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Autore: Unintended    21/12/2007    1 recensioni
L'uomo dagli occhi gialli si avvicinò alla bambina che stava seduta sul prato e prese a parlare.
Nell'aria il profumo delle rose...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROFUMO DI ROSE
L’aria profumava di primavera. Di una primavera acre e fastidiosa, che bruciava agli occhi e seccava la gola.
E in quella mattina in cui l’aria profumava di primavera, i raggi del sole, non ancora alto nel cielo, bagnavano violentemente il viso della bambina. Bianco.
Se ne stava seduta sull’erba, la bambina, ma l’erba non le piaceva – non le era mai piaciuta – così come non le piaceva stare con gli occhi semichiusi per ripararsi dal sole.
L’uomo era giovane e stanco e camminava storto. Si avvicinò piano alla bambina, che stava seduta sull’erba, e per un po’ la fissò con i suoi grandi occhi gialli.
Era giovane e stanco, ma i suoi occhi erano gli occhi gialli di un bambino che ancora attende che qualcosa di magico e meraviglioso gli accada davanti.
Aveva grandi occhi gialli e curiosi, l’uomo.
Fu lui il primo a parlare.
«Hai l’aria tanto triste.»
La bambina non rispose e posò lo sguardo su quei fili d’erba che tanto non le piacevano.
«È una giornata troppo bella per essere tristi. Non lo senti il profumo dei fiori?»
La bambina lo sentiva, il profumo dei fiori. Lo sentiva piuttosto bene. Nemmeno quello le piaceva, le pizzicava il naso quando annusava i fiori.
«È una giornata troppo bella per essere tristi. Non li senti gli uccellini? Cinguettano.»
La bambina sentiva anche quello, ma non lo disse all’uomo con gli occhi gialli. Ma se l’avesse fatto, gli avrebbe risposto che non le piaceva.
«Se non ti piacciono possiamo tornare a parlare di fiori.»
L’uomo con gli occhi gialli l’aveva capito che non le piacevano, ma non aveva capito un’altra cosa fondamentale:
«A me non piace parlare con te.»
Quelle furono le prime parole che la bambina gli rivolse, ma l’uomo con gli occhi gialli sembrò non accorgersene nemmeno, perché – certo, dopo un attimo di esitazione e dopo aver sgranato gli occhi gialli, che sembrarono alla bambina ancora più grandi – riprese a parlare.
«Però i fiori ti piacciono.»
«No, nemmeno quelli.»
«Davvero? A me i fiori sono sempre piaciuti, soprattutto le rose. Ti piacciono almeno quelle, le rose?» l’uomo dagli occhi gialli accompagnò questo suo ultimo tentativo con un sorriso.
Aveva un bel sorriso, l’uomo dagli occhi gialli. Ma era comunque un sorriso da adulto, e i sorrisi degli adulti hanno sempre avuto qualcosa di sottilmente malvagio. E di condiscendente verso il delicato e complesso mondo dei bambini. Bambini che non amano i fiori.
«Le rose sono quelle che mi piacciono di meno.»
«E perché?» le domandò l’uomo dai grandi occhi gialli, come turbato da quella bizzarra risposta.
«Non puoi tenere in mano una rosa senza farti male.»
L’uomo chiuse i grandi occhi gialli, e senza dire una parola si allontanò dalla bambina seduta sull’erba. E camminava storto, con il sole sul viso, ma lui non li chiuse gli occhi perché il sole sul viso gli piaceva, così come gli piaceva la primavera, con il cinguettio degli uccellini e il profumo di fiori nell’aria. E anche le rose gli piacevano, gli piacevano tanto, e mai si era fatto male tenendone una in mano.
Ma non l’aveva detto quello, alla bambina, perché nemmeno a lui piaceva parlare con lei.
E si allontanò alla ricerca di qualcuno a cui raccontare una storia.
Una storia ambientata in primavera.

  
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