Will you marry me?
Sei mesi prima.
Kate
aveva guidato per chilometri nel centro di Manhattan senza una direzione
precisa. Voleva solo guidare e dimenticare. Dimenticare la proposta di Rick e
soprattutto la sua stupida, stupidissima risposta!
Quando
spense il motore si rese conto di essere sotto casa di Lanie
e, anche se temeva di trovarla in compagnia di Esposito, si decise a scendere
dall’auto e a salire dall’amica.
Come
previsto, Lanie aprì la porta con indosso una
vestaglia piuttosto provocante.
-Sto
interrompendo qualcosa, per caso?- chiese Kate con aria maliziosa, cosa che
almeno per un secondo le fece smettere di pensare a Rick.
-No…per
ora, almeno!- Lanie osservò meglio l’amica e si rese
conto da come tormentava l’interno della bocca che qualcosa in lei non andava.
-Honey, è successo qualcosa?
Kate
non rispose, limitandosi ad alzare le spalle, forse in segno di giustificazione
per quella intrusione a tarda sera.
-Avanti,
siediti e dimmi cosa è successo. Si tratta di quella proposta di lavoro di cui
mi hai accennato?
-Già.
-Castle…ne hai parlato con lui.
-Non
proprio.
Lanie piegò il capo
verso destra e fissò in tralice l’amica.
-Senti,
non ho intenzione di tirarti fuori le parole di bocca una ad una. Quindi, sputa
il rospo!
A
Kate sfuggì un mezzo sorriso per la risolutezza dell’amica, sorriso che sparì
pochi secondi dopo quando cominciò a raccontare della discussione fino alla
proposta di matrimonio.
-Lui…cosa?
-Mi
ha chiesto di sposarlo, Lanie. Quante volte lo devo
ripetere?
-Beh…Richard
Castle che fa una proposta di matrimonio…
-…è
quasi un clichè!- concluse Beckett amareggiata.
-Aspetta
un momento! Non eri tu quella che voleva risposte sul vostro futuro? E ora ti
lamenti perché ti ha chiesto di sposarlo come ha già fatto con Meredith e Gina?
-Sì!
No! Non ne ho idea!
-Ok,
con calma, Kate- Lanie si accovacciò in avanti
appoggiando tutto l’avambraccio sulle cosce. -Tu cosa gli hai risposto?
Lanie non aveva bisogno
di porre quella domanda: conosceva Kate e tutte le sue idiosincrasie meglio di
chiunque altro. La sua espressione, il suo mordersi l’interno della guancia, il
continuo sfregarsi le mani. Era chiaro quello che era successo. Ma proprio
perché conosceva tanto bene la detective sapeva che non c’era nulla di meglio
che farla parlare per aiutarla a capire.
-Gli
ho detto di no, Lanie.
Ed,
infatti, non appena Kate pronunciò quell’ultima frase sembrò sentirsi più
leggera: aver confessato quello che potenzialmente poteva essere il suo più
grande errore la faceva sentire meglio.
-Perché?
Tesoro, avevi ottenuto quello che volevi!
-Lo
so! È solo che…e se non lo volesse davvero? Se fosse solo un espediente per
convincermi a restare?
Gli
occhi di Lanie si aprirono a dismisura, evidentemente
allibita da quanto aveva appena detto l’amica.
-Frena,
tesoro! Tu sai che io non sono la fan numero uno di Richard Castle,
ma quello che hai appena insinuato è di una tale bassezza che non riesco a
creder tu possa pensarlo seriamente. Non di Castle!
Non dopo quello che ha passato per poter arrivare a te!
Kate
si sentì schiacciare dal tono accusatorio di Lanie:
sapeva che era la verità e lei stessa si sentiva meschina per aver anche solo
pensato una cosa del genere, ma d’altro canto c’era da sempre dentro di lei una
seppur piccola parte che non credeva fino in fondo al cambiamento di Rick e
alla loro relazione.
-Kate,
lui ti ama! Moltissimo, direi! Era pronto a morire insieme a te poche settimane
fa! Come puoi crederlo capace di proporti un matrimonio solo per non lasciarti
andare a Washington?
-Lo
so, Lanie! È solo che….non me lo aspettavo! Non ora!
-Ma,
insomma, tesoro, cosa doveva fare per ottenere la tua approvazione? Sul serio,
non ti capisco! Prima lo accusi di non essere chiaro nelle sue intenzioni, poi
quando finalmente lo è, lo accusi di volerti incastrare qui! Cosa doveva fare?
Darti il suo consenso a questo lavoro e trasferimento, promettendoti che ti
avrebbe aspettato? Ancora? E ancora? E ancora?- Lanie
si rese conto di aver peggiorato i sensi di colpa che attanagliavano Kate da
ore, ma era certa che non ci fosse altra strada per far comprendere all’amica
l’errore che stava facendo. Le prese le mani perché quello che stava per dire
l’avrebbe ferita ancora di più, ma non poteva evitarlo: -Non hai mai pensato,
Kate, che forse il problema sei tu? Hai avuto per le mani uomini splendidi, per
cui altre donne avrebbero fatto carte false. Pensa a Demming
o a Josh. Ok, forse il secondo non era sempre
presente per te, ma c’era a modo suo, un modo che ti è stato bene per molto
tempo e poi all’improvviso…puff! E io ho pensato che
tutto sommato andava bene, che tu eri cotta di Castle
e che finalmente forse eri pronta per aprirti a lui. Invece…ora hai Castle e lo stai buttando via. Perché?
-IO
NON LO SO, LANIE!- si ritrovò ad urlare Kate con tutto il fiato che aveva in
gola. - Io non lo so- ripeté questa volta con più calma.
Lanie si fermò a
riflettere su quanto fosse più opportuno dire a quel punto.
-Senti,
se vuoi cambiare lavoro perchè sei stanca dei soliti
omicidi per droga o gelosia, d’accordo. Vai a Washington, risolvi casi di alto
profilo, diventa una star! Te lo meriti e so che puoi farcela. Ma devi
ammettere a te stessa il vero motivo per cui lo fai. E non è per fare qualcosa
di più importante di quello che fai qui. Sei stata tu ad insegnarmi che per chi
è coinvolto ogni omicidio è importante , anche il più semplice o banale. Ogni
vittima è un figlio, o un padre o un marito, con una famiglia a casa che
aspetta di avere sue notizie. Il solo motivo per cui ora vuoi disperatamente
quel lavoro è che hai paura di quello che potresti avere qui con Rick.
Kate
sollevò lo sguardo verso quello dell’amica, gli occhi gonfi e rossi per le
lacrime che non accennavano a fermarsi, trasfigurando il viso della detective.
-E
se semplicemente non potessi farlo? Non potessi sposare Rick? Se finissi come
mia madre? Non voglio correre il rischio che Castle e
i miei figli soffrano quello che abbiamo sofferto io e mio padre. Non posso
permetterlo.
-Sweety, so che per te il caso di tua madre è IL caso, ma,
in realtà, è solo UN caso. Johanna è morta a causa del suo lavoro e non ha
potuto essere la moglie e la madre che avrebbe voluto e potuto essere. Ma non è
certo così per tutte. Né deve esserlo per te. Il mondo è pieno di donne in
carriera che sanno essere buone mamme e mogli. Perché tu non potresti rientrare
in questa categoria? Il punto è che tu guardi al passato e non al futuro.
Guardi ancora a tua madre anziché a Rick. Ma lei è morta, Kate, mentre Rick è
qui. Ora.
La
detective si passò una mano tra i capelli ravvivandone i ricci ribelli.
-Ho
fatto un casino, vero?
-Solo
un po’! ma…ehi! Castle ti ama…scommetto che se ora
vai da lui ti accoglierà a braccia aperte.- Lanie
cogliendo lo sguardo scettico dell’amica si corresse: -Ok, forse non proprio a
braccia aperte, ma capirà, ne sono sicura. E sistemerete tutto.
L’abbraccio
che Lanie regalò all’amica venne interrotto da un
fitto bussare alla porta. Senza attendere il permesso della padrona di casa,
Esposito entrò nell’appartamento trovando le due donne ancora strette l’una
all’altra.
-Ehi!
Ho interrotto qualcosa?
-Ovviamente
sì, ma se quella che hai in mano è la cena sei perdonato.
L’uomo
sorrise agitando il pacchetto che teneva stretto nella mano.
-Vuoi
mangiare con noi, Kate?- chiese Lanie.
-Assolutamente
no! È la vostra serata e io ti ho già rubato abbastanza tempo!
-Sicura
di stare bene?
-No,
ma sto sicuramente meglio di quando sono arrivata.
La
patologa annuì soddisfatta dalla sincerità della risposta.
-Ora
devo scappare. Ci vediamo domani, Espo!- disse la
detective prendendo la via della porta e chiudendola dietro di sé con in mente
la prossima destinazione di quella lunga serata.
***
-Tu
sai cosa la preoccupa?- Javier aveva atteso il termine della cena per
addentrarsi nel discorso “Kate” anche se avrebbe voluto parlarne molto prima.
Erano giorni che la sua amica e collega era strana e ora vederla a casa di Lanie, dove a giudicare dal colore degli occhi aveva pianto,
aveva suscitato nuovi interrogativi.
-Certo
che lo so, Javi! Sono la sua migliore amica!-
Esposito fissò la donna come ad invitarla a spifferare tutto. –No, non te lo
dirò! E non importa quante moine farai, Javier Esposito!
L’ispanico
afferrò per i fianchi la compagna tirandola a sé con forza e passione.
-Andiamo,
chica! Non lo dirò a latte e miele, promesso! È solo
che Becks ed io ne abbiamo passate tante nell’ultimo
anno e non vorrei stesse per fare una nuova sciocchezza.
La
patologa scrutò gli occhi scuri di Javier alla ricerca della verità e vide che
era sincero.
-Ok,
ma devi giurarmi che qualsiasi cosa succeda tu non dirai nulla a Kate, Rick o
Kevin!
-Promesso-
rispose l’uomo poggiando la mano destra sul petto all’altezza del cuore.
Lanie raccontò per sommi
capo la proposta di lavoro ricevuta da Kate, i suoi dubbi e la reazione di Castle, fino ad arrivare alla proposta di nozze ed al
rifiuto della detective. Alla fine del racconto, Esposito rimase in silenzio
elaborando quanto appena appreso.
-Io
lo capisco- disse, infine, aprendo bocca quasi a fatica. –Castle,
intendo. Io lo capisco. Anche io avrei reagito allo stesso modo se tu avessi
anche solo considerato la possibilità di trasferirti in un’altra città per
lavoro senza parlarmene.
-Andiamo,
Javi! A me non potrebbe mai capitare una cosa del
genere!- disse la donna messa in imbarazzo dalla serietà con cui Esposito aveva
parlato. –Per me si tratta sempre di tagliuzzare cadaveri; posso farlo ovunque
e sempre nello stesso modo.
-Ma
se capitasse, tu cosa faresti?- incalzò il detective.
-Che
cos…Javi, per favore, cambiamo argomento, ti va?
-No!-
il tono risoluto di Esposito non ammetteva repliche. –Tu cosa faresti?- chiese
di nuovo. Nel farlo si diresse verso la sua giacca abbandonata all’arrivo sul divano
dell’ingresso.
Quando
tornò davanti a Lanie, teneva tra le mani un astuccio
di velluto nero.
-Sono
settimane che me lo porto dietro cercando il momento ed il luogo giusto per
dartelo e forse non lo è nemmeno questo, ma non importa. Mi ero preparato un
discorso convincente…beh, almeno credo che lo fosse- l’uomo sospirò cercando di
riprendere il controllo delle sue pulsazioni, cosa davvero strana per un
tiratore scelto dei marines. –Lanie, non voglio
correre il rischio di rovinare tutto come ho fatto l’ultima volta e di
perderti. Non voglio aspettare che sia troppo tardi e che tu ti sia stancata di
me e di noi. Voglio dirti che ti amo e che sono pronto a prometterti che ti
amerò per sempre. Voglio dirti che sei la cosa più importante della mia vita e
che non mi importa se tutto questo ti suona banale. Voglio dirti che voglio te
ogni giorno della mia esistenza da oggi e per sempre. Quindi, Lanie Parish, vuoi sposarmi?
Angolo dell’autrice:
eccomi
con il secondo capitolo a tempo di record, ma non fateci l’abitudine :P
Questa
è la versione dell’immediato post 5x24 dal punto di vista di Kate: penso che se
lei mai dovesse dire di no, questa sono le ragioni che potrebbero spingerla a
farlo. Altrimenti è una pazza: chi potrebbe dire di no a Riccardone???
Ovviamente
bisogna vedere come l’ha presa anche Castle.
Il
finale del capitolo è per i fan degli Esplanie e mi
servirà anche per la trama. Ma per conoscere la risposta di Lanie
dovrete attendere ;)
A presto.
Laura