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Autore: Shichan    22/12/2007    8 recensioni
Perché il mondo crudele aveva dovuto inventare i negozi?
Perché esistevano i centri commerciali? Per quale arcano motivo che l'Hitsuzen gli teneva nascosto LUI, che viveva felicemente da SOLO, nel SUO appartamento, senza l'obbligo di regali verso nessuno, e quindi la possibilità annuale di evitare le tre repellenti catastrofi dell'umanità era entrato nel suddetto centro commerciale?
Colpa del moccioso.
Quello della sua classe, precisamente.
Shaoran. Lui e la sua mania di abbassare lo sguardo quando doveva chiedere un favore, e lui, Kurogane, ancora più cretino a credere che dietro alla richiesta "Kurogane-sensei, lei... lei... potrebbeperfavoreaccompagnarmialcentrocommercialecosìcchéiopossaevitarediperdermi?!" non ci fossero... i gemelli?
Dannate palle di pelo...

[Oneshot per augurare Buon Natale a tutti (in anticipo, e sempre ammesso che non ne sforni altre XD) <3 Ispirata a Horitsuba, più qualche personaggio di Tsubasa XD]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola premessa qui è d'obbligo ù_ù Io ODIO fare shopping =

Una piccola premessa qui è d'obbligo ù_ù Io ODIO fare shopping =.= Ma AMO fare i regali di Natale (colpa del fatto che il mio Doumeki personale è in possesso di una Mode dal carattere tragicamente identico a quello di Fay. Ora, vedendo la sua espressione pucchosa davanti ad un regalo quale il peluche di Mokona Nero, come cavolo si fa a non fargliene altri? Non si fa, fidatevi =w=). Ero nel centro commerciale, con 3/4 peluche accatastati addosso (perché ovviamente tutti di almeno una 60 di cm di altezza), quando la folgorazione mi piglia in pieno.

Non so cosa ne uscirà, ma vista la premessa del "come" è uscita... regolatevi di conseguenza XD

Ps: a chi scova un accorgimento della mia mente malata nella ff, faccio per regalo natalizio (o befanesco... o per la festa in cui rientro con i miei tempi quasi biblici XD) qualcosa ù_ù

 

Shopping Day

 

Perché il mondo crudele aveva dovuto inventare i negozi?

Perché esistevano i centri commerciali? Per quale arcano motivo che l'Hitsuzen gli teneva nascosto LUI, che viveva felicemente da SOLO, nel SUO appartamento, senza l'obbligo di regali verso nessuno, e quindi la possibilità annuale di evitare le tre repellenti catastrofi dell'umanità era entrato nel suddetto centro commerciale?

Colpa del moccioso.

Quello della sua classe, precisamente.

Shaoran. Lui e la sua mania di abbassare lo sguardo quando doveva chiedere un favore, e lui, Kurogane, ancora più cretino a credere che dietro alla richiesta "Kurogane-sensei, lei... lei... potrebbeperfavoreaccompagnarmialcentrocommercialecosìcchéiopossaevitarediperdermi?!" non ci fossero... i gemelli?

Dannate palle di pelo...

Per colpa loro ora lui doveva starsene a richiare la vita e i propri nervi contro le Tre Repellenti Catastrofi!

La prima: folla. Si attribuisce tale sostantivo ad un insieme decisamente spropositato (non per il periodo natalazio, che avrebbe spiegato il tutto, ma per i suoi nervi) di persone le quali, aspiranti suicidi di una morte per soffocamento dovuto alla concentrazione di dieci persone nello spazio di mezza, se ne stanno davanti allo stesso identico modello, quando ce ne sono almeno altri dieci altrettanto identici, solo perché nella loro mente malata, solo quello è il migliore e adatto al regalo che loro avevano in mente di fare.

Ora, tralasciando che la maggior parte delle volte il regalo è ovviamente stato deciso lì per lì, altro che da sempre, come diranno poi a colui o colei che vogliono prendere quello che avevano puntato.

Tralasciando anche che lui non capiva in alcun modo come potessero esistere persone così stupide da ammassarsi davanti allo stesso asciugamano a pois - oltretutto di dubbio gusto - quando a sinistra ve ne erano almeno altre cinque paia disponibilissime.

Ecco, pur tralasciando ciò, la folla lui non la sopportava: era sempre stato alto - agevolazione non indifferente in alcuni casi, ma non in mezzo a shopping fans scatenati - oltre che robusto vista la sua carriera da insegnante di Educazione Fisica, il che aveva un significato ben preciso nel contesto di "Centro Commerciale pieno zeppo di pazzi assatanati".

Fatica a muoversi.

Molta fatica.

O almeno, se intendeva evitare di pestare più qualcuno che non superasse il metro e sessanta.

Seconda catastrofe: senso dell'orientamento.

No, non era di quelle persone che si perdono ovunque e con una facilità sconvolgente. Il suo problema era che in quei dannati centri, dove i corridoi sono tutti uguali, dove i negozi non forniscono un punto di riferimento nemmeno se segnassi con le bombolette spray quelli che hai effettivamente passato, dove ovunque vai, anche se è a pianta quadrata a te sembra di girare in senso circolare e per di più una volta orario e una volta no - tanto per darti l'illusione che no, non è che stai girando in tondo, è solo la stanchezza che te lo fa pensare - lui si perdeva.

In cinque minuti al massimo.

E l'aver perso di vista il suddetto ragazzino non aiutava per nulla.

Terza catastrofe: Yuuko Ichihara, alias la donna più insopportabilmente maliziosa e ficcanaso del mondo, alias la preside.

Che lo sarebbe venuto a sapere - oh se l'avrebbe saputo - che era stato lì.

Yuuko Ichihara che lo derideva, che faceva battute.

Che lo guardava con quel suo ghigno insopportabile a pochi metri da lui.

...

...

A pochi metri da lui?!

Kurogane, resosi conto che non era una visione antieducativa della sua mente, ma la cruda realtà delle cose, decise istantaneamente che il ragazzino NON era lì, pertanto la sua presenza non era richiesta.

In altre parole, decise che doveva darsela a gambe e subito, se non voleva farsi vedere.

O peggio, scovare.

Perché era sicuro al cento per cento che quella donna sapeva che era lì dalle due pallette di pelo, e che lo cercava.

 

Dopo aver svoltato in almeno quattro corridoi che presentavano generi alimentari surgelati o comunque freddi, decise che si era allontanato abbastanza. Si fermò, riprendendo fiato visto il passo svelto con cui si era allontanato e prestando attenzione al luogo in cui si era ritrovato e a quello verso cui doveva puntare per sperare di incrociare il moccioso.

Ma si sa, che Kurogane non ha fortuna, non l'ha mai avuta e da quando è in quella scuola ha la certezza quasi matematica che non l'avrà mai.

 

«Kuro-senseiiiiiiiiiiiiiiii!» sentì urlare, prima che qualcuno gli si fiondasse addosso. Il peso non eccessivo, tutt'altro, le braccia al suo collo, mentre una zazzera bionda lo solleticava appena all'altezza del collo.

«Se non ti stacchi alla velocità della luce, io ti giuro che ti faccio avere un incontro ravvicinato con il pavimento.» ringhiò, intuendo facilmente di chi si trattasse.

«Oh, Kuro-sama! Quanto sei passionale!»

«Piantala, imbecille!» replicò subito, muovendosi in modo tale da poterselo scrollare di dosso. Lo odiava. Profondamente e senza alcuna esitazione, quel suo collega a dir poco fuori di testa, con la mania dei nomignoli, l'espressione costantemente serafica ed insopportabile sul quella sua faccia da idiota e quel tono lamentoso che gli penetrava nel cervello quando, al limite della sopportazione, gli rispondeva in maniera dura.

«Kuro-sama, sei crudeleeee.» si lamentò quello, quasi gli avesse letto nel pensiero le sue considerazione.

«Ma quale crudele e crudele!» disse, di rimando, voltandosi a fissarlo senza nemmeno sincerarsi che si fosse effettivamente staccato. «Che ci fai qui? Perché, ovunque vado con la chiara intenzione di non essere trovato, tu ci sei sempre?» domandò, accigliato.

Il docente biondo sorrise allegro, espressione pressocché onnipresente sul volto giovane e dalla pelle chiara: «Non è ovvio, Kuro-tan?»

«Non chiamarmi Kuro-tan e comunque, no, non è ovvio.»

O non lo avrebbe certo chiesto, in caso contrario.

«Per i regali di Nataleeeee!» esclamo quello tutto allegro. E Kurogane si chiese perché non avesse abbandonato il moccioso al suo destino, anziché infilarsi in quel dannato centro.

Già, il ragazzino... «Ehi, professore fasullo.» lo chiamò, senza nemmeno aspettare che quello rispondesse, per continuare: «Hai per caso incrociato il ragazzino che sta sempre con le due polpettine, specie la bianca?»

Vide Fay osservarlo, pensoso: «Intendi Shaoran-kun? No, non l'ho visto. Perché, sei qui con lui?»

«Ovvio, o mi sarei risparmiato questo maledettissimo posto!»

«Kuro-wan è asociale!»

«Non sono asociale, sono NORMALE! Al contrario dei folli che girano qui senza alcuno scopo se non procurarsi nervosismo e, inizio a temerlo seriamente visto la calca all'altro reparto, anche qualche ferita!»

«Ma fare i regali è divertente.» rispose il biondo «Non ti piace vedere le espressioni allegre delle persone che aspettano il Natale, dei bambini che non vedono l'ora di scartare i pacchi sotto l'albero e, soprattutto, delle persone a cui Babbo Natale ha portato dei regali?»

Kurogane lo squadrò; e dire che aveva sperato fosse un intero discorso serio, il suo.

«Babbo Natale non esiste.» disse, laconico.

La reazione, fu quanto di più assurdo ed inquietante avesse mai visto.

Il biondo lo fissò, sgranando gli occhi e abbassando il capo, in modo tale che la frangia bionda coprisse il suo sguardo: sembrava tremare di rabbia, e Kurogane pensò che magari era uno la cui famiglia era estremamente attaccata al Natale. O forse, la sua infanzia infelice - che avrebbe spiegato per quale motivo era venuto su così - lo aveva condizionato ed ora credeva fermamente in valori quali il Santo Natale.

Poi però, mentre ponderava se non fosse il caso di scusarsi, la reazione di Fay mandò ogni suo ragionamento nel cesso, quello in fondo al corridoio, svoltando a destra, possibilmente senza farsi investire da carrelli, commesse sui pattini e quant'altro.

Ecco, proprio lì.

«BUAAAAAAAAH! KURO-TAN DICE CHE BABBO NATALE NON ESISTEEEEEEEE!» piagnucolò e Kurogane lo giurò sul suo onore.

L'avrebbe ammazzato.

«COSA DIAMINE URLI, IDIOTA DI UN PROFESSORE?!» gli gridò dietro, di rimando. Non notando la piccola folla che si era radunata all'inizio del loro battibeccol.

Folla che era aumentata esponenzialmente.

Che commentava, che rideva, che si chiedeva cosa stesse succedendo.

Folla che, ora, si chiedeva come si potesse avere il cuore di dire una verità così crudele in quel modo rozzo, per di più ad un ragazzo dall'aspetto così carino e gentile come Fay.

E, dulcis in fundo, il classico avvenimento che ti fa venire voglia di sole due cose: o sprofondare, o morire.

Kurogane, stava seriamente optando per la seconda, nel momento in cui le fatide parole: «Sarà una lite fra coniugi?» risuonò chiara abbastanza da permettergli di lanciare all'interessato un'occhiataccia che, seppure nascosto - e nemmeno tanto - aveva un significato preciso.

Ripetilo, e non arriverai alla Vigilia di questo stramaledetto Natale.

«Che avete da guardare?!» ringhiò, facendo in modo che quello, insieme all'occhiata di prima, invitasse gentilmente i curiosi a girare al largo. Molto al largo. Accertatosi quindi di non avere più il pubblico, si voltò verso il biondo che, come se niente fosse, era piegato verso uno scaffale, ad osservare la merce esposta sullo stesso. Optò quindi per restare in silenzio, riprendendo a guardarsi intorno: ok che il centro commerciale era grande, ma quel moccioso doveva pur passare in quel punto... o no?

«Ne, ne, Kuro-bau, che stai cercando?» domandò il biondo, fissandolo con quel suo solito sorrisetto divertito.

«Sempre il moccioso.» replicò l'altro, spazientito.

«Mh... o stai fermo qui sperando che Shaoran-kun passi da queste parti, oppure ti muovi Kuro-bau. Ma rischi che vi incrociate senza vedervi, il centro è così grande!» propose dunque il biondo.

Perché? Perché lo diceva con quella voce esaltata, come se non ci fosse nulla di meglio al mondo che perdersi in un edificio pieno di invasati per lo shopping natalizio?

Stava seriamente tentando di darsi una risposta, quando un annuncio all'altoparlante destò la sua attenzione.

«Il signorino Subaru, ripeto, il signorino Subaru è atteso alla cassa cinque dal fratello...» stava dicendo la commessa, quando fu interrotta. Si sentì il tipico rumore di qualcosa che batte sul microfono, interrompendo la comunicazione, prima che la voce risuonasse, diversa da quella di prima.

Maschile.

E piuttosto agitata.

«Niichaaaaan! Sbrigati a venire a questa dannata cassa o io questo lo ammazzo!!» esclamò la voce, che cambiò nuovamente dopo il ripetersi di un rumore pressocché identico a quello di poco prima.

«Seishiro, se tu e Subaru-chan vi siete imboscati in qualche reparto, restateci pure, Kamui-chan lo tengo d'occhio io. Ah occhio però, il reparto surgelati puzza.»

«Bastardo non chiamarmi Kamui-chan, non chiamarlo Subaru-chan e soprattutto non insinuare quelle cose!»

«Ma quanto sei pudico, Kamui-chan...» si sentì dire, prima che la comunicazione venisse interrotta - saggiamente - e, al suo posto, riprendessero le canzoni natalizie di prima, insieme alle varie pubblicità.

Kurogane squadrò shockato uno degli altoparlanti più vicini e giunse alla prima delle sue conclusioni per quella giornata: la gente è matta.

E, se non lo è, il Natale la rende tale.

«Waaaah! Ecco la soluzione!» esclamò il biondo, per fortuna sua lontano dall'orecchio del docente di Educazione Fisica, che a quel punto della giornata temeva seriamente che non sarebbe riuscito ad evitare reazioni da psicolabile, se non fosse uscito in tempi più che brevi da quel posto. Si volse verso Fay, il quale sorrideva come se avesse scoperto l'unica àncora di salvezza mentre erano sul Titanic, con le scialuppe finite, colando a picco e chiedendosi se avrebbero mai avuto dei nipoti a cui raccontare quanto era idiota il comandante che aveva preso in pieno un iceberg che, come minimo, era grande quanto il transatlantico su cui viaggiavano.

«Sarebbe?» domandò infine, perplesso.

«Oh, Kuro-miao, non ti facevo così tonto!» scherzò quello.

«Senti, se hai un'idea dilla, altrimenti taci!» lo rimbeccò il moro, spazientito.

«Chiamiamo Shaoran-kun dall'altoparlante.» disse, riprendendo quasi subito a spiegarsi «Andiamo verso le casse, Kuro-wan. Se lo incrociamo, tanto meglio, se invece non lo troviamo, lo chiamiamo con l'altoparlante.» concluse.

E Kurogane dovette ammettere che, malgrado quella serie di nomignoli per i quali, prima o poi, gliel'avrebbe fatta pagare, ogni tanto quel professore fasullo aveva delle buone idee. Indugiò qualche istante, prima di dire: «Mh. Non alla cassa cinque.» senza specificare il motivo che, visto l'ultimo annuncio, gli sembrava abbastanza palese di per sé.

Vide il biondo ridacchiare, ma si volse direttamente dall'altra parte, iniziando ad avanzare in direzione - o almeno, quella che gli sembrava esserlo - delle casse.

 

«Ne, Kuro-ponpon» si sentì chiamare e, appellandosi al suo fermo autocontrollo - che, se lo chiedeva seriamente, chissà quando sarebbe crollato - evitò di rispondere all'ennesima provocazione che quel nomignolo rappresentava per lui, limitandosi a voltarsi, grugnendo quello che doveva essere un semplice "Eh?". Fay, come se non si fosse accorto della vena che iniziava a pulsare pericolosamente sulla tempia del moro, continuò con tono tranquillo: «A chi hai fatto i regali?»

Ancora?! Ma era stupido o che cosa?!

«Io non faccio regali.» disse Kurogane, guardandosi intorno cercando, al tempo stesso, sia Shaoran che la cassa da cui richiedere l'annuncio e prevedendo, osservandole, che ci avrebbe messo un po'. Un bel po'.

Certo, che lui cercasse una cassa completamente vuota il giorno prima della Vigilia, quando trovarne era impossibile, perché tutti si erano sadicamente ridotti a fare i regali l'ultimo giorno, era un dettaglio irrilevante.

«Ma come no?» chiese il biondo, stavolta seriamente sorpreso, espressione che solitamente nascondeva sempre alla velocità della luce. Non attese alcuna risposta da Kurogane, ma continuò: «Andiamo, Kuro-sensei, fare i regali è una bella cosa!» insisté.

Il moro, che si stava lentamente arrendendo all'evidenza che la cassa vuota era introvabile quasi quanto il moccioso, non si volse verso di lui, rispondendo dandogli le spalle: «Sì, sì. Quindi tu, per il gusto di fare i regali, vieni a rinchiuderti in posti come questi tutti gli anni?!» domandò, in parte incredulo.

Non lo concepiva nemmeno nei propri peggiori incubi.

«Sì!» esclamò l'altro «Per Yuuko-san, per Ashura-san, poi anche per mio fratello, e per Sakura-chan, che mi ha fatto dei biscotti buonissimi!» prese ad elencare, lasciandolo via via sempre più di sasso. La cosa critica, è che non sembrava aver finito.

«E i due Modoki, a loro se non lo faccio sono capaci di farmela pagare davvero in qualche lezione.» costatò, ridacchiando «E mi dispiacerebbe non farlo a Shaoran-kun. D'altra parte, Watanuki-kun, Doumeki-kun e Himawari-chan mi aiutano spesso, quindi sarebbe quanto meno scortese non farglieli, non credi, Kuro-pan?» chiese, venendo interrotto dal vociare di due bambine, probabilmente sorelle che, in quel momento, stavano passando accanto a loro con i propri genitori. Capelli rosa, abbastanza lunghi e legati in una coda alta una, e capelli lunghi, scuri, legati in due codini alti l'altra, li osservavano. La prima tirava la manica della sorellina, indicando Kurogane con l'altra mano: «Kotoko-chan! Kotoko-chan! Hai sentito il signore biondo? Hai sentito come l'ha chiamato?» chiedeva, entusiasta. Fay spostò lo sguardo sull'altra, che con aria neutra malgrado l'età rispose: «Lo ha chiamato Kuro-pan, e allora? E comunque, Sumomo, non si indica con il dito.» la riprese.

La bambina chiamata Sumomo osservò un'ultima volta Kurogane come se fosse la cosa più rara del mondo, per poi esclamare: «Si chiama come il bambino dell'Isola che non c'èèèèè!» disse, facendo strabuzzare gli occhi al moro, mentre si rivolgeva al biondo: «Signore, signore! Quello grosso è amico del bambino dell'Isola che non c'è, vero? Vero?» chiese.

E Kurogane, tirò un sospiro di sollievo.

Il biondo era la persona più adatta a rispondere: amava stare dietro ai mocciosi, ma non era nemmeno così idiota da illuderli a quel modo. Quindi, si trattenne dal prendere in braccio la bambina e farla volare tre scaffali più avanti.

Non c'era di bisogno di sottoporla ad una sorte simile...

«Waaaaah! Kuro-pan è amico del signor Peter Paaaan!» esclamò Fay.

...Bene.

Per il biondo avrebbe fatto un'eccezione. Ma solo perché era Natale, eh?

«PEZZO D'IDIOTA MI HAI STANCATO!» gli urlò contro, dimentico di bambine, folla, invasati, scaffali, commesse sui pattini e quant'altro, prendendo semplicemente a seguire il biondo che, nel frattempo, se la stava dando a gambe.

«Ma Kuro-pin, non arrabbiartiii! Usa le energie per fare i regali!»

«Tu pensa a correre, perché se ti prendo a Natale non ci arrivi!» gli sbraitò dietro Kurogane, che brandiva una mazza da baseball raccattata nel reparto accessori sportivi, in mancanza della proprio amata, inseparabile, spada di legno.

 

Non seppe esattamente quanto corse dietro al biondo, né se incrociò la tanto agognata cassa vuota pronta per far chiamare il moccioso, né se incrociò il moccioso stesso. Seppe solo che, dal nulla, era spuntato un carrello, ed era stato un susseguirsi di incidenti a catena: il biondo era passato prima che spuntasse il carrello, girando in uno dei vari settori del centro commerciale. Kurogane, visto il carrello ma impossibilitato a passargli di fianco senza schiantarsi contro lo stesso, aveva optato per un balzo. Non molto composto, era vero, ma sempre meglio che creare un incidente nel mezzo del corridoio dei detersivi.

Fatto ciò si era diretto nella stessa direzione presa dal biondo, ritrovandosi nel settore vestiti.

Vestiti intimi.

Vestiti intimi da donna.

«Lo ammazzo... giuro che non esce vivo da qui...» ringhiò sommessamente Kurogane, notando il biondo ridersela più avanti «Vieni qui!» tuonò, mentre Fay si voltava, divertito.

«Kuro-rin, smetti di seguirmi e andiamo a comprare i regali per tutti!» esclamò allegro.

«Io NON faccio regali!» replicò quello per l'ennesima volta, quasi raggiuggendo il docente di Chimica; se lui, Kurogane, insegnava Educazione Fisica, un motivo doveva pur esserci. E non era per raccomandazione, non certo con Yuuko Ichihara come preside.

«E perché mai, scusa?» disse, fermandosi di botto.

Kurogane aveva sempre avuto ottimi riflessi: aveva sempre fatto moltissimi sport, amato le discipline di squadra e quelle individuali, arrivando a decidere di fare della sua vita qualcosa che lo portasse all'insegnamento delle stesse. Era veloce nella corsa, preciso nei lanci con i palloni, razionale abbastanza per sport come il kendo. Ma la "frenata in corsa", in quello era sempre andato uno schifo.

E fu esattamente per questo, che finì praticamente addosso all'altro docente, rischiando di far finire prima entrambi contro uno dei tanti scaffali, poi a terra. Fortuna sua, che l'equilibrio lo aveva. Lo fissò, seccato da tutte quelle domande, da quella situazione, frustrato dal non trovare il ragazzino, dalla corsa, da quel maledettissimo posto e, infine, da lui.

Dalla sua capacità di chiedere sempre le cose meno opportune, di metterlo in imbarazzo o comunque in situazioni non consone secondo la sua personale filosofia del "vivi e lascia vivere".

E da quello sguardo che odiava avere addosso, o peggio ancora, puntato nel proprio, in quell'espressione che sembrava voler davvero cercare di capire i motivi dietro alle sue azioni. Rimase a fissarlo, in silenzio, per diversi istanti, o forse minuti, non avrebbe sapuro dirlo: «Perché senza destinatari, mi spieghi a chi mai dovrei farli?» chiese, di rimando, con il tono tipico di chi vuole chiudere lì la conversazione.

Fay, che aveva inizialmente sgranato gli occhi a quelle parole, lo osservò, quasi cercando di carpire qualche significato dietro quelle parole.

E, se possibile, dopo poco li sgranò maggiormente, e Kurogane seppe che aveva capito cosa intendeva dire.

«Kuro-riiiiiiiiiiin! Dei peluche gigantiiiii!» esclamò il biondo, sgusciando verso lo scaffale di fronte.

Rettifico.

E Kurogane seppe che quel docente era veramente un idiota, e di quello che aveva detto, non aveva capito un accidente.

Sospirò, sentendo Fay chiamarlo più volte dalla propria postazione e raggiungendolo, più per mettere fine a quell'angoscia, dando tregua alle proprie orecchie, che per altri arcani motivi. Giunto alle sue spalle inspirò profondamente, cercando di calmarsi: era giunto alla conclusione che o abbandonava Shaoran, o non sarebbe uscito vivo da lì.

E sì sa, l'istinto di sopravvivenza ha le sue priorità e le sue influenze.

«Ti piace questa roba?»

«Perché no?» disse, adocchiando un pinguino formato gigante e voltandosi verso Kurogane, solo con la testa, in maniera tale da poterlo guardare in faccia «Kawaiii! Kuro-chan, me lo regali?» domandò.

«Perché mai dovrei fare una cosa simile?» grugnì quello, ricevendo in risposta una risata.

«Ti lamenti che non hai persone a cui fare i regali, fanne a me!» rispose, con semplicità, e il moro dovette ammettere che, da quel punto di vista, il suo ragionamento non faceva una piega. Sbuffò, prendendo il pinguino in questione sottobraccio.

«Prima che io cambi idea, muoviti e andiamocene da qui.»

«Waaaah, Kuro-pin mi ha fatto un regalo!» esclamò, l'espressione allegra ed esaltata di sempre, con un sorriso dolce sulle labbra. Saltellò fino alla cassa, voltandosi d'improvviso verso il moro: «Ne, Kuro-chu, ma come si fa con Shaoran-kun?» domandò, gli occhi azzurri fissi in quelli carminio del moro.

Kurogane si guardò attorno: nessuna traccia del ragazzino.

Pose una banconota equivalente al prezzo di quello stupido peluche sul ripiano per i soldi della cassa e, mentre la cassiera si occupava di procurargli lo scontrino, e mentre Fay blaterava qualcosa di terribilmente simile ad un: «Un regalo di Kuro-riiiin!» con un'espressione che...che... meglio non specificare. Con la solita espressione da idiota, ecco.

Espressione insopportabile. Che tanto gli piaceva.

Prese il microfono, facendo partire l'annuncio all'altoparlante: «Moccioso, esci da qui in qualche modo e se l'hai già fatto costringendomi a cercarti finora, fai in modo che io non venga mai a saperlo.» disse, lasciando il microfono in favore dello scontrino, prendendo il pinguino sottobraccio e afferrando Fay per un polso, con la mano rimasta libera, uscendo finalmente da quel luogo maledetto.

 

Kurogane odiava i centri commerciali con tutto sé stesso.

E c'era una quarta catastrofe che poteva incontrare in questi posti: il docente biondo.

Però alla fin fine, ripensandoci ad un Natale di distanza, mentre il biondino lo osservava con espressione dolce, posandogli un bacio sulla guancia e accoccolandosi a lui, tenendolo per mano e trasmettendogli calore malgrado la presenza dei guanti, Kurogane dovette ammettere che, se anche i centri commerciali erano una dannazione, potevano rivelarsi utili.

Perché c'erano regali che, se anche non puoi comprarli, o non sono esposti in paia e paia, diventando qualcosa per la quale devi sbrigarti, o qualcuno l'acquisterà prima di te...

Sì. A volte, i centri commerciali sotto Natale non era poi così male.

 

   
 
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