo è merito tuo.
— Cosa? No, sono stati loro, io non…
— Sei stata tu invece. E grazie per aver difeso Vince, non so se riuscirò mai a ripagarti, ma sta sicura di una cosa: farò tutto il possibile per riuscirci.
E allora lo portarono lontano, prima che trovassi parole adatte al momento.
Mia madre non si arrabbiò con me, anzi, mi lodò pure. Per i miei fratelli divenni un’eroina, per i miei amici un modello da imitare.
Ammetto di essermi chiesta più volte, da quel momento, che fine avesse fatto Thresh Orlain. Ammetto d’aver anche pensato di andarlo a trovare. Una cosa tira l’altra, alla fine non ci ho più pensato, la vita ha ricominciato il suo corso e nessuno pensò più a quella giornata.
Quando rividi per la prima volta Thresh, erano passati già quattro anni. Ed eravamo stati estratti entrambi alla mietitura.  
 

 
 

Bacheca dell'autrice


Questa piccola fic non se la cagherà nessuno, ma chissene! Scrivo per chi vuole leggere. Il titolo fa schifo, ma volevo ficcarci da qualche parte il nome di Rue. Rue rue rue rue. 
 
 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: gattapelosa