Caskett goes to Washington
“Sei fatta
così” iniziò Castle, dopo aver
sentito le sue scuse “Non ti apri alle persone. Ho dovuto
scalfire con le
unghie ogni piccolo centimetro” si dondolò appena,
su quell’altalena.
“Castle...”
Kate avrebbe voluto parlare ma lui
non glielo permise.
“Per favore, lasciami
finire” la interruppe e
attese il suo silenzio per proseguire “Ho pensato molto a noi
due, alla nostra
relazione...a quello che abbiamo...al nostro futuro...”
scosse leggermente la
testa “E ho deciso che voglio di più”.
Kate annuì tristemente,
consapevole che quel
discorso porterà ad una loro rottura, mentre lui aggiunse
“Entrambi meritiamo
di più”.
“Sono
d’accordo” esclamò Beckett. Lui meritava
di più di quello che lei poteva dargli.
“Quindi, qualunque cosa
succeda, qualunque cosa
tu decida...” Castle si inginocchiò accanto a
Kate, tenendo un anello tra le
dita “Katherine Houghton Beckett, will you marry
me?”.
Le si bloccò
immediatamente il respiro.
Tutto si aspettava tranne una
proposta di
matrimonio.
L’aveva voluto incontrare
per scusarsi, per
dirgli che accettava il lavoro e che insieme avrebbero trovato una
soluzione.
E ora questo.
Lei voleva di più dalla
loro relazione. Voleva
sapere dove stavano andando.
Bene, adesso lo sapeva.
Perché allora non
riusciva a rispondere nulla?
Il volto di Castle, già
molto teso e serio, si
fece cupo.
Più i secondi passavano,
più il braccio si
abbassava.
Reagisci Kate. Dì
qualcosa!
Nel momento in cui suoi pensieri la
riscossero,
vennero colpiti da un lampo di luce.
Il flash di una macchina
fotografica.
Strizzarono entrambi gli occhi e si
voltarono di
scatto, in tempo per scorgere il paparazzo scappare via.
Castle scattò in piedi,
come una molla.
Se c’era anche una, solo
una, possibilità che
Kate pronunciasse quel sì,
era appena
svanita assieme a quel fotografo.
Un’altra cosa che sapeva
bene di lei era quanto
tiene alla sua privacy e di certo non desiderava che un momento intimo
come
quello venisse sbattuto sulla prima pagina di una qualche rivista
scandalistica.
Kate si alzò,
frastornata dagli eventi di quegli
ultimi minuti e gli posò una mano sull’avambraccio.
“Andiamo” disse
solamente Castle, correndo verso
l’auto di Kate.
Lei immediatamente lo raggiunse
“Che vuoi fare,
inseguirlo?”.
“Sì!”rispose
lui e tese il palmo verso di lei
“Guido io se non vuoi farlo tu”.
In risposta, Kate mise in moto e
sgommò
all’inseguimento del paparazzo.
Lui in motocicletta, loro qualche
auto più
indietro con la sirena accesa.
“Questo…”
il nervosismo di Kate era palpabile
“Questo non è necessario…”.
“Vuoi davvero che quella
foto venga pubblicata? Che
tuo padre lo scopra così? Che tutto il mondo lo scopra
così, compreso l’FBI? Perché
se è così, allora accosta pure”
rispose, quasi scontroso.
La mancata risposta alla sua
proposta di
matrimonio pesava come un macigno tra loro.
Densa e palpabile
nell’aria.
Kate si augurava che inseguire
quella fotografia
avrebbe distolto l’attenzione dalla risposta che doveva dare.
Non era ancora pronta.
Non voleva dire no.
Ma dire sì
la terrorizzava.
“Svolta a
destra” le suggerì Castle.
In silenzio lei obbedì,
con il cuore a mille.
La moto del fotografo guizzava con
destrezza in
mezzo al traffico mentre Kate faticava a seguirlo.
“Superalo,
Kate!” le urlò Rick.
Dopo un colpo di clacson, la
detective lo
fulminò con lo sguardo “Dovrei superare sulla
destra l’autobus a due piani,
secondo te?!!”.
“Ma lo stiamo
perdendo!” ribattè lui.
Quando il grande autobus si
levò di mezzo
ridando loro la visuale completa della strada, della moto e del
fotografo non
c’era più traccia.
“Ecco,
l’abbiamo perso!” borbottò scocciato,
Castle.
Se quella foto fosse circolata,
sapeva che Kate
si sarebbe chiusa ancora più in sé stessa
“Dobbiamo fare qualcosa!” esclamò,
quindi.
Kate accostò e spense il
motore “Cosa vuoi fare?
Setacciare le redazioni di ogni giornale di New
York?”domandò con ironia.
“Ci vorrebbe
troppo” sbuffò Castle “Domattina
all’alba ogni edicola sarà tappezzata con quella
foto... e tra poche ore sarà
sicuramente su internet...”.
Nessuno disse nulla per almeno un
paio di
minuti, poi Kate lo vide scrivere un messaggio.
“A chi lo
mandi?” domandò, curiosa.
“A Paula. Magari riesce a
fare qualcosa” rispose
Castle e lei annuì.
Altri minuti di silenzio. Entrambi
fermi nel
proprio sedile. Occhi puntati davanti a loro, fissi fuori dal
parabrezza.
“Quando parti?”
la voce spezzata lo tradì.
Kate deglutì, in
difficoltà quanto lui “Domani.
Dopodomani al massimo” le lacrime cominciavano a pungerle gli
occhi “Castle,
io...”.
“Partiamo
adesso!” di colpo si sporse verso di
lei e girò le chiavi, ancora nel quadro di accensione.
“Cosa? Castle, dovremmo
almeno parlarne!”.
“Adesso ne vuoi parlare?
Ti ho detto tutto
quello che volevo dirti, io non ho altro da aggiungere, tu?”
i suoi occhi erano
così arrabbiati e belli.
Kate lo fissava senza riuscire a
proferire
parola.
“No? Bene, allora vediamo
di risolvere la
questione ‘paparazzo’ e poi se vorrai restare a
Washington...” distolse lo
sguardo da lei “...tornerò da solo”.
Beckett si passò
frettolosamente le mani sul
volto.
Stava andando tutto male.
Stava rovinando tutto.
L’unica cosa positiva,
forse, era questo
improvviso viaggio fuori porta, appena spuntato dal nulla.
“Ok, ok... vuoi andare
all’aeroporto, benissimo.
Ma perché proprio a Washington?” chiese
immettendosi nel traffico.
Castle digitava frenetico sul
touchscreen “So di
una persona specializzata nel... beh, nel risolvere i casini...
scandali di
tutti i tipi...” accosta pollice e indice per poi
allontanarli, ingrandendo
così la pagina del sito internet dell’aeroporto
“New York/Washinghton D.C.
durata del volo un’ora e diciotto minuti, numero due
biglietti” leggeva ad alta
voce ogni operazione che eseguiva “Visto, non è
così difficile prenotare un
volo per due persone”.
La frecciatina dello scrittore
andò a segno.
“Mi dispiace,
Rick” ripetè, Kate.
“Di cosa? Di non avermelo
detto? Di non avermi
chiesto di accompagnarti? Di cosa ti dispiace?” il suo tono
non era scontroso
in quel momento. Solo deluso.
Altre domande senza risposta. La
foto di Martha
apparve sullo schermo del suo telefono impedendole un’altra
volta di
rispondere.
Velocemente, Castle
spiegò l’accaduto a sua
madre omettendo la parte riguardante la proposta di matrimonio, cosa
che a Kate
non sfuggì.
Chiamò anche Alexis per
avvisarla della sua
assenza, restando ancora più vago.
Castle non tornò
più sull’argomento per tutto il
tragitto fino all’aeroporto.
Presero i biglietti e grazie
all’assenza di
bagagli fecero un veloce check-in.
L’imbarco era previsto da
lì a poco.
Kate cercò di incrociare
lo sguardo con quello
di Castle.
Non riuscì nemmeno ad
immaginare cosa si dovesse
provare a fare una proposta del genere per poi non avere una risposta.
Si sentì una codarda e
sì, persino stronza.
Ma non aveva mai voluto prenderlo
in giro o
tenerlo sulle spine.
Non stava temporeggiando per
prendersela con
comodo.
Semplicemente non aveva una
risposta così chiara
e limpida.
Un sì o un no.
Ma la vita non è solo
sì o no.
Ci sono molteplici sfumature in
ogni gesto,
azione o pensiero.
Castle però le aveva
posto l’unica domanda che a
cui non si poteva rispondere con una sfumatura.
Non riuscì a pensare ad
altro nemmeno durante il
volo.
E poi c’era la foto.
La cosa non la disturbava
più di tanto.
Era solo una foto, in fondo. Oggi
la pubblicano
e domani è già sul fondo della spazzatura come
succede a tutti i giornali.
Ma lei non era famosa. Cosa ne
sapeva di
paparazzi e scandali?
Poteva davvero precludere il suo
posto nell’FBI?
“Quanto sarebbe grave, se
la foto venisse
diffusa?” gli domandò, distogliendolo
dall’interessante visione delle nuvole,
fuori dall’oblò “Nei dettagli, intendo.
Cosa potrebbe accadere?” proseguì lei,
una volta ottenuta la sua attenzione.
“Non avremmo un attimo di
pace, Kate. Decine di
telefonate per invitarci a programmi televisivi, trasmissioni
radiofoniche e
interviste. E più ci rifiuteremo più si
accaniranno. Verranno sotto casa mia,
sotto casa tua e al distretto. Ci seguiranno ovunque. Tampineranno
tutti i
nostri amici e parenti pur di avere una conferma o una qualche
notizia” le
spiegò Castle.
Kate aprì la bocca ma la
richiuse
immediatamente.
Non aveva mai pensato a quanto
potesse averlo
segnato tutto questo in questi anni.
Si ricordò di
quell’articolo sul New York
Ledger. Lui e Gina, beccati a litigare al ristorante Le Cirque, erano
sulla
bocca di tutti per il suo essere un personaggio pubblico.
“Senza contare che per
lavorare all’FBI la
segretezza e l’anonimato sono indispensabili”
scoccò l’ennesima frecciatina,
per poi pentirsene subito.
Non le chiese scusa.
Le prese, però, la mano
e la tenne stretta per
il resto del volo.
Uscirono dall’aeroporto
di Dulles, Washington,
verso le 19:00.
Castle diede l’indirizzo
al tassista che lì
lasciò, poco dopo, di fronte ad un palazzo.
L’ascensore li
portò al piano desiderato e, una
volta entrati, vennero accolti da una donna magra, dai lunghi capelli
lisci e
rossi.
“Olivia Pope and
Associati, Gladiatori in doppio
petto, come possiamo aiutarvi?”.
Castle divaricò la
bocca, esterrefatto “Oh. Mio.
Dio”.
La donna, sorpresa, volse lo
sguardo prima su
Kate, poi di nuovo su Castle “Si sente bene?”.
“Lei somiglia tantissimo
alla mia ex moglie!”
esclamò, con gli occhi spalancati.
Sul volto della rossa apparve un
sorriso sghembo
“Si? Beh, lei somiglia a Jason Bateman ma non mi sarei mai
sognata di aprire
una conversazione con questa frase” lo schernì
immediatamente per poi
rivolgersi a Kate “Mi chiamo Abby Whelan, prego
accomodatevi”.
“Grazie”
rispose lei “Sono il detective Kate
Beckett e lui è Richard Castle” disse, indicandolo.
Abby le sorrise “Ecco
come dovrebbe essere un
normale inizio di conversazione” puntualizzò
facendo loro cenno di seguirla
lungo il corridoio.
“Un momento” la
donna si bloccò dopo pochi passi
“Richard Castle l’autore di gialli?”
domandò voltandosi di tre quarti verso i
due.
“Scrittore e Musa in
carne e ossa” scherzò
Castle, per recuperare qualche punto con il risultato di ricevere una
leggera
gomitata da Kate “Mi scusi per prima” con un
colpetto di tosse tornò serio “Abbiamo
urgente bisogno di parlare con la Signorina Pope, è
possibile?”.
“Sarà qui a
minuti” Abby indicò loro delle sedie
dove accomodarsi “Sta giusto rientrando da una...come dire.. missione...” rispose strizzando
l’occhio.
Castle spalancò le
orecchie “CIA, vero? Riguarda
la CIA, ne sono sicuro! C’è un infiltrato? No,
meglio! Una talpa!”.
Per fortuna la pelle di Abby
è di natura bianca
come il latte, o l’avrebbero vista impallidire
“Uhm... sicuro... complimenti
Signor Castle” deglutì sforzandosi di sorridere
con l’intento di farla passare
come una battuta.
“Vi chiamo non appena
rientra Olivia” si congedò
velocemente e raggiunse il resto del team, dietro una porta a vetri.
“Hai sentito
Kate?” sussurrò Castle al suo
orecchio “C’è una talpa nella CIA!
Quanto è fico questo posto?!” mormorò,
gongolando e guardandosi attorno.
Beckett scosse la testa
“Ti stava solo assecondando,
Castle”.
“Non lo puoi
sapere” rispose subito, pronto a
quel ammonimento.
Per un attimo entrambi si sentirono
bene,
rassicurati dalla quella sintonia appena ritrovata, grazie ai loro
amati
battibecchi.
Attimo che però
svanì in fretta.
L’anello, custodito nel
taschino della sua
giacca, minacciava di scavargli un buco nel petto.
Kate vide lentamente sparire il
sorriso dal
volto di Castle e, automaticamente, scomparì anche il suo.
Come se i loro sorrisi fossero
legati tra di loro
e dipendessero l’uno da quello dell’altra.
Il suono di tacchi in avvicinamento
catturò la
loro attenzione.
La donna camminava veloce nella sua
figura
snella. I capelli neri e la pelle scura era messa ancor più
in risalto dalla
camicetta bianca.
Castle si alzò in piedi,
facendo segno a Kate di
fare la stessa cosa “È lei” le disse a
bassa voce.
Senza notarli, Olivia Pope
entrò nel grande
ufficio dalle pareti di vetro e si unì alla sua squadra.
“Li starà
mettendo al corrente delle sue
scoperte sulla talpa” borbottò tra sé,
lo scrittore.
Pochi minuti dopo, Abby comparve
sulla porta,
tenendola aperta con una mano, ed invitandoli ad entrare con
l’altra.
La stanza era molto ampia con un
grande tavolo
al centro, illuminata da un’ampia vetrata opaca.
Olivia Pope stava in piedi a
capotavola,con le
braccia incrociate.
I suoi collaboratori, due uomini e
una donna,
sedevano in attesa di ascoltare le richieste di quei nuovi clienti.
“Signor Castle, Detective
Beckett, prego
accomodatevi” Olivia indicò i restanti posti
liberi attorno al tavolo e mentre
i due si sedettero, Abby chiuse la porta e poi li raggiunse.
“Come possiamo esservi
utili?” prosegue Olivia,
restando in piedi.
Castle guardò Beckett
per un istante e poi
iniziò a spiegare “Dovete rintracciare una
fotografia prima che venga diffusa”.
“Di cosa si
tratta?” domandò Olivia.
Castle deglutì
“Le ho chiesto di sposarmi, circa
due ore fa, a New York e un paparazzo ci ha fotografato”.
Kate gli strinse la mano,
appoggiata sul
ginocchio, avendo percepito il suo disagio.
“Vorremmo che la nostra
vita privata restasse
tale. Le nostre famiglie non sanno ancora nulla e non vogliamo essere
invasi
dai paparazzi a tutte le ore del giorno e della notte”
raccontò Castle
“Inoltre...”.
“Inoltre?”
domandò l’altra donna seduta al
tavolo.
“Per potervi aiutare
dobbiamo sapere tutto.
Proprio tutto” insistette Olivia.
Kate sorrise a Castle e
finì la sua frase “Sono
stata scelta per un lavoro all’FBI. Non posso entrare nello
specifico ma è un
posto importante. Non posso finire sui giornali o essere assediata dai
fotografi.
Perderei il lavoro”.
“Capisco” la
parola FBI ebbe l’effetto di
concentrare maggiormente la loro attenzione. Olivia sorrise
“Accettiamo il
caso” annunciò con un lieve sorriso.
Vedeva un po’ di lei e
Fitz in quei due.
Lui ricco e carismatico, lei
intelligente e determinata.
“Huck” disse
poi, rivolta verso l’uomo robusto
alla sua destra “Mettiti al lavoro, forza tutti server delle
maggiori testate
giornalistiche newyorkesi” ordinò Olivia.
L’uomo si alzò
e uscì veloce dalla stanza.
Olivia riprese la parola
“Huck è il nostro
miglior esperto informatico, rintraccerà la fotografia ma
dovete sapere che
potrebbe essere già tardi. Se così fosse come
volete procedere?”.
Castle e Beckett si guardarono,
tesi.
“Contenete i
danni” rispose Richard, con
decisione.
Mentre Huck lavorava imperterrito
da ormai un’ora
e Olivia si stava accordando telefonicamente con Paula,
l’agente di Rick, nella
sala grande avveniva qualcosa di molto familiare per Castle e Beckett.
La vetrata a lato del tavolo si era
ben presto
trasformata in una specie di lavagna come quella usata da Kate durante
ogni
indagine di omicidio.
Solo che questa volta non
c’era un caso di
omicidio da risolvere e quelle appese erano le foto di loro due.
Accanto ad
esse, quelle dei loro parenti e amici.
Ex mogli ed ex fidanzati. Vicini di
casa
arrabbiati e criminali tornati in libertà.
“Wow”
commentò Abby “Era da un pezzo che non
riempivamo tutto il vetro”.
“È davvero
necessario?” chiese Beckett, abbastanza
scossa dal vedere tutta la sua vita appesa lì davanti a lei.
Harrison, perfettamente avvolto in
un completo
firmato, le rispose “Se non dovessimo riuscire a bloccare la
foto avrete la
stampa addosso. Sono avvoltoi, non si limiteranno alla proposta di
matrimonio.
Scaveranno a fondo tra i vostri segreti. Qualunque cosa fa notizia per
quella
gente perciò più cose sappiamo su di voi,
più possiamo gestire la situazione e
mitigare i danni”.
Kate annuì,
nervosamente.
“Procedi Quinn”
Harrison si rivolse alla donna
con un file in mano, in piedi accanto ad Abby.
“Vediamo... Disturbo
della quiete pubblica,
resistenza a pubblico ufficiale, furto di un cavallo della
polizia...nudo...”
Quinn alzò gli occhi verso Castle, il quale ridacchiava
sommessamente assieme a
Kate “...è stato arrestato ben quattro volte, due
per mano della detective
Beckett, una assieme alla detective
Beckett e l’ultima volta per omicidio”.
“Sono stato incastrato!
Beh... l’ultima volta
almeno” ribattè Castle, imbarazzato.
“E io non sono stata
arrestata...beh
tecnicamente sì, ma siamo solo stati trattenuti
dalla polizia degli Hamptons...non lo considererei un vero
arresto...” si
difese Kate.
Harrison sorrise “Fossi
in lei detective, mi
preoccuperei di altro”.
Le antenne di Kate si drizzarono
immediatamente
“C-cioè?”.
Castle si affiancò ad
Harrison per leggere con i
propri occhi tutto quello che avevano trovato su di lei.
“Danno
all’altrui proprietà... Rissa tra
ragazze... deturpazione di edificio pubblico e l’arresto di
cui abbiamo parlato
prima... non è molto ma lei è un poliziotto, sono
cose che la stampa farà
risaltare pesantemente” la risata sommessa di Castle,
costrinse Harrison a
zittirsi.
“Non è
divertente” lo rimproverò Kate.
Castle annuì in risposta
“Ti prego raccontami”
vide lo sguardo killer lampeggiare nei suoi occhi “Serve
anche Harrison...” aggiunse
poi, cercando di ritornare serio.
Anche se gli scocciò
l’essere stato tirato in
mezzo, Harrison annuì, e in ogni caso l’avrebbe
scoperto a breve.
La detective sbuffò, con
le spalle al muro “Ho
rigato l’auto di un ragazzo che mise incinta la mia compagna
di stanza del
college e poi la lasciò per un’altra”.
“Uhhhh”
commentò Castle “E la rissa?”
domandò
poi.
Kate roteò gli occhi
“Ero ad un party di una
confraternita...divergenze di opinioni...una parola tira
l’altra...” cercò di
minimizzare, guardandosi distrattamente le unghie.
“Quanto avrei voluto
esserci!!” le disse Castle,
tutto sorridente.
Lei arrossì e quando
alzò lo sguardo si ritrovò
gli occhi di Rick, Harrison, Quinn e Abby puntati addosso.
Scosse la testa e vuotò
completamente il sacco
“Ad un addio al nubilato eravamo tutte un po’
brille... dei ragazzi ci hanno
sfidato a tirare la carta igienica su una scuola... io...ero solo una
ragazzina!” sbottò, completamente rossa.
Castle la abbracciò
d’istinto “La mia badgirl!
Sono così fiero di te!”.
Kate lo strinse forte e
ricambiò l’abbraccio.
Le sembrava passato un secolo
dall’ultima volta
che erano stati così vicini.
E di chi era colpa? Chi
l’aveva tagliato fuori,
senza tanti complimenti?
Chi non riusciva a dire uno stupido
sì?
Sentì le lacrime premere
per uscire. Si staccò
da lui e con un sorriso chiese dove fosse la toelette.
Solo lì
riuscì a lasciarsi andare, cercando però
di non piangere troppo forte.
Katherine Houghton
Beckett, will you marry me?
Sì!
Era così difficile da
dire?
Probabilmente lui lo sapeva che non
sarebbe
riuscita a dire sì.
Ma voleva che capisse che era
pronto a darle di
più.
Ovunque lei volesse.
Un pensiero la colpì
all’improvviso, mentre
cercava di riprendere il controllo, asciugandosi gli occhi.
Si era concentrata solo sulla
proposta e poi tutta
la storia del paparazzo l’avevano distratta.
Che cosa le
aveva detto Castle, prima della
fatidica domanda?
...Sei fatta
così...
Kate
uscì dal bagno e si appoggiò al
lavandino, guardandosi allo specchio.
...Non ti apri
alle persone. Ho dovuto
scalfire con le unghie ogni piccolo centimetro...
Più
si asciugava le lacrime, più quelle sfacciate
sgorgavano.
...Entrambi
meritiamo di più...
Si
sciacquò il volto, mantenendo lo sguardo
basso.
...Quindi,
qualunque cosa succeda,
qualunque cosa tu decida, Katherine Houghton Beckett, will you marry me?
Sollevò gli occhi e
questa volta vide qualcosa
di diverso nello specchio.
Vide una donna che aveva un uomo
che l’accettava
per quello che era.
Che non voleva cambiarla o farle
cambiare idea.
Un uomo che le stava dicendo che
l’avrebbe
seguita ovunque, lasciando a New York gli amici e la famiglia.
Vide una donna che aveva una
risposta da dare.
Corse fuori dal bagno e a
metà corridoio trovò
proprio Castle.
“Huck ha rintracciato la
fotografia, vieni?” le
domandò, retorico, Castle, già tornato sui suoi
passi verso lo stanzino
dell’hacker.
“Sì”
rispose Kate, senza però muovere un passo.
Non vedendola arrivare, Castle
tornò in
corridoio.
“Kate, vieni?”
ritentò.
“Sì”
ripetè lei, restando ancora immobile.
Castle si avvicinò,
confuso “Devi camminare per
venire qui” le disse, con l’intento di scherzare.
Ma lei era estremamente seria
“Sì” lo guardò
dritto negli occhi, cercando di fargli capire.
“Kate...”
Castle impallidì, mentre cominciava a
comprendere.
“Sì”
esclamò nuovamente.
Una lacrima le solcò la
guancia. Una lacrima
nuova e diversa da quelle versate prima “Ti prego
richiedimelo” le parole le
uscirono in un sussurro “Ti prego”.
Castle non riusciva a crederci, ma
decise di non
sprecare quell’occasione.
Prese l’anello dal
taschino e lo tenne tra le
dita, in mezzo a loro.
Questa volta non si
inginocchiò. Voleva
guardarla bene negli occhi mentre rispondeva.
“Vuoi
sposarmi?” le domandò per la seconda volta
in quella giornata.
Lei annuì vistosamente
“Sì!” disse finalmente,
piangendo e ridendo contemporaneamente.
“Sì? Hai detto
sì?” le chiese Castle, commosso e
felice “Ha detto sì!!” urlò
poi.
Le mise l’anello al dito
e la sollevò da terra,
tra gli applausi di tutti.
Quando Kate toccò terra,
vide tutto il team di
Olivia appostato fuori dalla sala grande “Lasciate pure che
diffondano la
fotografia” disse, rivolta a loro.
“Detective...”
Olivia si fece avanti, cercando
di dissuaderla.
Castle le prese le mani e la
voltò verso di lui
“Perché Kate?”.
“Perché tu mi
accetti per come sono. Esasperante
e snervante avevi detto, giusto?” Kate sorrise, mentre si
ricordava delle
parole dette da Castle a casa sua, un anno prima “E io ti
accetto per come sei,
buono, infantile e... famoso” allungò la mano
sinistra sulla sua guancia e gli
asciugò una lacrima “Non voglio più
nascondermi. Non mi importa se domattina lo
saprà tutto il mondo e...se sarà un problema per
l’FBI...beh, vorrà dire che
non sono poi così interessati a me”.
“Oddio” Abby
saltellava sul posto, tutta
emozionata “Oh, scusate...”.
I suoi colleghi risero mentre
Castle e Beckett
erano totalmente presi l’uno dall’altro.
Olivia Pope si avvicinò
sommessamente “Mi
dispiace disturbarvi, ma ci sarebbe una cosa che vorrei discutere con
voi”
espose, indicando loro di entrare nel suo ufficio.
La coppia obbedì, ma
prima che anche Olivia
potesse varcarne la soglia, Huck la richiamò “Cosa
faccio con la fotografia?”
domandò.
“Dammi due
minuti” rispose solamente.
Chiuse la porta dietro di
sé e si sedette alla
propria scrivania.
Castle e Beckett seduti di fronte a
lei.
“Immagino che le
congratulazioni siano d’obbligo”
esordì Olivia, sfoggiando un sorriso smagliante.
Kate arrossì, come
sempre, ma strinse forte la
mano di Castle “Grazie” risposero entrambi
all’unisono.
“Di cosa ci vuole
parlare?” si fece avanti Castle.
Olivia incrociò le mani sul ripiano
“Ho parlato
a lungo con la sua agente, Signor Castle, e si è presentata
un’ottima
opportunità per sfruttare al meglio quella
fotografia” puntò il suo sguardo alternando
gli occhi azzurri di lui agli occhi verdi di lei.
“Avete tre
opzioni” Olivia chiuse il pugno e
sollevò il pollice “Prima opzione: eliminiamo la
foto dal server del New York
Post e sarà come se queste ultime ore non fossero mai
esistite”.
Castle e Beckett si voltarono per
qualche
secondo, poi tornarono a guardare Olivia.
La donna alzò anche
l’indice “Seconda opzione:
lasciamo che la foto venga diffusa e limitiamo i danni. Evitiamo che i
paparazzi vi tampinino e che scoprano ogni scheletro del vostro
passato” espose
quella che poi era la volontà di Beckett, espressa poco
prima.
“Oppure” Olivia
sollevò, infine, il dito medio
“Terza opzione: blocchiamo la fotografia ma non la
eliminiamo. Quando sarete
pronti, basterà spargere la voce di un vostro possibile
matrimonio e ogni
testata giornalistica americana vi offrirà cifre
spropositate pur di avere una
vostra intervista. La fotografia del momento esatto in cui lei ha fatto
la
proposta sarà la più cliccata del web
ma...” attese di avere la loro completa
attenzione e poi, proseguì “...avrete il coltello
dalla parte del manico. Se
sarete voi i primi ad esporvi, la stampa vi verrà in contro.
Sceglierete
voi con chi
parlare, a chi concedere
l’esclusiva” espose con calma.
Kate fu la prima a parlare
“Capisco il suo punto
di vista ma non vogliamo soldi” si volse verso Rick per
averne conferma.
Castle annuì
“Non vogliamo essere pagati per
vendere un nostro momento privato e specularci sopra”.
“Paula mi ha detto che
avreste risposto così” Olivia
sorrise, benevola “Qui non si
tratta di
speculare, ma di pura e semplice beneficenza. Scegliete un ente, un
ospedale,
una o più strutture a vostro piacimento e devolvete a loro
il ricavato
dell’intervista. Risolvereste il vostro problema e aiutereste
il prossimo”
concluse soddisfatta.
Dopo un primo momento di
spaesamento, sul volto
di entrambi iniziò a spuntare un piccolo sorriso.
“Così mi piace
già di più” ammise Kate.
Castle le prese la mano sinistra.
Con il pollice
accarezzò l’anello.
La guardò nei suoi
splendidi occhi verdi “Cosa
ne dici? Opzione tre?” le domandò, sorridendo
sempre di più.
Di nuovo, i loro sorrisi erano
legati tra loro.
Kate non riuscì a non replicare quel sorriso che vedeva sul
volto del suo
futuro marito “Opzione tre!” acconsentì,
felice.
Anche per Olivia guardarli era una
gioia “Molto
bene, allora” si alzò e andò verso la
porta “Vado a dire ad Huck di salvare una
sola copia della foto per voi” e uscì lasciandoli
soli.
“Avevi ragione, abbiamo
fatto bene a venire qui”
gli disse Kate “Grazie e...scusa per come mi sono
comportata” mormorò
mortificata.
Castle sorrise nuovamente
“Non pensiamoci più”.
Kate gli prese il viso tra le mani
e lo baciò.
Lentamente. Il più lentamente possibile. Gustando tutto il
suo sapore.
“Adesso che si fa?
Restiamo o torniamo a New
York?” domandò appoggiandosi alla sua fronte,
pronta a condividere ogni sua
decisione.
Castle le diede un piccolo bacio
“Detective
Beckett, mi porti a visitare il J. Edgar Hoover Building per
favore” le rispose
accarezzandole con il pollice quell’adorabile neo sulla
guancia.
Un altro bacio. Un’altra
carezza.
Avevano tutto il tempo del mondo per decidere cosa
fare o dove vivere.
Mano nella mano uscirono in
corridoio, cercando
Olivia e il suo team per ringraziarli.
“Sai”
iniziò Kate, mentre raggiungevano la sala
grande “Magari scoprirò che non mi piace questo
lavoro, che non fa per me. Che
i miei amici e mio padre mi mancheranno troppo. Che New York
è casa mia e non
posso stare da nessun’altra parte” gli disse
“Ci voglio provare, Castle, ma non
significa che non cambierò idea se quello che mi offriranno
non farà al caso
mio”.
“Lo so” le
rispose “Mi avrai con te in ogni
caso”.
“E tu avrai sempre
me” lo rassicurò
immediatamente.
Olivia si avvicinò,
assieme a tutta la sua
squadra.
“Qui dentro
c’è la fotografia” porse a Castle
una chiavetta usb “Mi raccomando, non perdetela” lo
scrittore rise e se la mise
subito in tasca “Quando vorrete, vi basterà darla
a Paula e lei penserà ad
organizzare l’intervista in esclusiva e ad indirizzare i
proventi dove lo
riterrete più opportuno”.
Kate allungò il braccio
verso di lei “Grazie di
tutto”.
Olivia strinse la sua mano e poi
quella di
Castle “È stato un piacere”.
Rick e Kate ringraziarono e
salutarono anche il
resto della squadra.
“In bocca al lupo Jason
Bateman” salutò Abby,
facendoli ridere.
Mentre Olivia li accompagnava
all’uscita le
suonò il cellulare “Scusatemi”.
“Non si preoccupi,
sappiamo dov’è l’ascensore”
le rispose Kate.
Si salutarono un ultima volta e poi
Olivia si
allontanò per rispondere al telefono.
“Pronto?” un
sorriso genuino le spuntò sul volto
“Fitz...” chiuse dietro di sé la porta
del suo ufficio e Castle non potè
sentire altro.
Kate era già davanti
all’ascensore, Castle restò
qualche passo più indietro.
“Hai sentito?”
le chiese, una volta raggiunta.
Lei si fece pensierosa
“Sentito cosa?”.
“Olivia era al telefono
con un certo Fitz” le
spiegò a bassa voce, controllando che non ci fosse nessuno
nei dintorni.
“Quindi?”.
“Fitz! Diminutivo di
Fitzgerard!” ma la
detective sembrava non capire “Oh, andiamo Kate, Fitzgerard
Grant, il presidente
degli Stati Uniti!”.
Le porte dell’ascensore
si aprirono e Kate vi
entrò scuotendo la testa “Sei senza speranze,
Castle”.
Lo scrittore bloccò le
porte appoggiandovisi con
le mani “Ti dico che era lui!!” insistette, sempre
bisbigliando.
“Facciamo
così” Kate lo afferrò per i lembi
della giacca e lo trascinò all’interno
dell’ascensore “O te ne resti qui a
blaterare di CIA e cospirazioni o vieni con me a fare le prove della
luna di
miele e al diavolo l’FBI, ti ci porterò
domani” propose con un maliziosissimo
sorriso sul volto.
E come già una volta gli
era capitato, mesi
prima, Richard Castle si ritrovò ad incitare con le mani le
porte dell’ascensore
affinchè si chiudessero più alla svelta.
FINE
Ivi’s
Corner:
Sono consapevole della cavolata immane appena
pubblicata xD
Il motivo per cui vanno alla Olivia
Pope and Associates
non è molto realistico ma vabbè... sul momento
era l’unica cosa che potevo
fare... xD
Scandal: lo conoscete vero???!!!! No? Correte a
guardarloooo *-*-*
Jason Bateman: ve la ricordate questa battuta,
vero? ogni tanto Castle viene scambiato per lui xD
Special Thanks to: Ludo, Martina e Giulia!!
Lovviu girls #Olitskett <3<3<3
Quindi... Caskett, Gladiatori, buona lettura e
buona serata!
Baciiiii :-****
Ivi87