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Autore: Hayley Black    06/06/2013    1 recensioni
Tutto è bene quel che non finisce.
“Un giorno finirà di fare male,” dice infine.
“Cosa?” la voce di Amy sembra presa alla sprovvista, e Josh sa perché: odia ammettere che ci sia qualcosa capace di scalfire la sua corazza fatta di parole acide e di indifferenza. L’ha sempre saputo, ma non gliel’ha mai detto.
“Tutto questo mancarci. Anche se tu ed io siamo qui. Anche se domani non ci sarò più.”
A Jules Black.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Il vuoto che abbiamo dentro

(A Jules, perchè è tornata lei e sono tornata io).
 

Tutto è bene quel che non finisce.


La periferia di Liverpool è immersa nel buio, questa notte. Il cielo è vuoto, come se qualcuno abbia rubato le poche stelle scarabocchiate talvolta tra le nuvole. Le ombre proiettate dai palazzi si allungano in scheletrici mostri di cemento sulle strade sgombre, attraversate da qualche foglia secca che viene puntualmente trascinata via dal vento di settembre. Tra poco arriveranno le piogge.
“Prima o poi mi risponderai.”
La voce proviene da uno dei tanti vicoli inghiottiti dalle case, ed è subito destinata a svanire nella notte – a perdersi. L’eco è soffocata dal rumore di un pacchetto di sigarette che viene aperto con minuziosa attenzione; la plastica trasparente della confezione cade a terra in un fruscio sommesso, simile allo sfrigolare della fiammella dell’accendino che illumina per una manciata di secondi i due ragazzi appollaiati su uno dei cassonetti della spazzatura. Il ragazzo che ha parlato sbuffa, incrocia le braccia come un bambino di cinque anni che ha appena ricevuto un no in risposta alla richiesta di un nuovo giocattolo. Solo che lui una risposta non l’ha ancora avuta.
“Più poi che prima,” risponde lei, mentre guarda la cenere cadere su un copertone ammassato sotto i loro piedi. “Ed è probabile che ci sia un mai.”
“Suvvia, Amy, non possiamo continuare così all’infinito,” dice, con tono quasi disperato. Pesca una sigaretta dal pacchetto che la ragazza tiene in grembo e l’accosta alla sua per accenderla. “Sono abbastanza stufo del tuo comportamento da bambina saccente.”
Amy scrolla le spalle, tirando un’altra boccata di fumo, e con la mano libera scosta i capelli che il vento le ha fatto ricadere davanti agli occhi. Non sembra che le importi molto quello che le sta dicendo Josh da almeno mezz’ora, ma non sembra nemmeno che lui se ne sia accorto.
“Sei davvero così stupido da continuare a chiedermi una risposta sapendo benissimo quale sarà?” gli chiede, spegnendo il mozzicone sul bordo del cassonetto. Ha l’aria stanca, e profondi aloni viola attorno agli occhi. Forse sono proprio quelli a farla sembrare sfinita.
Gli appoggia la testa sulla spalla e ascolta il suo respiro, come faceva sempre in passato. Chissà se a lui piace ancora, sentire i suoi capelli sottili sulla pelle bianca e tesa delle spalle; c’era un tempo in cui amava accarezzarli, i suoi capelli, lasciarli scorrere tra le dita, come l’acqua, un tempo in cui amava riderci attraverso e dire che erano troppo lunghi per entrambi. C’era un tempo in cui amavano ridere di più, ma ormai quel tempo si è perso, così come si perde il loro ricordo nella notte.
Ora è Josh a non rispondere. Sembra quasi che sia uno strano e stupido gioco, quello che stanno facendo, uno strano e stupido gioco fatto di silenzi. Un tocca e fuggi. Quante volte sono fuggiti entrambi?
“E’ arrivato il momento di scegliere se venire con me oppure no. Non puoi ritardare quel giorno, Amy, e lo sai anche meglio di me,” la sigaretta di Josh, spenta, cade tra i loro piedi penzolanti e solleva uno sbuffo di polvere. “Lo sai meglio di chiunque altro.”
“Ti prego, lascia perdere questi stupidi patetismi da filosofo. Posso farne a meno e uscirne indenne, grazie,” sbotta Amy irritata, senza sollevare la testa dalla sua spalla. E’ accogliente, e cerca di respingere quella parte di sé che vorrebbe abbracciarlo e stringerlo così forte da incollarselo addosso. Quante volte avrebbe voluto farlo. Quante volte è rimasta ferma, immobile, come una bambola rotta.
E lui, come ha sempre fatto, da quando si sono conosciuti in un’afosa mattina di giugno, non ribatte la sua frecciatina mirata: sa che sarebbe inutile e che non farebbe altro se non aumentare il suo malcontento già al limite. Le accarezza il dorso della mano con il pollice, mentre il vento gli scompiglia i capelli.
“Un giorno finirà di fare male,” dice infine.
“Cosa?” la voce di Amy sembra presa alla sprovvista, e Josh sa perché: odia ammettere che ci sia qualcosa capace di scalfire la sua corazza fatta di parole acide e di indifferenza. L’ha sempre saputo, ma non gliel’ha mai detto.
“Tutto questo mancarci. Anche se tu ed io siamo qui. Anche se domani non ci sarò più.”
Amy non risponde, sta cominciando a farci l’abitudine. “Tutti i tuoi silenzi non cambieranno le cose.”
“Anche andartene non le cambierà.”
C’era stato un tempo, forse, in cui i silenzi non erano altro che sporadici intervalli – ora sono diventati voragini, e li stanno inghiottendo passo dopo passo. I loro silenzi parlano più di quanto facciano le loro parole.
“Avrei voluto abbracciarti un po’ di più,” mormora Amy, rimanendo immobile a fissare il vuoto davanti a se. Josh sorride.
“Lo so,” risponde. Ed è vero: lo sa.
“Com’è che si dice? Tutto è bene quel che non finisce,” dice infine lei, e stavolta non reprime la voglia di intrecciare le dita alle sue. Non sa dove ha trovato il coraggio, ma improvvisamente la sua corazza si rompe. Si accorge che la spalla di Josh è il posto più comodo che la sua testa piena di casini abbia mai provato.
E restano così, mentre il vento di Liverpool soffia e le loro mani si stringono sempre di più a colmare il vuoto che hanno dentro. Sanno che presto arriveranno le piogge.


NDA
Penso che sia il caldo a farmi male e farmi partorire le mie ormai classiche storie-che-non-hanno-senso-ma-tanto-angst, perchè non se ne può. Ho scoperto - che cosa macabra - che non riesco a scrivere qualcosa che abbia un lieto fine, manco i lieto fini avessero la peste. E quando scrivo qualcosa che non finisca in tragedia, o nel dubbio di una tragedia, non mi piace, com'è ovvio. Devo dire che ultimamente - cosa altrettanto macabra - riesco addirittura a farmi piacere quello che scrivo, e mi complimento anche con me stessa, quando capita. Del tipo "brava, finalmente hai imparato a scrivere decentemente".
Beh, come sempre non c'è granchè da dire, è tutto abbastanza esplicito no non lo è. Non so di preciso se i due ragazzi stiano assieme, forse sì, forse no, boh. Non so neanche se alla fine Amy partirà con Josh, e non so neanche perchè Josh partirà. Insomma, non so un cazzo, so solamente che non riuscirò mai a non inserire il vento nelle mie storie. VENTO LUV U. <3. Penso di avere qualche strana patologia.
Dedicata a Jules perchè in questi due anni mi è mancata e perchè è tornata a tutti gli effetti. Ne è passato di tempo da quando scleravamo per la sua parodia delle Dramione, o sbaglio?
Un ringraziamento speciale al mio Orsino Gelasmino che mi ha aiutata a trovare il finale e a sbrogliare la matassa che avevo in testa anche se è a Barcellona ed è tanto lontano da me. *piange* Ti amo osssssino.
Nient'altro da dire, scappo che altrimenti mi dilungo troppo. Tanto amore, alla prossima!
Hayley
   
 
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