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Autore: Archangel 06     07/06/2013    1 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/The_Dudesons]
Fanfiction sui Dudesons, il protagonista è Jukka Hilden.
Per un secondo, per un lunghissimo secondo mi lascio annullare, lascio che il gelo mi avvolga e mi intorpidisca, mi godo la sensazione di essere privo di peso...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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flashfic ispirata a questa fotografia, chi parla è Jukka. spero vi piaccia! =) 



Non abbiamo resistito, dopotutto siamo due maledetti esibizionisti, dovevamo farlo: ci siamo tuffati dalla barca cimentandoci in una capriola all’indietro più o meno in sincrono.
Ho chiuso gli occhi quando ci siamo lanciati, quindi non so cosa stia facendo Jarppi: tra l’altro in questo preciso istante non mi interessa.
Non penso. La mia mente è vuota e ottusa. Percepisco soltanto le sensazioni che provengono dall’esterno.   
La luce è abbacinante anche da dietro le palpebre chiuse, il calore del sole mi brucia la pelle.
Sento i capelli umidi che mi frustano il viso.
La brezza marina mi schiaffa sulla schiena una sventagliata di goccioline d’acqua fredda, e immediatamente mi viene la pelle d’oca…
Sento lontanamente l’acqua sciabordare sotto di me, la gente gridare e applaudire, ma le mie orecchie sono piene del soffio del vento che in questo momento mi sembra un ruggito, mentre il mio corpo obbedisce prontamente e ruota (in maniera alquanto sgraziata temo, ma efficace) nel vuoto: i muscoli si tendono, la pelle si prepara al dolore dell'urto con l'acqua, il brivido dell’adrenalina mi brucia i polmoni, ancora un po’, ancora un po’…
 
E mi schianto nell’acqua gelida.
Per un secondo sono tentato di lasciarmi andare, di rimanere sospeso in quel gelo che mi morde la pelle ad ascoltare il rumore quasi stordente di Jarppi che entra in acqua con un tonfo sordo solo un secondo dopo di me, miriadi di bolle si arrampicano sulla mia pelle e mi fanno quasi il solletico.
 
Per un secondo, per un lunghissimo secondo mi lascio annullare, lascio che il gelo mi avvolga e mi intorpidisca, mi godo la sensazione di essere privo di peso.
È come essere di nuovo nel ventre materno.
Ma poi i miei polmoni gridano per avere ossigeno e sono costretto a riemergere.
Quando apro di nuovo gli occhi sono fuori dall’acqua, e mi sfrego distrattamente il viso per togliere via le gocce dagli occhi: l’attimo è svanito, irrimediabilmente.
 
Vivo per l’attimo: per quell’infinito istante in cui sono sospeso tra il volo e lo schianto, tra il sogno e la realtà, per quel momento in cui raggiungo il punto più alto del salto e mi sembra che non tornerò più giù.
L’attimo in cui ti decidi, l’attimo in cui il dado è tratto e improvvisamente le miserie umane non hanno più importanza perché sai che ora salterai, e perfino la morte ti sembra una bazzecola.
L’attimo in cui hai la mente vuota.
Gli attimi in cui sali, sali, e sali…
Gli attimi in cui precipiti.
L’attimo in cui ti schianti e non sai se vivrai ma non te lo chiedi.
 
L’attimo che si dilata all’infinito, ma allo stesso tempo dura meno di un secondo.
L'attimo di trionfante esaltazione, l'attimo in cui hai sconfitto le leggi della fisica, l'attimo al di fuori del Tempo.
 
Il divino, benedetto attimo.
   
 
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