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Autore: MoreUmmagumma    06/06/2013    5 recensioni
E se uno dei Led Zeppelin scoprisse di avere una figlia nata da una notte di passione con una delle tante ragazze?
***
Non è l'ennesima storia d'amore tormentata e travagliata. Si tratta solo dell'amore di un padre per una figlia che non sapeva di avere.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Beh... benvenuto nel club! Ormai mancavi solo tu!- sghignazzò Bonzo sotto lo sguardo stralunato di Jimmy, che non riusciva a spiccicare una risposta decente.
La bambina aveva ancora quello sguardo inespressivo rivolto verso i suoi occhi, come se stesse aspettando qualcosa da parte sua.
-Jimmy?- lo chiamò Jonesy. –Forse è meglio se la portassi in camera-
-Eh? Sì...- rispose distrattamente. –Vieni- le disse porgendole la mano.
Lei gliel’afferrò timidamente e lo seguì fino alla sua stanza.
-Eccoci qui! Ti piace?- domandò chiudendosi la porta alle spalle.
Alice gli lasciò la mano, senza dire niente, ed annuì. Quella camera sembrava uscita da un castello delle fiabe. Una di quelle che la sua mamma le raccontava prima di dormire. Il letto era gigante e sembrava anche molto comodo. C’erano tappeti, quadri appesi, lampadari, mobili, un divano, un balcone che dava sulla città, ma soprattutto, c’era la tv. Rimase a fissarla incantata, sperando di poterla accendere ogni tanto, quando Jimmy la interruppe prendendole lo zainetto.
-Che hai portato qui?- le domandò sedendosi sul letto.
Senza rispondere lei lo seguì, si tolse la sciarpa e il cappottino e si accomodò accanto a lui, che aprì lo zaino.
-Un pigiama... e qualche vestito di ricambio...- disse frugandoci dentro.
Notò le scarpine e vide che erano parecchio logore e quasi consumate. Da quant’è che non le compravano un paio di scarpe nuove?
-Direi che sarebbe meglio se oggi andassimo a comprare qualcosa di nuovo, ti va?-
Alice annuì mordendosi il labbro e guardandosi i piedi, quando qualcuno bussò alla porta. Jimmy si alzò e andò ad aprire, lieto di trovare Jonesy.
-Come va?-
-Bene, a parte il fatto che non parla-
-Magari è solo timida... e sicuramente è spaventata. Dalle tempo!- esclamò guardandola. –Che le farai fare oggi?-
-Emh... la porto con me in qualche negozio e le prendo qualcosa di nuovo. Non ha un paio di scarpe di ricambio e i vestiti sono pochi e di seconda mano-
-Ah, bene!-
-Senti... volevo chiederti se...- disse Jimmy portandosi una mano sulla nuca. –Ti va di accompagnarmi? Così mi dai una mano e...-
-Ma certo! Magari andiamo adesso visto che è quasi ora di pranzo, così la portiamo a mangiare qualcosa. Hai fame?- domandò rivolgendosi ad Alice, la quale annuì sgranando gli occhi.
-Ci vediamo qui fuori tra... cinque minuti, allora-
-D’accordo-
-Coprila bene, mi raccomando, che fuori fa freddo-
Jimmy assentì, richiudendo la porta e si rigirò verso Alice.
-Allora... cosa vuoi mangiare?-
Ma lei non rispose e il suo silenzio non fece altro che metterlo ancora di più imbarazzo.
-D’accordo. Ci... ci penseremo lungo la strada-
Si avvicinò a lei e le rimise addosso il cappottino e la sciarpa, curandosi di coprirla per bene, per quanto riuscisse a fare. Dopodiché andò verso l’attaccapanni, prese il suo cappotto marrone di tweed e se lo infilò, e insieme uscirono dalla camera, mano nella mano.
Jonesy li aspettava proprio davanti all’ascensore
-Senti- esordì Jimmy non appena lo raggiunsero. -Dove la portiamo a mangiare? Cosa piace ai bambini di quattro anni?-
Jonesy osservò bene Alice, che lo guardava quasi ammirata, e infine le disse: –Fish and chips?-

-Jimmy?-
-Mmh?-
-Perché hai chiesto proprio a me di accompagnarti? Non che mi dispiaccia... sono solo curioso- domandò Jonesy accendendosi una sigaretta, dopo aver finito di pranzare.
-Beh... sai come sono Robert e Bonzo, no?-
-Inaffidabili?-
-No, non è quello... probabilmente me l’avrebbero portata in un pub a bere birra e ad osservare le spogliarelliste che si denudano per quattro soldi-
Jonesy scoppiò in una fragorosa risata, sputando fuori il fumo della sigaretta. Jimmy lo imitò e si accese una sigaretta anche lui mentre Alice finiva di mangiare le sue patatine.
-Ma non le fa male questa roba?- domandò, accavallando le gambe.
-No, ai bambini piace. Fa male se la mangiano ogni giorno ad ogni ora-
Rimasero in silenzio per qualche minuto finché la piccola non finì il suo pranzo. Quando ebbe finito si alzarono, pagarono alla cassa e uscirono per strada.
-Come ti senti?- domandò Jonesy mentre passeggiavano tutti e tre lungo il marciapiede, sotto il cielo grigio di Leeds.
-Sinceramente? Ancora non me ne capacito. E mi sento come se fossi inadeguato-
-Nessuno ha detto che sarebbe stato facile- lo consolò Jonesy.
-A me sembra quasi impossibile. E se poi a lungo andare non le piacessi?-
-Ma dài, sì che le piacerai. Devi solo imparare a conquistarla, tutto qui!-
-E come?- domandò aggrottando la fronte.
-Beh... devi farle fare qualcosa che le piaccia e che la stimoli-
-E sarebbe?-
-Questo lo devi scoprire tu. Giocaci insieme, non la trascurare, qualcosa salterà fuori senz’altro. A te cosa piaceva fare da bambino, a parte suonare la chitarra?-
Jimmy prese un respiro profondo e ci pensò su, cercando di trovare una risposta. La sua adolescenza la ricordava benissimo. Ma l’infanzia... di quella non aveva moltissimi ricordi.
-Io... io non lo so- rispose.
Jonesy sgranò gli occhi, stupito. –Dì un po’, hai mai avuto quattro anni o sei nato già così?-
Jimmy fece una risatina nervosa, tenendo ben salda la mano di Alice che li seguiva a passo svelto per non rimanere indietro.
-Qui c’è un negozio di scarpe!- esclamò Jonesy. –Vieni entriamo, così compriamo delle belle scarpine a questa bambina- aggiunse accarezzandole la guancia paffuta.

-Che dici? Sono meglio queste bianche o queste rosse?- domandò Jimmy tenendo in mano due paia di scarpette.
-Quelle rosse- rispose Jonesy mettendo a sedere Alice su un cubo di cuoio.
-Perché non quelle bianche?-
-Perché sono troppo semplici. Chiediamolo a lei! Quali ti piacciono di più?- domandò alla bambina che continuava a fissarli imperterrita. –Quelle bianche o quelle rosse?-
-Quelle rosse- rispose biascicando le parole.
-Ecco!- esclamò Jimmy, rassegnato. –Vedi? Già le sei più simpatico tu!-
-Dalle tempo!- rispose l’amico prendendo in mano le scarpine rosse. –Come te le senti?- le domandò dopo avergliele infilate. –Sono comode?-
Alice annuì, agitando i piedini.
Dopo che ebbero comprato due paia di scarpe nuove entrarono in un negozio di vestiti per bambini.
Tutto ciò non faceva che mettere Jimmy ancora di più a disagio. Non sapeva niente di niente. Non sapeva neanche indovinare che tipo di scarpe potesse piacere ad una bambina, figuriamoci comprarle anche i vestiti o fare qualcosa con lei. E il fatto che lei quasi non parlasse non lo aiutava di certo, anzi, lo faceva sentire ancora più inadatto. Non era tagliato a fare il padre. Questa è una cosa che aveva sempre saputo. Jonesy invece sembrava non farsi tutti quei problemi. Era tranquillo. Ma lui una figlia ce l’aveva, era normale che sapesse ciò che faceva. E per un momento si sentì anche di troppo, mentre il suo amico cercava di tirar fuori dei “sì” o dei “no” dalla bocca della bambina, mostrandole qualche capo d’abbigliamento.
-Come hai imparato?- gli domandò Jimmy.
-A fare cosa?-
-Ad essere così... sciolto-
-Ti viene naturale- spiegò. –E vedrai che verrà anche a te-
Uscirono dal negozio decidendo cosa fare, se fare un altro giro o ritornare in albergo.
-Potremmo portarla in un parco- suggerì Jimmy, sperando di aver pensato a qualcosa di buono.
-No- rispose Jonesy. –Tra un po’ pioverà. Magari domani se farà bel tempo-
E così decisero di tornare in hotel. Giusto in tempo poiché non appena misero i piedi nella hall cominciò a diluviare. Si recarono nelle proprie stanze e quando Jimmy fece per aprire la porta, qualcuno apparì dietro di lui.
-Ah, sei qui!-
-Robert! Mi hai spaventato-
-Dov’eravate finiti? È arrivata Pamela un’ora fa e ti cercava-
-Pamela? Ma non era a Londra?-
-Beh, a quanto pare è tornata per te, Dongiovanni!- sghignazzò. –Ciao, principessa!- salutò Alice con uno di quei sorrisi che facevano cadere le donne ai suoi piedi. Ma non lei, la quale nascose il viso sotto il cappotto di Jimmy, guardando Robert di sottecchi.
-Me la spaventi così!- lo rimproverò il chitarrista aprendo la porta della sua stanza.
-Ahh siete andati a fare compere oggi!- cantilenò Robert entrando insieme a loro e chiudendosi la porta alle spalle. –Ti sei divertita con paparino?- domandò alla piccola posando le mani sulle ginocchia, così da poter essere alla sua stessa altezza. Ma lei si limitò a fissargli quegli intensi occhi azzurri, senza proferir parola. –Dì un po’ Pagey, ma parla?- domandò a Jimmy, il quale aprì il frigo bar, tirando fuori un liquore e versandoselo in un bicchiere. –Che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- si rivolse nuovamente alla piccola.
-No, non parla quasi mai-
-Nemmeno la mia-
-Robert, tua figlia ha un anno!- puntalizzò Jimmy.
Robert rispose con un cenno della mano ed uscì nella stanza. –Non bere troppo!- esclamò indicando il bicchiere che Jimmy teneva in mano.
Il ragazzo sì rigirò per l’ultima volta il bicchiere tra le mani e lo posò sul tavolo.
-Allora?- esordì poi chinandosi verso la bambina. –Che vuoi fare?-
Di tutta risposta Alice diede uno sguardo alla televisione alla sua destra, prima di riposare gli occhi sul viso di Jimmy.

Dopo cena, rigorosamente consumata in camera, Alice era ancora attaccata alla tv seduta per terra, a guardare un cartone animato. Jimmy sedeva su una sedia e la osservava, mentre rideva stringendo a sé il suo coniglietto bianco di peluche e gli occhi puntati sul televisore.
-Alice? Sono le 8:15. Lo mettiamo il pigiama?-
La bambina si alzò e si sedette sul letto, tirando fuori dallo zainetto il suo pigiamino bianco con le fragoline disegnate sopra. Jimmy la aiutò a infilarselo, morendo dall’imbarazzo. Grazie al cielo in quel momento squillò il telefono, che lo salvò.
-Pronto?- disse alzando la cornetta. –Rachel!... Sì, ora te la passo... c’è mamma al telefono- aggiunse porgendo il ricevitore alla piccola.
-Mammina!- esclamò portandosi la cornetta all’orecchio.
-Ciao amore! Come stai?-
-Bene-
-Che hai fatto oggi?-
-Ho comprato le scarpe nuove-
-Davvero?! Allora poi me le farai vedere!-
-Mh-mh-
-Mi manchi tanto!-
-Anche tu-
-Ci sentiamo domani... fai la brava, eh?-
-Sì-
Ridiede il telefono a Jimmy che finì la conversazione con Rachel, la quale si raccomandò di metterla a letto qualche minuto dopo.
-Hai dieci minuti per vedere i cartoni- dissi Jimmy dopo aver attaccato il telefono. –Poi a nanna-
In quell’istante si sentì qualcuno che bussava alla porta. Jimmy andò ad aprire e con sua grande sorpresa trovò Pamela, la ragazza che frequentava ormai da quasi un anno.
-Ciao Jimmy!- esclamò con un sorriso raggiante.
-Pamela!-
-Mi sei mancato!- sussurrò cercando di entrare nella stanza ma Jimmy bloccò la porta impedendole di entrare. -Che c’è?  Non ti sono mancata?- domandò avvicinando la sua bocca a quella di Jimmy.
-Pamela, ti prego, non è il momento-
La giovane si ritrasse, intuendo che ci fosse qualcosa che non andava.
-C’è un’altra lì con te?- chiese prima di aprire violentemente la porta.
-Più o meno...-
E quando entrò nella stanza trovò l’inimmaginabile: una bambina seduta sulla moquette che guardava un cartone animato alla tv.
-Jimmy, che ci fa una bambina così piccola nella tua stanza?-
-Ti posso spiegare, ma non adesso, ti prego- le disse prendendola per un braccio.
-Perché no? Chi è?-
-Non te lo posso spiegare ora, scusami- le disse chiudendo la porta.
Fece un grosso respiro prima di rivolgersi alla bambina, che aveva guardato tutta la scena. –Alice è ora di andare a letto-
Ma la piccola non lo ascoltò e rivolse lo sguardo verso la tv.
C’era solo una cosa da fare.
Uscì dalla camera da letto e bussò alla porta di Jonesy.
-Avanti!-
Jimmy aprì la porta, trovando l’amico al telefono. –Devi aiutarmi!-
-Ti richiamo dopo... ti amo anche io...- disse attaccando la cornetta. –Che è successo?-
-Non vuole andare a dormire, non mi vuole ascoltare-
-Dai, vieni-
Rientrarono nella stanza di Jimmy e la trovarono ancora lì, attaccata al televisore. Jonesy si avvicinò a lei e le si sedette accanto.
-Che guardi?- le domandò.
-Tom e Jerry- rispose lei con voce flebile.
Jonesy la guardò per un momento e le chiese: -Senti Alice... non credi sia ora di andare a dormire?-
La bambina scosse la testa, senza voltarsi.
Jonesy sosprirò e lanciò un’occhiata a Jimmy che, in piedi davanti alla porta, osservava la scena.
-E lui chi è?- le domandò il bassista indicando il suo peluche.
-Il mio coniglietto-
-E come si chiama?-
-Sammy-
-Sammy...- ripeté. –Ma lui non è stanco?-
La bimba lo guardò senza rispondere.
-Posso?- le chiese sfilandoglielo di mano e portandosi il muso sull’orecchio, come se gli stesse riferendo qualcosa. Annuì un paio di volte, facendole credere che il peluche gli stesse parlando sul serio e infine disse: -Sammy dice che è molto stanco. Che ne dici se lo mettiamo a dormire?-
Alice annuì e si alzò in piedi, e Jonesy la seguì spengendo il televisore. Si voltò verso Jimmy che lo guardava a bocca aperta.
-Come... come hai fatto?-
-Devi imparare a parlare la loro lingua, Jimmy. Così forse hai buone probabilità che ti ascoltino-
Jimmy prese il pupazzo che Jonesy gli porgeva e lo ridiede ad Alice che si era già infilata sotto le coperte.
-Me la racconti una storia?- gli domandò guardandolo negli occhi.
-Emh... io...- di certo non si sarebbe mai aspettato una richiesta del genere. –Io non le conosco- disse torturandosi le dita e voltandosi poi verso Jonesy che stava per uscire dalla porta.
-D’accordo, ci penso io!- esclamò l’amico sedendosi sul letto. –Allora...- esordì poi rivolgendosi alla bambina. -La conosci quella di Jack e il fagiolo magico?-
Alice scosse la testa.
-Non la conosci?! Dobbiamo rimediare subito! Dunque... “C’era una volta una povera vedova che aveva avuto un solo figlio di nome Jack...”-
E così raccontò quella storia che piaceva tanto anche alla sua bambina, e per un momento sentì come se ci fosse stata anche lei in quella stanza... in quel letto. Raccontò fino a che gli occhi di Alice non si chiusero, facendola scivolare in un sonno profondo. Jimmy lo accompagnò alla porta, ringraziandolo.
-Magari domani compri un libro di fiabe, così le leggi ed è più facile-
-Va bene- sorrise Jimmy. –Buonanotte-
-Buonanotte-
Chiuse la porta e sospirò, guardando per un’ultima volta Alice dormire abbracciata al suo coniglietto. Prese una coperta dall’armadio e si sdraiò sul divano cominciando a pensare, pensare, pensare... pensò a come piano piano la sua vita stava venendo stravolta, e di come avrebbe affrontato la cosa e se l’avrebbe fatto nel modo giusto. Pensò fino a che le palpebre non si fecero più pesanti e piano piano si addormentò anche lui.

Note dell'autrice: Zan zan! Wow, ho pubblicato prima di quanto pensassi. Non so se posso assicurarvi lo stesso per il prossimo D:
Vabbè.
Ma quanto è tenero il Jimmy impacciato? *w* E il Jonesy?! asdfghjkl
A proposito, io non so nel '70 quante figlie avesse John Paul Jones. Io ho ipotizzato ne avesse solo due e la seconda fosse poco più che una neonata D: Nel caso voi sapeste DITEMELO! D: Fatelo anche per la mia cultura personale ù_ù
Ah sì, ho scelto Jack e il fagiolo magico perché in The Song Remains The Same il buon Baldwin racconta proprio quella storia alle sue pargolette :3
E niente... spero sia stato di vostro gradimento.
Alla prossimaaaaaa

Ps: Ringrazio tanto Frà che mi ha aiutato a trovare qualche idea per questo capitolo

Ciaooooooooo :*

  
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