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Autore: RossoCannella    06/06/2013    3 recensioni
"Agente Lopez, voglio vederla nel mio ufficio tra due minuti"
Sbuffai. Guardai verso la donna che stava alle mie spalle. Imprecai silenziosamente e subito la seguì nel suo ufficio. Mi stava dando del lei e mi chiamava per cognome, brutto segno. Mi sedetti sull'imponente sedia marrone. Cominciai a guardarmi attorno, aspettando di ricevere il mio prossimo incarico.
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Agente Lopez, voglio vederla nel mio ufficio tra due minuti"
Sbuffai. Guardai verso la donna che stava alle mie spalle. Imprecai silenziosamente e subito la seguì nel suo ufficio. Mi stava dando del lei e mi chiamava per cognome, brutto segno. Mi sedetti sull'imponente sedia marrone. Cominciai a guardarmi attorno, aspettando di ricevere il mio prossimo incarico. 
Il mio capo era una donna sulla quarantina, capelli biondi, occhi azzurri. Era una donna raffinata, sempre composta e fissata con le buone maniere. Mi guardò, incrociò le braccia al petto e sospirò. 
"Agente Lopez, lei ha di nuovo disobbedito ai miei ordini. Le avevo detto di non restare alle calcagna di Volkoff e non mi ha ascoltato. Ha fatto di testa sua e ha rischiato per l'ennesima volta questo mese di morire" 
Sorrisi innocentemente. Sapevo di aver fatto una cavolata.
"Joan so che non avrei dovuto, ma ero sicura che stesse tramando qualcosa, se non lo avessi seguito disobbediendo agli ordini non l'avremmo mai preso" cercai di giustificarmi. 
Lei sospirò ancora, poi guardò in basso, si abbassò leggermente e aprì il secondo cassetto a destra della sua scrivania, quello in cui teneva gli incarichi. Mi mise davanti un fascicolo. Era TOP SECRET. 
"Santana come saprai bene, non ci è permesso di parlare delle missioni che ci vengono affidate e fin ora tu non hai mai infranto il protocollo, ma questa missione è particolare. Non ti è dato sapere il nome della persona qui dentro. Ci sono tutte le informazioni sul caso, ma non saprai, finché non ce l'avrai difronte, di chi si tratta" 
Non stavo capendo. Avrei dovuto affrontare una missione che riguardava non so cosa, senza sapere chi fosse il mio bersaglio. 
"Ma come faccio se non so chi è il mio bersaglio?" chiesi.
Lei chiuse lentamente gli occhi, segno che si stava spazientendo. Li riaprì e mi guardò. Sospirò. 
"Santana non possiamo dirti di chi si tratta. Potrebbe compromettere la tua incolumità. La riconoscerai perché abbiamo catturato la Brooks. Lei e quest'agente erano in contatto, avrebbero dovuto incontrarsi stasera. La persona in questione, non sa dell'arresto di Danielle, perciò noi la faremo andare all'incontro e una volta lì, tu dovrai eliminare questa persona"
A quanto pare avevamo catturato una tizia che era in contatto con l'agente X, l'agente che avrei dovuto eliminare. Annuì, fingendo che mi fosse tutto chiaro. Presi il fascicolo e mi avviai alla porta.
"Ah Santana? - chiese. La guardai - Non fare stupidaggini" 
Uscì facendo una smorfia e chiudendo con il piede la porta. Andai alla mia postazione e mi sedetti alla mia scrivania. Qualche minuto dopo fui raggiunta dal mio partner, Noah Puckerman. 
"Lopez stasera io ti coprirò le spalle, la Campbell mi ha detto della tua missione. So anche che non puoi mostrarmi il fascicolo. Sta tranquilla, puoi contare su di me, lo sai" 
Sorrisi. Quel ragazzo era con me fin da quando fui arruolai nella CIA. Ci eravamo coperti le spalle a vicenda per così tanto tempo. Ormai era il mio migliore amico qui dentro. Non mi fidavo di nessun altro. 
 
Arrivò la sera. L'incontro sarebbe avvenuto al ristorante della stazione di Burbank. La Brooks era al suo posto, come da copione. Aspettava l'arrivo dell'agente X seduta come una normale ragazza che aspettava il suo treno. 
Io ero a qualche metro di distanza da lei, avevo in mano un quotidiano che fingevo di leggere in modo interessato, e indossavo degli occhiali da vista. Avevo sicuramente un aria da intellettuale. 
 
La vidi. Era una donna. Non riuscì a vederle il volto, indossava degli occhiali neri, un cappello molto grande e un impermiabile. Le due cominciarono a parlare e si avviarono al ristorante. Una volta lì, vidi la nostra esca andare a sedersi e l'agente X sparire dietro le porte del bagno. La Brooks era spaventata e se l'agente X era così in gamba come avevo letto, sicuramente se n'era accorta e adesso stava fuggendo. Decisi - anche se le indicazioni fornitemi da Joan non erano quelle - di seguirla. Entrai nel bagno delle ragazze e vidi la piccola finestra, posta sopra il termosifone aperta. Scossi la testa. Salì su quello ed uscì. In lontananza la vidi. Stava correndo tra i binari della vecchia linea di treni. Cominciai a correre nella sua direzione. 
Sentivo il mio partner, che preoccupato, mi chiedeva dove fossi. Avevo bisogno di concentrarmi. Gettai la cimice che avevo nell'orecchio sinistro e continuai l'inseguimento tra i vari binari. Sentivo il rumore del vento. Il mio respiro che si faceva sempre più affannoso e la stanchezza invadermi le gambe. Non potevo fermarmi. Dovevo continuare a correre. Dovevo portare a termine la mia missione: eliminare l'agente X. 
Eccola, adesso riuscivo a vederla. Capelli lunghi, probabilmente biondi. Magra, corporatura esile, agile, veloce. Presi la mia pistola. La puntai contro di lei che continuava a correre e sparai. Un solo colpo. Alla gamba. Lei cadde e rotolò per qualche metro. La raggiunsi. Era seduta, si teneva la ferita con la mano. Il suo volto era coperto dai capelli. Non riuscivo ancora a vederla. Le puntai la pistola alla testa. Ansimavo. 
"Fallo, spara!" esclamò.
Preparai il colpo. Avrei potuto sparare, eseguendo l'ordine di Joan, ma non lo feci. C'era qualcosa in quella voce, qualcosa di così tremendamente familiare, ma non riuscivo a capire cosa. Misi una mano sulla sua spalla e la costrinsi a girarsi. Allontanai leggermente l'arma dalla sua testa, tenendola sempre sotto tiro, così, se avesse cercato di scappare, l'avrei uccisa. Aveva il viso basso, ancora coperto dai capelli. Adesso potevo dirlo con certezza, erano biondi. Alzò lentamente il viso. 
Sbarrai gli occhi. 
"Quinn?" chiesi incredula. 
Lei rise. 
"Santana"
La guardai. Fissai i miei occhi nei suoi. Rivedere il verde di quelle iridi che non vedevo dai tempi del liceo, quando ero ancora una semplice ragazza dell'Ohio, mi fece provare un po' di nostalgia, nostalgia per quella vita che non potevo più rivere, nostalgia della mia famiglia e dei miei amici. Non avevo più nulla ormai. 
"Sei tu! L'agente che ha tradito l'agenzia allora..." dissi
"Si, sono io. Mi stanno dietro da più di cinque anni ormai e non mi erano mai riusciti a prendere" commentò lei
"Fino ad ora" esclamai. 
Puntai la pistola - che per un attimo avevo abbassato - verso di lei. 
"Non ancora Santana" rise e con la gamba buona sferrò un calcio sulla mia mano, così rapido che non riuscì a prevederlo, facendomi perdere l'arma che finì a qualche metro di distanza. 
Mise una mano dietro di se ed estrasse una pistola. La caricò e la puntò verso di me. Si alzò lentamente, con la gamba ancora sanguinante. Rise. Potei scogere la disperazione nei suoi occhi. 
"La CIA mi ha tolto tutto, tutto quello che avevo. Mi ha portato via ogni cosa buona che c'era in me. Tutte le persone a cui volevo bene sono morte. Il mio partner, la mia vita, ogni cosa. Ho ucciso tante, troppe persone. Militari, padri di famiglia, madri. Non voglio più fare parte di questo schifo. Voglio solo poter scappare via, ma so troppe cose e loro non vogliono lasciarmi libera, soprattutto dopo che mi sono alleata con le forze criminali che carcando di distruggere l'agenzia" esclamò. 
Conoscevo quella sensazione di odio nei confronti della CIA, ma questa era la vita che ci eravamo scelti. Nessuno ci aveva obbligato a farne parte. Perdere persone a cui si era affezionati, faceva parte del gioco. Eravamo addestrati a non provare sentimenti, ma purtroppo, in pochi riuscivano a spegnere completamente la propria umanità. 
"Getta la pistola Quinn" dissi
Scosse la testa. Si avvicinò traballante, puntò la sua arma verso di me. 
"Sai Santana, mi sei sempre piaciuta" 
Era alle mie spalle e stava sussurrando al mio orecchio, mentre faceva correre la canna della pistola lungo la mia testa. Venne davanti a me e disegnò i contorni del mio volto con un dito. 
"è un peccato che adesso io debba uccidere anche te" sussurrò a pochi centimentri dalle mie labbra
"Hai detto di esserti ribellata alla CIA perché stanca di uccidere" affermai.
"Questo è vero"
Puntò i suoi occhi verdi nei miei. 
"Ma se non ti uccido, mi ucciderai tu" puntò l'arma al mio stomaco
Avvicinò le sue labbra alle mie, e mi baciò. Chiusi gli occhi aspettando lo sparo. 
Un rumore.
Un solo colpo.
-
"Allora Santana, missione compiuta?" domandò Joan
"Missione compiuta" risposi.
"Ottimo lavoro" sorrise e mise una mano sulla mia spalla
"Grazie"
-
Aprì gli occhi. 
Quinn mi guardava sorridente. 
Guardai il mio corpo, era ancora tutto intatto. Ero confusa. 
"Addio Santana" disse cominciando a correre tenendosi la gamba. 
"Aspetta Quinn!" esclamai inseguendola. La fermai contro un vecchio vagone. La baciai. Mi guardò per un attimo. 
"Rivediamoci qui, domani sera, stessa ora" sussurrò al mio orecchio.
"Adesso va' via Fabray" esclamai. 
Mi rivolse il suo bellissimo sorriso e sparì nell'oscurità della notte. 

RossoCannella's Space
Ok davvero io non so da dove sia uscita questa One-Shoot, ma sicuramente ha a che fare con il trailer di "The Family", il film in cui ha recitato Dianna.
Avevo già da un po' in mente di scrivere una Fan Fiction con protagonista Santana in versione "Agente Segreto", ma non sapevo cosa scrivere e soprattutto come introdurre Quinn, dato che la Quinntana è la mia OTP. 
Con quel trailer mi si sono schiarite le idee ed ecco cosa è saltato fuori. 
Spero vi piaccia  e spero che recensiate.
RossoCannella
   
 
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