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Autore: _Luthien_    06/06/2013    2 recensioni
“Quello che ho fatto, che ti ho fatto, è stata l’azione più crudele mai compiuta. E allo stesso tempo, la più misericordiosa.”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Mordred
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Ad Eterea,
     perché se non fosse per te, 
al momento io sarei il fantasma di me stessa.

 
Voglio finire...e, allo stesso tempo, voglio che finisca
 


Eccoti.
Ti stavo aspettando, anche se tu non lo sai.
Stavo aspettando che arrivassi, guidato da una sensazione che non sai riconoscere.
Io lo so.
Sei così diverso.
Così vecchio, così stanco, come dimostrano le tue spalle ricurve.
I capelli e la barba lunghi, incolti, privi di ogni cura.
Anche i tuoi vestiti, definibili quasi come “stracci”, fanno notare quanto tu ti sia lasciato andare.
Non riesci a riprenderti ma non sai perché.
Ci provi, ti impegni con tutte le tue forze; vuoi essere felice, nonostante l’età, ma non ci riesci.
 E non sai perchè.
Ma io, che ti osservo dall’altra parte della strada, so.
Al contrario di te, non sono invecchiato, non ho voluto.
Dopo essere sopravvissuto al colpo che Arthur mi aveva inflitto, ho fatto un incantesimo per impedire al tempo di rovinare il mio corpo.
Non è vanità, non sono il tipo.
Ma dopo aver visto la morte in faccia, dopo averla percepita vicina, fredda e spietata come la lama che mi ha trapassato, ho sempre avuto paura di ogni cambiamento fisico che potesse avvenire in me. Quindi ho sfruttato la mia magia per prevenirlo.
Di conseguenza, sono ancora come ero una volta, con i miei capelli neri ricci e gli occhi azzurri.
Ancora giovane, ancora mago.
Ancora Mordred.
Ma non il Mordred di una volta.
Sono passati secoli da quella battaglia, dalla sua morte, dal nostro incontro, ma lo ricordo come fosse ieri.
Perché quello che ho fatto, che ti ho fatto, è stata l’azione più crudele mai compiuta. E allo stesso tempo, la più misericordiosa.
E ricordo tutto.
****
Erano passati quattro mesi dalla grande battaglia che aveva visto scontrarsi Arthur e Morgana, con i rispettivi eserciti.
Erano quattro mesi che mi nascondevo da chiunque, per paura di essere trovato e condannato.
Avevo combattuto con Morgana, e, nonostante la ferita inflittami da Arthur, non ero morto.
La mia magia mi aveva curato, senza che io facessi nulla.
Ma temevo le ritorsioni.
Non quelle di Ginevra, ora regina; ero consapevole degli errori commessi ed ero pronto ad affrontare la giustizia.
Chi non ero pronto ad affrontare era, invece, Merlin.
Sapevo, grazie a sussurri che avevo sentito, che non era più tornato a Camelot.
Sapevo, con la certezza matematica di chi li aveva osservati attentamente, che la sua vita si era spezzata con quella di Arthur.
Eppure, Merlin viveva.
Ed essendo egli Emrys, doveva vivere.
Nonostante il mio perenne spostarsi per non essere scoperto, una parte di me voleva che lui mi trovasse.
Aveva il diritto di pareggiare i conti ed io volevo espiare le mie colpe.
Con il passare dei giorni, delle settimane, questo mio desiderio diventava sempre più grande.
Volevo essere trovato da Merlin.
Quindi, perchè non andare a cercarlo io stesso?
L’avrei affrontato, in modo equo e leale, ed avrei accettato qualunque punizione lui avesse ritenuto adeguata.
Era giusto così.
Ma l’uomo che trovai, dopo mesi di ricerche, non era Merlin.
Era un’ombra del ragazzo felice che avevo conosciuto.
Era il fantasma del mago potente che avevo temuto.
Era il relitto dell’amico che avevo imparato ad amare.
Era, semplicemente, un uomo distrutto.
Un lampo di vita passò nei suoi occhi quando mi vide; vita, data dalla rabbia e dal furore.
“Cosa vuoi?” ringhò, cercando di alzarsi in piedi.
Era magro, come non lo era mai stato prima. Pallido e scarno, a malapena di reggeva sulle gambe.
“Una resa dei conti. So quello che ho fatto. So il dolore che ho provocato, a te più che a chiunque altro. È quindi giusto che sia tu a decidere del mio destino. Accetterò qualsiasi cosa.”
Mi guardò a lungo, attentamente, come se cercassi di leggermi l’anima. Ebbi la fastidiosa sensazione che ci riuscisse, anche senza l’uso della magia.
Dopo qualche minuto, senza nemmeno un cenno verso di me, entrò nella capanna alle sue spalle, che doveva essere la sua dimora.
Aspettai ore, attendendo che uscisse per rivelarmi quale fosse la mia sorte.
Ma quando il sole tramontò, decisi di entrare.
Il luogo era ancora peggio di quanto immaginassi. C’erano panni sparsi ovunque, libri aperti, pagine strappate, ampolle rovesciata, ed un forte odore di erbe aveva impregrato la paglia e i mattoni di cui era fatta la struttura.
Ad un tratto capii il perchè di ogni oggetto: probabilmente Merlin aveva cercato un modo per far tornare Arthur, ma aveva fallito. A giudicare dalle condizioni di quel luogo, aveva tentato di tutto.
Non mi accorsi della sua presenza, fino a quando non mi chiese nuovamente:
“Cosa vuoi?”
Era seduto su quello che doveva essere il suo letto, nonostante non fosse altro che un giaciglio assolutamente scomodo, con una coperta logora e bucata in più punti.
“Te l’ho detto. Voglio pagare.”
“E credi sia possibile? Credi che qualunque possibile punizione io scelga possa cambiare le cose? Lui è morto. Morto. Niente di quello che farai cambierà questo.”
La sua voce era gracchiante, bassa, come se non avesse parlato per molto tempo; cosa che, capii, era vera.
“No. Ma cosa posso fare? Non intendo vivere nella vergogna per le azioni compiute. Voglio espiare la mia colpa.”
Stavo urlando. Perché non capiva? Perché non vedeva il mio pentimento, la mia voglia di redenzione? Perché non mi uccideva, dandomi la libertà che tanto volevo?  
Distolse lo sguardo da me, come se l’avessi scottato.
Fissò il pavimento per un tempo che, di nuovo, parve interminabile.
Poi sussurrò:
“Fammi dimenticare.”
Non avevo sentito, o almeno credevo, quindi gli chiesi:
“Cosa?”
“Vuoi espiare? Non puoi. Non puoi farlo tornare in vita. Tu... tu non hai idea di quello che provo, del dolore che scava nel mio petto costamente, senza sosta, ogni istante del giorno e della notte. Mi divora dall’interno e non posso fermarlo. Fa rumore, un consante rumore, come di respiri affannosi di uomini che muoiono. Come il suo ultimo respiro prima di morire. E questo rumore mi impedisce di dimenticare il dolore.
Puoi porre rimedio a questo, Mordred? Eh? Puoi?”
Aveva detto tutto con estrema calma, come se stesse parlando del tempo, e non dell’immenso dolore che provava.
Mi stupì.
Era così controllato al riguardo, come se non fosse davvero presente.
E, forse, non lo era.
“No. Non posso.”
“Bene. Allora quello che ti chiedo è: fammi dimenticare.”
“Cosa vuoi dimenticare? Non posso cancellare il dolore, è qualcosa che va al di là delle nostre capacità.”
“Ma io non intendo il dolore. Intendo tutto. Fammi dimenticare tutto.
Di essere mai arrivato a Camelot. Di averlo mai conosciuto. Di essere mai stato il suo valletto. Di essere mai stato suo amico. Di essere mai stato l’unico a vedere sia i suoi momenti migliori che peggiori. Di essere mai stato il suo migliore amico e lui il mio. Di averlo mai amato.
Fammi dimenticare tutto questo e il dolore se ne andrà, perché non avrà più motivo di esistere.”
“Io... non posso. Merlin, non posso.”
“Sì che puoi. La tua magia è abbastanza forte.”
Si era alzato ora e mi fissava, con la supplica nei suoi occhi,  per la prima volta accesi di speranza.
“Ti farei dimenticare metà della tua vita, la metà più importante. Tutte le buone azioni compiute, tutti momenti felici vissuti... io... non posso. Perdonami, ma non posso.”
Non potevo farlo.
Andava contro ogni ragione.
Si rendeva conto della portata di quello che mi stava chiedendo?
Lo guardai.
Sì, se ne rendeva conto.
Si avvicinò, lentamente, fino a stringere le mie mani tra le sue.
“Ti prego. Ti prego, Mordred, fallo smettere. Fa’ smettere il rumore, fa’ smettere il dolore. Ti prego.”
Chiusi gli occhi, pronto a dirgli che mi serviva tempo per pensarci, per prendere una decisione.
Ma poi mi resi conto: avevo davvero il diritto di chiedergli del tempo? Avevo il diritto di chiedergli di sopportare quella lava incandescente che lo bruciava dentro?
No.
Non ne avevo il diritto.
****
Così eccoci qui, nel 2013.
Tu, ancora vivo, anche se vecchio.
Non ti rendi nemmeno conto di essere immortale, vero?
Non ho mai saputo cosa tu abbia fatto dopo averti tolto la memoria.
Sono scappato, di nuovo, vergognandomi.
Ma con gli anni ho capito.
Era l’unico modo per salvarti, per darti pace.
Hai dimenticato tutto.
Ogni singola cosa.
Arthur ora, per te, è solo un nome privo di significato.
Eppure sei qui.
Oggi, nell’anniversario della sua morte, sei qui, di fronte a quello che una volta era il lago di Avalon.
E ci torni tutti gli anni.
Non sai perchè, ma senti questa forza sconosciuta ed inspiegabile che ti spinge a venire qui.
Guardi il lago per qualche secondo e percepisci, in fondo al tuo cuore, una sensazione agrodolce.
Non te la sai spiegare, ma ti piace.
Ti fa sentire vivo.
Ed io?
Avrei voluto fare ciò che ho fatto a te.
Avrei voluto dimenticare tutto, per sentire più il peso delle decisioni prese, per non avere una coscienza a cui risponderne.
Ma non potevo.
Non posso.
Perché sai, Merlin, nonostante tutto, credo che arriverà il giorno in cui sarà il momento di ricordare.
Non so come lo riconoscerò ma conto di farlo.
E a quel punto, dovrà pur esserci qualcuno che ti racconti la tua vita.
La tua vera vita.
La tua e quella di Arthur.
Vorrei che quel giorno arrivasse presto, per finire ciò che ho iniziato; e allo stesso tempo vorrei che questo peso, quello di essere l’unico a sapere la verità, finisse.
Ma aspetto ancora, paziente.
Perché meriti tutto il tempo che puoi avere, prima di ricordare.
Perché inevitabilmente, il ricordo porterà con sé il dolore.
Ma questa volta, ne sono certo, saprai affrontarlo.
 

 
 


Angolo dell’autrice:
che dire di questa storia nata per caso?
Non ho mai accettato la morte di Mordred. Era un personaggio che adoravo, e che sempre adorerò.
E non ho mai potuto accettare la sofferenza di Merlin.
Di conseguenza, mentre stavo leggendo un libro sull’intercultura, proprio a metà di una frase particolarmente difficile, mi è venuto in mente come unire le due cose.
Ed ecco il risultato.
Ovviamente, nella mia testa, tutto era migliore, ma pace amen, ho fatto quello che potevo (con il grande contributo di Ferao che si è dimostrata, come previsto, una magnifica beta.)
Spero che possa piacere e possiate trovare plausibili i due personaggi.
 
  
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