PROFUMO
DI ROSE
E in
quella mattina in cui l’aria profumava di primavera, i raggi
del sole, non
ancora alto nel cielo, bagnavano violentemente il viso della bambina.
Bianco.
Se ne
stava seduta sull’erba, la bambina, ma l’erba non
le piaceva – non le era mai
piaciuta – così come non le piaceva stare con gli
occhi semichiusi per
ripararsi dal sole.
L’uomo
era giovane e stanco e camminava storto. Si avvicinò piano
alla bambina, che
stava seduta sull’erba, e per un po’ la
fissò con i suoi grandi occhi gialli.
Era
giovane e stanco, ma i suoi occhi erano gli occhi gialli di un bambino
che
ancora attende che qualcosa di magico e meraviglioso gli accada davanti.
Aveva
grandi occhi gialli e curiosi, l’uomo.
Fu lui il
primo a parlare.
«Hai
l’aria tanto triste.»
La
bambina non rispose e posò lo sguardo su quei fili
d’erba che tanto non le
piacevano.
«È una
giornata troppo bella per essere tristi. Non lo senti il profumo dei
fiori?»
La
bambina lo sentiva, il profumo dei fiori. Lo sentiva piuttosto bene.
Nemmeno
quello le piaceva, le pizzicava il naso quando annusava i fiori.
«È una
giornata troppo bella per essere tristi. Non li senti gli uccellini?
Cinguettano.»
La
bambina sentiva anche quello, ma non lo disse all’uomo con
gli occhi gialli. Ma
se l’avesse fatto, gli avrebbe risposto che non le piaceva.
«Se non
ti piacciono possiamo tornare a parlare di fiori.»
L’uomo
con gli occhi gialli l’aveva capito che non le piacevano, ma
non aveva capito
un’altra cosa fondamentale:
«A me non
piace parlare con te.»
Quelle
furono le prime parole che la bambina gli rivolse, ma l’uomo
con gli occhi
gialli sembrò non accorgersene nemmeno, perché
– certo, dopo un attimo di
esitazione e dopo aver sgranato gli occhi gialli, che sembrarono alla
bambina
ancora più grandi – riprese a parlare.
«Però i fiori ti
piacciono.»
«No,
nemmeno quelli.»
«Davvero?
A me i fiori sono sempre piaciuti, soprattutto le rose. Ti piacciono
almeno
quelle, le rose?» l’uomo dagli occhi gialli
accompagnò questo suo ultimo
tentativo con un sorriso.
Aveva un
bel sorriso, l’uomo dagli occhi gialli. Ma era comunque un
sorriso da adulto, e
i sorrisi degli adulti hanno sempre avuto qualcosa di sottilmente
malvagio. E
di condiscendente verso il delicato e complesso mondo dei bambini.
Bambini che
non amano i fiori.
«Le rose
sono quelle che mi piacciono di meno.»
«E
perché?» le domandò l’uomo
dai grandi occhi gialli, come turbato da quella
bizzarra risposta.
«Non puoi
tenere in mano una rosa senza farti male.»
L’uomo
chiuse i grandi occhi gialli, e senza dire una parola si
allontanò dalla
bambina seduta sull’erba. E camminava storto, con il sole sul
viso, ma lui non
li chiuse gli occhi perché il sole sul viso gli piaceva,
così come gli piaceva
la primavera, con il cinguettio degli uccellini e il profumo di fiori
nell’aria. E anche le rose gli piacevano, gli piacevano
tanto, e mai si era
fatto male tenendone una in mano.
Ma non
l’aveva detto quello, alla bambina, perché nemmeno
a lui piaceva parlare con
lei.
E si
allontanò alla ricerca di qualcuno a cui raccontare una
storia.
Una
storia ambientata in primavera.