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Autore: Maiwe    07/06/2013    2 recensioni
Galion è un Elfo retto e preciso, un minuzioso osservatore delle regole che mai ha tradito e mai tradirebbe il suo Re e Signore Thranduil. Ma cosa succederebbe se una vocetta interiore assopita da troppo tempo, aiutata per altro da una guardia dalla dubbia onestà, provocasse in lui il desiderio di contravvenire alle regole? L'alcool e la sfortuna fanno il resto, in quella che si può definire "la scelta sbagliata al momento sbagliato".
Genere: Comico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti (o anche 'Buongiorno', se vi trovate a leggere questo messaggio di mattina. Altrimenti, ignoratemi pure)!

Una flash... tragicomica, a mio parere, su quel disgraziato - in tutti i sensi - di Galion, l'unico Elfo della Terra di Mezzo di cui sia certificata un'ubriacatura epocale e, soprattutto, un senso della responsabilità pari a quello di una saponetta. Per lo meno, in questa sfortunata circostanza, poveretto.

Come lo definisce Bilbo stesso, è "Un povero diavolo", e mi incuriosisce non poco, soprattutto il lato riguardante la punizione che un re, certo severo ma anche giusto e retto, amante del proprio popolo, ma pure permaloso e imprevedibile come Thranduil, possa aver dato ad un... -one del genere. Di fatti, sto lavorando ad una mia versione dei fatti, dei quali questa è soltanto una prima prova per sondare il personaggio e la sua psicologia. Sèh, certo. 

Insomma, non vi tedio oltre, anche perché la storia non è 'sto gran che, per cui vi lascio leggere in pace e la pianto di rompere.



Un abbraccio,

Maiwe




________________________



Galion era una figura essenziale, per il Re Thranduil, la sua mano destra, una spalla, un amico fedele. Galion era la punta di diamante della selezionatissima cerchia che viveva a stretto contatto col Re, un servitore attento e preciso, minuzioso, e soprattutto retto e integro. Da quando il Re degli Elfi l'aveva accolto alla sua corte, salvandogli la vita dai Ragni, esseri dai quali il povero Elfo era mortalmente terrorizzato, Galion si era reso suo devoto e umile servitore; e non era più voluto uscire dalle mura della fortezza, mantenendo, però, in un ordine preciso e corretto la vita dei sudditi all'interno della reggia e la quotidianità stessa del suo Re e Signore, tanto da divenire per tutti 'L'integerrimo Maggiordomo'.

Galion era l'emblema della fierezza e dell'integrità e, per antonomasia, il più piccoso e scrupoloso osservatore delle regole. Aveva dedicato l'intera vita a servire il suo Re, e avrebbe continuato a farlo.

Perciò, si preoccupò parecchio quando, una sera in cui era di sorveglianza presso le celle dei Nani “ospiti”, la guardia gli propose di fermarsi con lui a bere un bicchiere di vino.

Cosa non passò per la testa del povero Maggiordomo! La guardia stava proponendo a lui, suo supervisore, di bere vino in servizio, per altro rubandolo alle scorte personali del suo Re e Signore, cosa tassativamente proibita, tanto quanto uscire dai Cancelli o addirittura aizzare i Ragni.

Galion diventò rosso in volto, e i capelli gli si rizzarono.

Dovrei punirti per tanta sfacciataggine!”, vociò, tutto arrabbiato. “E come hai osato rubare dalle botti del tuo Re?”

Rilassati, lo faccio sempre!”

Galion diventò paonazzo.

Come sarebbe? Stai tradendo deliberatamente le regole del tuo sovrano!”

Avanti, bevi un sorso!”, insistette l'altro. “Sono certo che, se l'assaggerai, capirai.”

Ma... io... NO, ecco.”

Ma qualcosa, in lui, cedette: un richiamo antico, un sibilo a lungo taciuto, un uggiolio dei più reconditi del suo animo, che proferì disperatamente al suo cuore:

Vai e vivi”.

Vado... dove?”, chiese Galion al proprio cuore, che tamburellava impazzito.

Vai, bevi. Assaggia. Non ti sei mai preso un giorno di ferie, Galion, non pensi mai a te stesso. Guardati: ti trascuri. Sei emaciato!”

Non sono emaciato!”

Sì, che lo sei. E... indovina? Vino rosso fa buon sangue.”

L'integerrimo e attentissimo servitore del Re allungò, così, una mano, e afferrò il bicchiere come se scottasse. Lo portò alla bocca e bagnò la labbra, che mantenne, però, serrate.

L'odore del vino era forte, e la testa, per un attimo, girò.

E' buono”, gorgogliò alla guardia, che, dal canto suo, lo guardò con occhi esperti, e, presa in pugno la mano del Maggiordomo, gli schiaffò nuovamente il vino sulle labbra. Galion buttò giù un lungo, grosso groppo di quel vino eccessivamente forte, per i suoi retti standard, e chiuse gli occhi.

Pochi minuti dopo, con la musica che giungeva festante alle loro orecchie dai piani superiori, Maggiordomo e guardia erano sdraiati sul tavolo, circondati da bicchieri vuoti e da una botte che, dispettosa, aveva preso a rotolare attorno a loro, come se stesse cercando di fuggire.

Ciao, barile, ciao!”, rise gioiosamente l'integerrimo Maggiordomo, mentre la botte prendeva, con uno scarto non indifferente, la via d'uscita delle segrete. “Ciao, barile. Fai buon viaggio. E divertiti!”

Dopodiché, Galion crollò.

Fu risvegliato diverse ore più tardi dal suo Re e Signore in persona, il cui sguardo non solamente era deluso, ma anche affranto, per quel tradimento meschino.

D-dove... cos'è successo?”

La testa del Maggiordomo vorticava, e un cerchio alle tempie gli impediva di tornare lucido.

Quando, finalmente, realizzò dove si trovava, in compagnia di chi, e soprattutto fu minuziosamente messo a parte di quanto fosse successo in perfetta sincronia con la sua ubriacatura pirata, l'integerrimo Galion si trovò a ragionare su un aspetto della vita amaramente e crudelmente concreto: se la fortuna era cieca, la sfiga, dal canto suo, ci vedeva benissimo.




  
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