Lucciole
e Rugiada
“Gli occhi sono lo
specchio dell'anima... cela i tuoi se non vuoi che ne scoprano i
segreti”- Pirandello
“Mark”.
Da
qualche tempo il cuore di Strawberry non si
emozionava più a quel nome. Un tempo la rendeva felice, il
solo sentirlo pronunciare
la rendeva pazza di gioia, ma ora, per quanto si sforzasse, non
riusciva a
provare più niente ascoltando il suo suono
melodioso.
Comunque sapeva che niente dura sempre, e l’amore non
è un’eccezione. Aveva già
sofferto e lo aveva superato. Non si sarebbe mai innamorata un'altra
volta.
Ma
in quella radura, insieme a Ryan, il tempo
sembrava essersi fermato. Strawberry era sicura di non amare quel
ragazzo, non
più di quanto adesso Mark- cioè nulla;
però, in quel momento, c’era qualcosa
che non andava. Come se… al termine di un cammino se ne
stesse aprendo un altro
ancora più grande e fiorito e questo la spaventò.
Una
cosa del genere pareva impossibile, lo
sapeva benissimo. Aveva odiato quel ragazzo dal momento stesso in cui
lo aveva
incontrato per la prima volta. Anche se, lo doveva ammettere, quando
aveva
saputo del suo triste passato si era ripromessa di essere
più gentile con lui.
Ma
il suo dolore non giustificava il fatto che
la prendesse sempre in giro.
Era
venuta insieme a lui, Kyle e le altre
ragazze a un festival. Ovviamente non erano mica state avvisate che
prima di
concedersi allo svago avrebbero dovuto sgobbare in un locale stracolmo
di
gente. E già quello la faceva infuriare, dato che avevano
dovuto faticare non
poco per tenere a bada certi clienti spudorati.
E
poi tutto questo senza neanche menzionare il
fatto che quel biondino da strapazzo l'aveva in giro dal momento stesso
in cui
l’aveva vista con quei suoi nuovi occhiali, a suo dire,
“buffi”. Vero, forse
erano strani e le limitavano di un bel po’ la vista, ma se li
aveva indossati
una ragione c’era. Non voleva permettere agli altri di vedere
nel profondo dei
suoi occhi, cosa che invece Ryan sembrava fare sempre benissimo per
quanto lei
cercasse di celarsi. Per questo si era lanciata a correre dopo
l’ennesimo
tentativo dell’altro di toglierglieli e farsi ancora
più beffe di lei, nella
speranza che almeno così la lasciasse in pace e la smettesse
di cercare di intrufolarsi
nella sua mente.
Ma
lui l’aveva inseguita in una corsa forsennata
fino in cima alla collina, dove i raggi lunari e le lucciole la
facevano da
padroni. Le aveva sfilato dolcemente gli occhiali e, osservando i suoi
occhi,
l’aveva abbracciata e le aveva sussurrato gentilmente
all’orecchio di
raccontargli che cosa la opprimeva.
Come
avrebbe potuto resistere a tanta dolcezza?
Le maschere non servono in certe occasioni e lei lo sapeva. La rugiada
intrappolata nelle sue ciglia e dentro se stessa fu finalmente libera
di uscire
e si posò sui tessuti della giacca del ragazzo, inumidendoli.
Le lucciole sembrarono confuse. Quella sera credevano di rimanere
all’asciutto.
Strawberry gettò gli occhiali a terra e, stingendosi a lui,
gli raccontò tutto.
Di
come il suo amore per Mark, il suo primo e unico
amore fino ad ora, si fosse concluso; di quanto stesse soffrendo per
questo con
la consapevolezza che a lui quella notizia avrebbe fatto ancora
più male che
lei e di come ora si sentisse assolutamente confusa riguardo ai propri
sentimenti
nei suoi confronti.
Ryan
ascoltò tutto in silenzio. Quando la
ragazza ebbe finito di parlare le alzò il mento
dolcemente e, in barba a
tutto ciò che gli aveva raccontato, le bisbigliò
giocoso sulle labra delle
parole che la ragazza dai ciuffi rossi non avrebbe mai dimenticato.
-Quindi ora l'amore della tua vita sono io- affermò con
semplicità.
E
dopodiché la baciò con molta dolcezza e amore,
stringendole la vita.
Ecco,
lo sapeva. Come al solito aveva capito
solo quello che voleva lui e aveva letto nei suoi pensieri con una
facilità
impressionante. Ma forse era meglio così: almeno il peso di
quell’amore finito
non sarebbe ricaduto tutto sulle sue spalle.
E
poi capì che era stata una sciocca a
nascondere a quel ragazzo i suoi sentimenti. Perché lui
riusciva a capirla
meglio di chiunque altro e solo lui aveva il diritto di stare al suo
fianco per
sempre.
Si
presero per mano e con passi lenti scesero
giù dalla collina e tornarono al festival, nel locale in cui
avevano lasciato i
loro amici.
Quando
li videro entrare a Mina scappò un
sorrisetto malizioso –Visto, ve l’avevo detto che
c’era sotto qualcosa!- disse.
Ryan
e Strawberry arrossirono e si allontanarono
subito l’uno dall’altra. Erano stati degli stupidi
a comportarsi così in
pubblico, ma… dopotutto che male c’era? Si erano
ripromessi di non mentire più.
E poi lei aveva dimenticato gli occhiali nella radura! Senza di quelli
non
poteva più fingere.
La
ragazza prese di nuovo la mano del ragazzo e
gliela strinse forte, sorridendogli. Sì, non
c’è bisogno di fingere quando sei
con l’unica persona che ti può capire. E questo
loro lo avevano compreso.