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Autore: potters_continuous    05/06/2013    3 recensioni
Spin-off di Seven Steps To Know If You Want Some More.
Coming-out di Sebastian con il suo miglior amico, Enjolras.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Karma'
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“Ragazzi! Spegnete la luce! E’ tardi!” urlò Sophie, bussando piano alla porta del figlio.
“Mamma! Abbiamo quindici anni! Buonanotte!” si lamentò Enjolras.
“Sebastian ha quindici anni, tu no!” lo prese in giro lei.
“Mamma!” urlò, distraendosi dal videogioco quel poco che bastava perché Sebastian riuscisse a sparare dritto in testa al suo alter-ego virtuale.
“Oh, guarda un po’, sei morto!” commentò il più alto, indicando il personaggio dell’amico agonizzante sullo schermo.
“Non vale, stavo parlando con mamma!”
“Se ti distrai non è colpa mia…” commentò Smythe, alzandosi dal tappeto blu e andando a recuperare il proprio pigiama dal cassetto.
“Avrai anche vinto sta volta, ma sono decisamente più capace di te!” ribattè l’altro, estraendo il dischetto di Call of Duty dalla consolle.
“Menti.” lo accusò, fiondandosi subito dopo in bagno.
Fissò per un secondo la sua immagine riflessa nello specchio, maledicendo la vocina che nel suo cervello biascicava: Tu menti, Seb.
Sfogò la sua rabbia verso se stesso sull’anta del mobiletto accanto allo specchio, facendola cigolare minacciosamente; si sedette sul bordo della vasca da bagno, tentando di razionalizzare la sua ansia immotivata.
Immotivata? Lo provocò malefica quella vocettina che continuava a prendere il sopravvento su di lui e che forse, a conti fatti, non era poi tanto diversa da quella di sua madre.
Sì, si disse, quella morsa che continuava a stritolargli lo stomaco e che si stringeva un po’ di giorno in giorno era decisamente immotivata: Enjolras era il suo migliore amico, quasi un fratello. Meglio di un fratello, perché gli amici sono i fratelli che puoi scegliere! Tornò ad insultarsi per aver appena citato, seppur in privato, la Mulino Bianco.
“Seb, perché cazzo hai chiuso a chiave?!” urlò il biondo dall’altra parte della porta, tentando in vano di smuoverla.
“Sta fermo con quella maniglia e aspetta due minuti!” gli rispose, alzandosi dalla ceramica della vasca da bagno.
“Calmati…” sospirò l’altro.
Il più grande aprì l’acqua e passò i polsi sotto il getto gelato, si lavò i denti e uscì.
“Emani ansia…” sussurrò Enjolras, mentre gli passava accanto.
Sebastian si lanciò sbuffando sul suo letto, in teoria era il letto degli ospiti, ma non aveva nessun problema nel definirlo suo; sarebbe stato assurdo il contrario. Quella era casa sua, non l’enorme villa dove abitava la sua madre biologica. Quella era la sua famiglia, non quella coppia di arricchiti che continuavano, dopo sette anni dal giorno del divorzio, a farsi milioni di dispetti e ricordavano soltanto a Natale di avere un figlio.
La morte di Pierre, l’anno precedente, l’aveva completamente sconvolto; la partenza per l’Oltreoceano di suo padre l’aveva lasciato praticamente indifferente.
Ed era proprio quello il motivo per cui doveva parlare con il suo migliore amico, non poteva continuare a mentire alla sua famiglia.
Enjolras uscì dal bagno e si lanciò sull’altro letto, colpendo l’interruttore della luce durante l’atterraggio.
“Buonanotte, Sebby…” mormorò, infilandosi sotto le coperte.
“Non chiamarmi così!”
“Tanto sai che continuerò a farlo…” gli fece notare.
“’Notte…” sussurrò Sebastian, girandosi su un fianco.
Ma le palle dov’è che le hai lasciate? Insistette l’odiosa vocina, il ragazzo diede un calcio al materasso, come se potesse davvero scacciarla, poi sistemò il cuscino e chiuse gli occhi.
Un’altra notte non porterà consiglio.Continuò la stronza, incurante dell’ora tarda. Si rigirò nel letto e sradicò il lenzuolo nel tentativo di avvolgerlo meglio intorno al proprio corpo.
Quando ci riuscirai? Quando Elenoir ti organizzerà un appuntamento con una delle sue amiche? Affondò la testa nel cuscino e agitò nuovamente un piede, facendo produrre un fastidioso stridio alle molle del materasso.
“Devi continuare a ballare la breakdance o posso dormire?” si lamentò Enjolras.
“Non puoi dormire.” affermò l’altro, pentendosi immediatamente.
“Uhm… Perché?”
“… Io…I-io devo p-parlarti…” cominciò, sentendosi la protagonista di una schifosa serie TV per dodicenni.
“Parla.”
“Uhm… Io… Credo…” balbettò.
“Prima o dopo l’alba?”
“Sta zitto! N-non è s-semplice…” ricominciò Sebastian, fissando le macchioline sul soffitto. Enjolras attese qualche secondo in silenzio, silenzio che però non fece che pesare sul moro.
“Allora?”
“Sono gay.” sbottò, soffocandosi nell’ ansia prima ancora di poter realizzare davvero la frase, il sintagma, che aveva appena pronunciato.
“Potevi tranquillamente aspettare un orario normale per dirmi qualcosa che già so.” Commentò Enjolras, lasciandosi cadere nuovamente sul materasso.
“C-cosa?”
“ Per favore, Seb, credo lo sappiano anche le pietre…”
“D-davvero?” continuò il più alto, perseverando nel suo stato di totale trance.
“Decisamente.”
“Oh… Quindi?”
“ Sta sera puoi riuscire a pronunciare una frase che abbia un minimo di senso?” lo prese in giro.
“ C-cosa ne pensi…?” insistette il più grande, giochicchiando con il bordo del suo lenzuolo.
“ Che domanda è?”
“Uhm… Ti dà fastidio…?” mormorò.
“Eh? No! Certo che no!” chiarì, alzando il tono di voce un filino più del necessario.
“Sicuro?”
“Ovvio. Cos’hai intenzione di fare? Con il resto del mondo intendo…”
“Per ora sei l’unico a saperlo… Voglio dirlo a tua madre, poi… Non mi importa minimamente come, quando e se lo verranno a sapere altre persone…” spiegò, sperando che quelle due frasi avessero un senso anche al di fuori della sua testa.
“Seb, hai un ragazzo?” chiese all’improvviso.
“No.”
“E allora perché hai deciso di dirmelo sta sera, dopo mesi? Ti interessa qualcuno?” continuò, Sebastian notò quanto in quel momento assomigliasse a Sophie.
“Non lo so neppure io e non esattamente…”
“Approfondiremo questo secondo punto in un altro momento. Magari con la luce del sole… No, non resisto… Dimmi.”
“Come fai a cambiare idea così velocemente?!”
“Come si chiama?”
“Pettegolo.”
“Ho detto che voglio il suo nome.” ordinò, fissando nel buio il profilo del suo migliore amico.
“Balthazar…” confessò.
“Eh? Ma che nome è?”
“Disse quello il cui nome è stato ripescato da un musical…” lo prese in giro.
“Disse quello il cui nome è stato ripescato da un catone animato della Disney…” ribattè, sapendo di star toccando un tasto dolente.
“E’ per Bach!”
“Certo… Comunque Balthazar non è il nome di quell’elefantino re?” continuò il suo delirio.
“No. Si chiama Babar quello lì!”
“Quanti anni ha?”
“Sedici…”
“Come lo conosci?”
“Non sei mio padre, quest’interrogatorio è necessario?” provò Sebastian, ma lo sguardo deciso dell’altro non vacillò neppure per un istante. “E’ il fratello di Josephine, l’ho conosciuto al suo compleanno… Abbiamo parlato un po’...”
“Io dov’ero mentre tutto ciò succedeva?”
“A sbavare sui piedi di Elenoir, immagino…” infierì.
“Stavamo parlando della tua vita sentimentale…” affermò, evitando accuratamente quella provocazione.
“Mi ha dato il suo numero di telefono e un paio di giorni fa ci siamo visti…” raccontò, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
“Avevi un appuntamento e non me l’hai detto?! Ho intenzione di ripudiarti…” disse, incrociando le braccia sul petto.
“Mi perdoni se ti dico che non è successo niente?”
“Forse. Ora posso dormire?” lo pregò, chiudendo gli occhi.
“C-certo…”
“’Notte, frocetto…”
“Stronzo!” ribattè l’altro, tirandogli un pungo e tentando di colpirgli lo stomaco. Scoppiarono entrambi a ridere, poi rimasero qualche minuto in silenzio, durante i quali entrambi provarono a prendere sonno.
“Vieni qui, su…” esclamò il più piccolo, scostandosi le coperte di dosso e facendo spazio all’altro nel proprio letto; Sebastian non se lo fece ripetere due volte e rotolò accanto ad Enjolras.
“Ti voglio bene…” sussurrò, poggiando la testa sul petto del biondino.
“Anche io ti voglio bene.” rispose l’altro, scompigliandogli i capelli.
Buonanotte. mormorò la vocetta bastarda con una punta di soddisfazione.   
 

Spin-off di Seven Steps To Know If You Want Some More con un Enjolras leggermente autobiografico.
 
   
 
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